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Abbiamo certamente bisogno, quando siamo nella prova, di ricordarci questo: «niuna tentazione vi ha colti, che non sia stata umana; or Iddio è fedele e non permetterà che siate tentati al di là delle vostre forze; ma con la tentazione vi darà anche la via d’uscirne, onde la possiate sopportare» (1 Corinzi 10:13). Ogni volta che siamo posti nella prova, siamo certi che con la prova c’è anche la via d’uscita; una cosa sola ci occorre: la volontà rotta e l’occhio semplice per discernere questa via.

«E Mosè gridò all’Eterno dicendo: Che farò io per questo popolo? Non andrà molto che mi lapiderà. E l’Eterno disse a Mosè: Passa oltre in fronte al popolo e prendi teco degli anziani di Israele; piglia anche in mano il bastone col quale percotesti il fiume e va. Ecco, io starò là dinanzi a te sulla roccia che è in Horeb: tu percoterai la roccia e ne scaturirà dell’acqua e il popolo berrà. Mosè fece così in presenza degli anziani di Israele. E pose nome a quel luogo Massah e Meribah» (vv. 4-6).

Ogni mormorio porta ad una nuova manifestazione della più perfetta grazia. Vediamo le acque ristoratrici sgorgare dalla roccia colpita, bella figura dello Spirito dato come frutto del sacrificio compiuto da Cristo. Il cap. 16 ci presenta una figura di Cristo che discende dal cielo per dare la vita al mondo; nel cap. 17 abbiamo quella dello Spirito Santo, «sparso» in virtù dell’opera compiuta da Cristo. «Bevevano alla roccia spirituale che li seguiva; e la roccia era Cristo» (1 Corinzi 10:4). Ma chi avrebbe potuto bere prima che la roccia fosse colpita? Israele avrebbe potuto contemplare la roccia e, contemplandola, morire di sete: finché non è stata colpita dalla verga di Dio, non ha potuto dissetare Israele. Ed è chiaro: il Signore Gesù era il centro di tutti i consigli d’amore e della misericordia di Dio. Per mezzo di lui tutte le benedizioni dovevano riversarsi sull’uomo. È dall’«Agnello di Dio» che i fiumi della grazia dovevano sgorgare; ma, perché così avvenisse, bisognava che l’Agnello fosse sgozzato, che l’opera della croce divenisse un fatto compiuto. Così, quando la Rocca dei secoli è stata colpita dalla mano dell’Eterno, le riserve dell’amore eterno furono aperte completamente, e i peccatori assetati e moribondi furono invitati, con la testimonianza dello Spirito Santo, a bere abbondantemente, a bere gratuitamente. «Il dono dello Spirito Santo» (Atti 2:38) è il risultato dell’opera compiuta da Cristo sulla croce. «La promessa del Padre» (Luca 24:49) non poteva realizzarsi prima che Cristo si fosse seduto alla destra della maestà nei cieli, dopo aver compiuta ogni giustizia, risposto a tutte le esigenze della santità, magnificata la legge, sopportata tutta la collera di Dio contro il peccato, distrutto il potere della morte e spogliato il sepolcro della sua vittoria. Compiuto tutto questo è «salito in alto, ha imprigionato la prigionia e ha fatto dei doni agli uomini» (Salmo 68:19) (*). «Or questo “è salito” che cosa vuol dire se non che egli era anche disceso nelle parti più basse della terra? Colui che è disceso è lo stesso che è salito al di sopra di tutti i cieli, affinché riempisse ogni cosa» (Efesini 4:9-10).

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(*) Questa traduzione è più esatta della versione Luzzi che dice «hai menato in cattività dei prigionieri, hai preso doni dagli uomini».
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