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Ma qualcuno domanderà: Non è perfetta la legge? Se lo è, cosa volete di più? La legge è divinamente perfetta. Anzi, proprio per questa perfezione maledice e uccide quelli che non sono perfetti e cercano di sussistere dinanzi ad essa «...La legge è spirituale; ma io sono carnale» (Romani 7:14). È assolutamente impossibile farsi una giusta idea della perfezione e della spiritualità della legge. Ma quando questa legge perfetta è messa a contatto con l’umanità decaduta, quando, questa legge spirituale, incontra «il pensiero della carne» (*), non può produrre altro che «inimicizia» e «ira» (vedere Romani 4:15; 8:7). Perché? Forse perché non è perfetta? Al contrario, proprio perché lo è e l’uomo è peccatore. Se l’uomo fosse stato perfetto, avrebbe adempiuto la legge in tutta la sua perfezione spirituale. L’apostolo stesso ci insegna che, quanto ai veri credenti, benché abbiano ancora una natura corrotta, il comandamento della legge è «adempiuto in noi che camminiamo non secondo la carne ma secondo lo Spirito» (Romani 8:4). «Chi ama il prossimo ha adempiuto la legge... L’amore non fa male alcuno al prossimo; l’amore, quindi, è l’adempimento della legge» (Romani 13:8-10; Galati 5:14,22,23). Se amo una persona, non le rubo certo ciò ch’è suo, anzi cerco di farle tutto il bene che posso. Questo è chiaro e facile da capire per un’anima spirituale e confonde chi vuol fare della legge il principio della vita per il peccatore o la regola della vita per il credente.

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(*) Nella versione italiana: «ciò a cui la carne ha l’animo».
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Se consideriamo la legge nei suoi due grandi comandamenti, vediamo che ordina all’uomo di amare Dio con tutto il suo cuore, con tutta l’anima sua e con tutta la mente sua e il suo prossimo come se stesso. Questo è il riassunto della legge. La legge vuole quello e niente di meno. Ma qual è il figliuolo decaduto di Adamo che abbia mai risposto a questa duplice esigenza della legge? Quale uomo potrebbe dire di amare Dio e il suo prossimo così? «Ciò a cui la carne ha l’animo è inimicizia contro Dio perché non è sottomesso alla legge di Dio e neppure può esserlo» (Romani 8:7). L’uomo odia Dio e le sue vie. Dio è venuto nella persona di Cristo. Si è manifestato all’uomo non nello splendore terribile della sua maestà ma in tutta la bellezza e la dolcezza di una grazia e una condiscendenza perfette. Quale fu il risultato? L’uomo odia Dio. «Ma ora le hanno vedute (le opere fatte tra loro) e hanno odiato e me e il Padre mio» (Giovanni 15:24). Qualcuno dirà: Ma l’uomo doveva amare Dio; certamente, e se non lo ama merita morte e perdizione eterna. Ma può la legge produrre questo amore nel cuore dell’uomo? È quello il suo scopo? Certamente no. La legge produce ira; mediante la legge è data la conoscenza del peccato. Essa fu aggiunta a motivo delle trasgressioni (Romani 4:15; 3:20; Galati 3:19). La legge trova l’uomo in uno stato di inimicizia contro Dio e, senza modificare questo stato, poiché non è il suo compito, ordina all’uomo d’amare Dio con tutto il suo cuore e lo maledice se non lo fa. Non è in potere della legge il cambiare o migliorare la natura dell’uomo; non può nemmeno dargli la capacità di rispondere alle sue giuste esigenze. Essa dice: «Fa’ questo e vivrai». Quando ordinava all’uomo d’amare Dio non rivelava ciò che Dio era per l’uomo nella sua colpa e rovina: diceva all’uomo ciò che doveva essere lui per Dio. Che terribile ministero! Non era la manifestazione delle potenti attrattive del carattere di Dio che produce nell’uomo un vero pentimento verso Dio, fondendo il suo cuore di ghiaccio ed elevando l’anima sua a una affezione sincera e ad una vera adorazione. La legge era un comandamento perentorio d’amare Dio; e, invece di creare questo amore, produceva l’ira, non perché Dio non dovesse essere amato, ma perché l’uomo era un peccatore.