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Poi «ama il prossimo tuo come te stesso». L’uomo naturale può forse amare il suo prossimo come se stesso? È forse questo il principio dominante nel commercio, nelle banche, alla borsa, nei mercati del mondo? Ahimè, no! L’uomo non ama il suo prossimo come ama se stesso; dovrebbe farlo, senza dubbio; se la sua condizione fosse buona, lo farebbe. Il suo stato è totalmente rovinato e, a meno che non sia nato di nuovo (Giovanni 3:3,5), con la Parola e lo Spirito di Dio, non può né vedere il regno di Dio, né entrarvi. La legge non può produrre questa nuova nascita. Essa uccide l’uomo vecchio ma non crea né può creare un uomo nuovo. Sappiamo che il Signore Gesù riunisce, nella sua gloriosa Persona, Dio e il nostro prossimo, dato che era, secondo la verità fondamentale della dottrina cristiana, «Dio manifestato in carne» (1 Timoteo 3:16). Come ha l’uomo trattato Gesù? L’ha forse amato con tutto il suo cuore e come se stesso? Al contrario, lo crocifisse fra due briganti dopo aver preferito un ladro e omicida a questo Essere benedetto che era andato di luogo in luogo facendo il bene (Atti 10:38); che era sceso dalle eterne dimore della luce e dell’amore essendo, egli stesso, la personificazione vivente di quell’amore e di quella luce; il cui cuore era pieno della più pura simpatia per i bisogni dell’umanità, la cui mano era sempre stata pronta ad asciugare le lacrime del peccatore, ad alleviarne le sofferenze. Così, contemplando la croce di Cristo, vediamo la irrecusabile dimostrazione che non è in potere della natura umana l’osservare la legge.

Dopo tutta questa esposizione c’è un particolare interesse per l’uomo spirituale a considerare la posizione relativa di Dio e del peccatore alla fine di questo memorabile capitolo. «E l’Eterno disse a Mosè: Di’ così ai figliuoli di Israele: ...fammi un altare di terra; e su questo offri i tuoi olocausti, i tuoi sacrifici di azioni di grazie, le tue pecore e i tuoi buoi; in qualunque luogo dove farò che il mio nome sia ricordato, io verrò a te e ti benedirò. E se mi fai un altare di pietre, non lo costruire di pietre tagliate; perché, se tu alzassi su di esse lo scalpello tu le contamineresti. E non salire al mio altare per gradini, affinché la tua nudità non si copra sovr’esso» (vv. 22-26).