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Come già abbiamo detto, è questa una verità di prim’ordine alla quale non ci sapremo sottomettere mai completamente e che non si riesce a ritenere con sufficiente fedeltà e fermezza. L’incarnazione del Figlio, seconda persona della Trinità eterna, la sua entrata misteriosa in una carne pura e senza contaminazione, formata dalla potenza dell’Altissimo nel seno della vergine, è il fondamento del «grande mistero della pietà» (1 Timoteo 3:16) il cui apice è un Dio-uomo, glorificato nel cielo, il capo, il rappresentante e il modello della Chiesa riscattata da Dio. La purezza essenziale della sua umanità rispondeva perfettamente alle esigenze di Dio; la realtà di questa umanità rispondeva ai bisogni dell’uomo. Egli era uomo, perché solo un uomo poteva rispondere a tutto ciò che la rovina dell’uomo esigeva e rendeva necessario; ma era un uomo che poteva soddisfare a tutte le esigenze della gloria di Dio. Egli era vero uomo ma puro e senza macchia; Dio poteva trovare in lui il suo piacere, perfettamente, e l’uomo poteva appoggiarsi su lui senza riserve.

Non è necessario ricordare al cristiano che tutto questo, separato dalla morte e dalla risurrezione, è per noi senza frutto. Abbiamo bisogno non solo di un Cristo incarnato ma di un Cristo crocifisso e risuscitato. È vero che per essere crocifisso doveva essere fatto carne; ma sono la sua morte e la sua risurrezione a rendere efficace, per noi, la sua incarnazione. Credere che nell’incarnazione Cristo si sia unito all’umanità peccatrice è addirittura una bestemmia; era una cosa impossibile. Egli stesso ci insegna a questo riguardo: «In verità, in verità io vi dico che, se il granello di frumento caduto in terra non muore, rimane solo; ma se muore produce molto frutto» (Giovanni 12:24). Non poteva esservi alcuna unione tra una carne di peccato e quest’Essere santo, nato da Maria; tra una carne mortale e corruttibile e Colui in cui Satana non aveva nulla (Giovanni 14:30) e sul quale la morte non aveva alcun potere di modo ch’egli ha potuto «dare» la propria vita (Giovanni 10:18). La morte ch’egli ha sofferto volontariamente è la sola base d’unità fra Cristo e i suoi membri eletti. «... Siamo divenuti una stessa cosa con lui per una morte somigliante alla sua... Il nostro vecchio uomo è stato crocifisso con lui affinché il corpo del peccato fosse annullato» (Romani 6:5-6). «In lui voi siete anche stati circoncisi d’una circoncisione non fatta da mano d’uomo, ma dalla circoncisione di Cristo che consiste nello spogliamento del corpo della carne: essendo stati con lui sepolti nel battesimo nel quale siete anche stati risuscitati con lui mediante la fede nella potenza di Dio che ha risuscitato lui dai morti» (Colossesi 2:11-12). Al capitolo 6 dei Romani e al capitolo 2 dei Colossesi, troviamo una espressione particolareggiata dell’importante verità che ci occupa. È solo come morti e risuscitati che Cristo e i suoi possono diventare «uno» (confr. Efesini 1:20 e 2:8). Bisognava che il vero granello di frumento cadesse in terra e morisse perché una spiga piena potesse formarsi ed essere raccolta nel granaio celeste.