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I redattori di questo libro non vanno ricercati fra i leviti della campagna, come si è pensato per molto tempo, ma piuttosto fra quegli esponenti della cultura giudaica, osservanti delle tradizioni, che da Gerusalemme occupavano da generazioni posti importanti a corte. Al centro di questo gruppo si trovava forse la famiglia di Shafan, il segretario, i cui membri erano per lo più degli «scribi», ma non mancano anche i sacerdoti. Costoro, intendendo forse elaborare dei piani di indipendenza e di restaurazione, utilizzando antichi scritti, diedero vita alla legge del Deuteronomio.

Il loro scopo principale era quello di dare una risposta alla sfida rappresentata dalla cultura assira, che si presentava potentissima, completamente nuova e superiore in ogni settore alla cultura giudaica. L’impatto con questa cultura, fin dai tempi di Acaz, aveva precipitato Giuda in una profonda crisi. Ora con Giosia e con il fortunato ritrovamento del rotolo della legge nel tempio, si presentava la possibilità di riemergere dalla clandestinità e di introdurre questa legge anche ufficialmente. Essa divenne pertanto lo strumento principale della riforma di Giosia.