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CRISTIANI   Nelle mani del Padre

Noi crediamo unicamente in Gesù Cristo unigenito Figlio di Dio,
unica VIA, VERITA' e VITA e nostro unico SALVATORE.

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NIL SORSKIJ

Ultimo Aggiornamento: 08/12/2008 05:25
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08/12/2008 05:21
 
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« Quando stai seduto a pregare sii paziente, secondo la parola dell'Apostolo: Siate perseveranti nella preghiera. E non devi alzarti troppo presto, anche se avverti la sofferenza e la fatica della mente. Con gemito e pianto interiore ricorda la parola profetica. Mi hanno preso i dolori come una partoriente ».  Ricorda anche sant'Efrem che ci insegna: « Sopporta con dolore per sfuggire i vani dolori della sofferenza »  E ancora, Gregorio Sinaita ci chiede di perseverare a lungo nella preghiera: « Con la testa e il collo piegati, invoca con fervore l'aiuto del Signore Gesù, restando chinato con la mente raccolta nel cuore, se solo esso si è aperto ». E ricorda la parola del Signore: "Come è difficile entrare nel Regno dei Cieli! Solo i violenti se ne impadroniscono!".  Secondo il commento di Gregorio, con le parole « difficile » e « violenti » il Signore vuole indicare uno sforzo estremo e una penosa fatica. Quando dunque la mente è spossata per la tensione e non ne può più, e quando il corpo e il cuore provano dolore per la loro fervente e incessante invocazione del Signore Gesù, allora canta i salmi, per avere un pò di tregua e riposo.
Questo è il grado più alto dell'attività spirituale e questo è l'insegnamento dei sapienti per tutti i monaci, sia per i solitari che per quanti hanno dei discepoli.
« Se hai presso di te un discepolo fedele, dica lui i salmi e tu bada al tuo cuore ». Così san Gregorio, che ha percorso la via spirituale e ne ha una profonda conoscenza, ci chiede di consacrarci con ogni sollecitudine alla preghiera della mente, di ricorrere ai salmi per scacciare la tristezza, di recitare i tropari di penitenza, ma senza cantarli, secondo la parola di Giovanni Climaco: "Non li canti". Basta loro, per averne letizia, la fatica del cuore, quel dolore frutto di pietà, e il calore spirituale che è dato loro perché ne abbiano gioia e consolazione » come dice san Marco.  Prescrive anche di aggiungere un Trisaghion a questa salmodia, o un Kathisma, e sempre l'alleluia, come hanno prescritto gli antichi padri Barsanufio Diadoco e gli altri
Per quanto riguarda la regola di Crisostomo cui si ricorre per ordinare la propria attività spirituale: un tempo per la preghiera, un tempo per la lettura, un tempo per la salmodia, e trascorrere così la giornata, è una regola buona, perché tiene conto del tempo, della misura e della forza del monaco. A te decidere: attenerti alla distribuzione del Crisostomo oppure preoccuparti instancabilmente di essere sempre intento all'opera di Dio, nella preghiera spirituale.
Quando, per grazia di Dio, si assapora la dolcezza della preghiera e questa esercita la sua influenza sul cuore, allora san Gregorio Sinaita chiede di dedicarvisi nuovamente: « Quando vedi, dice, che la preghiera agisce nel tuo cuore e non cessa di operare in esso, non lasciarla e non alzarti per recitare i salmi, fintanto che, per disposizione divina, non sia essa stessa a lasciarti. Se abbandoni Dio dentro di te per metterti a chiamarlo al di fuori, lasci le vette per volgerti a terra, abbandoni la preghiera e allora la tua mente perde la quiete, mentre il silenzio esicasta, come dice il suo nome, per esser custodito esige che la mente sia in pace e in tranquillo riposo. Dio è la pace estranea ad ogni confusione e inquietudine ». Ma per non essere sedotto durante l'opera della preghiera spirituale non accogliere in te alcuna rappresentazione, alcuna immagine o visione poichè quelle nubi, cioè i grandi sogni e gli altri moti, non cessano neppure quando la mente sta nel cuore e compie la sua preghiera e nessuno è in grado di dominarle se non quelli che hanno raggiunto la perfezione per la grazia dello Spirito santo e quelli che hanno acquistato la saldezza della mente per mezzo di Gesù Cristo.
Ma a chi non sa praticare la preghiera spirituale, che secondo la parola di Giovanni Climaco è la fonte delle virtù e le irriga come un giardino spirituale, conviene recitare i salmi a lungo e cambiare spesso l'attività spirituale [...] Del resto i Padri hanno detto che la salmodia deve essere compiuta con misura e che al di sopra di ogni cosa bisogna dedicarsi alla preghiera. Ma quando si comincia a disperdersi nell'ozio, bisogna recitate i salmi oppure leggere la vita e le opere dei Padri. Una barca infatti non ha bisogno di remi quando il vento la porta e le fa attraversare l'oceano delle passioni, ma se il vento cessa, la barca si ferma e allora bisogna adoperare i remi, oppure un'altra barca più piccola per arrivare alla meta.
Alcuni, volendo discutere, citano i santi Padri o alcuni monaci odierni, dicendo che essi fanno lunghe veglie in piedi tutta la notte recitando i salmi ininterrottamente.
Ma a questi san Gregorio Sinaita chiede che si risponda con la Scrittura: « Non tutto è perfettamente compiuto da tutti, per scarso zelo e povertà di forze, ma quello che è piccola cosa per i grandi, non sempre è poco, e quello che è grande per i piccoli, non sempre è perfetto. I monaci, oggi come un tempo, non hanno seguito tutti una sola e medesima via, né l'hanno compiuta tutti fino alla fine».
A quelli poi che hanno fatto grandi progressi e a coloro ai quali fu concessa l'illuminazione, quel che si addice, afferma lo stesso padre, non è la recita dei salmi, ma il silenzio, la preghiera incessante e la contemplazione; essi sono uniti a Dio e non devono strappare la loro mente a Dio per sottometterla alla dissipazione. La loro mente è adultera quando si allontana dal ricordo di Dio custodito mediante la preghiera incessante per lasciarsi eccessivamente distrarre da cose di poca importanza.
Sant'Isacco il Siro, che ebbe esperienza di uno stato tanto elevato, scrive che quando sopraggiunge questa indicibile gioia spirituale, essa recide subitamente la preghiera sulle labbra per ché in quel momento è come se le labbra e la lingua si paralizzassero, e insieme anche il cuore, custode dei pensieri, e la mente, madre dei sentimenti, e il pensiero, veloce uccello audace.
 

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