| | | OFFLINE | Post: 511 | Età: 45 | Sesso: Maschile | |
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08/12/2008 05:22 | |
Il pensiero allora non possiede più né preghiera né volontà propria, ma è diretto da un'altra forza, è tenuto in misteriosa schiavitù e dimora in ciò che è inesprimibile in concetti e che esso stesso non conosce. E' questo quello che viene detto smarrimento o visione della preghiera, ma non è la preghiera propriamente detta perchè la mente allora è già al di sopra della preghiera [...] secondo la parola dell'Apostolo: Se nel corpo non lo so, se fuori del corpo non lo so, lo sa Dio. Sant'Isacco paragona la preghiera a un seme e questo stato alla raccolta dei covoni. Colui che miete è sorpreso da ineffabile visione. Le vili e spoglie sementi che ha seminato sono apparse all'improvviso davanti a lui come spighe mature. Questa è la preghiera perché solo da essa proviene quel dono indicibile consegnato ai santi e di cui nessuno può determinare il nome. Quando, grazie all'attività spirituale, l'anima si avvicina al divino e tramite un'imperscrutabile unione diventa simile alla Divinità, risplende nei suoi moti del raggio della luce che viene dall'alto, e quando la mente è resa degna di percepire la beatitudine futura, allora l'anima dimentica se stessa ed ogni effimera realtà terrena e non avverte più eccitamento alcuno; in essa si leva una gioia indicibile, freme nel suo cuore un'indescrivibile dolcezza, il corpo stesso se ne sazia. L'uomo allora dimentica non soltanto la passione, ma anche la sua stessa vita, e pensa che. il regno dei cieli non consista in nient'altro che in questo stato. Qui sperimenta che l'amore di Dio è più dolce della vita e che l'intelligenza secondo Dio, dalla quale nasce l'amore, è più dolce del miele e del succo dei favi. « Cosa mirabile! esclama Simeone il Nuovo Teologo Quale parola potrà mai esprimerla poiché in verità è cosa che desta timore e inesprimibile a parole! Vedo la luce che il mondo non conosce e, seduto nella mia cella, vedo dentro di me il Creatore del mondo, converso con lui, lo amo, mi nutro della sola contemplazione di Dio, e unito a lui, attraverso i cieli. Dove sia allora il mio corpo io non lo so. Il Signore mi ama e mi accoglie nel suo seno, mi nasconde tra le sue braccia. Colui che è nei cieli è nel mio cuore, lo vedo qui e là. Il Signore mi fa apparire non soltanto uguale agli angeli, ma più grande di loro, giacché quanto è per essi invisibile e inaccessibile, si rende visibile a me e si unisce al mio essere. E quanto annuncia l'Apostolo: Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di carne ».
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