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CRISTIANI   Nelle mani del Padre

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unica VIA, VERITA' e VITA e nostro unico SALVATORE.

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Il monte Athos

Ultimo Aggiornamento: 08/12/2008 06:08
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08/12/2008 05:51
 
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I primi insediamenti in relazione al primo periodo della lotta iconoclasta
Sebbene le prime notizie storicamente accertabili della presenza monastica al monte Athos siano più recenti non vi è, però, dubbio che essa inizi nei primi anni della crisi iconoclasta, spartiacque fondamentale della storia della Chiesa ortodossa e dei suoi rapporti con l'Occidente. Il monte Athos accolse, infatti, sicuramente i monaci costretti alla fuga dalla persecuzione scatenata dall'imperatore Leone III Isaurico (717-741), a partire dal 726 (molti monaci bizantini, in quegli anni, raggiunsero, in cerca di rifugio, anche l'Italia). Non c'è accordo tra gli studiosi sulle cause della persecuzione iconoclasta (chi pensa ad un rigurgito di monofisismo, chi alla presenza di influssi islamici dovuti all'espansione del mondo arabo, chi, invece, alla volontà di ridurre il potere monastico che faceva sentire il suo peso sullo Stato bizantino e la corte di Costantinopoli). E', comunque, certo che all'inizio la politica iconoclasta dell'imperatore incontrò scarsa resistenza presso la gerarchia (a parte il patriarca Germano e qualche vescovo), mentre ne incontrò una fortissima da parte dei monaci – tra i quali soprattutto S.Giovanni Damasceno [3] – e da parte del papa Gregorio II. La violenza iconoclasta crebbe con Costantino V Copronimo fino al “conciliabolo” di Hiereia che chiese la distruzione delle icone. E' così che in questo periodo nacquero le prime esperienze eremitiche all'Athos ed anche le prime piccole lavre cenobitiche (“di vita comune”) ad opera dei monaci che fuggivano dalla persecuzione.

Il secondo periodo della lotta iconoclasta
La legislazione aniconica fu moderata al tempo di Leone IV e di Irene sua moglie. Quando Irene divenne reggente del suo figlio minorenne Costantino VI fece convocare, con l'appoggio di papa Adriano I il II Concilio di Nicea (787) che condannò l'iconoclasmo. Divenuta, però, imperatrice, dopo aver fatto accecare per ottenere il trono il figlio Costantino VI, riaccese la campagna contro le immagini sacre e tale politica durò fino all'imperatore Teofilo, che morì nel 842. Dopo di lui fu Teodora ad assumere la reggenza e, con lei, cessò la lotta iconoclasta. L'istituzione della “Festa dell'ortodossia” l'11 marzo dell'843 – celebrata tuttora nell'anno liturgico bizantino - segnò così la fine dell'iconoclasmo. Infatti con questa data cessarono in Oriente le grandi lotte religiose e fallì il tentativo di subordinare la Chiesa allo Stato, anche se restò una stretta collaborazione, non sempre chiara e lineare, tra i due.
Il senso spirituale della vittoria iconodula
Quali che siano le origini della avversione alle immagini [4] , il Concilio Niceno II (787), celebrato dalla Chiesa Cattolica e parte integrante della tradizione d'Oriente e d'Occidente, risolve dal punto di vista cristiano il problema con affermazioni che hanno valore di dogma e sono perciò universalmente valide. Così si pronuncia il Concilio: “Uomini scellerati, e trascinati dalle loro passioni, hanno accusato la Santa Chiesa, sposata a Cristo Dio, e non distinguendo il sacro dal profano, hanno messo sullo stesso piano le immagini di Dio e dei suoi santi e le statue degli idoli diabolici… Se qualcuno rifiuta che i racconti evangelici siano rappresentati con disegni, sia anatema. Se qualcuno non saluta queste (immagini), (fatte) nel nome del Signore e dei suoi santi, sia anatema. Se qualcuno rigetta ogni tradizione ecclesiastica, sia scritta che non scritta, sia anatema”. La motivazione dell'importanza della rappresentabilità della storia salvifica e del Signore stesso, che ne è il cuore, dipende dall'affermazione della realtà della Santa Incarnazione. Solo chi nega l'Incarnazione, può negare anche il senso delle immagini che la riportano ai nostri occhi: “Se qualcuno non ammette che Cristo, nostro Dio, possa essere limitato, secondo l'umanità, sia anatema”. Il senso della venerazione delle immagini non è pertanto quello della “latria” che è riservato solo a Dio, ma quello della “doulia”: “Seguendo in tutto e per tutto l'ispirato insegnamento dei nostri santi padri e l'insegnamento della chiesa cattolica – riconosciamo, infatti, che lo Spirito Santo abita in essa – noi definiamo con ogni accuratezza e diligenza che, a somiglianza della preziosa e vivificante Croce, le venerande e sante immagini sia dipinte sia in mosaico, di qualsiasi altra materia adatta, debbono essere esposte nelle sante chiese di Dio, nelle sacre suppellettili e nelle vesti, sulle pareti e sulle tavole, nelle case e sulle vie; siano esse l'immagine del Signore e Dio e Salvatore nostro Gesù Cristo, o quella della immacolata Signora nostra, la Santa Madre di Dio, degli angeli degni di onore, di tutti i santi e pii uomini. Infatti, quanto più continuamente essi vengono visti nelle immagini, tanto più quelli che le vedono sono portati al ricordo e al desiderio di quelli che esse rappresentano e a tributare ad essi rispetto e venerazione. Non si tratta, certo, secondo la nostra fede, di un vero culto di latria, che è riservato solo alla natura divina, ma di un culto simile a quello che si rende all'immagine della preziosa e vivificante croce, ai santi evangeli e agli altri oggetti sacri, onorandoli con l'offerta di incenso e di lumi, com'era uso presso gli antichi. L'onore reso all'immagine, infatti, passa a colui che essa rappresenta; e chi adora l'immagine, adora la sostanza di chi in essa è riprodotto”. La chiesa antica ebbe poi il merito di sostenere ed indicare una presentazione globale della fede, attraverso il registro iconografico. Non è pensabile in una chiesa ortodossa – ma neanche in una chiesa cattolica antica – la raffigurazione di una sola immagine di un santo particolare o di un particolare aspetto della fede isolato e a sé stante. Sempre sarà centrale l'immagine di Cristo e della santa Trinità. Sempre incontreremo la rappresentazione dei “misteri” della vita di Cristo, delle storie neotestamentarie, delle feste liturgiche. Sempre avremo a fianco del Cristo la Santissima sua Madre e Giovanni Battista il precursore. Sempre gli apostoli ed evangelisti, come i santi ed i martiri di ogni epoca, faranno corona – comunione di tutti i santi – al santo locale cui la chiesa è dedicata. Sempre Adamo ed Eva faranno comparsa a ricordare il Dio creatore ed il peccato d'origine.


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