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Il monte Athos

Ultimo Aggiornamento: 08/12/2008 06:08
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08/12/2008 05:52
 
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S.Teodoro di Studio (Studita) e la vita cenobitica, futuro modello dell'Athos
Nel secondo periodo della lotta iconoclasta il monaco simbolo della difese delle sante immagini e della loro venerazione (iconodulia) fu S.Teodoro Studita. E' sotto l'imperatore Leone V l'Armeno (813-820) che la processione delle icone organizzata dai monaci del monastero di Studion a Cosantinopoli, venne repressa. S.Teodoro fu flagellato e allontanato dalla capitale. Si appellò a papa Pasquale I (anche lui santo), segno di una profonda comunione con la Chiesa di Roma. Tornato a Costantinopoli fu definitivamente cacciato quando protestò perché l'imperatore Michele II aveva convocato lui stesso un sinodo per regolare la vicenda delle icone e morì in esilio. L'importanza di S.Teodoro per le vicende athonite è dovuta soprattutto al fatto che la sua regola monastica cenobitica, scritta appunto per il monastero di Studion, divenne poi, con leggere modifiche, la regola dei monasteri dell'Athos a partire dalla presenza di S.Atanasio l'Athonita e dalla fondazione della Grande Lavra avvenuta – come poi vedremo – nel 963. Non è da dimenticare che proprio la crisi iconoclasta fu, paradossalmente, uno dei motivi di allontanamento dell'Oriente e dell'Occidente. Infatti, il papa, schierandosi con i monaci, a favore delle icone, dovette dichiararsi contro l'imperatore. Ma ciò ebbe profonde ripercussioni politiche che incoraggiarono, alla fine, a rivolgersi al regno franco. E quando i Franchi, divenuti alleati della Chiesa, strapparono ai Longobardi le terre che essi avevano tolto ai bizantini, le affidarono al papato. Così nacque, proprio in quegli anni, lo stato della Chiesa. La consacrazione di Carlo Magno, nell'anno 800, a Imperatore del Sacro Romano Impero fu avvertita come una rottura in Oriente, poiché l'Imperatore di Costantinopoli era l'erede degli imperatori romani, divenuti cristiani [5] .


S.Pietro l'Athonita, prima figura storica della “Santa Montagna”
La prima figura athonita di cui la storia ci conserva il nome è quella dell'eremita S.Pietro. Egli visse nel IX secolo – il terminus ante quem è dato dagli scritti di S.Giuseppe l'Innografo (816-886) che parla di lui – e ci è conservata una sua vita, molto leggendaria, opera del biografo Nicola (X secolo) [6] . Siamo quindi, probabilmente, nel periodo immediatamente successivo alla seconda fase della lotta iconoclasta ed alla sua conclusione. La vita del biografo Nicola – a cui si ispirerà poi la vita scritta da Gregorio Palamas nel XIV secolo – più che fornirci dati storici precisi, ci introduce al senso della vita eremitica. Nei primi tempi della sua vita eremitica, che durerà poi ben 54 anni, Pietro fu sottoposto a quattro tipi di tentazioni diaboliche. Ci sono innanzitutto gli attacchi “fisici” dei demoni. Poi gli attacchi tramite animali velenosi e serpenti. La terza tentazione arriva sotto la forma di un vecchio amico che invita Pietro a tornare a visitare i familiari, dicendogli: “Per quanto riguarda la quiete contemplativa (hesychia), non preoccuparti: anche là ci sono moltissimi monasteri e luoghi per la vita contemplativa, nei quali potrai trascorrere da esicasta tutta la tua vita. Ma, in nome della verità, dimmi tu stesso: quale di queste due cose il Signore apprezza di più? L'abbandono del mondo, la vita solitaria e quieta, il soggiorno tra queste rocce scoscese e questi dirupi, in mezzo ai quali potrai arrecare ben poco giovamento solo a te stesso, e forse neppure a te stesso, o l'insegnamento rivolto agli uomini, guidandoli e convertendoli a Lui dall'errore? Io, per conto mio, sono convinto che la conversione anche di una sola anima dalla via dell'errore varrà più di tante lotte solitarie, e me lo confermano le parole di colui che dice: “Chi riporta indietro una persona degna dalla sua indegnità, sarà come la mia bocca” (Ger 15, 19 LXX). Nel nostro paese c'è tanta gente che vaga sprofondata in innumerevoli passioni peccaminose e che ha tanto bisogno di qualcuno che, dopo Dio, le dia soccorso: ti metterai da parte un'enorme ricompensa se verrai a convertire a Dio gli erranti”. Ma Pietro gli rispose: “In questo luogo mi ha portato non un angelo, non un uomo, ma Dio stesso e l'immacolata sua Madre, la Theotòkos, e da qui non mi allontanerò se non per decisione e comando loro”. “La quarta e suprema tentazione – come sarà, quarta anch'essa, per il Thomas Becket di T.S.Eliot – è quella, sottile, della santità. Il demonio si presenta in forma di angelo di luce (cfr. 2 Cor 11,14) e tesse le lodi della santità di Pietro, paragonandolo (sempre detto nelle Scritture) a Mosè, Elia, Daniele, Giobbe per le sue imprese ascetiche, e invitandolo infine – in cauda venenum – a recarsi nei monasteri del mondo per essere proprio lì di esempio con la sua santità. Ma anche stavolta Pietro risponde: “Se non viene la Theotòkos, che mi assiste in ogni circostanza, e Nicola, mio ardente protettore nelle necessità, io da qui non mi sposto, sappilo!”; e ancora una volta, definitivamente, il demonio si dilegua” [7] .

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