Atanasio l'Athonita e la fondazione della Meghìsti Lavra, nuovo modello dell'Athos Figura decisiva per lo sviluppo spirituale del monte Athos è S.Atanasio l'athonita, che dal 963 cominciò a costruire la Meghìsti Lavra (la Lavra più grande). Essa era organizzata secondo il modello che S.Teodoro (759-826) aveva dato al monastero urbano di S.Giovanni di Studio a Costantinopoli, ispirato alla regola di S.Basilio, come già accennato. La caratteristica principale della proposta atanasiana è quella della vita comune, sotto la presidenza di un igumeno. Mentre l'eremitismo si caratterizza per una grande ascesi vissuta secondo scelte personali, la vita monastica della Grande Lavra afferma il primato dell'obbedienza e la via della relazione con gli altri monaci come via di santità. Si ripropone qui una tensione che molte volte la storia della Chiesa ha conosciuto, fin dalla fondazione del monachesimo in Egitto, con la proposta eremitica di S.Antonio abate e la proposta cenobitica – dal greco “koinos bios” che significa “vita comune” - di S.Pacomio. Ma, ancora una volta, con sapienza, anche all'Athos la Chiesa ha sciolto questa tensione, senza negare certo il valore della vita eremitica, ma affermando con forza la necessità della vita comune, sotto l'obbedienza di un padre spirituale come meta della vita monastica o, almeno, come preparazione alla vita eremitica. La coscienza degli enormi rischi di scelte troppo personalistiche e soggettive e la chiara affermazione della realtà ecclesiale della salvezza, della dimensione di fraternità che è aperta agli uomini dalla salvezza che li deifica conduce anche l'Athos alla scelta della vita comunitaria. All'impostazione atanasiana molti monaci si opposero. In particolare fu rilevante la figura di S.Paolo di Xiropotamou, tenace assertore della validità dell'eremitismo. Ci fu disputa all'Athos e la disputa coinvolse anche il potere imperiale – fra l'altro S.Atanasio era grande amico dell'imperatore Niceforo Foca che, in un primo momento, gli aveva addirittura manifestato il suo desiderio, poi mai realizzato, di scegliere la vita monastica. Quando l'imperatore fu assassinato, il suo successore, l'imperatore armeno Giovanni Zimisce (probabilmente anche lui coinvolto nell'omicidio del suo predecessore) inviò all'Athos come visitatore imperiale lo studita Eutimio. Nel 972, su consiglio appunto di Eutimio, emanò il primo Tipikòn (chiamato Tràgos, caprone, per il materiale su cui è scritto, e conservato nel Protàton di Kariès) con il quale, senza sconfessare l'eremitismo, si affermò l'importanza del cenobitismo. Subito fiorì la costruzione dei grandi monasteri (oggi quelli attivi sono 20) e gli eremiti, come anche i monaci che vivranno in skiti (gruppi di 2 o 3 monaci) avranno, da allora, come punto di riferimento uno o l'altro dei monasteri guidati dagli igumeni. Si sviluppò anche, lentamente, una gerarchia all'interno dei monasteri, a seconda dell'importanza di essi. Fra i primi a sorgere fu il monastero di Ivìron, o “dei Georgiani”, nato da discepoli dello stesso Atanasio. Nella seconda metà del X secolo sorse anche il monastero degli Amalfitani, di rito latino.
Il muro di cinta della Grande Laura, sulla costa orientale dell'Athos |