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CRISTIANI   Nelle mani del Padre

Noi crediamo unicamente in Gesù Cristo unigenito Figlio di Dio,
unica VIA, VERITA' e VITA e nostro unico SALVATORE.

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Il monte Athos

Ultimo Aggiornamento: 08/12/2008 06:08
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08/12/2008 05:57
 
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[Nota 1] Da “La vita di San Silvano”, narrata dal suo discepolo, l'archimandrita Sofronio in Silvano del monte Athos, Non disperare, edizioni Qiqajon, Magnano, 1994, pag. 23.

[Nota 2] M.Capuani-M.Paparozzi, Athos. Le fondazioni monastiche. Un millennio di spiritualità e arte ortodossa, Corpus Bizantino Slavo, Milano 1997, Jaca Book, pag. 18.

[Nota 3]Giovanni di Damasco (da cui il nome Damasceno) fu un arabo-cristiano o, si potrebbe dire, un greco-siriano che fece carriera nell'amministrazione araba, allora in espansione, fino a ricoprire la carica di responsabile per i cristiani a Damasco. Divenuto monaco abitò a S.Saba, nel deserto di Giuda, dove è sepolto. Scrisse tre famosi Discorsi sulle icone, in cui affermava che esse sono la conseguenza dell'Incarnazione: il Dio illimitato diviene contenuto nella materia. Negare le sante rappresentazioni vuol dire distruggere la stessa fede cristiana.

[Nota 4] Il discorso è lungi dall'essere risolto, anche a livello di storia delle religioni. E' ormai certo, infatti, che l'ebraismo, almeno fino al V secolo d.C., non è stato contrario alla presenza di affreschi o mosaici rappresentanti la storia sacra e addirittura la stessa “mano di Dio” (vedi la sinagoga di Dura Europos, come le molte sinagoghe con mosaici presenti in Israele in periodo bizantino). E' certamente sbrigativo ritenere tali opere come “deviazioni”. Anche nella tradizione islamica è accertata la presenza di affreschi e raffigurazioni umane in periodo omayyade. Solo una successiva volontà di uniformare, riterrà scientemente eretiche tali opere, anatematizzando coloro che le avevano volute.

[Nota 5] Tuttora gli arabi chiamano i cristiani ortodossi “rum”, cioè “romani”.

[Nota 6] A.Rigo (a cura di), Alle origini dell'Athos. Vita di Pietro l'Athonita, Qiqajon editore, Magnano, 1999.

[Nota 7] M.Capuani-M.Paparozzi, Athos. Le fondazioni monastiche. Un millennio di spiritualità e arte ortodossa, Corpus Bizantino Slavo, Milano 1997, Jaca Book, pag. 20.

[Nota 8] Dall'intervento del cardinal Joseph Ratzinger al dialogo con il pastore Paolo Ricca su “Ecumenismo: crisi o svolta?” alla facoltà Valdese di Teologia di Roma il 29 gennaio 1993.

[Nota 9] E' indicativa della situazione di stallo la famosa lettera di Manuele II Paleologo al figlio Giovanni VIII alcuni anni prima di Ferrara-Firenze, riportata in un Chronicon del XV secolo. Essa, anche se non fosse “storica”, indica l'incertezza della difficilissima situazione creatasi nella strettoia fra teologia e sopravvivenza: “Figlio mio, sinceramente e veramente sappiamo degli infedeli (cioè i turchi e i musulmani) che sono assai paurosi che noi possiamo unirci e accordarci ai cristiani d'Occidente; sono infatti del parere che se questa unità tra Oriente e Occidente dovesse accadere, un grave danno ne deriverebbe a loro per la nostra opera. Per ciò che concerne il Concilio in vista dell'unione, occupatene quindi, fa ricerche, e ciò soprattutto quando hai bisogno di mettere paura nei musulmani. Quanto a realizzare il Concilio, non intraprendere mai una tale cosa, perché, per quanto vedo io, i nostri non sono pronti a trovare il metodo e il modo di unione e di accordo e di pace e di concordia, se non preoccupandosi che quelli, intendo gli occidentali latini, facciano ritorno indietro, alla situazione in comune in cui eravamo fin dalle origini. Ma ciò in realtà è impossibile. Io temo quasi che se ci fosse un concilio di unione, lo scisma andrebbe ad aggravarsi e noi resteremmo col fianco scoperto nei confronti degli infedeli saraceni”.

[Nota 10] E' commovente vedere rappresentati nella cappella dei Magi di Palazzo Medici a Firenze, affrescata da Benozzo Gozzoli (fra il 1459 e il 1462) l'imperatore di Costantinopoli, il basileus Giovanni Paleologo e, forse, il patriarca Giuseppe, venuti in Italia per chiedere disperatamente la crociata in aiuto contro i Turchi (il patriarca Giuseppe morì a Firenze ed è sepolto in Santa Maria Novella). E' uno degli episodi che mostra quanto sia difficile dare oggi una valutazione di quel fenomeno storico che, semplicisticamente, prende il nome di “crociata”.

[Nota 11] J.Gill, Il concilio di Firenze, Sansoni editore, Firenze, 1967, pag. 106.

[Nota 12] Nicodimo Aghiorita e Macario di Corinto, La Filocalia, Gribaudi editore, Assisi, 1995.

[Nota 13] O.Clément, La filocalia in AA VV, Nicodemo l'Aghiorita e la Filocalia, edizioni Qiqajon, Magnano, 2001, pag. 22.

[Nota 14] Monì Aghiou Panteleimonos (Monastero di S. Panteleimon) è il monastero del monte Athos abitato da monaci russi (anche se molti di loro sono oggi ucraini). Dei venti monasteri oggi esistenti all'Athos, 17 sono abitati da monaci greci, Chilandari dai serbi, Zografu dai bulgari e appunto, Aghiou Panteleimonos dai russi. Una delle caratteristiche del monastero è di non essere circondato da mura. Fu, infatti, costruito, a partire dal 1765, in un periodo in cui le incursioni dei pirati erano ormai un ricordo lontano, vicino alla Chiesa della Resurrezione che già esisteva dal 1660. Gli iniziatori dell'attuale monastero furono i monaci di maggioranza russa che avevano in origine abitato il monastero dedicato a S.Panteleimon alla fine del X secolo più nell'interno e che, dopo generazioni, si erano trasferiti in quello di Xilurgu e lo avevano poi abbandonato. Fu nel 1839 che, di nuovo dopo un periodo di abbandono, i greci chiesero ai russi di abitare il monastero. Nel 1914 il monastero arrivò al numero di 2000 monaci. Dopo il 1917, però, la rivoluzione bolscevica impedì sia l'arrivo di aiuti economici dalla Russia, sia, soprattutto, l'afflusso di nuovi monaci. Iniziò così un nuovo periodo di decadenza, fino alla caduta del Muro di Berlino. S.Silvano visse in questo periodo di splendore e vide poi l'inizio della decadenza.


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