CRISTIANI   Nelle mani del Padre

Noi crediamo unicamente in Gesù Cristo unigenito Figlio di Dio,
unica VIA, VERITA' e VITA e nostro unico SALVATORE.

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LA RIFORMA PROTESTANTE

Ultimo Aggiornamento: 22/01/2009 04:29
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22/01/2009 04:23
 
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L'idealismo di Lutero, insostenibile, come tale, sotto il capitalismo, lo si nota, a proposito del tema dell'usura, laddove egli ammette il prestito a interesse solo da parte di chi, essendo incapace di far fruttare il proprio denaro, rischierebbe di finire in povertà. Lutero, in sostanza, era disposto ad ammettere una pratica borghese solo in una situazione proletaria! Era questa l'unica eccezione che ammetteva nel campo dell'usura.
Cioè da un lato egli chiedeva "amicizia e aiuto spontaneo", dall'altro, rendendosi conto dell'utopia di tale richiesta, permetteva al povero (o a chi rischiava di diventarlo)

di comportarsi come lo stesso borghese avrebbe voluto fare. Risultato di tutto ciò? Siccome diventava difficile stabilire un confine sicuro tra vera e falsa povertà (o rischio alla povertà), Lutero aveva bisogno dell'appoggio di un governo politico molto forte per tenere sotto controllo una classe, quella borghese, che rischiava di mandare in rovina, coi suoi traffici, tutte le classi feudali. In tal modo però i contadini (specie quelli poveri) venivano sfruttati due volte: dai nobili, anzitutto, nelle campagne, e dalla borghesia, nella vita di città.


Melantone e Bucero, prima di Calvino, avevano cercato di uscire da queste incongruenze dettate da una coscienza religiosa che in teoria non voleva essere "medievale" e che in pratica non riusciva ancora ad essere "borghese". Melantone rese lecito l'interesse sul credito a motivo dei danni cui il creditore andava incontro nel caso di grossi prestiti effettuati per periodi lunghi o non determinati. Bucero riteneva che un interesse del 5% non recasse alcun danno al debitore. Sia l'uno che l'altro naturalmente stavano dalla parte della borghesia e cercavano di arrampicarsi sugli specchi per dimostrare la legittimità dell'usura. Melantone voleva far credere che esistevano borghesi disposti a fare grossi prestiti a tempo indeterminato! Bucero addirittura che un debitore costretto a versare un'aliquota minima d'interesse fosse meglio indotto a impegnarsi per risarcire il prestito!


Ma chi ha veramente posto le basi ideologiche per superare definitivamente l'interdizione canonica del prestito a interesse, prescritto sin dal Concilio di Nicea del 775, è stato Calvino.
Egli parte -come si è soliti fare quando si vuole compiere una riforma che giustifichi il "peggio" (anche se per l'autore della riforma questo "peggio" appariva come un fenomeno "naturale" o "inevitabile")- da una costatazione: il divieto ecclesiastico dell'usura non ha mai impedito le ingiustizie socio-economiche. Non solo, ma quel divieto, di fatto, non veniva rispettato neppure dalle autorità civili e religiose. Calvino infatti ricorda -e su questo nessuno avrebbe potuto dargli torto- che la protezione dei vescovi, al pari dell'appoggio interessato del Duca di Savoia, avevano permesso, da secoli,

a Ginevra la pratica del prestito a interesse. (Nel sec. XVI Ginevra era diventata un centro commerciale europeo di primaria importanza, dove la nuova classe mercantile e imprenditoriale aveva scalzato, economicamente, la piccola nobiltà e la corte del vescovo-conte).
La seconda osservazione che Calvino fa è la seguente: se la società borghese sta diventando dominante, il cristianesimo deve tener conto di questa nuova realtà, e se fra le attività della società borghese vi è quella del prestito a interesse, il cristianesimo, se non vuole autoemarginarsi, cioè se vuole impostare con l'emergente borghesia un nuovo dialogo, deve necessariamente porsi il problema di come giustificare una prassi che vuole diventare "legge" a tutti i livelli.
D'altra parte -diceva Calvino- "è una bestemmia contro Dio
disapprovare la ricchezza": "la variabile mescolanza di ricchi e poveri" è determinata dalla provvidenza. Il cielo è aperto "a tutti coloro che hanno usato della loro ricchezza correttamente o che hanno sopportato la povertà con pazienza". E ancora: "l'ordine politico esige che ciascuno conservi ciò che è suo"; il comunismo -mai praticato dalla chiesa apostolica- trasforma "il mondo intero in una foresta di briganti in cui, senza contare e senza pagare, ciascuno piglia per sé ciò che può afferrare".



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