CRISTIANI   Nelle mani del Padre

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La fede cristiana riformata e il papato

Ultimo Aggiornamento: 27/12/2008 00:37
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27/12/2008 00:36
 
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(5) Una pretesa posteriore. La pretesa storica che Pietro sia morto martire a Roma come suo primo vescovo ed abbia poi trasmesso ai vescovi successivi il suo ministero e primato è un artificio posteriore dovuto a contingenze di carattere storico.

a) Fino alla metà del 2° secolo, la chiesa di Roma non fu guidata da un solo vescovo, ma da un collegio di anziani o presbiteri, eletti dai fedeli, secondo l'uso generale della chiesa cristiana primitiva. Così infatti leggiamo ne Il Pastore di Erma (ca. 140): «Tu leggerai il libro a questa città (Roma) in presenza dei presbiteri che dirigono la chiesa».

b) La chiesa romana sostiene che i papi succeduti a Pietro nel 1° secolo sono stati: Lino, Cleto, Clemente, Evaristo. Orbene noi sappiamo che l'Apostolo Giovanni, l'autore dell'omonimo Vangelo, ha vissuto sin quasi la fine del 1° secolo. Così la chiesa avrebbe nominato al vertice della sua gerarchia, al di sopra dell'Apostolo Giovanni, testimone oculare di Gesù Cristo, dei papi infallibili, con maggiore autorità dell'apostolo "che Gesù amava"?

c) La chiesa di Roma, essendo situata nella capitale dell'Impero, gode già molto presto di una certa preminenza, ma verso la fine del 2° secolo pare già consolidata la tradizione che questa chiesa sia stata fondata da Pietro e Paolo. Certo, una tradizione sufficientemente fondata ci parla del martirio di Pietro a Roma, ma non esiste la minima prova circa un suo soggiorno prolungato in questa città.

d) Una singolare enfasi su Pietro come fondatore e primo vescovo di Roma appare prominente nel tardo 4° secolo, articolata dai vescovi che regnano fra Damaso (366-84) e Leone (440-61). Quando le pretese di questi vescovi si allargano per esigere primato sull'intera chiesa universale, essi incontrano ferma opposizione di imperatori e patriarchi di Costantinopoli. E' allora che i primi insistono nell'essere incarnazione di Pietro e quindi di godere il suo primato sull'intera chiesa. Le formulazioni di Leone rimangono fondamentali per tutto il Medioevo e oltre.

e) Durante il Medioevo il più alto titolo del vescovo di Roma è quello di vicario di Pietro, ma nel 12° secolo esso diventa vicario di Cristo. Papa Gregorio VII, primo dei potenti papi medioevali, si era identificato quasi misticamente con Pietro, e la sua scomunica dell'imperatore prende la forma di una preghiera a san Pietro.

e) Il papato, quindi è una pura acquisizione storica. Quando la capitale dell'impero romano venne trasferita da Roma a Costantinopoli, il vescovo di Roma, scomparso l'imperatore, balzò in primo piano anche come autorità politica e si impose a tutte le chiese. Comunità d'origine apostolica, come Roma, erano anche Alessandria d'Egitto, Antiochia e Gerusalemme. Roma aveva forse un primato di prestigio, ma presto passò al primato giuridico, avvalendosi anche della scomparsa delle altre sedi apostoliche conquistate dall'Islam. In ogni caso Costantinopoli (Bisanzio) aveva resistito a questa prevaricazione fino allo scisma.

Nonostante tutto questo la chiesa cattolica ha l'impudenza di affermare, nello stesso Catechismo: «Le chiese particolari sono pienamente cattoliche per la comunione con una di loro: la Chiesa di Roma "che presiede alla carità". E' sempre stato necessario che ogni Chiesa, cioè i fedeli di ogni luogo, si volgesse alla Chiesa Romana in forza del suo sacro primato. Infatti, dalla discesa del Verbo Incarnato verso di noi, tutte le Chiese Cristiane sparse in ogni luogo hanno ritenuto e ritengono la grande Chiesa che è qui (a Roma) come unica base e fondamento perché, secondo le promesse del Salvatore, le porte degli inferi non hanno mai prevalso su di essa» (834).


II. Un falso "potere delle chiavi"

Dice il Catechismo della Chiesa Cattolica:

881. Del Solo Simone, al quale diede nome di Pietro, il Signore ha fatto la pietra della sua Chiesa. A lui ne ha affidato le chiavi; l'ha costituito pastore di tutto il gregge. «ma l'incarico di legare e di sciogliere, che è stato dato a Pietro, risulta essere stato concesso pure al collegio degli Apostoli, unito col suo capo». Questo ufficio pastorale di Pietro e degli altri apostoli costituisce uno dei fondamenti della Chiesa; è continuato dai vescovi sotto il primato del Papa.

(1) Che cos'è la vera "pietra"? La "pietra" non è l'apostolo Pietro, ma la ferma confessione di fede che egli ha fatto. Le parole di Cristo: «tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa» vogliono dire chiaramente che l'apostolo Pietro, avendo riconosciuto Gesù quale Figlio di Dio, è stato storicamente il primo vero cristiano. Pietro stesso ha definito tutti i cristiani come tante "pietre viventi che, entrando nella struttura dell'edificio, formano una casa spirituale" (1 Pi. 2:5). Di queste "pietre viventi" l'apostolo è stato storicamente la prima, perché per primo aveva riconosciuto Gesù quale figliolo di Dio. Inoltre questa affermazione di fede non costituisce alcun merito, perché essa stessa gli è stata resa possibile dallo Spirito Santo. Se Pietro ha un primato è solo quello di essere stato il primo ad avere confessato Cristo, per cui egli diviene il primo apostolo e l'inizio di tutta la chiesa.

Tertulliano, padre della chiesa (morto nel 222) scrive al vescovo di Roma (forse Callisto) che ti era appellato al "Tu sei Pietro" per sostenere la propria autorità: «Chi sei tu che sovverti e deformi l'intenzione manifesta del Signore, che conferiva tale potere personalmente a Pietro?

(2) Che cos'è il "potere delle chiavi"? Gesù disse a Pietro: «e io ti darò le chiavi del regno dei cieli; tutto ciò che avrai legato sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che avrai sciolto sulla terra sarà sciolto nei cieli» (Mt. 16:19). Qui ci troviamo davanti a due immagini o simboli:

(a) Il simbolo delle "chiavi", molto comune ai tempi di Gesù, è stato adoperato da Lui più di una volta: «Ma guai a voi, scribi e farisei ipocriti! Perché chiudete il regno dei cieli davanti agli uomini; poiché né entrate voi, né lasciate entrare quelli che stanno per entrarvi.» (Mt. 23:13). «Guai a voi dottori della legge! Perché avete sottratto la chiave della scienza; voi stessi non siete entrati e ne avete impedito l'accesso a coloro che entravano.» (Lu. 11:52). La chiave con la quale gli scribi e i Farisei impedivano al popolo l'accesso al regno era evidentemente la predicazione, l'insegnamento. Perciò, quando Gesù dice a Pietro questa frase, intende dire: «Io ti darò l'incarico di predicare l'Evangelo, che aprirà le porte del regno dei cieli a tutti coloro che l'accoglieranno».

(b) Legare e sciogliere. I rabbini, che usavano comunemente questa immagine, vi attribuivano due significati distinti: - proibire o permettere; imporre o togliere un precetto religioso; - escludere da una comunità o riammettere in essa lo scomunicato. Gesù non ha certo usato quest'immagine nel primo senso, essendosi sempre tenuto lontano dalla casistica e dal legalismo rabbinico. Solo il secondo senso è possibile, anche perché permette di collegare teologicamente Matteo 18:18 con il versetto precedente, in cui si parla appunto di scomunica. Questo passo deve essere quindi così interpretato: «Se rifiuta di ascoltarti, dillo alla Chiesa, e se rifiuta di ascoltare anche la Chiesa, siati come il pagano e il pubblicano. Io vi dico in verità che colui che avrete escluso dalla comunità, sarà escluso anche in cielo e colui che avrete ammesso nella comunità, sarà ammesso anche in cielo».

E' quindi completamente estranea al pensiero di Gesù l'idea di una speciale potestà giuridica attribuita al solo Pietro.


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