CRISTIANI   Nelle mani del Padre

Noi crediamo unicamente in Gesù Cristo unigenito Figlio di Dio,
unica VIA, VERITA' e VITA e nostro unico SALVATORE.

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NESSUN PRIMATO DI PIETRO

Ultimo Aggiornamento: 07/05/2009 09:07
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27/12/2008 00:39
 
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NESSUN PRIMATO DI PIETRO

    di Attilio Palmieri *


    Mai Pietro, con tutto il suo carattere estroverso, ha preteso di avere un primato.

    Nel medesimo cap. 16, ver. 23, di Matteo è scritto che Gesù rivolgendosi a Pietro gli disse: "vattene via da me, Satana, tu mi sei di scandalo. Tu non hai il senso delle cose di Dio, ma delle cose degli uomini".

    Gesù dovette restaurarlo tre volte nella missione dell’apostolato ("pasci le mie pecore" di cui al cap. 21, vers. 15-17 del Vangelo di Giovanni), dopo il triplice rinnegamento di Pietro (Matteo cap. 26, ver. 69-79).

    Gli "undici apostoli" e le centinaia di "discepoli" di Gesù, conoscevano bene che Cristo non aveva dato alcun primato nè a Pietro, nè a nessun altro. L’Evangelo di Giovanni, vescono dell’Asia minore, fu scritto verso l’anno 100 e l’autore conosceva bene anche la decrepita vecchiaia di Pietro costretto a stendere le mani perchè un altro lo cingerà e lo condurrà dove non vorrebbe andare (Giov. cap. 21, ver. 18).

      Al tempo degli apostoli:

        1) furono i discepoli che fra due concorrenti "trassero a sorte e la sorte cadde su Mattia che fu associato agli undici apostoli" al posto di Giuda (atti cap. 1, ver. 26);

        2) furono i semplici fratelli della chiesa di Gerusalemme che "quando Pietro fu salito a Gerusalemme questionavano con lui" (atti cap. 11, ver. 2);

        3) Paolo rimprovera pubblicamente Pietro, da quanto risulta dal cap. 2, ver. 11 della lettera ai Galati: "Ma quando Cefa (Pietro) fu venuto ad Antiochia, io gli resistei in faccia perchè egli era da condannare";

        4) fu San Paolo che nella sua seconda lettera ai Corinzi (cap. 11, ver. 5) scrive: "Ora io stimo di non essere stato in nulla da meno dei sommi apostoli";

        5) nella "conferenza" di Gerusalemme fu Giacomo che dice: "io giudico che...", mentre le decisioni sono prese collegialmente, giusta quanto risulta dal cap. 15 degli Atti, ver. 13, 19, 22, 25: "Allora parve bene agli apostoli ed agli anziani con tutta la chiesa...";

        6) Pietro si qualifica semplice "servitore ed apostolo di G. Cristo" nella sua seconda lettera al cap. 1, ver. 1;

        7) Paolo nella sua lettera ai Galati (cap. 2, ver. 1) scrive: "Paolo, apostolo (non dagli uomini, nè per mezzo d’alcun uomo, ma per mezzo di G. Cristo)".

    Le "chiavi" del regno dei cieli e dell’inferno sono insite nelle predicazioni del Vangelo.

    Il sacerdozio pagano, con i suoi altari ed i suoi sacrifizi, era considerato interprete ed intermediario del volere divino.

    Il sacerdozio cattolico fu posto in essere dalla curia romana nel 1160 per accoppiarlo con il sacrificio eucaristico (inventato nel sec. XI) e con la confessione e l’assoluzione dei peccati. Ai vescovi ed al papa fu attribuita la facoltà di consacrare altri sacerdoti, mentre la potestà sul tutto e tutti diventò un monopolio del pontefice romano.

    In proposito si ricorda che nel Vangelo non esiste casta sacerdotale. In particolare Gesù ha detto a tutti i suoi fedeli (apostoli e discepoli) di predicare il Vangelo e che coloro i quali crederanno al loro "messaggio" saranno salvati, mentre quelli che lo rigetteranno saranno condannati. In sostanza questi ambasciatori di Cristo e notificatori della Sua Parola tengono simbolicamente "le chiavi dell’aldilà" in quanto mettono gli ascoltatori nella drammatica posizione della più importante libera responsabile scelta; se la persona accetta la predicazione si convertirà, sarà assolto dai suoi peccati, diventerà egli stesso un evangelizzatore ed infine entrerà in paradiso. Se invece la persona rigetta il messaggio cristiano, i suoi peccati rimangono a lui legati e le porte del cielo gli saranno chiuse. Gli uomini potrebbero insegnare l’errore ma in tal caso guai a loro perchè in paradiso "nè vi entreranno essi, nè lasciano entrare quelli che cercano di entrare" (Matteo cap. 23, ver. 13).

    E’ ovvio che questa gratuita procedura di salvezza non è affidata ad una casta sacerdotale o ad una istituzione chiesastica, ma a tutti i cristiani (santi) secondo le capacità ed i talenti di ciascuno.

      Gesù disse a tutti coloro che avevano fede in lui:

        a) "io vi dico che tutte le cose che avrete legate sulla terra saranno legate nel cielo e che tutte le cose che avrete sciolte sulla terra saranno sciolte nel cielo" (Matteo cap. 18, ver. 18);

        b) "come il padre mi ha mandato anch’io mando voi: ricevete lo Spirito Santo, a chi rimetterete i peccati saranno rimessi, a chi li riterrete saranno ritenuti" (Giov. cap. 20, ver. 19-23).

    Non prove storiche ma tradizioni e romanzi riportano che Pietro sia stato a Roma per 25 anni dal 42 al 67.

    Nella lettera ai Galati al cap. 2, ver. 6-9, l’apostolo Paolo scrive: "Ma quelli che godono di particolare considerazione (quali già siano stati a me non importa; Dio non ha riguardi personali) quelli, dico, che godono maggiore considerazione non m’imposero nulla di più; anzi quando videro che a me era stata affidata la evangelizzazione degli incirconcisi, come a Pietro quella dei circoncisi (ebrei) - (poichè Colui che aveva operato in Pietro per farlo apostolo della circoncisione aveva anche operato in me per farmi apostolo dei gentili) - e quando conobbero la grazia che m’era stata accordata, Giacomo, Cefa (Pietro) e Giovanni, che son reputati colonne, dettero a me ed a Barbara la mano di associazione perchè noi andassimo ai gentili ed essi ai circoncisi".


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