dei cristiani [obiettivo ideale ultimo a cui tutti devono tendere] il pluralismo è un valore
irrinunciabile. La presenza oggi di realtà denominazionali diverse, di chiese organizzativamente
indipendenti, può avere avuto diversa origine. Nel corso della storia, ad esempio,
diverse chiese sono sorte come protesta locale contro il Cattolicesimo, ritenuto oggettivamente
irriformabile. Altre sono sorte attorno all’opera, predicazione, insegnamento, influenza
di un particolare leader o riformatore, e del quale hanno assunto il nome. Altre
sono sorte quando un gruppo di cristiani hanno riscoperto un particolare aspetto o principio
della dottrina cristiana che era stato trascurato e che non riuscivano adeguatamente
a vivere nella loro realtà di partenza. Altre sono sorte dopo un risveglio spirituale rispetto
ad una chiesa sclerotizzata in un insopportabile tradizionalismo e nel vuoto formalismo.
Altre ancora come liberazione da un leader religioso autoritario e dittatoriale. Sono i vantaggi
(irrinunciabili) e gli svantaggi (spesso inevitabili) della libertà, valore importante
quanto l’unità e il pluralismo.
Il pluralismo era, per altro, presente già al tempo degli scritti del Nuovo Testamento e
nel periodo post-apostolico. Le comunità cristiane, ad esempio, delle città di Corinto, Efeso,
Filippi ecc. non avevano lo stesso carattere, la stessa liturgia, la stessa organizzazione.
La loro fedeltà a Cristo ed all’insegnamento apostolico era spesso espressa in modo
diverso. Le comunità fondate da Pietro, Paolo, Giovanni ecc. non erano esattamente simili.
Le comunità d’origine ebraica e d’origine pagana, avevano un carattere diverso, come
pure quelle “miste” formate sia da ebrei che da pagani. Nell’antichità le comunità cristiane
delle isole britanniche erano diverse da quelle del Medio Oriente, del Nord Africa o della
Spagna. È stata la Chiesa di Roma che gradualmente ha imposto forzatamente la propria
autorità ed uniformità, e non senza forti resistenze. Le chiese ortodosse orientali non
hanno voluto sottomettersi a questa forzata unità ed hanno fatto valere la propria autonomia
e tradizioni. Perché mai si dovrebbe essere scandalizzati dalle differenze? Tutto
questo può essere vissuto come un valore che arricchisce. Perché la piatta uniformità dovrebbe
essere desiderabile? Nel contesto della stessa Santa Trinità vi è unità e diversità
fra le divine Persone. Questo dovrebbe essere il nostro modello, non quello che sorge da
un unitarismo radicale, che ha sempre prodotto dittature! “Un solo gregge ed un solo Pastore
[Cristo]” è un obiettivo da raggiungersi e non da imporsi artificiosamente.
Spesso sono le sétte e le chiese di tendenza settaria, che si ritengono le uniche depositarie
della verità “che affermano di essere nel giusto”, contro tutte le altre, le uniche
ispirate dallo Spirito Santo. Questo non è lo spirito delle chiese autenticamente evangeliche.
Lo spirito evangelico è ispirato alla tolleranza, al rispetto degli altri, ed alla paziente
ricerca di dialogo e cooperazione con gli altri.
Il denominazionalismo stesso può essere un valore positivo: nessuna denominazione
fu concepita come “la chiesa” per eccellenza, ma piuttosto come un ramo particolare della
chiesa.
È possibile, così, vedere la situazione in questo modo:
(1) La differenza di opinione su come applicare la fede ad un ordinamento esteriore ed
alla liturgia è inevitabile a causa della fallibilità umana ed al peccato.
(2) Queste differenze sono una questione di coscienza e la coscienza non deve essere
forzata a conformarsi dalle autorità ecclesiastiche.
(3) Di fatto queste differenze possono essere considerate una ricchezza, una risorsa
nella misura in cui i cristiani interagiscono l’uno con l’altro.
(4) Nessun raggruppamento cristiano può dire di avere una comprensione piena della
verità, e quindi la vera Chiesa non è mai rappresentata in alcuna singola denominazione.
(5) Vi sono cristiani autenticamente rigenerati dallo Spirito Santo di Dio e che, dopo
essersi ravveduti da ciò che Dio considera peccato, si sono affidati di tutto cuore al Signore
e Salvatore Gesù Cristo, Lo amano e cercano di ubbidirgli, in ogni chiesa, nonostante
le differenze teologiche.
(6) La separazione di comunità cristiane le une dalle altre per questioni di coscienza
non equivale ad uno scisma.
“Pii cristiani possono essere divisi rispetto alle loro opinioni e modi di fare, ma
sono uniti in Cristo. Sebbene le nostre differenze siano abbastanza tristi, esse non
sono mai tali da renderci gente di diversa religione. Concordiamo nello stesso fine,
sebbene non nei mezzi che usiamo. Sono modi diversi di opporsi al comune nemico.
Certo, sarebbe bello che fossimo d’accordo negli stessi mezzi e nel nostro modo di opporci
al nemico. Sarebbe la nostra forza. Questo, però, non lo possiamo attendere in
questo mondo … Anche fra brava gente ci sono state e ci sono divisioni. Ci sono altrettanto
pii presbiteriani quanto ve ne sono fra gli indipendenti” [Jeremiah Burroughs
(1599-1646), puritano inglese].
Sull’identità evangelica e sull’attività di uno strumento di dialogo e cooperazione come
l’Alleanza Evangelica Italiana, vedi: http://www.alleanzaevangelica.org in particolare la