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Contro il celibato dei preti cattolici romani

Ultimo Aggiornamento: 05/04/2009 21:49
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03/01/2009 19:28
 
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Contro il celibato dei preti cattolici romani

I massmedia rilanciano di tanto in tanto l'argomento scottante del celibato forzato dei preti cattolici, ai quali, la Curia romana, ha sempre imposto di non sposarsi.

Ma cosa dice la Parola di Dio a riguardo di questo? Badate bene, dico: “ la Parola di Dio” e non “parola di uomini”, quindi è degna di essere ascoltata e praticata anche contro le imposizioni umane.

Leggiamo nella Bibbia:

I Timoteo 4:1-3
"Ma lo Spirito dice espressamente che nei tempi a venire alcuni apostateranno dalla fede, dando retta a spiriti seduttori, e a dottrine di demoni per via della ipocrisia di uomini che proferiranno menzogna, segnati di un marchio nella loro propria coscienza; i quali vieteranno il matrimonio e ordineranno l'astensione da cibi che Dio ha creati affinché quelli che credono e hanno ben conosciuta la verità, ne usino con rendimento di grazie."

Vietare il matrimonio è una cosa assolutamente contro la volontà di Dio, viene chiamata, appunto, “dottrina di demoni”.

Vero è, tuttavia, senza che venga imposto, se qualcuno si sente di non sposarsi ha il diritto di non sposarsi. Sta scritto:

Matteo 19:11
" Ma egli rispose loro: Non tutti son capaci di praticare questa parola, ma quelli soltanto ai quali è dato."

Quando un uomo riceve un dono da Dio riceve, di conseguenza, anche la capacità di mettere in pratica il dono che Dio gli ha dato.

La curia romana da un lato dice che il celibato è un dono di Dio e dall'altro ne detta l'imposizione.

Tali cose sono in contraddizione tra loro, perché Iddio dispensa i suoi doni gratuitamente, secondo la sua volontà e, con esso , dona anche la forza per praticare tale dono.

La curia romana, invece, impone il celibato come dogma assoluto, senza lasciare la possibilità di scelta, e poi lo definisce dono.

L'apostolo Paolo, che ha ricevuto il dono di non sposarsi e la capacità di rimanere fedele, parlando del celibato e del matrimonio, tra le altre cose, ha scritto le seguenti parole:

I Corinzi 7:6-9
"Ma questo dico per concessione, non per comando; perché io vorrei che tutti gli uomini fossero come son io; ma ciascuno ha il suo proprio dono da Dio; l'uno in un modo, l'altro in un altro. Ai celibi e alle vedove, però, dico che è bene per loro che se ne stiano come sto anch'io. Ma se non si contengono, sposino; perché è meglio sposarsi che ardere."

Paolo, nel parlare del celibato, usa il termine “per concessione e non per comando”, perché ben sapeva che non si poteva imporre agli uomini e alle donne il pesante fardello del celibato, ma possono praticarlo soltanto coloro che hanno ricevuto da Dio quel dono particolare.

Con l'imposizione del celibato, il peccato, che trae la propria forza dal comando, incalza l'uomo fino a farlo cadere. Infatti , sempre l'Apostolo Paolo dice:

I Corinzi 7:2
"ma , per evitar le fornicazioni, ogni uomo abbia la propria moglie, e ogni donna il proprio marito."

Di conseguenza, se uno sente dentro di sé il desiderio di sposarsi, si deve sposare per non commettere fornicazione.

Il celibato viene chiamato dalla curia romana “il dono della castità”, e afferma che la chiesa lo esige da tutti coloro che ambiscono al sacerdozio e che sono già entrati nel sacerdozio.

Se il celibato è un dono di Dio perché imporlo e non lasciare all'uomo la facoltà di scelta?

Non si può imporre un comportamento agli uomini dagli uomini e poi farlo passare per un dono di Dio!

Se l'uomo riceve un dono da Dio lo deve usare, ma se non lo riceve come potrà farne uso?

Ma quale astuzia utilizza la curia romana per imporre ai chierici il celibato?

Lo fa insegnando che bisogna domandarlo a Dio ed Egli lo donerà.

Ma le cose non sono come dicono costoro, le Sacre Scritture insegnano che è buono domandare a Dio ciò che desideriamo, ma Iddio ci esaudisce solo se la richiesta rientra nel suo piano divino, se è secondo la sua volontà; infatti sta scritto:

I Giovanni 5:14
"E questa è la confidanza che abbiamo in lui: che se domandiamo qualcosa secondo la sua volontà, Egli ci esaudisce;"

La Parola di Dio dice “se domandiamo qualcosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce”; quindi, se domandiamo qualcosa che non rientra nella sua volontà Egli non ci esaudisce.

Nel nostro caso, se uno chiede a Dio il dono di non sposarsi, Iddio lo esaudisce solamente se ciò è nella sua volontà divina. Se Dio ha preparato per lui una moglie e dei figli da educare e da crescere è inutile che domandi di ricevere il dono del celibato.

Coloro che realmente ricevono il dono da Dio di non sposarsi, ricevono anche, come l'Apostolo Paolo, la capacità di non commettere fornicazione, impurità ed altre cose esecrande.

Quindi , se commettono fornicazioni o anche soltanto cose impure, non hanno ricevuto il dono del celibato da Dio.

Basta esaminare dentro sé stessi per sapere se si è ricevuto un tale dono; se si sentono gli impulsi dei desideri della carne e a fatica vengono frenati, sicuramente non si è ricevuto il dono del celibato, ma, piuttosto ha ricevuto il dono di sposarsi e di avere dei figli. In questo non c'è nulla di disonorevole.

Paolo ha ricevuto il dono del celibato da Dio, senza che gli venisse imposto da nessun uomo, ed ha ricevuto anche la capacità di essere fedele al celibato. Egli ha ricevuto ogni cosa da Dio, non ci sono state imposizioni da parte di uomini.

Qual è il frutto conseguente alla imposizione del celibato da parte di certuni verso altri? Lo possiamo vedere nella storia della Chiesa il frutto che ha portato tale imposizione; lo possiamo leggere nelle cronache mondane di oggi e di ieri, le quali sono piene di scandali di preti, vescovi, papi, i quali hanno commesso e commettono ancora oggi cose turpi, basti pensare agli scandali di pedofilia, fornicazione, omosessualità che di sovente si apprendono dai giornali e dalla TV.

Questi scandali sono dovuti all'imposizione forzata del celibato ai chierici, il quale è un torrente che sfocia nel mare della perversione.

Non vi stupisca quello che vi ho detto, perché è la realtà! Non passa giorno che in qualche luogo nella Terra non venga annunciato uno scandalo sessuale perpetrato dai preti.

Ora, se questa imposizione del celibato, che si è dimostrata nei secoli un fallimento, fosse concesso il dono da Dio ogni qualvolta gli fosse stato chiesto, come è stato donato all'Apostolo Paolo, il quale non ha commesso scandali, ciò sarebbe dovuto avvenire anche per tutti gli altri che hanno fatto voto di castità.

Invece non è accaduto affatto così, quindi, viene meno la spiegazione della curia romana che afferma che basta che venga chiesto a Dio il dono del celibato e ciò gli viene dato.

Dal frutto si vede l'albero buono, e una tale dottrina ha prodotto così tanti frutti cattivi, numerosissimi scandali, che si è manifestata per quello che realmente è, cioè una dottrina diabolica.

La curia romana afferma, ancora, che il celibato è indispensabile per servire Dio in maniera fedele e santa.

Andiamo allora a vedere cosa dice la Parola di Dio. Alla Legge! Alla testimonianza!

Paolo dà istruzione a Timoteo del come devono essere i vescovi e i diaconi:

I Timoteo 3:2-5
"Bisogna dunque che il vescovo sia irreprensibile, marito di una sola moglie, sobrio, assennato, costumato, ospitale, atto ad insegnare, non dedito al vino né violento, ma sia mite, non litigioso, non amante del danaro che governi bene la propria famiglia e tenga i figliuoli in sottomissione e in tutta riverenza (che se uno non sa governare la propria famiglia, come potrà aver cura della chiesa di Dio?),"

Paolo scrive a Tito:

Tito 1:6-9
"quando si trovi chi sia irreprensibile, marito d'una sola moglie, avente figliuoli fedeli, che non sieno accusati di dissolutezza né insubordinati. Poiché il vescovo bisogna che sia irreprensibile, come economo di Dio; non arrogante, non iracondo, non dedito al vino, non manesco, non cupido di disonesto guadagno, ma ospitale, amante del bene, assennato, giusto, santo, temperante, attaccato alla fedel Parola…"

Come si è letto sopra, il vescovo sposato deve essere anche “assennato, giusto, santo e temperante”, tali cose non sono prerogativa esclusiva di coloro che sono celibi, ma possono, anzi devono, essere presenti anche in coloro che sono sposati e servono Dio. Infatti, se rivolgiamo il nostro sguardo all'Apostolo Pietro, vediamo che il matrimonio non gli ha impedito di essere Apostolo e vescovo della Chiesa e servire Dio fedelmente, da uomo sposato che era.

Se le caratteristiche di santo, giusto e temperante fossero prerogativa esclusiva dei celibi, allora perché l'Apostolo Paolo ha affermato che tali cose devono essere presenti sugli anziani sposati?

Infine, verrebbe meno il tempo se narrassimo di tutti i servitori fedeli a Dio che erano sposati. Abramo, Isacco, Giacobbe, Giuseppe, Noè, etc ..

L'essere sposati non è una condizione che impedisce all'uomo di santificarsi e servire Iddio.

No! L'imposizione del celibato non porta nulla di buono, anzi porta malvagità sopra malvagità.

La curia romana per tentare di giustificare l'imposizione del celibato cita Gesù come esempio, dimenticando che Gesù, a suo tempo,   si sposerà con la Chiesa.

Certamente la Chiesa che Gesù sposerà sarà immacolata e santa, non avrà nulla a che fare con la chiesa cattolica romana, che è ricetto di ogni lordura.

Una parola a voi che desiderate farvi preti della chiesa cattolica!

Vi esorto a leggere la Bibbia e ad inginocchiarvi e chiedere a Dio qual è la sua volontà verso di voi, chiedendo nel contempo il perdono dei vostri peccati mediante la fede in Cristo Gesù, che è morto anche per voi ed il terzo giorno è risuscitato per la potenza di Dio ed ora siede alla destra del Padre e intercede per i santi.

Che Iddio vi benedica e vi faccia vivere lieti con la sposa della vostra gioventù.

Giuseppe Piredda, salvato per grazia mediante la fede in Cristo Gesù


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