CRISTIANI   Nelle mani del Padre

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unica VIA, VERITA' e VITA e nostro unico SALVATORE.

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Badate a voi stessi

Ultimo Aggiornamento: 09/01/2009 20:24
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09/01/2009 20:23
 
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di Richard Baxter
Badate a voi stessi
predicazione di Richard Baxter (1615-91), rivolta ai ministri di culto

testo tratto da www.alfaeomega.org



L’apostolo Paolo esortò gli anziani di Efeso a badare a se stessi (Atti 20:28): un breve sermone che non si impara velocemente! A riguardo di questa esortazione, vorrei considerare insieme con voi cosa significa badare a se stessi.


1. Badate che la grazia salvifica di Cristo abbia operato efficacemente nei vostri cuori.

Badate a voi stessi affinché, mentre proclamate al mondo la necessità di essere salvati da Cristo, non restiate privi della grazia che offrite agli altri. Badate a voi stessi affinché, mentre esortate gli altri a scampare dalla morte eterna, non siate i primi a perire. Badate a voi stessi per non morire di fame mentre distribuite il Pane della vita agli altri peccatori. La promessa di risplendere “come le stelle in eterno” è riferita a coloro che, oltre ad aver “insegnato a molti la giustizia” (Daniele 12:3), sono stati resi partecipi della grazia in prima persona.

Molti hanno messo in guardia altri sul pericolo dell’inferno, mentre essi stessi, in seguito, vi si sono precipitati. Numerosi predicatori sono finiti in quel luogo di tormento, pur avendo esortato centinaia di volte chi li ascoltava ad applicarsi con attenzione e diligenza per scampare la loro anima. Può Dio salvare coloro che, pur annunciando il Vangelo ad altri, rifiutano di essere salvati? Possono fuggire l’ira a venire coloro che trascurano ed abusano delle verità che predicano? Conosco alcuni sarti che vanno vestiti di stracci, mentre confezionano vestiti eleganti per i loro clienti! E ci sono delle cuoche che stentano a vivere, eppure imbandiscono tavolate ricche di cibi succulenti! Credetemi fratelli, Dio non salverà nessun uomo perché è un predicatore, né perché è un buon predicatore, ma egli salva i peccatori perché li giustifica e li santifica. Badate a voi stessi, dunque, affinché siate ciò che cercate di persuadere altri ad essere e abbiate creduto di cuore alle verità che vorreste inculcare nel cuore di coloro cui predicate.

È una cosa terribile essere un cristiano nominale, ma è ancora più tremendo essere un predicatore non salvato! Non tremate quando, aprendo la vostra Bibbia, leggete quella che potrebbe essere la vostra condanna? Quando preparate i vostri sermoni, non pensate che quello potrebbe costituire un atto d’accusa contro voi stessi? Quando predicate contro il peccato, state pronunciando un giudizio contro voi stessi! Quando proclamate le insondabili ricchezze di Cristo e della sua grazia, condannate l’incredulità del vostro cuore! Un predicatore inconvertito è una delle creature più infelici della terra. Chi vive questa condizione non si rende conto del proprio stato ed è simile a colui che possiede molti sassi che siccome assomigliano ai gioielli della grazia gli impediscono di vedere la propria povertà. Anzi, queste persone ripetono a se stesse: «Sono ricco, mi sono arricchito e non ho bisogno di niente» (Apocalisse 3:17). Un predicatore può conoscere le Scritture, compiere opere di giustizia, non vivere dominato da peccati grossolani, riprendere coloro che trasgrediscono i comandamenti e servire l’altare giorno e notte, pur rimanendo inconvertito. Quale tragedia morire di fame pur avendo a disposizione tanta abbondanza!

Se coloro di cui sto parlando mi ascoltassero seriamente, esaminerebbero se stessi per vedere se sono nella fede e, anziché continuare a predicare agli altri, comincerebbero a richiamare se stessi a ravvedimento. Un predicatore inconvertito che comprendesse la condizione in cui si trova, comincerebbe a rendersi conto che nel giorno del giudizio sarà vano domandare: «Signore, Signore, non abbiamo noi profetizzato in nome tuo?» (Matteo 7:22). Quale conforto può trarre Giuda Iscariota dal ricordo di aver annunciato il Vangelo insieme agli altri apostoli e di essere stato chiamato da Cristo “amico”? Consiglio a queste persone di lasciare che queste verità lavorino le loro coscienze e, in seguito, di predicare alla propria congregazione un sermone applicando a se stessi le parole del Salmo 50: «Dio dice all’empio: “Perché vai elencando le mie leggi e hai sempre sulle labbra il mio patto, tu che detesti la disciplina e ti getti dietro alle spalle le mie parole?”» (vv. 16-17). Esponete questo testo con le lacrime agli occhi, confessate davanti all’assemblea il vostro stato di peccato e fate richiesta delle loro preghiere affinché Dio vi conceda il suo perdono e possiate predicare un Salvatore che avete incontrato e conosciuto personalmente.

Ahimè, questa è una delle più gravi calamità che possa abbattersi sulla chiesa di Dio! Uomini che diventano predicatori prima di diventare cristiani. Uomini che sono appartati ed ordinati ministri del Vangelo prima di essere stati santificati mediante la consacrazione del cuore. Uomini che adorano un Dio sconosciuto, che predicano un Cristo che non hanno mai incontrato, affidandosi ad uno Spirito che è lontano da loro. Come possono costoro parlare di comunione con Dio, di santità di vita, di gloria e di beatitudine se non hanno sperimentato nessuna di queste realtà? Oh, che i giovani che aspirano al ministero pongano mente a queste cose! Infatti, invano si applicano agli studi se non conoscono Dio e non aspirano a lui. A che serve lo studio di varie discipline se non cerchiamo Dio in esse? Conoscere e contemplare Dio, temerlo ed adorarlo, amarlo e gioire in lui: questa è la vera filosofia, mentre tutto il resto è solo stoltezza. Il mondo non ha conosciuto Dio con la propria sapienza e gli uomini, dichiarandosi savi, sono diventati stolti.


2. Badate di non accontentarvi di essere stati salvati, ma vegliate su voi stessi affinché le grazie che Dio vi ha donato portino frutto e siano ravvivate, e i sermoni che preparate siano predicati al vostro cuore.

La vostra opera non è fine a se stessa, bensì tende al benessere spirituale della chiesa. Se il vostro animo è rivolto alle cose di lassù, il gregge che dovete pascere ne trarrà i benefici e, nell’ascoltarvi, si renderà conto che avete goduto una profonda comunione con Dio. Ciò che abbiamo nel cuore è ciò che giungerà alle orecchie della nostra congregazione. Vi confesso che sto parlando in base alla mia triste esperienza, in quanto mi accorgo che coloro dei quali devo prendermi cura risentono del mio stato d’animo. Quando il mio cuore è freddo, lo è anche la mia predicazione, e quando sono confuso, tale è anche la mia predicazione. In altre parole, posso rendermi conto della mia condizione osservando quella di coloro che mi ascoltano predicare.

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