2. Oltre a sopportare, dobbiamo perdonare dal cuore.
Parliamo ora del perdono, che comprende altri due comandamenti: 1) amare i nemici e 2) pregare per loro. “Ma io vi dico: Amate i vostri nemici, benedite coloro che vi maledicono, fate del bene a coloro che vi odiano, e pregate per coloro che vi maltrattano e vi perseguitano” (Matteo 5:44).
Un anziano predicatore disse una volta: “Se riesci a pregare per i tuoi nemici, puoi fare anche tutto il resto”. Ho scoperto a mie spese che questo è vero. Mentre prego per quelli che mi hanno ferito, Cristo inizia a rimuovere il mio dolore, il mio desiderio di vendetta, e la mia brama di rivincita. Così sono spinto a chiedere: “Signore, come vuoi che io ripari questo rapporto?”. A volte mi spinge a fare una telefonata, a scrivere una lettera, o a incontrare una persona faccia a faccia. Quando faccio come mi dice, la mia anima riposa nella sua pace.
Naturalmente, Gesù non ha mai detto che quest’opera di perdono sarebbe stata facile. Quando ha comandato: “Ama i tuoi nemici”, la parola greca per “amore” non significa “affetto” ma “comprensione morale”. Per dirla in parole povere, perdonare qualcuno non è provare un affetto umano, ma prendere una decisione morale di rimuovere l’odio dal nostro cuore.
Immaginate il dolore profondo di un giovane che scrisse un riassunto della sua vita prima di iscriversi alla nostra scuola biblica. I suoi genitori avevano divorziato quando era molto piccolo, e lui e il fratello erano stati affidati alla madre. Poi, quando aveva quattro anni, la madre aveva fatto due valigie ai ragazzi, li aveva messi alla porta, e aveva detto loro: “Non tornate più”. I fratelli erano rimasti confusi e feriti. Alla fine, il padre era venuto a prenderli, e per anni questo ragazzo aveva odiato la madre per non averlo voluto. Aveva covato per anni la sua amarezza, incapace di perdonarla.
Poi, all’età di tredici anni, aveva frequentato un campeggio cristiano, dove era venuto a Cristo. Dio gli aveva parlato, dicendo: “Se perdoni tua madre e inizi a pregare per lei, io la cambierò”. Allora aveva iniziato a pregare per lei, ed il Signore lentamente aveva cambiato il suo cuore nei suoi riguardi. Aveva iniziato ad amarla, e nel giro di sei mesi sua madre era venuta a Cristo.
Sono oltremodo contento che questo giovane si sia iscritto alla nostra scuola, desideroso di diventare un evangelista dei giovani. Conosce in prima persona l’incredibile potenza del perdono.
3. Dobbiamo imparare anche a perdonare noi stessi.
Per me, questa è la parte più difficile del perdono. Come cristiani, siamo pronti ad offrire la grazia del nostro Signore al mondo, ma spesso non la concediamo a noi stessi.
Considerate il re Davide, che commise adulterio e poi uccise il marito per nascondere la sua colpa. Quando il suo peccato venne smascherato, Davide si pentì e il Signore mandò il profeta Nathan a dirgli: “Il tuo peccato è stato perdonato”. Eppure, anche se Davide sapeva di essere stato perdonato, aveva perso la gioia. Pregò: “Fammi sentire gioia e allegrezza, fa' che le ossa che hai spezzato festeggino… Rendimi la gioia della tua salvezza, e sostienimi con uno spirito volenteroso” (Salmo 51:8,12).
Perché Davide era ancora così disturbato? Quest’uomo era stato giustificato davanti al Signore, ed aveva avuto pace con Dio attraverso le promesse di perdono di Dio. Ma è possibile avere i peccati cancellati dal libro di Dio ma non dalla propria coscienza. Davide scrisse questo salmo perché voleva che la sua coscienza smettesse di condannarlo per i suoi peccati. Per dirla in parole povere, Davide non riusciva a perdonarsi. Ora stava scontando la colpa di non aver perdonato – una mancanza di perdono diretta a se stesso – e quella colpa era una mancanza di gioia. Vedete, la gioia del Signore è il frutto della nostra accettazione del suo perdono.
Anni fa, fui grandemente colpito dalla biografia di Hudson Taylor, il fondatore della Missione Interna Cinese. Taylor fu uno dei missionari più efficaci della storia, un grande uomo di preghiera che fondò molte chiese per tutto il vasto territorio interno cinese. Ma per diversi anni ministrò senza gioia. Era abbattuto nelle prove, agonizzante per desideri segreti e pensieri di incredulità. Scrivendo a sua sorella a Londra, confessò: “Sono piagato da pensieri che non piacciono al Signore. Combatto molte battaglie nella mente e nello spirito. Mi odio, odio i miei peccati, la mia debolezza”.
Poi, nel 1869, Hudson Taylor sperimentò un cambiamento rivoluzionario. Vide che Cristo aveva tutto ciò di cui aveva bisogno, ma nessuna delle sue lacrime e né il suo pentimento potevano dargli benedizione. Disse a sua sorella: “Non so come fare ad ottenere tutto ciò che Cristo mi ha promesso”. Taylor riconobbe che c’era un solo modo per ottenere la pienezza di Cristo: attraverso la fede. Ogni patto che Dio aveva fatto con l’uomo necessitava di fede. Così Taylor decise di stimolare la sua fede, ma anche questo sforzo si dimostrò vano. Alla fine, nel periodo più buio della sua vita, lo Spirito Santo gli diede una rivelazione: la fede non viene lottando, ma riposando sulle promesse di Dio. Questo è il segreto per ottenere tutte le benedizioni di Cristo.
Fu allora che Taylor iniziò a recitare le promesse di Gesù, più e più volte. “Dimorate in me e voi porterete frutto”. “Non ti lascerò e non ti abbandonerò”. “Anche se non credete, io rimango fedele”. Taylor smise di imitare Cristo e cominciò invece a riposare nelle promesse di Gesù di unione continua con lui. Scrisse a sua sorella: “Dio mi vede come morto e sepolto alla Croce, dove Cristo è morto per me. Ed ora mi chiede di vedermi come mi vede lui. Perciò riposo nella vittoria che il suo sangue ha vinto per me, e tale mi riconosco. Sono sempre capace di peccare come al solito, ma vedo Cristo in me come non l’ho mai visto prima. Confessando i miei peccati, credo che siano perdonati istantaneamente”.
Taylor perdonò se stesso per i peccati che Cristo gli aveva già buttati in fondo al mare. E poiché riposò sulle promesse di Dio, fu in grado di diventare un servo gioioso, che gettava continuamente i suoi pesi sul Signore. È a questo punto che entriamo nel patto con Dio: quando riposiamo nella sua Parola per noi, fidandoci delle sue promesse.