| | | OFFLINE | Post: 511 | Età: 45 | Sesso: Maschile | |
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20/01/2009 13:06 | |
Il credere non appartiene ad una dimensione della natura; è già una dimensione divina in noi. Dobbiamo cambiare la prospettiva del pensare, dobbiamo abituarci a vedere le cose come rovesciate nella loro autentica realtà. Tutto è segno di una realtà invisibile ben più importante della realtà visibile. Che puzza di cadaveri in questa nostra società per bene e tecnicamente matura! E' nel peccato che riscopriamo Dio nel profondo; è nel toccare l'abisso del male che l'avvertiamo vicino. E' nella nostra debolezza che ne sentiamo il bisogno. L'uomo ha in sé il desiderio di infinito, di eterno, di luce, di libertà, di amore. Il desiderio di una dimensione che gli sfugge. Di un altro mondo di un altra struttura, di un altro luogo dove si vive, si respira, ci si riposa. L'uomo immerso nella solitudine e in un penoso senso di abbandono cerca l'amore. L'amore è il paradiso e la vita, come il non amore è l'inferno e la morte. Chi ama è nella vita; chi non ama è nella morte (1Gv. 3:14). E' l'utopia dell'amore.
Ed è cercando di vivere questa utopia mai realizzata in noi che riusciamo a riconoscere i due grandi sconosciuti: Dio e l'Uomo. E a collocarli di fronte. E a renderli secondo l'eterno disegno di Dio: uno il Padre e l'altro il Figlio.
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