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CRISTIANI   Nelle mani del Padre

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IL SENSO DELLA CROCIATA

Ultimo Aggiornamento: 24/01/2009 16:17
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24/01/2009 16:12
 
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Erano legittimamente crociati, al pari dei combattenti in Terrasanta, quelli di Spagna e del nord-est europeo: spettavano loro le medesime indulgenze, le medesime prerogative giuridiche e spirituali. Ma vi fu di più.

Fin dai primi del Duecento, si era risolto di stroncare con la forza l’eresia catara che aveva in Provenza il suo centro. Quella contro gli "Albigesi" fu, dal punto di vista formale, un’altra vera e propria crociata, i cui partecipanti poterono godere dei medesimi privilegi materiali (esenzioni da certe tasse, sospensione dei procedimenti a loro carico e così via) previsti per chi andava a combattere i saraceni. V’era, in fondo, una logica in questo: non erano forse gli eretici - come si andava proclamando - "peggiori dei saraceni"?

Ma agli eretici si poteva finire con l’equiparare, usando adeguatamente lo strumento della scomunica, gli avversari politici del papato. Ed ecco le vere e proprie crociate politiche, quelle ad esempio bandite nel Duecento e nel Trecento contro i vari signori ghibellini della penisola italica, alcuni soltanto dei quali potevano essere seriamente sospettabili di simpatie ereticali. La voce di Dante, che si scaglia violentemente contro la pratica della crociata bandita contro i cristiani, dà solo una lontana idea dell’orrore che essa dovette sollevare e che del resto si coglie in questa pagina tremenda d’un cronista peraltro insospettabile di simpatie ghibelline, Salimbene da Parma. Così lo scrittore francescano descrive la crociata predicata contro i da Romano che avevano per anni terrorizzato i guelfi del Veneto: "(il cardinale Ottaviano degli Ubaldini) predicò la crociata contro il malefico Alberico (da Romano), e chiunque avesse preso la croce e fosse andato in guerra o avesse finanziato l’invio di qualcuno al posto suo avrebbe ricevuto l’indulgenza plenaria per tutti i suoi peccati. Per il potere di Dio Onnipotente e dei santi apostoli Pietro e Paolo, nonché per l’autorità di legato che egli stesso aveva ricevuto dalla Santa Sede, confermò solennemente a tutti la concessione dell’indulgenza. Tutti presero quindi ardire e accettarono la croce dal piccolo al grande, dall’uomo alla donna (…). Alberico morì di mala morte, con la moglie, i figli e le figlie. Coloro che li uccisero estrassero dalle carni dei suoi figlioli ancora vivi le ossa e con queste percossero in faccia i loro genitori; poi legarono moglie e figlie di Alberico a dei pali e le bruciarono. E quest’ultime erano ancora vergini e bellissime fanciulle e non avevano colpa alcuna: ma la loro innocenza e la loro bellezza non valsero a risparmiarle, dato l’odio che i loro genitori avevano accumulato (…)".

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