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CRISTIANI   Nelle mani del Padre

Noi crediamo unicamente in Gesù Cristo unigenito Figlio di Dio,
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IL SENSO DELLA CROCIATA

Ultimo Aggiornamento: 24/01/2009 16:17
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24/01/2009 16:13
 
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voci critiche


Contro una tanto profonda degenerazione dello spirito crociato, è comprensibile che si levassero ben presto voci di protesta. Già i rovesci di tutte le crociate successive alla prima avevano provocato - in un modo tutto sommato convinto della giustizia immanente di Dio - dubbi, perplessità, dissensi. Deus vult ("Dio lo vuole") era stato il grido di guerra dei vincitori del 1099: ma ora che le armi della croce venivano sistematicamente sconfitte dagli infedeli c’era da chiedersi che cosa Iddio volesse veramente. Lo stesso Bernardo di Clairvaux, nel trattato De consideratione, si era interrogato sui peccati dei cristiani che avevano potuto indurre il Signore a provarli così duramente. Ma sulla sfiducia nei confronti della crociata contro gli infedeli si appoggiava appunto l’iniziativa sostitutiva della crociata contro i cristiani. Il grande "cardinale ostiense", vale a dire il canonista Enrico di Susa, chiuse in pieno Duecento la questione teorica affermando che, nella misura in cui gli infedeli si limitavano a minacciare la cristianità dal di fuori mentre gli eretici la distruggevano più gravemente dal di dentro, la crux cismarina era di gran lunga più santa e più meritoria della crux transmarina.



Non che fosse facile persuadere di ciò l’opinione pubblica. Perfino molti mistici levarono la loro voce contro la crociata, sia contro quella rivolta a battere gli infedeli, che Iddio sembrava non favorire più, sia quella contro i cristiani, che pareva ben più scandalosa. È strano e paradossale, tuttavia, che in una maniera o nell’altra, mistificata e poi laicizzata, la crux cismarina sia sopravvissuta al medioevo, insieme con l’idea che gli eretici (e, più tardi, i non cattolici, gli agnostici, i laicisti, gli atei) siano "peggiori dei saraceni". Un atteggiamento di fondo del genere è rintracciabile durante le guerre di religione tra cattolici e ugonotti nella Francia cinquecentesca, poi nella propaganda vandeana e sanfedista contro i giacobini, poi addirittura nel linguaggio propagandistico (ma anche in quello ufficiale) dell’alzamiento nazionalista della Spagna fra il 1936 e 1939. Non che, intendiamoci, la crociata nel suo originario significato d’impresa contro gli infedeli d’oriente perdesse mai del tutto il suo affascinante richiamo. Essa mutò, semmai, di contenuti e di metodologia.

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