CRISTIANI   Nelle mani del Padre

Noi crediamo unicamente in Gesù Cristo unigenito Figlio di Dio,
unica VIA, VERITA' e VITA e nostro unico SALVATORE.

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Carlo Carretto - Riflessioni

Ultimo Aggiornamento: 03/02/2009 20:24
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03/02/2009 20:20
 
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pensieri giornalieri 06
1 Giugno: Eucarestia

Sul mondo sta il memoriale della morte del Signore:
l'Eucarestia. L'ostia pacifica, che è la presenza viva e sacrificale del Cristo, è il perpetuarsi perenne del Sacrificio del Calvario; la Messa continua il sacrificio del Gran Sacerdote, l'adorazione dell'Agnello, il Ponte sul mondo, la Porta~vivente, l'Adoratore del Padre, l'Esemplarità per eccellenza. E e resta la cosa più importante del mondo...
La nostra religione dovrebbe ruotare attorno a questo mistero che del resto è il sunto dei due misteri principali della fede: l'Unità e Trinità di Dio, l'Incarnazione e Passione di Gesù. Guardando all'Eucarestia, adorando l'Eucarestia noi possiamo avere vivente davanti a noi tutta la realtà umano-divina racchiusa nel mondo. La Trinità è presente, l'Incarnazione è visibile, la Passione del Signore è raccontata, l'amore di Dio palpabile.
Tutto è raccolto li in quell'ostia...
É il Paradiso in terra e ci vuole davvero tutta la nostra insensibilità e la nostra mancanza di fede a dimostrare l'abbandono in cui è lasciato Gesù.
Quale inquietudine, quale durezza, quale mancanza di fede lasciare l'Eucarestia, non pensare all'Eucarestia, non vivere l'Eucarestia. Qui sta la maggiore deficienza dei cristiani. Qui sta il punto su cui far leva domani. Paesi assenti al mistero eucaristico, città in movimento dove Gesù è lasciato senza fede che lo scopra, azioni di apostolato senza Lui, preghiere senza quel-l'Interprete, sofferente senza l'offerente. Che vale tutto il nostro fare se non è presentato al Padre da Lui? Che vale il nostro dire senza l'unione con la sua Voce? La nostra preghiera senza quella Preghiera vivente?
Dio dammi tanta fede nell'Eucarestia!

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2 Giugno Mistero della fede

Gli Ebrei avevano l'Arca e in essa avevano collocato le tavole e la manna, la verità e la vita preconizzata allora.
Salomone costruì il Tempio e Dio concesse la Sua presenza nel Santo dei Santi, nell'Oscurità assoluta della fede. Divine preparazioni al grande mistero su cui doveva incentrarsi il cristianesimo: l'Eucarestia.
Le Tavole della Legge? Troppo poco: ayremo l'Autore della Legge. La manna? Troppo poco: avremo il Dio-Uomo come cibo. Resterà l'oscurità della Fede, come nel buio del Tempio. Ma una cosa va detta ancora: l'Eucarestia come il Tutto, come il Creato, come l'uomo sono stati fatti non solo per l'uomo ma «per la gloria di Dio». Ci sono sempre, questi due aspetti, la gloria di Dio e la salvezza dell'uomo. Chi vedesse solo la seconda parte si priverebbe della vera «pietà» di Cristo. Dio prima, l'uomo poi.
La creazione? «Per Jpsum factum est», poi per l'uomo.
Un’incarnazione? Sì, per l'uomo «propter nostram salutem», ma prima per la gloria del Padre. Gesù sarebbe venuto - sacerdote dell'umanità - anche senza la caduta. E l'adoratore del Padre, è il rappresentante di tutto il Creato davanti alla Maestà del Padre.
E l'Eucarestia? Ha da esserci in questo mistero una gran parte dovuta al Padre al di là certo della parte sacrificale dovuta al peccato come redenzione.
Gesù nell'Eucarestia è la continuazione dell'Incarnazione, èla continuazione di quella perfetta preghiera che Lui faceva al Padre quando era sulla terra storicamente.
Oh infinito valore di questa adorazione! Oh immensità di questa nascosta presenza!

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3 Giugno: Il sacrificio

È stato detto: «Troverai popoli senza città, troverai città senza mura, troverai uomini senza arte ma non troverai popoli e città e uomini senza sacrificio». Il sacrificio come forma di preghiera, come espressione di religiosità è nato con l'uomo e morirà con l'uomo.
Se dovessi rappresentare, in un quadro, le forme religiose degli antichi, non dubiterei di disegnare un'assemblea di uomini attorno ad un altare nel momento in cui uno di loro - il sacerdote - offre un sacrificio.
Ma perché la vittima? Perché il sangue?
Si è, come fu universale la testimonianza di una sudditanza a Dio Creatore con l'offerta di grano o di miele o di lana o di un cero, fu universale in tutti i popoli la ricerca del sangue come elemento di offerta. Perché?
L'uomo senti che qualcosa s'era rotto, che l'equilibrio era spezzato, che l'ostia pacifica era sufficiente in certi momenti di pace, di paura, di sorriso, ma diveniva insufficiente in altri e non esprimeva più lo stato interiore dell'anima. I teologi parleranno di peccato originale, sant'Agostino parlerà di disordine; il fatto è che l'uomo ha avvertito di essere peccatore ed ha preso coscienza vieppiù che... bisognava pagare e che il peccato si pagava col sangue. E caratteristica questa sete di una vittima, nell'anima religiosa dei popoli: questo bisogno di mettere il sangue e colmare l'abisso scavato dal peccato tra l'uomo e Dio.
«Signore - pare voglia dire l'umanità - noi siamo delle canaglie, abbiamo violentato, ucciso, rubato, tradito. Non meritiamo il tuo perdono... Però guarda questa vittima innocente che muore sull'altare e... per il suo sangue, perdonaci».
Si direbbe che si voleva forzare la mano della giustizia: «O Dio, guarda!».
Naturalmente tutti i sacrifici non erano che simboli. Simboli di una realtà non ancora matura, prodromi di una storia che stava per compiersi. Verrà Gesù, il Cristo.


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4 Giugno: La nuova alleanza

«Mentre mangiavano Gesù prese del pane dicendo: “Prendete e mangiate, questo è il mio corpo... . Poi prendendo una coppa rese grazie e la diede loro dicendo: "Bevetene tutti perché questo è il mio sangue, il sangue del patto, che sarà sparso per la moltitudine dei peccati"» (Mt 26, 26-28).
Gesù in quell'istante, sull'altare del mondo intero mentre tutta l'umanità gli era potenzialmente attorno, offrirà se stesso vittima innocente al Padre, pagherà per tutti e chiuderà definitivamente il passato. Quel sacrificio che ebbe il suo offertorio nell'ultima cena, che si consumò il giorno dopo sul Calvario e che si ripeterà in ogni Messa della storia, sarà l'unico grande valido sacrificio di cui i sacrifici antichi erano simboli e le future Messe «memoriali».
In un eterno presente, Gesù, che s'era reso solidale nell'Incarnazione con l'umanità intera, assunto il ruolo di Sacerdote Eterno, offrirà se stesso vittima cruenta sul Calvario diventando l'altare del mondo. Questo sacrificio, preconizzato nella Pasqua dell'antica legge quale ricordo di un passaggio dalla schiavitù d'Egitto alla libertà della Terra Promessa, divenuto realtà nell'offerta compiuta dall'Agnello di Dio nell'ultima Cena e sul Calvario, segnato dal Padre con la Risurrezione e Ascensione al Cielo di Gesù e rinnovantesi in ogni Messa fino alla fine dei tempi, rimane l'unico ed eterno sacrificio accettabile da Dio: la grande realtà del cristianesimo, il Patto della nuova alleanza, la sintesi più ineffabile della nostra fede, della nostra speranza e della nostra carità.
Quando Cristo ci tocca col Sacramento noi entriamo nella pienezza di Dio.
Prendendo parte vivente alla «Cena del Signore», noi facciamo nostra la vo~ntà di Gesù di radunare l'umanità intera attorno alla Mensa del Padre, edificando il suo Corpo Mistico che attingerà la sua finale dimensione dopo l'ultima Messa celebrata sulla terra quando si spaccherà il velo della nostra fede e i Redenti saranno ammessi al Banchetto eterno del Cielo.

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5 Giugno: Vita eterna

«Questa è la vita eterna: che conoscano Te [Padre]... e Colui che hai mandato, il Cristo» (Gv 17, 3).
Dio è divenuto pane nel Cristo per nutrirci di «vita eterna»:
«Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna» (Gv 6, 54).
Ma che cos'è questa vita eterna?
La definizione l'ha data Lui stesso: «Questa è la vita eterna:
che conoscano Te [Padre]... e Colui che hai mandato, il Cristo» (Gv 17,3).
Non potremmo rimproverare a Gesù la mancanza di chiarezza: La vita eterna è conoscenza di Dio.
E conoscenza vera, autentica.
E per questo che il Dio della mia fede lo chiamo il «Dio che è» non il «Dio che mi sembra che sia».
Colui che si nutre con verità del Sacramento, colui che crede, può dire con forza: io conosco il mio Dio e mi baso sulle stesse parole di Gesù: «In verità, in verità vi dico, chi crede in me ha la vita eterna» (Gv 6, 47).
Io credo, quindi ho la vita eterna, quindi ho la conoscenza di Lui.
Difatti, come potrebbe Dio darmi il comandamento dell'amore: «Amerai Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutte le tue forze, con tutto te stesso... » (Lc 10, 27; cf. Mt 22, 37; Mc 12, 30; Dt 6, 5), senza darmi allo stesso tempo la sua conoscenza?
Come posso amare una cosa che non conosco?
Non ditemi che non conoscete Dio, o voi che credete in Lui e che vi comunicate con Lui nell'Eucaristia!
Se fosse vero, vorrebbe dire che vi comunicate come dei cadaveri, o vi comunicate con un comandamento mummificato dalla legge e non col Dio vivente!
Ma non sapete che Dio è vivo? E che solo i vivi possono comunicare tra di loro?

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6 Giugno: Celebrazione della sua presenza

Si può benissimo trovare Dio sotto le stelle o camminando in mezzo a una folla in città.
Ho tre cose veramente importanti nella mia vita: il Cosmo, la Bibbia, e l'Eucarestia.
Potrei pregare sotto le stelle che mi rappresentano il cosmo, potrei pregare davanti alla Bibbia che è la parola di Dio, ma se posso preferisco pregare davanti all'Eucarestia che è la presenza di Colui per cui tutto fu creato e che fu indicato dalla Bibbia come Salvatore del mondo.
L'Eucarestia mi riassume il Cosmo; l'Eucarestia mi riassume la Bibbia. Tutti e tre contengono il divino e tutti sono degni di starmi dinanzi quando prego, ma la terza è la più grande.
L'Eucarestia è la pienezza del dono, è la perla nascosta nel mistero della Scrittura, il tesoro nel campo della parola di Dio, il segreto del Re.
L'Eucarestia è Dio fatto presenza accanto alla mia pista, pane nella mia bisaccia, amicizia vicino al mio cuore d'uomo.
Ed eccomi qui solo, davanti al limite estremo dell'umano. Solo la fede mi regge, e vi assicuro che so a memoria, e nella carne, cosa significhi «mistero di fede».
Trovarsi dinanzi a un pezzo di pane e credere che è la presenza di Gesù è un atto di fede e il ragionamento vien meno.
E la fede è nuda, oscura e sovente dolorosa.
Ma se trapasso lo spessore della mia sensibilità e mi butto con confidenza nel vuoto di Dio, allora alla mia fede si unisce la speranza e mi sorregge l'amore. Come ogni Persona divina richiama nell'unità le altre due Persone divine, così una virtù teologale chiama a raccolta le altre due virtù teologali.
L’Eucarestia è come la nube che accompagnava il popolo di Dio attraverso il deserto, è come la colonna di fuoco che indicava la strada nella notte profonda.
Ma nulla è più chiaro di questa notte.

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7 Giugno: Spirito Creatore

A me pare che il più esatto rapporto con lo Spirito sia - guardando alla Vergine - quello di sposa. Difatti lo Spirito Santo è tutto l'amore di Dio, è l'amore stesso che unisce il Padre col Figlio. È l'amore creatore, santificatore. E dunque l'amore di Dio che cerca l'amore di cui è immagine il matrimonio. Dunque l'amore di Dio è il mio sposo ed è in tale amore che io mi debbo assorbire, annientare, consolare domani.
Vieni Spirito Creatore, mio sposo dolcissimo, perché la sposa nasce dalla costa dello sposo.
Visita le menti dei tuoi. E proprio della tua spinta cercarci perché sei l'appassionato amante.
Riempi di grazia celeste. Che cosa porti con la tua venuta? Il pieno. Difatti quando Tu sei presente all'anima, che cosa si può desiderare ancora? Nulla, perché Tu sei il Tutto, il tutto che sazia, che placa.
I cuori che' tu hai creato. Sono tuoi questi cuori, ti appartengono per fine, sono spinti verso di Te, Tu solo sei la loro sazietà, Spirito Creatore.
Tu sei chiamato il Consolatore, il Dono di Dio altissimo. Non è l'amore il dono più bello, è il dono di sé, quindi tutto come nella carità e la maggiore imitazione di Dio.
Sorgente di Vit«, Fuoco e Amore. Ecco lo Sposo, sorgente viva nel deserto assetato, il tutto che si dà al creato, l'aria al polmone, la luce alle tenebre; tutto, tutto. E in più come fuoco, come amore inestinguibile.
Tu che sei lo Spirito dei sette doni: Sapienza, Intelletto, Consiglio, Fortezza, Scienza, Pietà, Timor di Dio.
Dio Padre, Dio Figlio, Dio Spirito Santo, ti amo, accetto la tua guida, mi affido a te in tutto, ora e sempre. Amen.

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8 Giugno: Spirito che unisce

«Amatevi gli uni gli altri, come io vi ho amato» (Gv 15, 12).
La carità è il modo di amare di Dio; è l'Amore stesso di Dio.
Ed è una Persona che si chiama Spirito Santo.
Ed è l'Amore che unisce il Padre col Figlio.
Ed è l'Amore che è stato diffuso in noi nella Pentecoste.
Siamo stati battezzati non più nell'acqua ma nel fuoco dello Spirito Santo, cioè nell'Amore.
Chi possiede lo Spirito Santo e lo ascolta capisce tutto; chi non lo possiede o non lo ascolta non capisce nulla.
Luce e tenebre nel nostro spirito sono fatte da questo Spirito.
Quando si è abbassato sul caos, questo Spirito creò l'Universo.
Quando con la sua ombra copri Maria di Nazareth, la carne della donna divenne la carne del Figlio di Dio.
Ulncarnazione è il frutto dello Spirito Santo e dell'Umanità vivente in Maria.
Quel che nacque da questa unione si chiamò Gesù.
Gesù è Dio che vive nella carne dell'uomo.
È per questo che è nello stesso tempo figlio dell'uomo e Figlio di Dio.
Ciò che fa come figlio dell'uomo, lo fa come Figlio di Dio.
Le due nature appartengono ad una sola Persona: quella di Gesù.
Gesù è Dio fatto uomo.
Gesù è Dio vicino a me.
Gesù è il mio Maestro.
Ciò che fa Gesù è la norma, è la verità.
Il suo Vangelo dovrebbe essere per ognuno di noi la ricerca costante del nostro modo di vivere su questa terra.
È l'unico libro che dobbiamo conoscere a memoria. Ed è il Vangelo dell'amore.

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9 Giugno: Essere presso di lui

«Verremo a lui e faremo dimora presso di lui» (Gv 14, 23).
Io sono abitato!
Io non sono solo.
Dentro il segreto del mio povero essere d'uomo c'è la Presenza di Dio.
E di un Dio non solitario, un Dio Trinità, un Dio Amore.
Un Dio che è Padre, un Dio che è Figlio, un Dio che è Spirito Santo.
Ma un Dio che l'Amore rende Uno.
E un Dio il cui Amore rende me capace di divenire una cosa sola con Lui: Voi in me ed io in voi, affinché siamo «una cosa sola», come il Padre ed io siamo una cosa sola (cf. Gv 17, 21).
Io credo non esista per l'uomo un momento più importante, più bello, più drammatico, più decisivo, più radicale di quello in cui prende coscienza, meglio «vive», questa realtà.
Quando Dio si rivela nella sua natura unitaria e nella sua dinamica trinitaria, al centro del cuore dell'uomo, è la Pentecoste.
L'anima prende fuoco e si sente ubriaca di luce e di vita.
E come se superasse il suo limite, è come se uscisse dal suo vecchio «paese» terrestre per entrare nella nuova Terra di Dio.
Tocca per la prima volta la vera frontiera della dimensione cristiana e avverte la natura del Regno.
Il primo pensiero che gli viene in mente è quello della superiorità del valore della nuova scoperta, per cui diventa autentico e reale l'atteggiamento di chi è deciso a vendere tutto per comprare «quel campo» (cf. Mt 13, 44), per acquistare «quella perla» (c£ Mt 13, 45-46).

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10 Giugno : Tutti sono Chiesa

Il mistero della Chiesa è lo stesso mistero dello Spirito Santo, cioè dell'amore increato che unisce il Padre col Figlio e che unisce noi a Dio nel Cristo, dopo essere stato effuso in noi nella Pentecoste.
Lo Spirito Santo ~ il sorriso di Dio sull'umanità lavata nel sangue di Gesù; è come la sua confidenza, la sua fiducia nei nostri riguardi.
Dio, nello Spirito Santo, guarda l'umanità con uno sguardo d'amore e dà all'umanità la possibilità di unione con Lui e, in Lui, di unione con i fratelli.
Lo Spirito Santo,, che è lo stesso Spirito di Gesù e del Padre, è la festa di Dio, è la gioia di Dio, è il dito di Dio sulle nostre piaghe, è la luce di Dio nei nostri cuori, è la misericordia di Dio sui nostri peccati. Lo Spirito Santo è ciò che è capitato a Zaccheo al passaggio di Gesù: «Ecco, la metà dei miei beni la do ai poveri; e se ho frodato qualcuno gli restituirò il quadruplo»; è ciò che passa nel cuore della Maddalena toccata da Gesù; è ciò che illumina l'intelligenza di Pietro sotto l'azione del Padre e gli fa dire: «Tu sei il Cristo, il figlio del Dio vivente!».
Che volete ancora guardare le malefatte di Zaccheo ed i peccati della Maddalena, le debolezze di Pietro!
Tutti sono Chiesa, come io sono Chiesa, come coloro che debbono convertirsi Sono Chiesa e, in potenza, è già Chiesa il ladrone che sta rubando in qualche paesino della Palestina, ma che Gesù attende accanto a sé sul Calvario.
Sì, appartengono alla Chiesa anche i ladri, i prepotenti, gli sfruttatori, i capitalisti, cioè coloro che sono come dei malati da guarire, degli indemoniati da liberare, dei ciechi da salvare, dei morti da risuscitate.

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11 Giugno: Il Terzo

La vera novità del cristianesimo è l'amore trinitario di Dio in noi, che è la perfetta maniera di amare. Questa è la vita eterna:
il modo di amare di Dio in noi, e tale modo ci fa entrare poco alla volta nel Regno, ci libera dall'egoismo distruttore.
L’amore a due - sposo con la sposa; amico con l'amico; fratello col fratello; madre col figlio - corre sempre in noi il pericolo di diventare esclusivo, possessivo, motivo di interesse, introversione, sensualità.
La carità, cioè il modo di amare di Dio, corregge questa tensione, introduce un terzo elemento che catalizza l'interesse e lo trascina verso la generosità, la gratuità, l'universalità dell'amore stesso.
Due sposi che amano solo se stessi finiscono col diventare egoisti, chiusi, e poco alla volta esauriscono il loro amore. Se in loro si introduce la carità, cioè il modo trinitario di amarsi, la loro unione trova sempre un motivo di novità, un correttivo alla sensualità, un richiamo ideale che li porta come fuori di sé, in una dimensione autenticamente divina.
E l'accettazione del «figlio», che cos'è se non il concretizzarsi di questo «terzo», presente nel loro amore, che li aiuterà ad uscire dal loro potenziale egoismo?
E così per qualsiasi altro rapporto d'amore tra gli uomini o tra gli uomini e le cose.
L'amore umano tende a realizzare un amore a due; la carità c'insegna a tener sotto gli occhi il Terzo presente.
Oh, lo so che sono immagini, ma anche queste servono! Dio nel suo amore è Trinità, e l'amore è l'immagine della Trinità.

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12 Giugno: Pienezza e gioia

Si dice che il mistero della Trinità è incomprensibile e può anche darsi!
Ma è così semplice quando lo vivi!
Nulla è così luminoso e vero quando lo sperimenti.
Che sarebbe il Padre senza Gesù?
E che sarebbe Gesù senza il Padre?
E dove sarebbe la pienezza e la gioia senza lo Spirito che li unisce? Che fa di tre uno?
Avete mai provato a pensare al grido di Gesù nella notte, la sua preghiera nel deserto o nel Getsemani?
Se non ci fosse il Padre che gli risponde, che realtà sarebbe la sua, la nostra?
Che solitudine quella di un Dio solo nella sua spaventosa unità!
No, Gesù ha gridato e il Padre gli ha risposto e l'amore è la loro eterna unità.
Quale gioia lo Spirito!
Fa di tre uno e nell'unità ritrovata c'è tutta la felicità di Dio!
Quando nel deserto ho sperimentato il mistero dell'amore di Dio come Trinità, mi rotolavo di gioia nella sabbia gridando:
«Anch'io ti amo!».
Nella presa di Lui, come comunicazione vitale, avvertivo la relatività di tutte le cose e l'assoluto della nostra partecipazione alla vita divina che è l'eterno amore di Dio.
E la ragione, dove si era ficcata?
Lei sempre pronta a far domande indiscrete, dove si era nascosta mentre io contemplavo?
Era in ginocchio vicino, nella sabbia arida, ridotta finalmente al silenzio; anch'essa folgorata come lo ero io.
Piccola come vuole l'amore.
E io dicevo estasiato: grazie mio Dio!
Grazie.

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13 Giugno: La carità sospinge

La visione del male ci ha rattristato, scandalizzato; la compassione per l'uomo, specie se innocente, ci ha angosciato.
Che cosa ne deduciamo da tutto ciò?
La risposta è semplice: tocca a noi agire.
Le cose ci chiamano, la carità ci sospinge.
Si direbbe che tutto è fatto per impegnare la nostra vita all azione.
La vista della turpitudine, la compassione per l'uomo che soffre, il disordine che vediamo attorno a noi non ci possono lasciare nel disinteresse.
Ecco cosa ha scritto Francesco d'Assisi già ai suoi tempi:
«Signore...
fa di me uno strumento della tua pace:
dove c'è odio, ch'io porti l'amore; dove c'è offesa, ch'io porti il perdono; dove c'è discordia, ch'io porti l'unione; dove c'è l'errore, ch'io porti la verità; dove c'è il dubbio, ch'io porti la fede; dove c'è la disperazione, ch'io porti la speranza; dove c'è tenebra, ch'io porti la luce; dove c'è tristezza, ch'io porti la gioia».
Non è poco, e la nostra esistenza può davvero illuminarsi in una vita di luce sfolgorante.

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14 Giugno: Sforzati ad amare

Il deserto è sempre uguale, il cielo è sempre bello, la pista deserta.
L'unica cosa sempre nuova è Dio ma per parlare di Lui bisogna essere segretari molto bravi e attenti e non sempre si ottiene qualcosa. In più piace a Lui regalarci lunghi periodi di fede pura durante i quali non c'è che da far silenzio e sforzarsi di amare, di amare come si può con questo povero cuore di carne vecchia e rancida, dal quale non si può spremere se non iniquità e miseria.
Cosa vuol dire?
Ma oggi ho il cuore pieno di Gesù e ti potrei scrivere un romanzo. Quante cose mi ha detto il Signore questa notte! Soprattutto una che ti voglio subito dire.
Vuoi il segreto di tutto? Vuoi il riassunto condensato condensato del Vangelo? Vuoi la formula piccola piccola, facile facile per correre, volare nella via della santità?
Eccola: «sforzati ad amare».
Non ti dico ama, perché non è cosa facile. Amare certe antipatiche «sorelle» che ci vivono e prosperano accanto, è cosa quasi impossibile. Ti dico invece «sforzati» ad amare perché la traduzione in atto di un proposito è quasi sempre fatta sulla croce. Nulla di ciò che è veramente vero e buono e santo ci è facile. Occorre uno sforzo. E la croce applicata sul nostro povero cuore, e al contatto di essa la vita ritorna a circolare.

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15 Giugno: Che vale di più

«Come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi. Rimanete nel mio amore».
E il mio amore per voi è eterno, invincibile.
Fate anche voi come io ho fatto, amate come io ho amato e conoscerete cosa significa la beatitudine. E tenete conto che un atto di misericordia vale più di un atto di furbizia, e che la diplomazia che mettete nei vostri rapporti è paglia portata via dal vento.
E non dimenticate che è meglio perdere che vincere, quando perdere significa essersi abbassati davanti al fratello.
Volete il segreto per correre velocemente sulla strada dell'amore e per godere una grande pace del cuore?
Eccolo:
- Desiderate l'ultimo posto davanti a chi amate;
- abbassatevi volontariamente come io mi sono abbassato pur essendo Dio;
- preoccupatevi di amare e non di essere amati;
- non cercate la gloria umana, ma il servizio degli uomini;
- non credete alla violenza delle armi, nemmeno a quella che fa le rivoluzioni;
- credete alla violenza dell'amore;
- non agitatevi per convertire il mondo, ma agitatevi per convertire voi stessi;
- più sarete piccoli e poveri, più sarete felici;
- quando l'amore vi crocifiggerà, ricordatevi che vi sono vicino.

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