Gloria a colui che mai poté essere misurato da noi. Il nostro cuore è troppo piccolo per lui, e debole anche la nostra mente. La nostra piccolezza è disorientata dalla ricchezza dei suoi discernimenti. Gloria a colui che sa tutto, e che si è sottomesso a domandare, per ascoltare e apprendere ciò che [già] sapeva, per rivelare, con le sue domande, il tesoro dei suoi benefici.
| Benedetto il pastore divenuto agnello per la nostra propiziazione. Benedetto il tralcio divenuto coppa della nostra salvezza. Benedetto il grappolo, fonte del farmaco della vita. Benedetto anche l'agricoltore, lui che divenne il chicco seminato e il covone mietuto, l'architetto fattosi torre del nostro rifugio. | Benedetto colui che si è messo a punto i sensi delle nostre menti per cantare sulle nostre cetre ciò che non può cantare la bocca di un volatile nelle sue melodie. Gloria a colui che vide quanto ci piaceva farci simili agli animali nella nostra ira e nella nostra avidità, e scese diventando uno di noi, affinché noi diventassimo celesti.
Nat III. 11.15-16, pp. 154.156-157 |