L’ubbidienza precede ed è indispensabile alla sottomissione; infatti essa non implica un personale ragionamento, bensì un “cieco” abbandono, una piena fiducia alla volontà dell’altro (non opero per mia volontà ma per volontà di un altro).
Bisogna precisare che l’ubbidienza opera nel nostro cuore, sede dell’anima, e non nella mente, sede dello spirito.
La sottomissione cambia lo spirito di chi si sottomette; non cerca una giustificazione su ciò che si è chiamati a compiere, perché, sottomessi, pensiamo e ragioniamo secondo lo spirito di colui a cui ci sottomettiamo; non lascia spazio alla nostra carne di ribellarsi, né di giudicare o accusare l’operato dell’autorità.
(“Sottomettevi dunque a Dio, opponetevi al diavolo ed egli fuggirà da voi” – Giac. 4:7).
Il rapporto con i nostri conduttori, sebbene uomini, è un rapporto spirituale che, per il nostro bene, bisogna che venga reso duraturo nel tempo con l’ubbidienza e la sottomissione nell’amore, al fine di evitare ribellioni e ragionamenti carnali su cose spirituali.
Vittorie sul male e protezioni dagli spiriti maligni accompagnano le sottomissioni ai servi di Dio:
Davide rimase sottomesso a Saul, nonostante questi lo volesse uccidere, solo perchè lo considerava l’unto del Signore e non rispose male al male, cosicché il Signore lo protesse sempre e gli diede vittorie sui nemici. Eliseo non abbandonò mai Elia, ma a questi si sottomise, rimase al suo servizio, ottenendo la parte doppia del suo spirito.
L’esempio più alto ci viene da Gesù, basti pensare, infatti, alla sua completa sottomissione al Padre, tant’è che egli mai peccò, mai cadde sotto il controllo di spiriti maligni, ma resistette e soffrì per compiere non la sua volontà ma la volontà del Padre.
Sottomettersi, infatti, significa rinunciare alla propria volontà e, insieme all’ubbidienza, è la via verso la santità.
Uno dei discepoli che imparò che essere santi significa sottomettersi a Dio e non solo ubbidirgli fu Pietro che, dopo le sue esperienze, è arrivato a scrivere nelle sue lettere che la purificazione delle nostre anime avviene con l’ubbidienza e la gloria di Dio si manifesta in noi attraverso la sottomissione.
Pietro più volte ha cercato la via della santità con le sue forze, con la sua volontà, cercando di ubbidire secondo la sua logica e finendo spesso a giudicare ciò che Gesù faceva o diceva.
La santità non la raggiungeremo cercando di considerare da noi stessi la volontà di Dio per concludere, delusi che, nonostante gli sforzi e i sacrifici fatti, nessun cambiato è avvenuto in noi e nessun vantaggio ci è stato reso nell’avere fatto il bene.
Posso operare bene, ma se non sono sottomesso non ho lo spirito, non ho la retta conoscenza, per rallegrarmi di ciò che faccio nel Signore, cammino ancora secondo la carne che si ribella al bene.
[Modificato da pedrodiaz 29/03/2009 16:50]
Pedro