CRISTIANI   Nelle mani del Padre

Noi crediamo unicamente in Gesù Cristo unigenito Figlio di Dio,
unica VIA, VERITA' e VITA e nostro unico SALVATORE.

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11 - COMMENTO AL VANGELO DI GIOVANNI

Ultimo Aggiornamento: 07/07/2009 18:31
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07/07/2009 18:30
 
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OMELIA 11
(Jn 2,23-25 Jn 3,1-5).


Jn 2,23-25; 3,1-5)


Bisogna nascere di nuovo.
Ci sono due nascite: una dalla carne, l'altra dallo Spirito. Ambedue sono irripetibili. Cerca d'intendere la nascita spirituale così come Nicodemo comprese quella secondo la carne. Chi nasce dalla Chiesa cattolica, nasce da Sara; chi nasce dall'eresia, nasce dalla schiava, sempre pero dal seme di Abramo.

1. Viene a proposito la lettura evangelica che il Signore oggi ci ha procurato. Nella nostra esposizione e spiegazione del Vangelo secondo Giovanni noi seguiamo, come la vostra Carità ha potuto rendersi conto, l'ordine seguito dallo stesso evangelista. Si, viene a proposito quello che oggi avete ascoltato dal Vangelo: Nessuno può vedere il regno di Dio se non nasce di nuovo da acqua e Spirito (Jn 3,5). E' giunto, infatti, il momento di rivolgere l'esortazione a voi che siete ancora catecumeni, e che, sebbene crediate già in Cristo, portate ancora il fardello dei vostri peccati. Ora, nessuno che sia carico di peccati, potrà vedere il regno dei cieli; poiché non regnerà con Cristo se non chi ha ottenuto la remissione dei peccati; e i peccati non sono rimessi se non a chi rinasce da acqua e Spirito Santo. Ma badiamo al senso di ogni parola; così gli indolenti vedranno con quanta sollecitudine bisogna affrettarsi a deporre il carico. Se avessero sulle spalle una soma pesante, come pietre o legna, o anche un carico prezioso, come frumento, vino o denaro, andrebbero di corsa a scaricarsi. Portano il carico dei loro peccati, e vanno così lenti! E' necessario correre a deporre un carico che opprime e sommerge.

(Gesù non si fidava di loro.)

2. 2. Avete sentito, dunque, che mentre il Signore Gesù Cristo stava a Gerusalemme per la festa di Pasqua, molti credettero nel suo nome, vedendo i segni che egli faceva. Molti credettero nel suo nome; e che cosa segue? Ma Gesù non si fidava di loro (Jn 2,23-24). Che vuol dire: Essi credevano nel suo nome, e Gesù non si fidava di loro? Forse perché non avevano creduto, ma fingevano di credere, per questo Gesù non si fidava di loro? Ma allora l'evangelista non direbbe: Molti credettero nel suo nome, se non potesse rendere loro un'autentica testimonianza. Si tratta dunque di qualcosa di grande e di misterioso: gli uomini credono in Cristo, e Cristo non si fida di loro. Soprattutto perché essendo Figlio di Dio, egli soffri volontariamente; se non avesse voluto non avrebbe sofferto; se non avesse voluto, neppure sarebbe nato; e se avesse voluto, avrebbe potuto soltanto nascere e non morire, e qualunque altra cosa avesse voluto, avrebbe potuto farla, perché è il Figlio onnipotente del Padre onnipotente. I fatti lo dimostrano. Quando tentarono di prenderlo, sfuggi loro di mano; lo dice il Vangelo: Volendo essi precipitarlo dal ciglio della collina, si allontano da loro illeso (Lc 4,29-30). E quando vennero per arrestarlo, dopo che già era stato venduto da Giuda il traditore, il quale credeva di poter disporre del suo maestro e Signore, anche allora il Signore fece vedere che la sua passione era volontaria, non forzata. Infatti, ai Giudei che erano venuti per arrestarlo, disse: Chi cercate? Gli risposero: Gesù il Nazareno. E lui: Sono io! Udita questa voce, indietreggiarono e caddero in terra (Jn 18,4-6). Atterrandoli con la sua risposta, mostro la sua potenza, affinché si vedesse la sua volontà nel momento stesso che veniva da essi catturato. La sua passione, dunque, fu espressione di misericordia. Fu consegnato alla morte per le nostre colpe, e risuscito per la nostra giustificazione (Rm 4,25). Ascoltalo: Ho il potere di dare la mia vita, e il potere di riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie; la do da me, e di nuovo la riprendo (Jn 10,18). Avendo dunque

un così grande potere, come a parole dichiaro e con i fatti dimostro, per qual motivo Gesù non si fidava di quelli, quasi potessero fargli del male contro la sua volontà, o potessero fare alcunché senza la sua volontà, soprattutto trattandosi di chi aveva già creduto nel suo nome? L'evangelista, infatti, dice che credettero nel suo nome quelli stessi di cui subito dopo dice: ma Gesù non si fidava di loro. Perché? Perché egli conosceva tutti e non aveva bisogno che altri gli desse testimonianza sull'uomo; egli, difatti, sapeva che cosa c'era nell'uomo (Jn 2,24-25). L'Autore sapeva, meglio della sua opera, che cosa c'era in essa. Il Creatore dell'uomo sapeva che cosa c'era nell'uomo, mentre l'uomo creato non lo sapeva. Non lo dimostra anche il caso di Pietro, che non sapeva che cosa c'era in lui quando esclamo: Sono pronto a venire con te anche alla morte? Ascolta come il Signore sapeva che cosa c'era nell'uomo: Tu con me fino alla morte? In verità, in verità ti dico, prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte (Mt 26,33-34 Lc 22,33-34). L'uomo quindi non sapeva che cosa c'era in lui, ma il Creatore dell'uomo sapeva che cosa c'era nell'uomo. Molti, tuttavia, credettero nel suo nome, ma Gesù non si affidava a loro. Che dire, o fratelli? ciò che vien dopo forse c'indicherà il significato di queste misteriose parole. Che gli uomini avessero creduto in lui è chiaro, è certo; nessuno può dubitarne, lo dice il Vangelo, lo attesta l'evangelista verace. E altrettanto chiaro è che Gesù non si fidava di loro, e nessun cristiano può dubitarne, perché anche questo lo dice il Vangelo e lo attesta il medesimo evangelista verace. Perché dunque essi credettero nel suo nome, e Gesù non si fidava di loro? Vediamo il seguito.

(Tali sono i catecumeni.)

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