CRISTIANI   Nelle mani del Padre

Noi crediamo unicamente in Gesù Cristo unigenito Figlio di Dio,
unica VIA, VERITA' e VITA e nostro unico SALVATORE.

💝

 

 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

APOCALISSE DI SAN GIOVANNI APOSTOLO

Ultimo Aggiornamento: 10/01/2010 17:45
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 839
Città: ROMA
Età: 37
Sesso: Femminile
10/01/2010 17:42
 
Quota

CAPITOLO SECONDO - RIFLESSIONE

APOCALISSE DI SAN GIOVANNI APOSTOLO

 

CAPITOLO SECONDO


   

LETTERA ALLE CHIESE: DI EFESO


[1]All'angelo della Chiesa di Efeso scrivi: Così parla Colui che tiene le sette stelle nella sua destra e cammina in mezzo ai sette candelabri d'oro:

Evangelizzatore della Chiesa di Efeso è stato l’Apostolo Paolo. Gli Atti degli Apostoli contengono diverse notizie su questa Chiesa (Cfr. Atti cc. 19-20). Agli Efesini Paolo scrisse anche una Lettera (Lettera agli Efesini).

Qual è lo stato attuale, o situazione, in cui versa questa comunità? Ma prima di tutto chi è che scrive al suo Angelo?

Non è più Paolo. È lo stesso Cristo Gesù. Non scrive ai fedeli. Scrive a Colui che regge i fedeli.

Chi scrive è “Colui che tiene le sette stelle nella sua destra e cammina in mezzo ai sette candelabri d’oro”.

Scrive all’Angelo della Chiesa di Efeso lo stesso Signore della Chiesa, Colui che regge la Chiesa, Colui che vive in mezzo alla Chiesa.

Scrive all’Angelo della Chiesa di Efeso Colui che ha il governo di tutta la Chiesa e di coloro che reggono in suo nome e con la sua autorità la Chiesa.

Gesù, essendo il Signore della Chiesa, avendo il governo su di essa, può intervenire ogni qualvolta Lui lo ritenga opportuno per rimettere la sua Chiesa nella pienezza della grazia e della verità.

Questa è verità fondamentale: Signore della Chiesa e degli Angeli della Chiesa è solo Cristo Gesù.

Chi crede in questa verità si salva. Chi non crede è già nella falsità, nella menzogna.

Nella Chiesa non c’è autonomia da Cristo Gesù. Nella Chiesa solo Cristo è il Signore. Tutti gli altri sono servi del Signore. Tutti gli altri vivono per ascoltare il Signore. Vivono per servire il Signore.

[2]Conosco le tue opere, la tua fatica e la tua costanza, per cui non puoi sopportare i cattivi; li hai messi alla prova quelli che si dicono apostoli e non lo sono e li hai trovati bugiardi.

L’Angelo della Chiesa di Efeso è un operaio che lavora bene. Ha il discernimento del bene e del male. Ha saggezza e prudenza. Sa vedere chi è nella verità di Cristo Gesù. Sa smascherare chi non lo è.

Le opere in sé sono buone. Questa verità è visibile e ognuno la può constatare. Ognuno può vedere ciò che appare. Ciò che appare in questo Angelo è conforme al retto operare di un buon amministratore dei misteri di Dio.

Questo Angelo ha una vera avversione contro il male. Non può sopportare i cattivi. Sono cattivi tutti coloro che rifiutano Cristo, lo combattono, lo negano, non lo servono secondo verità.

Questo Angelo non ama i cattivi. Sa metterli alla prova. Sa trovare la loro menzogna.

[3]Sei costante e hai molto sopportato per il mio nome, senza stancarti.

Questo Angelo possiede una grande virtù, anzi due: la costanza e la sopportazione.

È costante nel suo ministero. Per il nome di Cristo Gesù sopporta ogni cosa, senza stancarsi.

Questo Angelo cammina dritto sulla via della verità perseverando in essa, nonostante le persecuzioni che si abbattono su di lui.

Uno che lo vede dall’esterno potrebbe dire che tutto è bene in lui.

Ma l’uomo vede in faccia. Dio vede nel cuore.

Gesù vede il cuore dei suoi Angeli. Questo Angelo nel cuore è carente di qualcosa.

[4]Ho però da rimproverarti che hai abbandonato il tuo amore di prima.

Questo Angelo ha abbandonato l’amore di prima.

È l’amore la verità della nostra missione. Una missione compiuta senza amore, con poco amore, con scarso amore, è una missione che non produce frutti.

È una missione che non dona vera salvezza.

Cosa è infatti la salvezza se non portare ogni uomo nel grande amore di Cristo Gesù, amore sino alla fine, amore di croce, amore che non si risparmia in nulla, amore che in tutto si consuma per la vita dei suoi fratelli?

Abbandonare l’amore è cadere in una esteriorità sterile, senza frutto di vita eterna né per noi, né per gli altri.

La vitalità del nostro apostolato, della nostra missione, è l’amore. Perso l’amore tutto si perde. Chi abbandona l’amore altro non fa che rinunziare alla verità della sua missione.

[5]Ricorda dunque da dove sei caduto, ravvediti e compi le opere di prima. Se non ti ravvederai, verrò da te e rimuoverò il tuo candelabro dal suo posto.

Urge che quest’Angelo ritorni nel suo amore di un tempo. È necessario che compia le opere di prima.

Le Parole di Cristo Gesù sono perentorie. Esaminate frase per frase, ci rivelano tre grandissime verità.

Ricorda dunque da dove sei caduto: chi vuole riprendere il cammino interrotto, sospeso, lasciato, è giusto che ricordi la bellezza degli inizi, quando in lui vi erano zelo, entusiasmo, buona volontà, certezza, rette intenzioni, desideri puri e santi, decisione risoluta e ferma.

Soprattutto è giusto che pensi all’amore con il quale ha iniziato a seguire Cristo Gesù.

Perché all’ora c’era tutta questa ricchezza spirituale nel cuore, mentre oggi è tutta un’opera esterna, fuori di noi, ma senza di noi?

Cosa ha provocato questo? Quali le cause? Quali i motivi interni ed esterni? Quali le circostanze?

Perché si è iniziato bene, ma poi non si è perseverato sino alla fine? Soprattutto perché non si è cresciuti nell’amore? Anzi si è andati diminuendo?

Ricordare la ricchezza di un tempo deve significare per noi non solo volontà di riprendere il cammino, quanto anche certezza di poterlo portare a compimento.

Ciò che prima era possibile, anche ora lo è. Ad una condizione però: che si tolgano tutte le cause che hanno prodotto il rallentamento, o la totale perdita dell’amore di un tempo.

Ravvediti e compi le opere di prima: il ricordo ci dice che è possibile riprendere il cammino. Ma esso da solo non basta. Occorre che il discepolo di Gesù metta di nuovo tutta la sua buona volontà.

Ravvedersi proprio questo significa: confrontarsi con il passato, con la Parola, con il Vangelo, vedere il proprio presente di non bene, o di bene non perfetto e rimettersi sulla giusta via.

Il passato lo vediamo noi, il presente di non bene ce lo indica la Parola della profezia.

Molti di noi non si possono ravvedere proprio perché manca la luce sul proprio presente di non bene, o di bene non perfetto. Non conoscendo il presente secondo verità, neanche lo possono confrontare con il passato di bene perfetto.

La causa di molta mancata santità nella Chiesa è proprio l’incapacità di leggere secondo verità il proprio presente di non perfetta santità, o bontà di quanto si sta operando.

L’incapacità è data dal peccato personale. Quando il peccato veniale prende posto nel cuore e vi sosta in modo abituale a poco a poco rende gli occhi del nostro spirito pieni di polvere e questi non possono più scorgere che la nostra vita sta rovinosamente scivolando verso l’imperfezione.

Quando poi nel cuore si annida il peccato mortale, gli occhi dello spirito vengono totalmente infangati, oscurati, accecati.

È in questo accecamento che bene e male si confondono. Non si discerne più il bene. Non si distingue più il male. Bene e male divengono una cosa sola.

Per grazia di Dio sulla Chiesa vigila il Signore e per immenso amore Lui interviene, svela le tenebre del nostro peccato, sia veniale che mortale, legge le nostre opere e ci attesta che esse non sono secondo la sua eterna verità, vede il nostro amore e ci comunica che esso non è perfetto, non è santo, non è quello di un tempo.

Questa rivelazione viene accompagnata da un invito perentorio al ravvedimento, a riprendere l’amore, la verità, la gioia, la pace, le altre virtù dalle quali siamo caduti.

Viene chiamata all’opera la nostra volontà, perché si decida a seguire il comando di Cristo Gesù.

Se non ti ravvederai, verrò da te e rimuoverò il tuo candelabro dal suo posto: Nella vita del discepolo di Gesù ci sono cose private e cose pubbliche; cose per se stesso e cose per gli altri.

Ognuno della sua vita può fare ciò che vuole, assumendosi però ogni responsabilità dinanzi al Signore.

Ognuno però non può fare ciò che vuole quando la sua vita riguarda i suoi fratelli.

Chi è investito della responsabilità di apostolo del Signore in mezzo al suo gregge, deve al gregge del Signore tutto il suo amore.

Lui è chiamato ad amare alla stessa maniera di Cristo Gesù: sino alla fine, sino alla morte di croce, con un amore sempre nuovo, sempre vivo, senza stanchezza, senza riserve, senza pause.

Questo amore deve ogni giorno crescere sempre di più in lui, fino ad avvolgere tutti gli attimi della sua vita, ogni spazio della sua esistenza.

Questo amore deve essere la sua stessa vita. Lui deve vivere solo per amare il gregge del Signore. Altri amori non possono sussistere in lui. Altri amori sono sempre contro quest’unico amore.

L’apostolo del Signore può anche avere una sua vita privata, particolare. Ma questa le serve solo per rifondarsi nell’amore, per rinnovarsi in esso, per verificarsi, per ritrovare nuovi slanci, nuovi impulsi, nuovo zelo, nuova vita.

Tutto ciò che è privato in lui – ed è giusto che vi siamo di questi momenti privati, lontano dagli occhi del mondo – deve servire per far crescere il suo amore per il gregge del Signore Gesù.

Poiché lui vive solo per amare il gregge, se non ama il gregge, il suo ministero non ha ragion d’esistere.

Se non ha ragion d’esistere è giusto che il Signore gli tolga l’incarico e glielo dia ad un altro.

Ma sempre il Signore interviene per allontanare dal suo ministero coloro che non amano il gregge allo stesso modo in cui lo ha amato Lui, Pastore supremo delle pecore.

Le vie, le modalità, le forme storiche dei suoi interventi le conosce solo il Signore. Chiunque è pastore deve però sapere che lui mai si potrà considerare arbitro assoluto della sua vita e del suo ministero. Sopra di lui vigila il Signore e il Signore sa come intervenire per far sì che le pecore abbiano un pastore che li ami con sapienza, intelligenza, saggezza di Spirito Santo, grande carità, con la stessa carità crocifissa di Cristo Gesù. Lui sa come agire efficacemente nella storia. Questa verità deve conoscere ogni pastore.

Le parole di Gesù non consentono alcun fraintendimento: Se non ti ravvederai, verrò da te e rimuoverò il tuo candelabro dal suo posto”.

Ma sempre il Signore è intervenuto nella storia per operare queste rimozioni. Un esempio è sufficiente per confermare questa verità.

Isaia - cap. 22,1-25: “Oracolo sulla valle della Visione. Che hai tu dunque, che sei salita tutta sulle terrazze, città rumorosa e tumultuante, città gaudente? I tuoi caduti non sono caduti di spada né sono morti in battaglia. Tutti i tuoi capi sono fuggiti insieme, fatti prigionieri senza un tiro d'arco; tutti i tuoi prodi sono stati catturati insieme, o fuggirono lontano. Per questo dico: Stornate lo sguardo da me, che io pianga amaramente; non cercate di consolarmi per la desolazione della figlia del mio popolo. Poiché è un giorno di panico, di distruzione e di smarrimento, voluto dal Signore, Dio degli eserciti. Nella valle della Visione un diroccare di mura e un invocare aiuto verso i monti.

Gli Elamiti hanno preso la faretra; gli Aramei montano i cavalli, Kir ha tolto il fodero allo scudo. Le migliori tra le tue valli sono piene di carri; i cavalieri si sono disposti contro la porta. Così egli toglie la protezione di Giuda. Voi guardavate in quel giorno alle armi del palazzo della Foresta; le brecce della città di Davide avete visto quante fossero; avete raccolto le acque della piscina inferiore, avete contato le case di Gerusalemme e demolito le case per fortificare le mura; avete costruito un serbatoio fra i due muri per le acque della piscina vecchia; ma voi non avete guardato a chi ha fatto queste cose, né avete visto chi ha preparato ciò da tempo. Vi invitava il Signore, Dio degli eserciti, in quel giorno al pianto e al lamento, a rasarvi il capo e a vestire il sacco.

Ecco invece si gode e si sta allegri, si sgozzano buoi e si scannano greggi, si mangia carne e si beve vino: Si mangi e si beva, perché domani moriremo! Ma il Signore degli eserciti si è rivelato ai miei orecchi: Certo non sarà espiato questo vostro peccato, finché non sarete morti, dice il Signore, Dio degli eserciti. Così dice il Signore, Dio degli eserciti: Rècati da questo ministro, presso Sebnà, il maggiordomo, che si taglia in alto il sepolcro e si scava nella rupe la tomba: Che cosa possiedi tu qui e chi hai tu qui, che ti stai scavando qui un sepolcro? Ecco, il Signore ti scaglierà giù a precipizio, o uomo, ti afferrerà saldamente, ti rotolerà ben bene a rotoli come palla, verso un esteso paese. Là morirai e là finiranno i tuoi carri superbi, o ignominia del palazzo del tuo padrone! Ti toglierò la carica, ti rovescerò dal tuo posto.

In quel giorno chiamerò il mio servo Eliakìm, figlio di Chelkia; lo rivestirò con la tua tunica, lo cingerò della tua sciarpa e metterò il tuo potere nelle sue mani. Sarà un padre per gli abitanti di Gerusalemme e per il casato di Giuda. Gli porrò sulla spalla la chiave della casa di Davide; se egli apre, nessuno chiuderà; se egli chiude, nessuno potrà aprire. Lo conficcherò come un paletto in luogo solido e sarà un trono di gloria per la casa di suo padre. A lui attaccheranno ogni gloria della casa di suo padre: discendenti e nipoti, ogni vaso anche piccolo, dalle tazze alle anfore. In quel giorno oracolo del Signore degli eserciti cederà il paletto conficcato in luogo solido, si spezzerà, cadrà e andrà in frantumi tutto ciò che vi era appeso, perché il Signore ha parlato”.

Che nessuno pensi l’impensabile: che sia lui il pastore assoluto delle pecore. Pastore è Cristo Gesù. Ogni altro deve pascere il gregge con il suo amore, la sua verità, la sua Parola, il suo Cuore, la sua Intelligenza, la sua Sapienza.

Se questo non avviene, il Signore sa come intervenire perché il suo gregge abbia sempre pastori che lo pascano secondo il Suo cuore e la Sua volontà.

[6]Tuttavia hai questo di buono, che detesti le opere dei Nicolaìti, che anch'io detesto.

Che sia caduto dall’amore, non significa però che l’Angelo della Chiesa di Efeso si sia lasciato andare nel suo ministero, abbia smesso di operare quel santo e giusto discernimento, necessario per guidare le pecore nella verità del Signore.

Lui è perfetto nella verità. È perfetto nelle opere. È solo carente del grande amore, senza del quale prima o poi si cade anche dalla perfezione delle opere e del sano discernimento.

Il Signore gli riconosce il bene che lui sta facendo al suo gregge, proteggendolo e custodendolo dal cadere nell’errore, nella falsità, nell’idolatria.

L’Angelo della Chiesa di Efeso detesta i Nicolaiti e anche il Signore li detesta.

Chi sono questi Nicolaiti e in che cosa consiste il loro errore così grave da essere detestato dallo stesso Cristo Gesù.

Secondo una antica tradizione i Nicolaiti erano i seguaci della dottrina del diacono Nicola, uno dei primi sette diaconi istituiti dallo stesso San Pietro.

Negli Atti degli Apostoli troviamo scritto: “Piacque questa proposta a tutto il gruppo ed elessero Stefano, uomo pieno di fede e di Spirito Santo, Filippo, Pròcoro, Nicànore, Timòne, Parmenàs e Nicola, un proselito di Antiochia” (At 6,5).

Poi non si sa più nulla di quest’uomo. C’è l’oscurità più grande.

In Apocalisse troviamo ancora scritto a proposito di questa falsa dottrina: “Così pure hai di quelli che seguono la dottrina dei Nicolaìti” (Ap 1,15). “Ma ho da rimproverarti che lasci fare a Iezabèle, la donna che si spaccia per profetessa e insegna e seduce i miei servi inducendoli a darsi alla fornicazione e a mangiare carni immolate agli idoli” (Ap 1,20).

Da questi due versetti (15 e 20 del c. 1), si deve concludere una sola verità. La dottrina dei Nicolaiti consisteva in errori di verità, di morale, di culto.

L’errore contro la verità consiste nel non adorare il solo Cristo Signore, favorendo una specie di sincretismo tra fede in Cristo e idolatria.

L’errore contro la morale è raffigurabile nel non dominio della concupiscenza, nel dare ad essa ogni sfogo peccaminoso.

L’errore contro il culto si riscontra nella frequentazione dei cristiani ai banchetti degli animali immolati agli idoli.

C’è nella dottrina dei Nicolaiti un assenza totale della verità, della fede, della moralità che nasce dalla Parola di Cristo Gesù.

C’è un sincretismo tra morale ed immorale, verità e falsità, rettitudine e lassismo, perpetrato però in nome della retta fede in Cristo Gesù, o nel nome del Signore.

Da puntualizzare che la fornicazione nel linguaggio biblico è si l’idolatria, ma spesso l’idolatria stessa diveniva vera e propria fornicazione, lussuria sfrenata, culto stesso della fecondità e di ogni mezzo illecito ad essa connesso.

Le orge spesso erano il pane di cui si nutrivano tutti i cultori dell’idolatria.

In tal senso vale proprio la pena leggere quali sono i peccati causati dall’idolatria. Tutti i peccati sono ascrivibili all’idolatria. Ecco come la Parola del Signore è chiara al riguardo:

Sapienza - cap. 14,22-31: “Poi non bastò loro sbagliare circa la conoscenza di Dio; essi, pur vivendo in una grande guerra d'ignoranza, danno a sì grandi mali il nome di pace. Celebrando iniziazioni infanticide o misteri segreti, o banchetti orgiastici di strani riti non conservano più pure né vita né nozze e uno uccide l'altro a tradimento o l'affligge con l'adulterio. Tutto è una grande confusione: sangue e omicidio, furto e inganno, corruzione, slealtà, tumulto, spergiuro; confusione dei buoni, ingratitudine per i favori, corruzione di anime, perversione sessuale, disordini matrimoniali, adulterio e dissolutezza. L'adorazione di idoli senza nome è principio, causa e fine di ogni male. Gli idolatri infatti o delirano nelle orge o sentenziano oracoli falsi o vivono da iniqui o spergiurano con facilità.

Ponendo fiducia in idoli inanimati non si aspettano un castigo per avere giurato il falso. Ma, per l'uno e per l'altro motivo, li raggiungerà la giustizia, perché concepirono un'idea falsa di Dio, rivolgendosi agli idoli, e perché spergiurarono con frode, disprezzando la santità. Infatti non la potenza di coloro per i quali si giura, ma il castigo dovuto ai peccatori persegue sempre la trasgressione degli ingiusti”.

È questo il motivo per cui la dottrina dei Nicolaiti viene detestata dalla terra e dal Cielo, sulla terra e nel Cielo.

Ultima puntualizzazione è questa: sempre le opere sono sostenute da una dottrina. Chi vuole distruggere le opere, deve prima distruggere la dottrina.

Se non si distrugge la dottrina, si combatterà sempre una battaglia inutile contro le opere.

[7]Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese: Al vincitore darò da mangiare dell'albero della vita, che sta nel paradiso di Dio.

La verità della propria vita è affidata all’ascolto da parte della persona che è uscita dalla verità della sua vita.


Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
 | 
Rispondi

Feed | Forum | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 07:51. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com