CRISTIANI   Nelle mani del Padre

Noi crediamo unicamente in Gesù Cristo unigenito Figlio di Dio,
unica VIA, VERITA' e VITA e nostro unico SALVATORE.

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APOCALISSE DI SAN GIOVANNI APOSTOLO

Ultimo Aggiornamento: 10/01/2010 17:45
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10/01/2010 17:44
 
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DI PERGAMO

[12]All'angelo della Chiesa di Pèrgamo scrivi: Così parla Colui che ha la spada affilata a due tagli:

All’angelo della Chiesa di Pergamo Gesù si presenta come colui che ha la spada affilata a due tagli.

Gesù è il Giudice di ogni azione degli uomini. Giudice vero, esatto, preciso, perfetto.

Lui è il giudice che pesa ogni azione degli uomini con bilancia esattissima al milionesimo di milligrammo. La pesa e la valuta con giustizia perfettissima, divina, eterna.

Nessuno, nel giudizio, potrà dirgli di aver subìto un qualche torto. Tutti dovranno confessare l’imparzialità e l’esattezza di ogni sua sentenza.

Questo non vale solo per il giudizio dell’ultimo giorno, o di quello subito dopo la morte. Il giudizio di Cristo Gesù è anche oggi. Lui viene per giudicare le azioni e i pensieri degli uomini. Viene per dire loro la falsità e la verità, la giustizia o l’ingiustizia di essi.

Viene per manifestare in che cosa si devono correggere e in quale cosa invece devono migliorarsi, perfezionarsi.

Questo giudizio perfetto, esatto, giusto lo abbiamo già notato con gli altri due Angeli (Efeso e Smirne).

[13]So che abiti dove satana ha il suo trono; tuttavia tu tieni saldo il mio nome e non hai rinnegato la mia fede neppure al tempo in cui Antìpa, il mio fedele testimone, fu messo a morte nella vostra città, dimora di satana.

Questo Angelo abita in una città nella quale satana ha il suo trono. Il trono indica potere regale. Il potere regale di satana è la sua falsità, la menzogna, l’inganno, l’ambiguità, ogni altro errore circa la conoscenza di Dio, la sua adorazione, il compimento della sua volontà.

Satana è colui che ha pensato di poter spodestare Dio. Ecco la frase che più di ogni altra si dice qual è il suo peccato: la superbia che lo ha accecato, facendolo pensare come Dio, Dio lui stesso, degno di prendere il posto di Dio.

Il passo citato vale sia per gli uomini che per il principe di questo mondo. Direttamente è riferito ad un uomo, ad un re. Indirettamente, ma principalmente, è a satana che si deve applicare.

Isaia - cap. 14,1-32: “Il Signore infatti avrà pietà di Giacobbe e si sceglierà ancora Israele e li ristabilirà nel loro paese. A loro si uniranno gli stranieri, che saranno incorporati nella casa di Giacobbe. I popoli li accoglieranno e li ricondurranno nel loro paese e se ne impossesserà la casa di Israele nel paese del Signore come schiavi e schiave; così faranno prigionieri coloro che li avevano resi schiavi e domineranno i loro avversari.

In quel giorno il Signore ti libererà dalle tue pene e dal tuo affanno e dalla dura schiavitù con la quale eri stato asservito. Allora intonerai questa canzone sul re di Babilonia e dirai: Ah, come è finito l'aguzzino, è finita l'arroganza! Il Signore ha spezzato la verga degli iniqui, il bastone dei dominatori, di colui che percuoteva i popoli nel suo furore, con colpi senza fine, che dominava con furia le genti con una tirannia senza respiro.

Riposa ora tranquilla tutta la terra ed erompe in grida di gioia. Persino i cipressi gioiscono riguardo a te e anche i cedri del Libano: Da quando tu sei prostrato, non salgono più i tagliaboschi contro di noi. Gli inferi di sotto si agitano per te, per venirti incontro al tuo arrivo; per te essi svegliano le ombre, tutti i dominatori della terra, e fanno sorgere dai loro troni tutti i re delle nazioni. Tutti prendono la parola per dirti: Anche tu sei stato abbattuto come noi, sei diventato uguale a noi. Negli inferi è precipitato il tuo fasto, la musica delle tue arpe; sotto di te v'è uno strato di marciume, tua coltre sono i vermi.

Come mai sei caduto dal cielo, Lucifero, figlio dell'aurora? Come mai sei stato steso a terra, signore di popoli? Eppure tu pensavi: Salirò in cielo, sulle stelle di Dio innalzerò il trono, dimorerò sul monte dell'assemblea, nelle parti più remote del settentrione. Salirò sulle regioni superiori delle nubi, mi farò uguale all'Altissimo. E invece sei stato precipitato negli inferi, nelle profondità dell'abisso! Quanti ti vedono ti guardano fisso, ti osservano attentamente. E` questo l'individuo che sconvolgeva la terra, che faceva tremare i regni, che riduceva il mondo a un deserto, che ne distruggeva le città, che non apriva ai suoi prigionieri la prigione?

Tutti i re dei popoli, tutti riposano con onore, ognuno nella sua tomba. Tu, invece, sei stato gettato fuori del tuo sepolcro, come un virgulto spregevole; sei circondato da uccisi trafitti da spada, come una carogna calpestata. A coloro che sono scesi in una tomba di pietre tu non sarai unito nella sepoltura, perché hai rovinato il tuo paese, hai assassinato il tuo popolo; non sarà più nominata la discendenza dell'iniquo. Preparate il massacro dei suoi figli a causa dell'iniquità del loro padre e non sorgano più a conquistare la terra e a riempire il mondo di rovine.

Io insorgerò contro di loro parola del Signore degli eserciti, sterminerò il nome di Babilonia e il resto, la prole e la stirpe oracolo del Signore. Io la ridurrò a dominio dei ricci, a palude stagnante; la scoperò con la scopa della distruzione oracolo del Signore degli eserciti. Il Signore degli eserciti ha giurato: In verità come ho pensato, accadrà e succederà come ho deciso. Io spezzerò l'Assiro nella mia terra e sui miei monti lo calpesterò. Allora sparirà da loro il suo giogo, il suo peso dalle loro spalle. Questa è la decisione presa per tutta la terra e questa è la mano stesa su tutte le genti. Poiché il Signore degli eserciti lo ha deciso; chi potrà renderlo vano? La sua mano è stesa, chi gliela farà ritirare?

Nell'anno in cui morì il re Acaz fu comunicato questo oracolo: Non gioire, Filistea tutta, perché si è spezzata la verga di chi ti percuoteva. Poiché dalla radice del serpe uscirà una vipera e il suo frutto sarà un drago alato. I poveri pascoleranno sui miei prati e i miseri vi riposeranno tranquilli; ma farò morire di fame la tua stirpe e ucciderò il tuo resto. Urla, porta; grida, città; trema, Filistea tutta, perché dal settentrione si alza il fumo e nessuno si sbanda dalle sue schiere. Che si risponderà ai messaggeri delle nazioni? Il Signore ha fondato Sion e in essa si rifugiano gli oppressi del suo popolo”.

L’Angelo della Chiesa di Pergamo vive in una città tutta consegnata a satana. Satana è il suo re. Satana la governa.

Ciò significa che in questa città regna ogni genere di idolatria e di immoralità.

Dove satana pone il suo trono, impone la sua legge e qual è la sua legge: la disobbedienza totale alla volontà del Signore.

La legge di satana è il vizio, il peccato, la trasgressione, ogni immoralità, ogni nefandezza, ogni bestialità, ogni altra trasgressione pensata e ancora non pensata, fatta e ancora non fatta.

Dove satana ha il suo trono non regna il Signore e per questo l’uomo è senza freni. Questa è la legge di satana: fare dell’uomo un uomo senza legge, un uomo che si fa legge a se stesso e la legge dell’uomo a se stesso è solo il peccato.

Nonostante questo Angelo viva in una città idolatra e ribelle al Signore, lui riesce a tenere saldo il nome del Signore. Riesce a conservarsi fedele alla sua Parola, al suo Amore.

Gesù lo loda perché nel momento della persecuzione – quando Antìpa il suo fedele testimone fu messo a morte proprio nella città dimora di satana – lui non ha rinnegato la fede. Con coraggio l’ha professata senza alcun timore della morte.

Di questo Antìpa non sappiamo nulla. Non abbiamo altre testimonianze dal testo sacro. Ci basta sapere che Gesù lo chiama “Il testimone fedele”. È stato fedele fino alla fine, fino al martirio. Ha sigillato la sua fedeltà con la morte, con il dono della vita.

Lui è fedele con il martirio. È fedele fino al martirio. Lui è l’esempio perfetto del cristiano.

Ancora una volta Gesù attesta la situazione di estrema gravità in cui questo Angelo è chiamato a vivere la sua fedeltà al Signore: nella città, che è dimora di satana.

Satana dimora in questa città, perché tutti i suoi abitanti si sono consegnati all’idolatria, alla falsità, al male.

[14]Ma ho da rimproverarti alcune cose: hai presso di te seguaci della dottrina di Balaàm, il quale insegnava a Balak a provocare la caduta dei figli d'Israele, spingendoli a mangiare carni immolate agli idoli e ad abbandonarsi alla fornicazione.

C’è qualcosa in questo Angelo che non va. Gesù per questo lo rimprovera.

Cosa non va in questo Angelo? Non va la non separazione tra chi pratica il bene secondo la fede e chi invece pratica il male, rivestendosi anche di fede.

Qual è il male che lui non separa dal bene?

Il male è il culto che non è conservato nella sua santità e purezza, perché non è stato isolato dal culto pagano.

Il male è anche l’idolatria e tutti i guai di immoralità che l’idolatria genera, quando essa si impossessa di un cuore, di una mente, di un’anima.

Da puntualizzare subito che su Balaam ci sono nell’Antico Testamento due tradizioni. Quella dei Numeri che è in tutto similare a quella di tutti i restanti libri e un’altra, ricorrente una sola volta, anch’essa dei Numeri.

La tradizione universale è questa:

Numeri - cap. 22,1-41: “Poi gli Israeliti partirono e si accamparono nelle steppe di Moab, oltre il Giordano verso Gerico. Or Balak, figlio di Zippor, vide quanto Israele aveva fatto agli Amorrei e Moab ebbe grande paura di questo popolo, che era così numeroso; Moab fu preso da spavento di fronte agli Israeliti.

Quindi Moab disse agli anziani di Madian: Ora questa moltitudine divorerà quanto è intorno a noi, come il bue divora l'erba dei campi. Balak, figlio di Zippor, era in quel tempo re di Moab. Egli mandò messaggeri a Balaam, figlio di Beor, a Petor che sta sul fiume, nel paese dei figli di Amau, per chiamarlo e dirgli: Ecco un popolo è uscito dall'Egitto; ricopre la terra e si è stabilito di fronte a me; ora dunque, vieni e maledicimi questo popolo; poiché è troppo potente per me; forse così riusciremo a sconfiggerlo e potrò scacciarlo dal paese; so infatti che chi tu benedici è benedetto e chi tu maledici è maledetto.

Gli anziani di Moab e gli anziani di Madian partirono portando in mano il salario dell'indovino; arrivati da Balaam, gli riferirono le parole di Balak. Balaam disse loro: Alloggiate qui stanotte e vi darò la risposta secondo quanto mi dirà il Signore. I capi di Moab si fermarono da Balaam. Ora Dio venne a Balaam e gli disse: Chi sono questi uomini che stanno da te? Balaam rispose a Dio: Balak, figlio di Zippor, re di Moab, mi ha mandato a dire: Ecco, il popolo che è uscito dall'Egitto, ricopre la terra; ora vieni a maledirmelo; forse riuscirò così a batterlo e potrò scacciarlo.

Dio disse a Balaam: Tu non andrai con loro, non maledirai quel popolo, perché esso è benedetto. Balaam si alzò la mattina e disse ai capi di Balak: Andatevene al vostro paese, perché il Signore si è rifiutato di lasciarmi venire con voi. I capi di Moab si alzarono, tornarono da Balak e dissero: Balaam si è rifiutato di venire con noi. Allora Balak mandò di nuovo i capi, in maggior numero e più influenti di quelli di prima. Vennero da Balaam e gli dissero: Così dice Balak, figlio di Zippor: Nulla ti trattenga dal venire da me; perché io ti colmerò di onori e farò quanto mi dirai; vieni dunque e maledicimi questo popolo. Ma Balaam rispose e disse ai ministri di Balak: Quand'anche Balak mi desse la sua casa piena d'argento e oro, non potrei trasgredire l'ordine del Signore, mio Dio, per fare cosa piccola o grande. Nondimeno, trattenetevi qui anche voi stanotte, perché io sappia ciò che il Signore mi dirà ancora.

Dio venne la notte a Balaam e gli disse: Se quegli uomini sono venuti a chiamarti, alzati e và con loro; ma farai ciò che io ti dirò. Balaam quindi si alzò la mattina, sellò l'asina e se ne andò con i capi di Moab. Ma l'ira di Dio si accese perché egli era andato; l'angelo del Signore si pose sulla strada per ostacolarlo. Egli cavalcava l'asina e aveva con sé due servitori. L'asina, vedendo l'angelo del Signore che stava sulla strada con la spada sguainata in mano, deviò dalla strada e cominciò ad andare per i campi. Balaam percosse l'asina per rimetterla sulla strada. Allora l'angelo del Signore si fermò in un sentiero infossato tra le vigne, che aveva un muro di qua e un muro di là. L'asina vide l'angelo del Signore, si serrò al muro e strinse il piede di Balaam contro il muro e Balaam la percosse di nuovo. L'angelo del Signore passò di nuovo più avanti e si fermò in un luogo stretto, tanto stretto che non vi era modo di ritirarsi né a destra, né a sinistra. L'asina vide l'angelo del Signore e si accovacciò sotto Balaam; l'ira di Balaam si accese ed egli percosse l'asina con il bastone. Allora il Signore aprì la bocca all'asina ed essa disse a Balaam: Che ti ho fatto perché tu mi percuota già per la terza volta?

Balaam rispose all'asina: Perché ti sei beffata di me! Se avessi una spada in mano, ti ammazzerei subito. L'asina disse a Balaam: Non sono io la tua asina sulla quale hai sempre cavalcato fino ad oggi? Sono forse abituata ad agire così? Ed egli rispose: No. Allora il Signore aprì gli occhi a Balaam ed egli vide l'angelo del Signore, che stava sulla strada con la spada sguainata. Balaam si inginocchiò e si prostrò con la faccia a terra. L'angelo del Signore gli disse: Perché hai percosso la tua asina già tre volte? Ecco io sono uscito a ostacolarti il cammino, perché il cammino davanti a me va in precipizio. Tre volte l'asina mi ha visto ed è uscita di strada davanti a me; se non fosse uscita di strada davanti a me, certo io avrei già ucciso te e lasciato in vita lei.

Allora Balaam disse all'angelo del Signore: Io ho peccato, perché non sapevo che tu ti fossi posto contro di me sul cammino; ora se questo ti dispiace, io tornerò indietro. L'angelo del Signore disse a Balaam: Va’ pure con quegli uomini; ma dirai soltanto quello che io ti dirò. Balaam andò con i capi di Balak. Quando Balak udì che Balaam arrivava, gli andò incontro a Ir-Moab che è sul confine dell'Arnon, all'estremità del confine. Balak disse a Balaam: Non ti avevo forse mandato a chiamare con insistenza? Perché non sei venuto da me? Non sono forse in grado di farti onore?

Balaam rispose a Balak: Ecco, sono venuto da te; ma ora posso forse dire qualsiasi cosa? La parola che Dio mi metterà in bocca, quella dirò. Balaam andò con Balak e giunsero a Kiriat-Cusot. Balak immolò bestiame grosso e minuto e mandò parte della carne a Balaam e ai capi che erano con lui. La mattina Balak prese Balaam e lo fece salire a Bamot-Baal, da dove si vedeva un'estremità dell'accampamento del popolo.

Numeri - cap. 23,1-30: “Balaam disse a Balak: Costruiscimi qui sette altari e preparami qui sette giovenchi e sette arieti. Balak fece come Balaam aveva detto; Balak e Balaam offrirono un giovenco e un ariete su ciascun altare. Balaam disse a Balak: Fermati presso il tuo olocausto e io andrò; forse il Signore mi verrà incontro; quel che mi mostrerà io te lo riferirò. Andò su di una altura brulla.

Dio andò incontro a Balaam e Balaam gli disse: Ho preparato i sette altari e ho offerto un giovenco e un ariete su ciascun altare. Allora il Signore mise le parole in bocca a Balaam e gli disse: Torna da Balak e parla così. Balaam tornò da Balak che stava presso il suo olocausto: egli e tutti i capi di Moab. Allora Balaam pronunziò il suo poema e disse: Dall'Aram mi ha fatto venire Balak, il re di Moab dalle montagne di oriente: Vieni, maledici per me Giacobbe; vieni, inveisci contro Israele! Come imprecherò, se Dio non impreca? Come inveirò, se il Signore non inveisce? Anzi, dalla cima delle rupi io lo vedo e dalle alture lo contemplo: ecco un popolo che dimora solo e tra le nazioni non si annovera. Chi può contare la polvere di Giacobbe? Chi può numerare l'accampamento d'Israele? Possa io morire della morte dei giusti e sia la mia fine come la loro.

Allora Balak disse a Balaam: Che mi hai fatto? Io t'ho fatto venire per maledire i miei nemici e tu invece li hai benedetti. Rispose: Non devo forse aver cura di dire solo quello che il Signore mi mette sulla bocca?

Balak gli disse: Vieni con me in altro luogo da dove tu possa vederlo: qui ne vedi solo un'estremità, non lo vedi tutto intero; di là me lo devi maledire. Lo condusse al campo di Zofim, sulla cima del Pisga; costruì sette altari e offrì un giovenco e un ariete su ogni altare. Allora Balaam disse a Balak: Fermati presso il tuo olocausto e io andrò incontro al Signore. Il Signore andò incontro a Balaam, gli mise le parole sulla bocca e gli disse: Torna da Balak e parla così.

Balaam tornò da Balak che stava presso il suo olocausto insieme con i capi di Moab. Balak gli disse: Che cosa ha detto il Signore? Allora Balaam pronunziò il suo poema e disse: Sorgi, Balak, e ascolta; porgimi orecchio, figlio di Zippor! Dio non è un uomo da potersi smentire, non è un figlio dell'uomo da potersi pentire. Forse Egli dice e poi non fa? Promette una cosa che poi non adempie? Ecco, di benedire ho ricevuto il comando e la benedizione io non potrò revocare. Non si scorge iniquità in Giacobbe, non si vede affanno in Israele. Il Signore suo Dio è con lui e in lui risuona l'acclamazione per il re. Dio, che lo ha fatto uscire dall'Egitto, è per lui come le corna del bufalo. Perché non vi è sortilegio contro Giacobbe e non vi è magìa contro Israele: a suo tempo vien detto a Giacobbe e a Israele che cosa opera Dio. Ecco un popolo che si leva come leonessa e si erge come un leone; non si accovaccia, finché non abbia divorato la preda e bevuto il sangue degli uccisi.

Allora Balak disse a Balaam: Se proprio non lo maledici, almeno non benedirlo! Rispose Balaam e disse a Balak: Non ti ho già detto, che quanto il Signore dirà io dovrò eseguirlo?

Balak disse a Balaam: Vieni, ti condurrò in altro luogo: forse piacerà a Dio che tu me li maledica di là. Così Balak condusse Balaam in cima al Peor, che è di fronte al deserto. Balaam disse a Balak: Costruiscimi qui sette altari e preparami sette giovenchi e sette arieti. Balak fece come Balaam aveva detto e offrì un giovenco e un ariete su ogni altare.

Numeri - cap. 24,1-25: “Balaam vide che al Signore piaceva di benedire Israele e non volle rivolgersi come le altre volte alla magìa, ma voltò la faccia verso il deserto. Balaam alzò gli occhi e vide Israele accampato, tribù per tribù. Allora lo spirito di Dio fu sopra di lui. Egli pronunziò il suo poema e disse: Oracolo di Balaam, figlio di Beor, e oracolo dell'uomo dall'occhio penetrante; oracolo di chi ode le parole di Dio e conosce la scienza dell'Altissimo, di chi vede la visione dell'Onnipotente, e cade ed è tolto il velo dai suoi occhi. Come sono belle le tue tende, Giacobbe, le tue dimore, Israele! Sono come torrenti che si diramano, come giardini lungo un fiume, come àloe, che il Signore ha piantati, come cedri lungo le acque. Fluirà l'acqua dalle sue secchie e il suo seme come acqua copiosa. Il suo re sarà più grande di Agag e il suo regno sarà celebrato. Dio, che lo ha fatto uscire dall'Egitto, è per lui come le corna del bùfalo. Egli divora le genti che lo avversano, addenta le loro ossa e spezza le saette scagliate contro di lui. Si è rannicchiato, si è accovacciato come un leone e come una leonessa, chi oserà farlo alzare? Chi ti benedice sia benedetto e chi ti maledice sia maledetto!

Allora l'ira di Balak si accese contro Balaam; Balak battè le mani e disse a Balaam: Ti ho chiamato per maledire i miei nemici e tu invece per tre volte li hai benedetti! Ora vattene al tuo paese! Avevo detto che ti avrei colmato di onori, ma ecco, il Signore ti ha impedito di averli. Balaam disse a Balak: Non avevo forse detto ai messaggeri che mi avevi mandato: Quando anche Balak mi desse la sua casa piena d'argento e d'oro, non potrei trasgredire l'ordine del Signore per fare cosa buona o cattiva di mia iniziativa: ciò che il Signore dirà, quello soltanto dirò?

Ora sto per tornare al mio popolo; ebbene vieni: ti predirò ciò che questo popolo farà al tuo popolo negli ultimi giorni.

Egli pronunciò il suo poema e disse: Oracolo di Balaam, figlio di Beor, oracolo dell'uomo dall'occhio penetrante, oracolo di chi ode le parole di Dio e conosce la scienza dell'Altissimo, di chi vede la visione dell'Onnipotente, e cade ed è tolto il velo dai suoi occhi. Io lo vedo, ma non ora, io lo contemplo, ma non da vicino: Una stella spunta da Giacobbe e uno scettro sorge da Israele, spezza le tempie di Moab e il cranio dei figli di Set, Edom diverrà sua conquista e diverrà sua conquista Seir, suo nemico, mentre Israele compirà prodezze. Uno di Giacobbe dominerà i suoi nemici e farà perire gli scampati da Ar.

Poi vide Amalek, pronunziò il suo poema e disse: Amalek è la prima delle nazioni, ma il suo avvenire sarà eterna rovina. Poi vide i Keniti, pronunziò il suo poema e disse: Sicura è la tua dimora, o Caino, e il tuo nido è aggrappato alla roccia. Eppure sarà dato alla distruzione, finché Assur ti deporterà in prigionia. Pronunziò ancora il suo poema e disse: Ahimè! chi potrà sopravvivere, dopo che il Signore avrà compiuto tal cosa? Verranno navi dalla parte di Cipro e opprimeranno Assur e opprimeranno Eber, ma anch'egli andrà in perdizione. Poi Balaam si alzò e tornò al suo paese, mentre Balak se ne andò per la sua strada.


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