CRISTIANI   Nelle mani del Padre

Noi crediamo unicamente in Gesù Cristo unigenito Figlio di Dio,
unica VIA, VERITA' e VITA e nostro unico SALVATORE.

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APOCALISSE DI SAN GIOVANNI APOSTOLO

Ultimo Aggiornamento: 10/01/2010 17:45
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Sesso: Femminile
10/01/2010 17:44
 
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La stessa versione troviamo in:

“Uccisero anche, oltre i loro caduti, i re di Madian Evi, Rekem, Sur, Ur e Reba cioè cinque re di Madian; uccisero anche di spada Balaam figlio di Beor” (Num 31,8).

“Non vi entreranno mai perché non vi vennero incontro con il pane e con l'acqua nel vostro cammino quando uscivate dall'Egitto e perché hanno prezzolato contro di te Balaam, figlio di Beor, da Petor nel paese dei due fiumi, perché ti maledicesse” (Dt 23,5).

“Ma il Signore tuo Dio non volle ascoltare Balaam e il Signore tuo Dio mutò per te la maledizione in benedizione, perché il Signore tuo Dio ti ama” (Dt 23,6).

“Quanto a Balaam, figlio di Beor, l'indovino, gli Israeliti lo uccisero di spada insieme a quelli che avevano trafitto” (Gs 13,22).

“Poi sorse Balak, figlio di Zippor, re di Moab, per muover guerra a Israele; mandò a chiamare Balaam, figlio di Beor, perché vi maledicesse” (Gs 24,9).

“Ma io non volli ascoltare Balaam; egli dovette benedirvi e vi liberai dalle mani di Balak” (Gs 24,10).

“Perché non erano venuti incontro agli Israeliti con il pane e l'acqua e perché avevano prezzolato contro di loro Balaam per maledirli, sebbene il nostro Dio avesse mutato la maledizione in benedizione” (Nee 13,2).

L’altra tradizione, invece, sempre del Libro dei Numeri, è riferita una sola volta. Ecco il testo, al quale si rifà la citazione dell’Apocalisse:

“Proprio loro, per suggerimento di Balaam, hanno insegnato agli Israeliti l'infedeltà verso il Signore, nella faccenda di Peor, per cui venne il flagello nella comunità del Signore” (Num 31,16).

Nel Nuovo Testamento oltre che nell’Apocalisse, in questo solo passo, una sola volta ne parlano rispettivamente San Pietro e Giuda.

“Abbandonata la retta via, si sono smarriti seguendo la via di Balaàm di Bosòr, che amò un salario di iniquità” (2Pt 2,15).

“Guai a loro! Perché si sono incamminati per la strada di Caino e, per sete di lucro, si sono impegolati nei traviamenti di Balaàm e sono  periti nella ribellione di Kore. (Gd 1,11).

Gesù insegna all’Angelo della Chiesa di Pergamo che nessuna commistione è possibile tra la verità e la falsità, tra la sana moralità e l’immoralità, tra la retta adorazione di Dio e l’idolatria.

Questo non discernimento, non separazione, non distinzione, questa comunione di vita tra male e bene, vero e falso, fede e incredulità, adorazione e idolatria può portare gravi danni in seno alla comunità.

Tutti i buoni potrebbero lasciarsi ammaliare dal fascino del male, reputandolo cosa buona, dal momento che colui che deve prendere posizione, lascia correre ogni cosa, permette che questa commistione regni in seno alla Chiesa che Lui è chiamato a governare, vigilando a che nessuna radice velenosa entri in essa.

Santità del culto, verità della fede devono essere sempre tenute separate dalla falsità del culto e della dottrina.

L’Angelo è preposto per vigilare a che questo non accada. Se accade, la sua responsabilità è grande.

Tutta la verità del culto e della fede ben presto potrebbe risultare contagiata e trasformarsi in falsità, in errore e per di più giustificato, legalizzato, permesso da chi è preposto a far sì che questo mai avvenga.

Chi è posto in alto nella Chiesa di Dio deve sapere che ogni sua decisione influisce su tutta la comunità sia in bene che in male.

Siffatte persone non solo vivevano di idolatria, di immoralità, insegnavano agli altri, cioè ai buoni, a praticarla, spacciandola per cosa buona.

Questa è la gravità della non vigilanza, o dell’accoglienza di questo Angelo.

“Hai presso di te”, cioè: vivono con te, nella tua comunità, vivono indisturbati, operano il male senza che tu intervenga, prenda posizione netta.

Tu sei responsabile di tutto il male che essi operano. Potresti impedirlo e non lo fai. Potresti salvare i buoni e lasci che anche loro cadano nella perversione.

La forza di un Angelo è nel suo discernimento. La sua parola deve essere come quella di Cristo Gesù: una spada affilata a doppio taglio.

Bene e male devono essere da lui separati con precisione divina. Questa la sua missione, questo il suo ministero, questo il suo ufficio.

[15]Così pure hai di quelli che seguono la dottrina dei Nicolaìti.

Altra commistione è con i Nicolaiti. Anche questi vivevano indisturbati nella comunità.

Sui Nicolaiti si è già detto ogni cosa, quando si è parlato della Chiesa di Efeso.

[16]Ravvediti dunque; altrimenti verrò presto da te e combatterò contro di loro con la spada della mia bocca.

Gesù non può permettere che la sua comunità sia trascinata tutta nell’errore a causa di una mancata vigilanza, per omissione di ministero da parte di chi è preposto al discernimento.

Questo Angelo è chiamato al ravvedimento, che consisterà per lui nell’intervenire efficacemente al fine di dichiarare bene il bene e male il male, vero il vero e falso il falso.

Se lui non si ravvederà, se lui continuerà nella sua omissione, lo stesso Cristo verrà presto e combatterà contro di loro con la sua Parola, con il suo Giudizio, con ogni genere di discernimento.

È consolante questa verità. Gesù non abbandona il suo gregge. Gesù non è nei pastori solamente. È in essi, ma anche fuori di essi. È con loro, ma anche senza di loro. È per loro, ma anche contro di loro.

Lui è il Giudice vero, imparziale, perfetto, santo, universale. Lui è il Giudice dei pastori e delle pecore, di chi governa e di chi è governato.

Gesù è sopra tutti, prima di tutti, dopo tutti. Lui è. Gli altri possono essere solo in Lui, con Lui, per Lui.

Nessuno potrà mai pensare di essere Cristo, sopra Cristo, senza Cristo, contro Cristo.

Il governo della Chiesa è solo di Cristo Gesù. Tutti gli altri lo devono esercitare in Lui, con Lui, per Lui, in ascolto sempre della sua voce.

Ciò che Cristo dice, ha anche il potere di realizzarlo.

Lui viene, è venuto, verrà sempre per combattere contro la falsità e l’errore che di tempo in tempo si insinua nella sua Chiesa.

Questa è verità assoluta.

[17]Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese: Al vincitore darò la manna nascosta e una pietruzza bianca sulla quale sta scritto un nome nuovo, che nessuno conosce all'infuori di chi la riceve.

Qual è il premio per questo Angelo se avrà ascoltato la voce del suo Signore? Se avrà operato quel sano e giusto, santo e necessario discernimento in seno alla comunità tra il bene e il male?

Chi avrà agito così, chi avrà sempre protetto e custodito la comunità dall’errore e anche la sua vita, chi avrà fatto crescere la comunità sempre nella verità e anche la sua vita, riceverà da Cristo Gesù “la manna nascosta e una pietruzza bianca sulla quale sta scritto un nome nuovo, che nessuno conosce all’infuori di chi la riceve”.

La manna è il cibo dei redenti, dei salvati, dei rigenerati, degli eletti. La manna è il cibo dei beati. Dio dona se stesso, questa è la manna, a tutti coloro che hanno operato con Lui e per Lui la verità.

Dio si dona a costoro come vita eterna per tutta l’eternità nel Cielo. Costoro avranno come ricompensa eterna il Paradiso.

Il Paradiso,  Dio, l’eternità beata è la manna degli eletti.

Sul nome nuovo ecco quanto afferma il Profeta Isaia:

Isaia - cap. 62,1-12: “Per amore di Sion non tacerò, per amore di Gerusalemme non mi darò pace, finché non sorga come stella la sua giustizia e la sua salvezza non risplenda come lampada. Allora i popoli vedranno la tua giustizia, tutti i re la tua gloria; ti si chiamerà con un nome nuovo che la bocca del Signore indicherà. Sarai una magnifica corona nella mano del Signore, un diadema regale nella palma del tuo Dio.

Nessuno ti chiamerà più Abbandonata, né la tua terra sarà più detta Devastata, ma tu sarai chiamata Mio compiacimento e la tua terra, Sposata, perché il Signore si compiacerà di te e la tua terra avrà uno sposo. Sì, come un giovane sposa una vergine, così ti sposerà il tuo architetto; come gioisce lo sposo per la sposa, così il tuo Dio gioirà per te. Sulle tue mura, Gerusalemme, ho posto sentinelle; per tutto il giorno e tutta la notte non taceranno mai. Voi, che rammentate le promesse al Signore, non prendetevi mai riposo e neppure a lui date riposo, finché non abbia ristabilito Gerusalemme e finché non l'abbia resa il vanto della terra.

Il Signore ha giurato con la sua destra e con il suo braccio potente: Mai più darò il tuo grano in cibo ai tuoi nemici, mai più gli stranieri berranno il vino per il quale tu hai faticato. No! Coloro che avranno raccolto il grano lo mangeranno e canteranno inni al Signore, coloro che avranno vendemmiato berranno il vino nei cortili del mio santuario. Passate, passate per le porte, sgombrate la via al popolo, spianate, spianate la strada, liberatela dalle pietre, innalzate un vessillo per i popoli. Ecco ciò che il Signore fa sentire all'estremità della terra: Dite alla figlia di Sion: Ecco, arriva il tuo salvatore; ecco, ha con sé la sua mercede, la sua ricompensa è davanti a lui. Li chiameranno popolo santo, redenti del Signore. E tu sarai chiamata Ricercata, Città non abbandonata”.

La pietruzza bianca sulla quale sta scritto un nome nuovo è il proprio nome scritto nel cielo, di cui la scrittura sulla piccola pietra, che chi la riceve potrà sempre portare in mano, serve come segno di riconoscimento. Lui potrà dire a tutti di essere scritto nel libro della vita. Di avere il proprio nome scritto nei Cieli.

Lo potrà dire e attestare, testimoniare e confermare. Lo potrà mostrare. Quanto lui dice è purissima verità. Lui ha la testimonianza di Dio. Questo significa che avrà il suo nome scritto su una pietruzza bianca.

Di questa scrittura nei cieli ne parla il Vangelo. Sul nome scritto ecco quanto attesta il Nuovo Testamento.

“Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto che i vostri nomi sono scritti nei cieli”  (Lc 10,20).

“E prego te pure, mio fedele collaboratore, di aiutarle, poiché hanno combattuto per il vangelo insieme con me, con Clemente e con gli altri miei collaboratori, i cui nomi sono nel libro della vita” (Fil 4,3).

“La città è cinta da un grande e alto muro con dodici porte: sopra queste porte stanno dodici angeli e nomi scritti, i nomi delle dodici tribù dei figli d'Israele” (Ap 21,12).

“Le mura della città poggiano su dodici basamenti, sopra i quali sono i dodici nomi dei dodici apostoli dell'Agnello” (Ap 21,14).

“Il vincitore sarà dunque vestito di bianche vesti, non cancellerò il suo nome dal libro della vita, ma lo riconoscerò davanti al Padre mio e davanti ai suoi angeli. (Ap 3,5).

“Il vincitore lo porrò come una colonna nel tempio del mio Dio e non ne uscirà mai più. Inciderò su di lui il nome del mio Dio e il nome della città del mio Dio, della nuova Gerusalemme che discende dal cielo, da presso il mio Dio, insieme con il mio nome nuovo” (Ap 3,12).

“L'adorarono tutti gli abitanti della terra, il cui nome non è scritto fin dalla fondazione del mondo nel libro della vita dell'Agnello immolato” (Ap 3,8).

“Poi guardai ed ecco l'Agnello ritto sul monte Sion e insieme centoquarantaquattromila persone che recavano scritto sulla fronte il suo nome e il nome del Padre suo” (Ap 14,1).

“Il fumo del loro tormento salirà per i secoli dei secoli, e non avranno riposo né giorno né notte quanti adorano la bestia e la sua statua e chiunque riceve il marchio del suo nome” (Ap 14,11).

“Vidi pure come un mare di cristallo misto a fuoco e coloro che avevano vinto la bestia e la sua immagine e il numero del suo nome, stavano ritti sul mare di cristallo. Accompagnando il canto con le arpe divine” (Ap 15,2).

“La bestia che hai visto era ma non è più, salirà dall'Abisso, ma per andare in perdizione. E gli abitanti della terra, il cui nome non è scritto nel libro della vita fin dalla fondazione del mondo, stupiranno al vedere che la bestia era e non è più, ma riapparirà” (Ap 17,8).

“I suoi occhi sono come una fiamma di fuoco, ha sul suo capo molti diademi; porta scritto un nome che nessuno conosce all'infuori di lui” (Ap 19,12).

“Vedranno la sua faccia e porteranno il suo nome sulla fronte” (Ap 22,4).

Il nome nuovo è il nome della sua santità, della sua verità, del suo amore, della sua fedeltà, della sua appartenenza a Cristo.

Il nome nuovo è il nome della grazia dello Spirito che si incide nell’anima e la consacra eternamente per il Signore e Dio.

Il nome nuovo è lo stesso nome di Dio che viene scritto sulla fronte dei credenti che perseverano sino alla fine.

Questo nome nessuno lo conosce, perché nessuno potrà mai sapere il grado della fedeltà di un altro nei riguardi del Signore.

Questo nome nuovo è la fedeltà della propria coscienza al Padre celeste. La coscienza la conosce Dio e la persona nella quale essa vive.

Anche questo è mistero: Dio scrive se stesso nell’anima dei suoi servi fedeli, si incide per tutta l’eternità. Li sigilla perché siano sua proprietà per sempre.

Di questo sigillo ne è testimonianza la pietruzza che viene data a colui il cui nome è scritto nel cuore di Dio; a colui nel cui cuore Dio scrive il suo nome.

Beato è chi fa di questo mistero la sua stessa vita.

TIATIRA

[18]All'angelo della Chiesa di Tiàtira scrivi: Così parla il Figlio di Dio, Colui che ha gli occhi fiammeggianti come fuoco e i piedi simili a bronzo splendente.

Giovanni ad ogni Angelo sta ricordando chi è Cristo Gesù. Lo ricorda secondo la visione posta all’inizio del suo scritto:

Eccola:

Apocalisse - cap. 1,12-17: “Ora, come mi voltai per vedere chi fosse colui che mi parlava, vidi sette candelabri d'oro e in mezzo ai candelabri c'era uno simile a figlio di uomo, con un abito lungo fino ai piedi e cinto al petto con una fascia d'oro. I capelli della testa erano candidi, simili a lana candida, come neve. Aveva gli occhi fiammeggianti come fuoco, i piedi avevano l'aspetto del bronzo splendente purificato nel crogiuolo. La voce era simile al fragore di grandi acque. Nella destra teneva sette stelle, dalla bocca gli usciva una spada affilata a doppio taglio e il suo volto somigliava al sole quando splende in tutta la sua forza. Appena lo vidi, caddi ai suoi piedi come morto. Ma egli, posando su di me la destra, mi disse: Non temere! Io sono il Primo e l'Ultimo e il Vivente. Io ero morto, ma ora vivo per sempre e ho potere sopra la morte e sopra gli inferi”.

Poiché di questa visione si è parlato con ogni abbondanza di particolari, ad essa si rimanda.

Una annotazione metodologica è giusto che venga brevemente premessa: Tutto è da Cristo, dalla sua Verità. Chi non possiede la verità su Cristo, non possiede neanche la verità sull’uomo, sul suo ministero, sulla sua missione, sulla relazione con le persone.

Tutto è da Cristo. Chi conosce Cristo si conosce e conosce il mondo. Noi conosciamo secondo la conoscenza di Cristo Gesù che è in noi.

Questa verità ognuno di noi deve farla divenire il principio operativo della sua vita.

Dare la verità di Cristo Gesù è dare ad ogni uomo la propria verità, la verità di ogni altro uomo, la verità del mondo intero.

Cristo Gesù è l’Onnisciente, l’Immutabile, l’Eterna Verità di ogni uomo. Cristo Gesù è Colui che conosce ogni cosa, perché è in ogni cosa, sopra ogni cosa.

[19]Conosco le tue opere, la carità, la fede, il servizio e la costanza e so che le tue ultime opere sono migliori delle prime.

Quanto Cristo vede nell’Angelo della Chiesa di Tiatira è cosa buona, santa, giusta.


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