CRISTIANI   Nelle mani del Padre

Noi crediamo unicamente in Gesù Cristo unigenito Figlio di Dio,
unica VIA, VERITA' e VITA e nostro unico SALVATORE.

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APOCALISSE DI SAN GIOVANNI APOSTOLO

Ultimo Aggiornamento: 10/01/2010 17:45
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Città: ROMA
Età: 37
Sesso: Femminile
10/01/2010 17:45
 
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Questo Angelo compie opere secondo la Parola, vive la carità secondo la Parola, possiede una fede in perfetta conformità con la Parola. Il suo servizio è anch’esso secondo la Parola.

In ciò che crede, che vive, che opera, che compie egli possiede costanza, perseveranza. Il suo è un costante progredire di bene in bene, anzi di bene in meglio.

Di lui Gesù attesta che le sue ultime opere sono migliori delle prime.

Personalmente si può dire che questo Angelo è ben messo spiritualmente.

Lui crede, lui ama, lui opera, lui serve con costanza, perseveranza, in una continua crescita.

Ma questo Angelo ha un ministero pubblico. Lui svolge un servizio di vigilanza, di discernimento non solo per sé ma anche per tutta la comunità.

Nel suo ministero a servizio degli altri, del gregge di Cristo, è così ben messo come per se stesso?

[20]Ma ho da rimproverarti che lasci fare a Iezabèle, la donna che si spaccia per profetessa e insegna e seduce i miei servi inducendoli a darsi alla fornicazione e a mangiare carni immolate agli idoli.

C’è però nella sua comunità una donna di nome Iezabèle. Costei, spacciandosi per profetessa, insegna e seduce i discepoli di Gesù a darsi all’idolatria, a vivere un culto non puro, non santo.

Questa donna, solo in apparenza cristiana, praticamente insegna a rinnegare Cristo Gesù, poiché insegna e seduce all’idolatria e al culto pagano.

Attribuendo a questa donna il nome di  Iezabèle, Gesù rivela a questo Angelo la cattiveria, la malvagità, la disonestà di questa donna.

Questa donna fu la rovina di Acab, Re di Israele. Ecco un saggio della sua malvagità:

Primo libro dei Re - cap. 16,28-33: “ Omri si addormentò con i suoi padri e fu sepolto in Samaria. Al suo posto divenne re suo figlio Acab. Acab figlio di Omri divenne re su Israele nell'anno trentottesimo di Asa re di Giuda. Acab figlio di Omri regnò su Israele in Samaria ventidue anni. Acab figlio di Omri fece ciò che è male agli occhi del Signore, peggio di tutti i suoi predecessori.

Non gli bastò imitare il peccato di Geroboamo figlio di Nebàt; ma prese anche in moglie Gezabele figlia di Et-Bàal, re di quelli di Sidone, e si mise a servire Baal e a prostrarsi davanti a lui.

Eresse un altare a Baal nel tempio di Baal, che egli aveva costruito in Samaria. Acab eresse anche un palo sacro e compì ancora altre cose irritando il Signore Dio di Israele, più di tutti i re di Israele suoi predecessori.

Primo libro dei Re - cap. 21,1-29: “In seguito avvenne il seguente episodio. Nabot di Izreèl possedeva una vigna vicino al palazzo di Acab re di Samaria. Acab disse a Nabot: Cedimi la tua vigna; siccome è vicina alla mia casa, ne farei un orto. In cambio ti darò una vigna migliore oppure, se preferisci, te la pagherò in denaro al prezzo che vale.

Nabot rispose ad Acab: Mi guardi il Signore dal cederti l'eredità dei miei padri.

Acab se ne andò a casa amareggiato e sdegnato per le parole dettegli da Nabot di Izreèl, che aveva affermato: Non ti cederò l'eredità dei miei padri. Si coricò sul letto, si girò verso la parete e non volle mangiare. Entrò da lui la moglie Gezabele e gli domandò: Perché mai il tuo spirito è tanto amareggiato e perché non vuoi mangiare? Le rispose: Perché ho detto a Nabot di Izreèl: Cedimi la tua vigna per denaro o, se preferisci, te la cambierò con un'altra vigna ed egli mi ha risposto: Non cederò la mia vigna!

Allora sua moglie Gezabele gli disse: Tu ora eserciti il regno su Israele? Alzati, mangia e il tuo cuore gioisca. Te la darò io la vigna di Nabot di Izreèl! Essa scrisse lettere con il nome di Acab, le sigillò con il suo sigillo, quindi le spedì agli anziani e ai capi, che abitavano nella città di Nabot. Nelle lettere scrisse: Bandite un digiuno e fate sedere Nabot in prima fila tra il popolo. Di fronte a lui fate sedere due uomini iniqui, i quali l'accusino: Hai maledetto Dio e il re! Quindi conducetelo fuori e lapidatelo ed egli muoia.

Gli uomini della città di Nabot, gli anziani e i capi che abitavano nella sua città, fecero come aveva ordinato loro Gezabele, ossia come era scritto nelle lettere che aveva loro spedite. Bandirono il digiuno e fecero sedere Nabot in prima fila tra il popolo. Vennero due uomini iniqui, che si sedettero di fronte a lui. Costoro accusarono Nabot davanti al popolo affermando: Nabot ha maledetto Dio e il re. Lo condussero fuori della città e lo uccisero lapidandolo. Quindi mandarono a dire a Gezabele: Nabot è stato lapidato ed è morto.

Appena sentì che Nabot era stato lapidato e che era morto, disse ad Acab: Su, impadronisciti della vigna di Nabot di Izreèl, il quale ha rifiutato di vendertela, perché Nabot non vive più, è morto. Quando sentì che Nabot era morto, Acab si mosse per scendere nella vigna di Nabot di Izreèl a prenderla in possesso. Allora il Signore disse a Elia il Tisbita: Su, recati da Acab, re di Israele, che abita in Samaria; ecco è nella vigna di Nabot, ove è sceso a prenderla in possesso. Gli riferirai: Così dice il Signore: Hai assassinato e ora usurpi! Per questo dice il Signore: Nel punto ove lambirono il sangue di Nabot, i cani lambiranno anche il tuo sangue.

Acab disse a Elia: Mi hai dunque colto in fallo, o mio nemico! Quegli soggiunse: Sì, perché ti sei venduto per fare ciò che è male agli occhi del Signore. Ecco ti farò piombare addosso una sciagura; ti spazzerò via. Sterminerò, nella casa di Acab, ogni maschio, schiavo o libero in Israele. Renderò la tua casa come la casa di Geroboamo, figlio di Nebàt, e come la casa di Baasa, figlio di Achia, perché tu mi hai irritato e hai fatto peccare Israele. Riguardo poi a Gezabele il Signore dice: I cani divoreranno Gezabele nel campo di Izreèl. Quanti della famiglia di Acab moriranno in città li divoreranno i cani; quanti moriranno in campagna li divoreranno gli uccelli dell'aria.

In realtà nessuno si è mai venduto a fare il male agli occhi del Signore come Acab, istigato dalla propria moglie Gezabele. Commise molti abomini, seguendo gli idoli, come avevano fatto gli Amorrei, che il Signore aveva distrutto davanti ai figli d'Israele. Quando sentì tali parole, Acab si strappò le vesti, indossò un sacco sulla carne e digiunò; si coricava con il sacco e camminava a testa bassa. Il Signore disse a Elia, il Tisbita: Hai visto come Acab si è umiliato davanti a me? Poiché si è umiliato davanti a me, non farò piombare la sciagura durante la sua vita, ma la farò scendere sulla sua casa durante la vita del figlio”.

Secondo libro dei Re - cap. 9,1-37: “Il profeta Eliseo chiamò uno dei figli dei profeti e gli disse: Cingiti i fianchi, prendi in mano questo vasetto d'olio e và in Ramot di Gàlaad. Appena giunto, cerca Ieu figlio di Giòsafat, figlio di Nimsi. Entrato in casa, lo farai alzare dal gruppo dei suoi compagni e lo condurrai in una camera interna. Prenderai il vasetto dell'olio e lo verserai sulla sua testa, dicendo: Dice il Signore: Ti ungo re su Israele. Poi aprirai la porta e fuggirai senza indugio. Il giovane andò a Ramot di Gàlaad.

Appena giunto, trovò i capi dell'esercito seduti insieme. Egli disse: Ho un messaggio per te, o capo. Ieu disse: Per chi fra tutti noi? Ed egli rispose: Per te, o capo. Ieu si alzò ed entrò in una camera; quegli gli versò l'olio sulla testa dicendogli: Dice il Signore, Dio di Israele: Ti ungo re sul popolo del Signore, su Israele. Tu demolirai la casa di Acab tuo signore; io vendicherò il sangue dei miei servi i profeti e il sangue di tutti i servi del Signore sparso da Gezabele. Tutta la casa di Acab perirà; io eliminerò nella famiglia di Acab ogni maschio, schiavo o libero in Israele. Renderò la casa di Acab come la casa di Geroboamo figlio di Nebàt, e come la casa di Baasa figlio di Achia. La stessa Gezabele sarà divorata dai cani nella campagna di Izreèl; nessuno la seppellirà. Quindi aprì la porta e fuggì.

Quando Ieu si presentò agli ufficiali del suo padrone, costoro gli domandarono: Va tutto bene? Perché questo pazzo è venuto da te? Egli disse loro: Voi conoscete l'uomo e le sue chiacchiere. Gli dissero: Baie! Su, raccontacelo! Egli disse: Mi ha parlato così e così, affermando: Dice il Signore: Ti ungo re su Israele. Tutti presero in fretta i propri vestiti e li stesero sotto di lui sugli stessi gradini, suonarono la tromba e gridarono: Ieu è re. Ieu figlio di Giòsafat, figlio di Nimsi, congiurò contro Ioram. (Ioram aveva difeso con tutto Israele Ramot di Gàlaad di fronte a Cazaèl, re di Aram, poi Ioram era tornato a curarsi in Izreèl le ferite ricevute dagli Aramei nella guerra contro Cazaèl, re di Aram). Ieu disse: Se tale è il vostro sentimento, nessuno esca o fugga dalla città per andare ad annunziarlo in Izreèl.

Ieu salì su un carro e partì per Izreèl, perché là giaceva malato Ioram e Acazia re di Giuda era sceso per visitarlo. La sentinella che stava sulla torre di Izreèl vide la truppa di Ieu che avanzava e disse: Vedo una truppa. Ioram disse: Prendi un cavaliere e mandalo loro incontro per domandare: Tutto bene? Uno a cavallo andò loro incontro e disse: Il re domanda: Tutto bene? Ieu disse: Che importa a te come vada? Passa dietro a me e seguimi. La sentinella riferì: Il messaggero è arrivato da quelli, ma non torna indietro. Il re mandò un altro cavaliere che, giunto da quelli, disse: Il re domanda: Tutto bene? Ma Ieu disse: Che importa a te come vada? Passa dietro a me e seguimi.

La sentinella riferì: E` arrivato da quelli, ma non torna indietro. Il modo di guidare è quello di Ieu figlio di Nimsi; difatti guida all'impazzata. Ioram disse: Attacca i cavalli. Appena fu pronto il suo carro, Ioram re di Israele, e Acazia re di Giuda, partirono, ognuno sul proprio carro. Andarono incontro a Ieu, che raggiunsero nel campo di Nabòt di Izreèl. Quando Ioram vide Ieu, gli domandò: Tutto bene, Ieu? Rispose: Sì, tutto bene, finché durano le prostituzioni di Gezabele tua madre e le sue numerose magie. Allora Ioram si volse indietro e fuggì, dicendo ad Acazia: Siamo traditi, Acazia! Ieu, impugnato l'arco, colpì Ioram nel mezzo delle spalle. La freccia gli attraversò il cuore ed egli si accasciò sul carro. Ieu disse a Bidkar suo scudiero: Sollevalo, gettalo nel campo che appartenne a Nabòt di Izreèl; mi ricordo che una volta, mentre io e te eravamo sullo stesso carro al seguito di suo padre Acab, il Signore proferì su di lui questo oracolo: Non ho forse visto ieri il sangue di Nabòt e il sangue dei suoi figli? Oracolo del Signore. Ti ripagherò in questo stesso campo. Oracolo del Signore. Sollevalo e gettalo nel campo secondo la parola del Signore.

Visto ciò, Acazia re di Giuda fuggì per la strada di Bet-Gan; Ieu l'inseguì e ordinò: Colpite anche costui. Lo colpirono sul carro nella salita di Gur, nelle vicinanze di Ibleam. Egli fuggì a Meghìddo, ove morì. I suoi ufficiali lo portarono a Gerusalemme su un carro e lo seppellirono nel suo sepolcro, vicino ai suoi padri, nella città di Davide. Acazia era divenuto re di Giuda nell'anno undecimo di Ioram, figlio di Acab.

Ieu arrivò in Izreèl. Appena lo seppe, Gezabele si truccò gli occhi con stibio, si acconciò la capigliatura e si mise alla finestra. Mentre Ieu entrava per la porta, gli domando: Tutto bene, o Zimri, assassino del suo padrone? Ieu alzò lo sguardo alla finestra e disse: Chi è con me? Chi? Due o tre eunuchi si affacciarono a guardarlo. Egli disse: Gettatela giù. La gettarono giù. Il suo sangue schizzò sul muro e sui cavalli. Ieu passò sul suo corpo, poi entrò, mangiò e bevve; alla fine ordinò: Andate a vedere quella maledetta e seppellitela, perché era figlia di re. Andati per seppellirla, non trovarono altro che il cranio, i piedi e le palme delle mani. Tornati, riferirono il fatto a Ieu, che disse: Si è avverata così la parola che il Signore aveva detta per mezzo del suo servo Elia il Tisbita: Nel campo di Izreèl i cani divoreranno la carne di Gezabele. E il cadavere di Gezabele nella campagna sarà come letame, perché non si possa dire: Questa è Gezabele”.

Come si può constatare è una storia triste quella di Gezabele. È storia di idolatria che si consuma nella falsità, nell’omicidio, nell’usurpazione. È una storia che coinvolge il re nella sua perdizione.

Questa donna dall’Angelo della Chiesa di Tiatira è lasciata libera nella sua arte di seduzione, di insegnamento, di invito all’idolatria e al culto pagano.

Chi è Angelo della Chiesa di Dio si deve comportare allo stesso modo che il profeta Elia. Eli deve pubblicamente denunciare ogni violazione dei diritti di Dio.

Se non interviene pubblicamente a difesa del bene contro il male, della verità contro l’errore, della falsità contro la menzogna, dell’adorazione di Dio contro l’idolatria, del vero culto contro il falso, il male a poco a poco conquista i buoni e li trascina fuori strada, allo stesso modo che il re Acab prima fu condotto dalla moglie nell’idolatria e poi anche nell’omicidio e nell’usurpazione.

Chi è Angelo della Chiesa di Dio deve vigilare, discernere, difendere sempre la verità contro tutto e tutti. La sua permissività equivale conferire diritto di legalità ad ogni male.

Chi è Angelo della Chiesa di Dio sappia che è posto come baluardo inespugnabile contro ogni potenza del male sulla nostra terra.

Deve opporsi al male, fermandolo anche con il suo corpo, se questo è richiesto; arginandolo, con il suo sangue, se questo è necessario.

Lasciare le porte aperte al male in una comunità è grave peccato di omissione. Tutte le opere buone che la persona singolarmente fa alla fine si riveleranno inutili. Anche queste alla fine saranno divorate dal male, cui lui ha lasciato libero corso in seno alla comunità dei figli di Dio.

La protezione e la difesa contro il male è il primo ministero di chi è preposto ad Angelo nella Chiesa di Dio.

L’Angelo è prima di tutto un servo della verità, contro ogni falsità, contro ogni uomo o donna che fanno della falsità la loro regola di vita.

[21]Io le ho dato tempo per ravvedersi, ma essa non si vuol ravvedere dalla sua dissolutezza.

Ognuno di noi, dinanzi al male, potrebbe sempre pensare che in fondo c’è sempre una possibilità di ravvedimento, di conversione, di liberazione, di avversione, di resipiscenza.

Gesù vede la realtà del cuore dell’uomo. Vede le sue intenzioni. Vede la volontà. Vede i sentimenti reconditi, mai manifestati, non manifestabili.

Gesù vede questa donna ferma, risoluta nella sua dissolutezza. La vede radicata nel suo male.

Su questa donna non si può sperare. Essa è ormai votata al male.

Sapendo questo l’Angelo della Chiesa di Tiatira è messo in una visione che lui non potrà non accogliere, non fare sua.

Accogliendola e facendola sua, lui deve comprendere sia la gravità del male, sia la non volontà di retrocedere da  esso.

Lui non potrà più sperare nella buona volontà di questa donna. Lui dovrà prendersi le sue responsabilità e mettersi con tutto se stesso a difesa, a baluardo perché il male di questa donna venga arginato.

Prima di questa parola di Gesù, l’Angelo della Chiesa di Tiatira era in qualche modo giustificato nella sua speranza, nella sua metodologia di irenismo esagerato, nella sua attesa di una possibile conversione, o addirittura nella sua fede della superiorità del bene sul male. 

Dico: “in qualche modo giustificato”, perché dinanzi al male non ci sono mai giustificazioni per le nostre omissioni. Spesso però il nostro buon cuore, non sufficientemente aiutato dalla scienza, dalla fortezza, dalla sapienza dello Spirito Santo, può anche condurci in scelte ed operazioni sbagliate.

Se in queste scelte, c’è la rettitudine di coscienza, la speranza di un cambiamento, il convincimento che vi possa essere una qualche conversione, l’errore morale è solo di valutazione.

Dopo che il Signore ha parlato e il profeta ha proferito il suo responso da parte di Dio, allora le nostre convinzioni, la nostra coscienza, la nostra scienza, il nostro buon cuore, le nostre buone intenzioni, le nostre metodologie pastorali devono cedere il posto alla Parola di Dio.

Se non cedono il posto e noi continuiamo nella nostra “faciloneria pastorale”,  da questo istante noi siamo responsabili di tutto il male morale, spirituale, fisico, sociale, civile, economico che il peccato dell’altro crea in seno alla comunità dei figli di Dio.

Dopo che il Signore ha parlato, non c’è più spazio per alcuna personale valutazione, o per un nostro giudizio, o per una nostra specifica pastorale.

Dopo che il Signore ha parlato, c’è solo posto per la sua Parola. Altre parole non devono avere più posto nel nostro cuore.

Ora l’Angelo della Chiesa di Tiatira sa che nel cuore di Iezabele non c’è spazio, né posto per la conversione, per il ravvedimento. Dovrà agire di conseguenza. Dovrà prendere posizione. Dovrà intervenire pubblicamente contro di lei.

[22]Ebbene, io getterò lei in un letto di dolore e coloro che commettono adulterio con lei in una grande tribolazione, se non si ravvederanno dalle opere che ha loro insegnato.

Il Signore in questo versetto si rivela come l’unico Signore della storia. Lui ha il potere di intervenire per proteggere la vita della sua Chiesa.

Cosa il Signore farà a Iezabele non ci è dato di poterlo individuare. Non sappiamo in che cosa consista esattamente “il letto di dolore”, o “la grande tribolazione” per lei e per tutti coloro che la seguono nel suo peccato di idolatria.

Una cosa però deve essere certa per tutti noi: quanto si abbatterà su questa donna e su quanti essa ha traviato, conducendoli nella sua prostituzione, li costringerà a non poter più agire, a non poter più praticare le loro opere immorali, le loro idolatrie.

Tuttavia il Signore non fa questo subito. Attende il loro ravvedimento, la loro conversione. Aspetta che essi desistano dalla loro empietà e per questo concede il tempo necessario per la loro conversione.

Volendo unire il versetto precedente a questo è giusto dire un’altra verità: la donna potrà ravvedersi se l’Angelo della Chiesa, che ormai conosce la reale situazione di lei, si adopera con ogni mezzo per annunziare a lei e ai suoi seguaci la verità di nostro Signore Gesù Cristo.

Mai ci potrà essere conversione senza annunzio. Ma anche: mai ci potrà essere annunzio senza la conoscenza della verità dell’altro.

Se uno di noi si inganna sull’altro, come potrà fargli giungere intatta, pura, santa la Parola del Signore?

Ora però l’Angelo della Chiesa conosce la verità dell’altro e degli altri, conoscendola non potrà più lasciarli operare indisturbati, facendo appello alla sua coscienza.

Ora è il tempo di intervenire energicamente perché la verità sia posta sul candelabro per farla brillare in tutto il suo splendore.

Quando si conosce la verità, si è obbligati a parlare all’altro secondo la pienezza della verità conosciuta.

Il silenzio in questo caso è grave peccato di omissione. Il fatto che all’Angelo di questa Chiesa non venga chiesto nulla alla fine, è segno per noi che lui fin da subito si è impegnato perché la verità di Cristo e solo essa risplendesse con rinnovato splendore tra i suoi fedeli, nel gregge del Signore.

[23]Colpirò a morte i suoi figli e tutte le Chiese sapranno che io sono Colui che scruta gli affetti e i pensieri degli uomini, e darò a ciascuno di voi secondo le proprie opere.

La minaccia di Gesù è forte. È vera minaccia di morte.

Gesù ancora una volta viene presentato, o si presenta come l’unico Giudice del mondo.

Lui può giudicare secondo verità il mondo intero, perché Lui di ogni uomo scruta affetti e pensieri.

Questa è la verità di Cristo Gesù. I suoi occhi penetrano nell’intimo di un cuore, lo scrutano, lo pesano, lo valutano secondo pienezza di verità.

Nessuno potrà mai nascondersi, o impedire in qualche modo che questo non avvenga.

L’uomo, nessun uomo, ha questa potestà, quella cioè di nascondere il suo cuore agli occhi di Cristo Gesù.

Cristo Gesù scruta ogni uomo oggi, in questo tempo, in questa storia, in questo momento. Lo scruta per conoscere la profondità della sua bontà o della sua malvagità. Lo scruta per conoscere fin dove si spingerà la sua malignità, o la sua bontà d’animo.

Lo saggia perché così potrà sempre intervenire in tempo per porre un ostacolo – anche definitivo, ove fosse necessario – alla pazzia del malvagio.

L’ostacolo definitivo è la morte.

Vedendo l’agire di Dio, vedendo che il male non sempre può trionfare secondo il volere degli uomini, perché su di esso vigila il Signore, i giusti potranno rafforzare la loro fede e continuare nella fedeltà il servizio alla verità, al Vangelo, alla carità.

Il giudizio di Cristo Gesù vale sia per i buoni che per i cattivi. La ricompensa è ben diversa: ai cattivi va lo stagno di fuoco e di zolfo alla fine dei tempi; va la tribolazione, il dolore, la stessa morte, se questo si rivela necessario per la difesa del Regno di Dio, oggi, in questo tempo, in questa storia.

Ai giusti va il regno dei cieli, il Paradiso, alla sera della loro vita, se hanno perseverato sino alla fine nella verità, nella carità, nella speranza. Va anche ogni benedizione di Dio in questo tempo, perché possano continuare ancora a servire il Signore, testimoniandolo come l’unico Signore e Dio della loro vita.

Gesù è Giudice imparziale, incorruttibile, santo, giusto. Egli dona il bene ai buoni, il male ai cattivi, quando questi non vogliono redimersi, per entrare nella sua verità.

Un esempio di intervento di Cristo Gesù nella storia, lo  troviamo negli atti degli Apostoli. Siamo al tempo dell’incarcerazione di Pietro. Il fatto accadde subito dopo.

Atti degli Apostoli - cap. 12,1-25: “In quel tempo il re Erode cominciò a perseguitare alcuni membri della Chiesa e fece uccidere di spada Giacomo, fratello di Giovanni. Vedendo che questo era gradito ai Giudei, decise di arrestare anche Pietro. Erano quelli i giorni degli Azzimi. Fattolo catturare, lo gettò in prigione, consegnandolo in custodia a quattro picchetti di quattro soldati ciascuno, col proposito di farlo comparire davanti al popolo dopo la Pasqua.

Pietro dunque era tenuto in prigione, mentre una preghiera saliva incessantemente a Dio dalla Chiesa per lui. E in quella notte, quando poi Erode stava per farlo comparire davanti al popolo, Pietro piantonato da due soldati e legato con due catene stava dormendo, mentre davanti alla porta le sentinelle custodivano il carcere. Ed ecco gli si presentò un angelo del Signore e una luce sfolgorò nella cella. Egli toccò il fianco di Pietro, lo destò e disse: Alzati, in fretta! E le catene gli caddero dalle mani. E l'angelo a lui: Mettiti la cintura e legati i sandali. E così fece. L'angelo disse: Avvolgiti il mantello, e seguimi!

Pietro uscì e prese a seguirlo, ma non si era ancora accorto che era realtà ciò che stava succedendo per opera dell'angelo: credeva infatti di avere una visione. Essi oltrepassarono la prima guardia e la seconda e arrivarono alla porta di ferro che conduce in città: la porta si aprì da sé davanti a loro. Uscirono, percorsero una strada e a un tratto l'angelo si dileguò da lui. Pietro allora, rientrato in sé, disse: Ora sono veramente certo che il Signore ha mandato il suo angelo e mi ha strappato dalla mano di Erode e da tutto ciò che si attendeva il popolo dei Giudei.

Dopo aver riflettuto, si recò alla casa di Maria, madre di Giovanni detto anche Marco, dove si trovava un buon numero di persone raccolte in preghiera. Appena ebbe bussato alla porta esterna, una fanciulla di nome Rode si avvicinò per sentire chi era. Riconosciuta la voce di Pietro, per la gioia non aprì la porta, ma corse ad annunziare che fuori c'era Pietro. Tu vaneggi! -  le dissero. Ma essa insisteva che la cosa stava così. E quelli dicevano: E` l'angelo di Pietro.

Questi intanto continuava a bussare e quando aprirono la porta e lo videro, rimasero stupefatti. Egli allora, fatto segno con la mano di tacere, narrò come il Signore lo aveva tratto fuori del carcere, e aggiunse: Riferite questo a Giacomo e ai fratelli. Poi uscì e s'incamminò verso un altro luogo.

Fattosi giorno, c'era non poco scompiglio tra i soldati: che cosa mai era accaduto di Pietro? Erode lo fece cercare accuratamente, ma non essendo riuscito a trovarlo, fece processare i soldati e ordinò che fossero messi a morte; poi scese dalla Giudea e soggiornò a Cesarèa. Egli era infuriato contro i cittadini di Tiro e Sidone. Questi però si presentarono a lui di comune accordo e, dopo aver tratto alla loro causa Blasto, ciambellano del re, chiedevano pace, perché il loro paese riceveva i viveri dal paese del re.

Nel giorno fissato Erode, vestito del manto regale e seduto sul podio, tenne loro un discorso. Il popolo acclamava: Parola di un dio e non di un uomo! Ma improvvisamente un angelo del Signore lo colpì, perché non aveva dato gloria a Dio; e roso, dai vermi, spirò. Intanto la parola di Dio cresceva e si diffondeva. Barnaba e Saulo poi, compiuta la loro missione, tornarono da Gerusalemme prendendo con loro Giovanni, detto anche Marco”.

Come annotazione conclusiva è giusto osservare che nessuno mai saprà come e quando il Signore interverrà.

Sappiamo però che Lui interverrà. Finché Lui non interviene, per noi è il tempo di vivere con coraggio la fede e con fermezza di testimoniarla dinanzi ad ogni uomo.

[24]A voi di Tiàtira invece che non seguite questa dottrina, che non avete conosciuto le profondità di satana come le chiamano non imporrò altri pesi;


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