CRISTIANI   Nelle mani del Padre

Noi crediamo unicamente in Gesù Cristo unigenito Figlio di Dio,
unica VIA, VERITA' e VITA e nostro unico SALVATORE.

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I DIECI COMANDAMENTI

Ultimo Aggiornamento: 23/04/2011 18:19
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23/04/2011 18:11
 
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Secondo comandamento

NON PRONUNZIARE INVANO IL NOME DEL SIGNORE TUO DIO

TESTI BIBLICI

"Non ti servirai del nome di Jahwè per giurare il falso” (Dt. 5,11; Lev. 19,12).

“Il Signore non lascerà impunito che pronunzia il suo nome invano”(Es. 20,7).

IL NOME DI DIO

La mentalità ebraica a riguardo del nome era questa: conoscere il nome di una persona o di una cosa, significa possederla, dominarla, farne l’uso che si voleva. Il dominio dell’uomo, di Adamo, sulla creazione incomincia dal momento in cui egli dà un nome alle creature (Gen. 2,19-20). Ma nelle religioni dell’ambiente biblico questa convinzione non si arrestava neppure di fronte agli dèi. Se si conosceva il nome di un Dio si poteva anche “scongiurare” quest’ultimo, cioè renderlo docile ai propri desideri. Il più grande motivo di orgoglio per Israele consisteva proprio nella conoscenza del nome del suo Dio: “Jahwè”. Ora questo nome “Jahwè” non è una qualsiasi capricciosa combina­zione di lettere, ma una parola ebraica, o più esattamente un intera proposizione: "Io sono colui che sono” che si può anche indicativamente tradurre in questi 4 modi.

  • "Io sono vicino a voi in modo tale che possiate contare con sicurezza su di me.." (affidabilità);

  • “Io sono vicino a voi in modo tale che dovete contare su me, quando e come io vorrà.." (indipendenza);

  • “Io sono vicino a voi in modo tale che possiate contare su di me come su colui che può salvarvi” (esclusività);

  • “Io sono vicino a voi in modo tale che la mia vicinanza non conosce alcun limite di tempo, di istituzione o di luogo” (illimitatezza).

Questo spiega perché il popolo d’Israele veneri la rivelazione del nome di Dio come un dono prezioso. Il rispetto per il nome di Dio, l’attenzione a non usarlo con leggerezza e quindi ad abusarne sono talmente grandi che si scrive il suo nome rivelato nei testi biblici, ma per il resto lo si sostituisce con altre espressioni sia scrivendo, sia parlando. “Al posto del nome di Dio subentrano nomi come: il Santo, sia egli lodato; il Misericordioso; il Nome benedetto; semplicemente “il Luogo” (perché Dio è il luogo del mondo e non il mondo il luogo di Dio)”. Il divieto di abusare del nome di Dio è diretto in primo luogo, nel suo significato originario, contro la magia, allora molto diffusa in Oriente. Nell’impiego delle formule magiche si riteneva che la cosa più importante consistesse nel conoscere il vero nome della divinità, onde porla, appunto con la pronuncia del nome, al proprio servizio. Inoltre il divieto è rivolto in modo speciale a coloro che invocano Dio come testimone della verità di un’affermazione falsa. i Gesù ci insegnerà il nome di Dio con un appellativo che ci riguarda da vicino: il nome di “ABBA’” cioè Padre. Il rispetto del nome di Dio non crea quindi necessariamente una distanza nei suoi confronti ma anzi un atteggiamento confidenzialmente rispettoso.

Che cosa dobbiamo fare?

Se vogliamo che la forza della fede, che ispira l’agire morale, balzi pienamente in luce nel caso di questo comandamento, dobbiamo mostrare che esso è diretto nello spirito di libertà contro una falsa invocazione del nome di Dio. L’uso sbagliato del nome di Dio cerca di insidiare in nome di Dio la vita e la libertà dell’uomo, cosa che può avvenire in molteplici modi. Nel nome di Dio si sono condotte guerre terrificanti e pronunciate sentenze spaventose. Si pensi solo alle crociate, ai roghi delle streghe e ai pogrom contro gli ebrei. In tal modo il nome di Dio è stato infangato moltissime volte nel corso della storia. Si è abusato del nome di Dio tutte le volte che lo si è usato come copertura dei propri interessi poco pii. Così ci si è appellati a Lui per difendere come volute da Dio le differenze esistenti, ad esempio, tra schiavi e liberi o tra ricchi e poveri. Neppure la Chiesa è al riparo dall’abuso del nome di Dio, anzi è particolarmente proclive ad abusarne! Troppo facilmente essa tende “a identificare se stessa e il proprio agire e comportamento nella storia e nel presente con la volontà divina” e far passare la propria parola come parola di Dio. I cristiani abusano variamente del nome di Dio anche nel loro comportamento individuale verso di Lui. La tendenza ad abusare di Dio come del realizzatore dei propri desideri è un fenomeno quotidiano, non ultimo nella prassi della preghiera. Nella misura in cui le mie suppliche e i miei desideri diventano dei “comandi”, io indulgo a tendenze magiche. Il non soddisfacimento dei desideri diventa per molti un mo­tivo di licenziare Dio. Essi si comportano come il primitivo, “che picchia o getta via il proprio feticcio quando non si verifica quel che si è atteso e aspettato da Lui”. Usare nel modo giusto il nome di Dio significa: impegnarsi nel suo nome e in virtù del suo nome a promuovere la dignità dell’uomo, sua immagine. Richiamarsi al nome di Dio significa: richiamarsi a Lui come al garante della vita della libertà. Santifica il nome di Dio colui che, in questa prospettiva, cerca di conoscere e di fare la volontà divina. Non per nulla le due domande del “Padre nostro”: “Sia santificato il tuo nome; sia fatta la tua volontà” vanno strettamente unite.

Una domanda

I Testimoni di Geova continuano a dire che i cristiani non dicono il vero nome di Dio che sarebbe Geova.

Dov’è la verità? Come si può rispondere a questa obiezione?

l Testimoni di Geova iniziano spesso con questa domanda: “Lei sa qual è il nome di Dio?”. L’intervistato risponde: “Mi pare facile! Dio si chiama... Dio”. Ma essi ribattono: “Non è così! Dio è il nome comune. Il nome proprio di Dio rivelato nella Bibbia è Geova! I vostri preti non vi dicono la verità! Noi vi insegnamo la parola di Dio come è contenuta nella Bibbia!”. Ma la verità non è affatto quella affermata dai Testimoni di Geova. La Bibbia attribuisce a Dio diversi nomi: nell’Antico Testamento ne troviamo almeno cinque: Adonài che significa Signore; Saddài, l’Onnipotente; Elohim, che significa divinità; Elion, l’altissimo. Ma il nome che ricorre di più è Jahwé, il nome che Dio stesso ha rivelato a Mosè nel roveto ardente, sulle alture del monte Sinai. Nella Bibbia non si dice affatto che sia obbligatorio usare questo nome a preferenza degli altri. Anzi gli Ebrei, per sommo rispetto, non osavano neppure pronunciare questo nome; nella Bibbia lo indicavano con le quattro consonanti I H V H e lo sostituivano con i nomi di Adonài e Elohim. Furono i Masoreti, glossatori ebrei, che verso il 1.000 dopo Cristo pensarono di ristabilire il testo originale inserendo nel tetragramma le vocali di Adonài e Elohim. Ne derivò una trascrizione errata del nome divino: IEHOWAH da cui la pronuncia inglese Geova. I dirigenti dei Testimoni di Geova sanno che l’appellativo “Geova” non è biblico, ma risale ad un errore di scrittura: ma continuano ad usarlo avendo dato ad esso un valore così fondamentale. Da pochi anni di fronte alla dimostrazione fatta da tutti gli studiosi della Bibbia che il vero appellativo biblico è Jahwé, i Testimoni di Geova replicano: “Pronunziare Geova o Jahwé, o qualche altra espressione, finché la pronuncia è comune nella lingua usata, non è sbagliato; è sbagliato in­vece non usare questo nome”. (“La verità che conduce alla vita eterna”). Ad ogni modo ribadiscono che chi non usa questo nome non può appartenere al popolo di Dio. Ma anche questa affermazione è falsa e non si trova affatto scritta nella Bibbia. Addirittura constatiamo che in tutto il Nuovo Testamento no c’è mai il nome di iahwé. Non importa. Testimoni di Geova correggono la Bibbia e nel Nuovo Testamento della loro Bibbia hanno scritto “Geova” dove invece gli autori sacri usano la parola Kyrios (Signore).

E’ lecito o no fare dei giuramenti sul nome del Signore e fare dei voti?

Cristo non ha proibito il giuramento: Egli stesso dinanzi al Sinedrio ha parlato sotto giuramento (Mt. 26,59-64). In alcuni casi gravi come il giuramento in tribunale si può chiama re Dio a testimone della verità detta o anche quando si promette qualcosa di importante si può chiamare Dio a testimonio di voler mantenere la promessa. Gesù però vuole che ci intendiamo vicendevolmente senza giuramenti. Egli dice: “Non giurare. Il vostro parlare sia Sì, sì; No, no; quel che viene di più appartiene al male.(Mt.5,34-37). Il voto fatto a Dio è promettergli un’opera buona con l’intenzione di rendergli in particolare onore. Il voto è presente fin dalle prime pagine della Bibbia, vedi ad esempio Giacobbe (Gen. 28,16-22). Prima di fare un voto è bene però riflettere molto perché i voti vanno mantenuti (Eccles. 5,3-4).


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