CRISTIANI   Nelle mani del Padre

Noi crediamo unicamente in Gesù Cristo unigenito Figlio di Dio,
unica VIA, VERITA' e VITA e nostro unico SALVATORE.

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I DIECI COMANDAMENTI

Ultimo Aggiornamento: 23/04/2011 18:19
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Sesso: Femminile
23/04/2011 18:15
 
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Sesto comandamento

NON COMMETTERE ATTI IMPURI

Il sesto comandamento tende di natura sua a proteggere il bene del matrimonio e, quindi, della famiglia. Tutta la Bibbia è contraddistinta da una profonda stima del matrimonio. Un motivo di questo sta nel fatto che, attraverso l’istituzione del matrimonio, gli uomini vengono inseriti in complessi umani più grandi. Il comandamento conferma perciò che l’uomo è un essere sociale. Però esso non guarda solo alla comunione personale dei due coniugi. Perlomeno altrettanto rilevante è l’importanza della famiglia per i figli, cosa che la psicologia e la pedagogia oggi sottolineano con forza. I bambini, per crescere e svilupparsi come uomini liberi, hanno bisogno di molti stimoli, che vengono loro forniti soprattutto in un intreccio molteplice di relazioni personali. Per espandersi essi hanno bisogno di protezione e di amore, da un lato, e di molteplici calde relazioni, dall'altro. La Bibbia ripropone continuamente il matrimonio come il simbolo più adeguato dell’alleanza tra Dio e il suo popolo (cf. Os. 1-3; Ger. 2,1s; 3, 1ss; Ez.16; 23; Is.50,1). Contemporaneamente accomuna l’infedeltà d’Israele verso il Signore all’infedeltà matrimoniale, i profeti rimproverano senza stancarsi alla “vergine” Israele di darsi a “tutti quelli che incontrerai per strada e di essere così diventata una prostituta (cf. Ger. 2,1-3.13; Ez. 16,1-63; 23,1-49). Viceversa viene esaltata la fedeltà permanente di Dio verso il suo popolo (cf. Sal. 117,2; Rm. 3,3). L’esperienza della fedeltà di Dio all’alleanza spinge a sua volta a essere fedeli, solidali e uniti nella società umana. Nella sua redazione originaria il sesto comandamento stabiliva regole diverse per l’uomo e per la donna. All’uomo era vietato solo violare un altro matrimonio già costituito. Le sue relazioni sessuali con una donna non sposata o con una prostituta non erano ritenute un adulterio. Invece la donna sposata era adultera anche quando l’uomo, con cui intratteneva relazioni sessuali al di fuori del matrimonio, non era sposato. Gesù reagisce contro questo atteggiamento differenziato e ristabilisce integro il comandamento. “Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli a causa della vostra durezza di cuore, ma al principio non fu così. Ma io vi dico: chiunque rimanda la propria donna.., e ne sposa un’altra commette adulterio; a chi sposa una ripudiata commette adulterio” (Mt. 19,8-9). E’ vero ch’egli salva l’adultera dalla lapidazione, ma è anche vero che non lascia alcun dubbio sulla peccaminosità del suo comportamento, tant’ è vero che l’esorta a non comportarsi più in quel modo (Gv. 8,1-11).

ODIERNA ATTUALIZZAZIONE :

VALORE POSITIVO DELLA SESSUALITA’ UMANA

In quale modo concreto la morale cristiana intende favorire la promozione delle persone, regolandone la vita sessuale? Bisogna iniziare il discorso, partendo dallo scopo a cui è destinata la sessualità. La sessualità è diffusa in tutto l’io umano, così che (ad esempio) ognuno a motivo della sua sessualità si caratterizza in modo inconfondibile da un altro; soprattutto, tutto l’essere dal lato bio-psichico-spirituale si differenzia come maschio o femmina. Perché la sessualità introduce queste differenziazioni fra le persone? Le rende differenti per poterle spingere ad aprirsi, a comunicarsi e ad integrarsi fra loro; per indurle a convivere e a realizzarsi insieme come prossimo; per strapparle ognuna dall’isolamento egoistico. Per sospingere verso l’altro, la sessualità soprattutto ha diffuso un piacere travolgente nei rapporti sessuali. Il piacere funziona da forte spinta ad uscire da se stessi e ad unirsi ad un’altra persona. Ogni qual volta l’io gode del piacere sessuale senza aprirsi in autentica comunione altrui o senza saper strappare l’altro dal suo isolamento, commette peccato di egoismo. La pratica sessuale appare peccaminosa quando è un egoismo o volontà di asservire l’ altro ad un proprio tornaconto o esprima una noncuranza verso le esigenze di convivenza comunitaria. La sessualità è stata offerta all’ uomo come terreno fecondo, su cui deve fiorire l’amore oblativo, l’amabilità servizievole, l’autentico affetto altruistico. La sessualità si mostra umana, quando s’apre in amore, in accoglienza dell’altro come persona, nell’intento di strapparlo dalla solitudine, e di fargli sentire come vivendo insieme si raggiunga una felice esistenza spirituale. La sessualità introduce l’io al senso comunitario E ma in maniera progressiva: lo abilita ad esperienze di colloqui sempre più profondi; gli apre capacità sempre più ampie nel saper stare in ascolto e nell’accogliere l’altro; lo inizia a rapporti interpersonali prima impensati. La sessualità nell’età adolescenziale va risvegliando alla gioiosa esperienza di intime fantasie erotiche, dei primi legami affettivi, delle amicizie appassionate, delle conoscenze circa l’altro, delle confidenze riservate. Al tempo in cui gli amori sembrano essere alquanto sviluppati, la sessualità sospinge lentamente a intrecciare un legame affettivo stabile con un altro, annodandovi un fidanzamento. Il fidanzamento è come un noviziato per immettersi e maturare verso una successiva vita coniugale. Non si creda che, giunti allo stato adulto matrimoniale, l’amore rimanga ormai staticamente fissato. La sessualità rimane sempre avventura la creazione. L’amore coniugale, se non è vissuta in un progressivo divenire così da far gustar e la comunione in esperienze nuove, è come un albero che manca di acqua: si essicca. Lo stesso rapporto coniugale deve essere vissuto come u momento che rafforza ed approfondisce la serena comunione matrimoniale; deve poter apparire una situazione privilegiata, in cui si comprende e si gusta la bellezza del proprio vivere comunitario interpersonale nel matrimonio. Cerchiamo di ricordare qualche azione sessuale, E che la morale dichiara peccaminosa, per vedere se veramente essa venga vietata perché contrastante e impeditiva di una comunione di vita gioiosa con l’altro. La masturbazione è peccaminosa in quanto riversa l’io su se stesso; gli fa ricercare un godimento sessuale esclusivamente per se stesso; lo strappa dall’attenzione e dall’accoglienza dell’altro. Quando la masturbazione accade limitatamente durante il periodo adolescenziale, si vuol ritenere un disordine non colpevole, poiché è cagionata da uno stato personale immaturo. L’adolescente, dal lato biopsichico, è ancora inadatto a comunicare con l’altro, a vivere in colloquio interpersonale, a situarsi come dono di se stesso al prossimo, a caratterizzarsi come socio per una vita di relazione. Egli è come una persona che se ne sta allo specchio, gingillandosi con se stesso: per lo più è incapace di esprimersi affettivamente al di fuori del vizio solitario. La masturbazione del pubescente è più un difetto di immaturità affettive, che una colpa di malizia, Il ragazzo ha bisogno di venire tolto dal suo isolamento solitario affettivo. Il sesto comandamento ammonisce: “Non fornicare”. Fornicazione (cioè, relazione sessuale illecita) è detto ogni rapporto sessuale fra persone non unite fra loro in matrimonio, anche se si sentono maturate in reciproco amore oblativo. Perché mai solamente il vincolo matrimoniale rende lecita la relazione sessuale? Con il matrimonio i due, anche pubblicamente, si situano stabilmente l’uno per l’altro: si possono comunicare nella propria intimità, giacché di fronte alla stessa società si sono affidati in tutto se stessi in modo vicendevole. Il matrimonio rende possibile offrirsi all’altro senza timore di sentirsi poi abbandonato: assicura un amore confermato per sempre di fronte a qualsiasi altro pretendente. Nello stesso tempo nel matrimonio la sessualità è perfezionata nel suo senso comunitario, in quanto impegna due coniugi ad essere uniti ed intrecciati per l’intera propria esistenza nella procreazione ed educazione della prole. il matrimonio conferisce una singolare profondità comunitaria e politica all’amore sessuale e alla procreazione. Se assente il vincolo matrimoniale, la disponibilità dell’uno verso l’altro appare incompleta; non risulta confermata dal lato civico ed ecclesiale; ci si offre all’altro solo mediante un individuale impegno privato, che si può sempre sconfessare e rompere. Quando i fidanzati sono ormai maturati nella confidenza affettiva e prossimi al matrimonio, possono abbandonarsi alle intimità sessuali coniugali? In simile ipotesi i fidanzati non potrebbero ritenere di aver già assicurati i valori comunitari richiesti dall’amore coniugale e dalla procreazione responsabile? Fino a quando non è stato celebrato il matrimonio appare difettoso il fondamentale aspetto comunitario presupposto all’esercizio della sessualità. Con il fidanzamento i due non si sono impegnati al dono intimo esclusivo fra essi di fronte alla comunità civica ed ecclesiale. La sessualità, per essere legittima, richiede di essere esercitata fra due uniti in una unica vita inscindibile, approvata e sancita in un impegno pubblico. Sta quindi il principio morale: si ha peccato ogni qual volta si eserciti la sessualità al di fuori dell’amore riverente verso l’altro, o senza che i due abbiamo unito le loro persone con pubblici legami matrimoniali. La sessualità sa realizzarsi unicamente all’interno di una comunità d’amore altruistico procreativo. Necessariamente sconfessa come inammissibile (ad esempio) ogni pratica omosessuale. La vita intima coniugale degli sposati rimane liberalizzata in modo completo o ancora giace sotto regolamenti morali? Rettamente è lasciata alla coscienza dei coniugi la determinazione del come vivere la loro intimità sessuale. La morale fa loro dovere di cercare in proprie libere decisioni di favorire il comune amore vicendevole e un impegno procreativo responsabile Manca all’amore verso il coniuge io sposato chi vivesse un’intimità sessuale con un estranee (adulterio); manca al suo compito sessuale procreativo, se evitasse la prole per ingiustificato egoismo o se accettasse una numerosa prole senza valutare responsabilmente le possibilità educative della propria famiglia. In conclusione, il cristiano è esemplare non in quanto si assoggetta a divieti morali, ma in quanto mostra di comprendere e vivere i valori presenti nella sessualità e testimonia coni sia un arricchimento personale e comunitario il dimorare entro le norme etiche cristiane. (Tullo Goffi)

In questo articolo il moralista Tullo Goffi ci ha presentato l’ideale su cui posa il comandamento e l’ideale della sua attualizzazione, ma nella realtà, purtroppo, ci sono tanti casi e situazioni difficili. Che cosa fare? Dobbiamo richiamare anzitutto il detto fondamenta le di Gesù: “Chi tra voi è senza peccato, scagli la prima pietra!” (Gv. 8,7). Quante volte noi pure, nei nostri pensieri, desideri e tentazioni, abbiamo peccato contro questo comandamento E quante volte abbiamo segretamente desiderato che questo comandamento non esista? Quante volte dalla fede in Dio che ci ha creati come immagine del suo amore non abbiamo attinto il coraggio di ritenerci capaci di un amore irrevocabile? Quante volte, invece, abbiamo urlato con i lupi e affermato che i coniugi dovrebbero avere, almeno al vertice della vita, la possibilità di separarsi e di incominciare daccapo con un nuovo partner. Almeno in questo senso, anche nei matrimoni vissuti nella fede, c’è molto dell’ “adulterio”. Se ammettiamo ciò onestamente, non possiamo avere il coraggio di condannare là dove dei matrimoni falliscono. in questi casi per noi cristiani c’è soltanto questa possibilità: dimostrare una giusta compassione verso questi fratelli, sia che si tratti di cristiani o meno; essere sensibili alla storia di passione di questi matrimoni e rimanere consapevoli che soltanto Dio legge nei cuori e può giudicare. Tiriamo subito una conseguenza da queste affermazioni: anche se fondamentalmente non ci lasciamo scuotere a proposito del sesto comandamento e, magari, siamo d’accordo con il duro atteggiamento della chiesa, che non permette che un divorzio possa contrarre valido matrimonio, fino a quando è vivo l’altro coniuge, non possiamo rifiutare la solidarietà della comunità alle coppie separate e ai loro figli. In fondo, come abbiamo già dichiarato, non si tratta altro che di una solidarietà tra peccatori.

COME IRROBUSTIRE IL VALORE DELLA FEDELTA’ CONIUGALE

Alcuni semplici consigli.

  • L’amore anziché chiudere deve divenire liberazione vicendevole.

  • L’amore vero, la vera liberazione vicendevole avviene nel quotidiano.

Certamente fa parte delle più belle esperienze di un matrimonio il fatto che gli sposi pensino spontaneamente soltanto con il “noi” a tutte le cose essenziali che spesso, ad esempio in presenza di altri, un breve sguardo supplisca un’intera discussione e stabilisca subito l’accordo su quello che si vuole dire o fare. Viceversa, qualche posteriore divergenza ha avuto inizio con il tatto che un coniuge ha imposto all’altro i propri hobby, senza peraltro riuscire a tollerare i suoi;’ Con il fatto che egli ha incominciato a sospettare delle assenze della comparte causate dal lavoro, l’ha incominciata ad opprimere con questi sospetti e l’ha resa insicura nel lavoro; con il fatto che i coniugi non si permettono più l’un l’altro di fare certe esperienze se non possono parteciparvi insieme. Un marito, ad esempio, deve rinunciare al suo interesse per lo sport (e per le trasmissioni sportive alla televisione), perché la moglie non ne è interessata? Qui si potrebbero elencare migliaia di piccoli problemi di tutti i giorni, dai quali si può vedere se i coniugi si accettano vicendevolmente in piena libertà. E Un altro punto molto importante è questo: che si procuri con la massima attenzione di avere abbastanza tempo l’uno per l’altro. E con ciò non si intende soltanto, ma certamente anche lo stare assieme intimo. Spesso l’incontro erotico e sessuale della coppia, diventa sfruttamento proprio perché avviene rapidamente, di corsa, come un punto del programma giornaliero che si deve spuntare, invece di essere inserito in un generoso tempo libero comune che ci si riserva l’uno per l’altro. E’ chiaro che non disponiamo sempre di tutte le possibilità di sottrarci a piacimento alle costrizioni del lavoro e degli altri impegni. Anche qui il diavolo non sta nel principio, ma nel dettaglio. Ma per la coppia il problema di un tempo sufficientemente ricco da riservare l’uno per l’altro deve costituire anche il saggio criterio di organizzazione del lavoro quotidiano. Non tutto quello che in questo campo spesso si adduce come scusa, e cioè E le esigenze del lavoro, con le quali si fa sperare al partner, se le cose vanno bene, nel prossimo fine settimana, oppure, se vanno male, nelle prossime ferie, è una vera costrizione evitabile. Spesso si tratta di costrizioni che noi stessi, inavvertitamente e intenzionalmente, ci procuriamo. Per cui non ci si può né meravigliare né lamentarsi delle conseguenze. Menzioniamo ancora un ultimo punto che per mancanza di spazio non possiamo trattare: il valore del perdono.


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