CRISTIANI   Nelle mani del Padre

Noi crediamo unicamente in Gesù Cristo unigenito Figlio di Dio,
unica VIA, VERITA' e VITA e nostro unico SALVATORE.

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BREVE STORIA DEL POPOLO EBRAICO

Ultimo Aggiornamento: 12/05/2011 18:09
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12/05/2011 18:01
 
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Il merito di Saul in quel contesto storico di divisione fu quello di stimolare la solidarietà delle varie tribù di Israele spingendole ad unirsi insieme per sconfiggere gli Ammoniti. Quando Saul fu chiamato in aiuto degli abitanti di Jabesh di Galaad, la Scrittura ci dice che « lo Spirito di Dio investì Saul» (1 Sm 11, 6). In quell'occasione egli compì un'azione simbolica di grande effetto: prese alcuni buoi, li tagliò a pezzi ed inviò un pezzo ad ogni tribù di Israele assieme ad un messaggio minaccioso: « Così saranno trattati i buoi di chi non seguirà Saul e Samuele ». In seguito a questa minaccia tutte le varie tribù furono prese da grande terrore e si unirono a Saul per combattere contro il re di Ammon « come un solo uomo » (1 Sm 11, 7). In quell'occasione si unirono a Saul trecentomila uomini provenienti dalle tribù di Israele del nord e trentamila dalla tribù di Giuda (1 Sm 11, 8). Con questo esercito Saul riuscì a sbaragliare gli Ammoniti.

Dopo questa strepitosa vittoria su Ammon tutto il popolo (in pratica l'esercito e cioè tutti gli uomini in grado di portare le armi) riconobbe che solo Saul era in grado di liberare Israele anche dai Filistei. Così a Ghilgal venne proclamato pubblicamente re (1 Sm 10, 24; 11, 14-15).

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La designazione tramite un profeta e l'acclamazione da parte dell'esercito dette l'inizio ufficiale alla monarchia in Israele. In 1 Sm 10, 25 abbiamo un'interessante annotazione che ci rimanda a quanto abbiamo detto precedentemente circa la legge del re che si trova in Dt 17, 14-20: « Allora Samuele espose al popolo i diritti del regno e li scrisse in un libro che depose davanti all'Eterno».

Ci si può chiedere anche in questo caso come mai Samuele abbia sentito il bisogno di scrivere un nuovo libro sui diritti del re dal momento che esisteva già una legge di Dio al riguardo nel libro del Deuteronomio. Evidentemente è proprio questo scritto di Samuele che un redattore posteriore deve aver inserito nel Deuteronomio. Questo redattore posteriore non ha commesso alcun imbroglio, in quanto anche lo scritto di Samuele, essendo divinamente ispirato, era pur sempre una legge di Dio. Trattandosi di una legge di Dio che regolava una particolare istituzione ebraica, anche se istituita in un'epoca posteriore a quella di Mosè, egli, inserendo questa legge nel grande libro della Torah, a cui da sempre era stato associato il nome di Mosè, il legislatore per eccellenza, ha compiuto un atto considerato normale ed usuale secondo la mentalità dell'epoca.


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In base a questa legge è bene precisare che nessun in Israele poteva diventare re in virtù del suo esclusivo potere, come avveniva nei vicini popoli orientali. La designazione e l'incarico di re era una prerogativa riservata solo a Dio, il quale poteva rivolgere la sua scelta anche non tenendo conto dello stretto criterio dinastico, come è avvenuto poi nel caso della scelta di Davide.

Saul divenuto quindi re per volontà divina e per acclamazione del popolo, fissa la sua residenza a Gabaa, nel territorio della tribù di Beniamino, ma non aveva una vera e propria corte regale con funzionari statali o altri apparati burocratici. Anche la sua zona di influenza non era estesa a tutto il territorio palestinese, ma era limitato probabilmente a quello che sarebbe poi diventato in seguito il regno di Israele del nord o poco più. In ogni caso, almeno all'inizio, egli riuscì a farsi accettare come re da tutti gli uomini di Israele che potevano impugnare le armi.


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La sconfitta definitiva dei Filistei non fu comunque merito suo, ma fu merito di Davide, che il re aveva accolto ancora in giovane età presso di sé. Davide ebbe l'accortezza di procurarsi ciò che effettivamente mancava a Saul e che segnò in parte anche la sua rovina: un esercito personale pronto al combattimento in ogni momento.

Comunque ancora prima dello scontro decisivo con i Filistei, Saul cominciò a dare segni di squilibrio mentale con crisi depressive che lo rendevano diffidente, scontroso ed aggressivo verso coloro che gli stavano attorno ed in particolar modo verso Davide, che, minacciato di morte, fu costretto a fuggire.

A causa sempre del suo carattere diffidente ricorse perfino alle pratiche magiche che un tempo egli stesso aveva disapprovato. Così servendosi di una indovina cananea evocò lo spirito di Samuele il quale gli predisse che Dio lo avrebbe privato del regno. Commise in seguito parecchi errori trasgredendo la legge, annullando ordini sacri ed intervenendo anche arbitrariamente nel culto dei sacrifici.


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La sua fine fu determinata dalla sconfitta che dovette subire in una battaglia contro i Filistei nella quale tre dei suoi figli persero la vita e lui stesso si vide costretto ad uccidersi per non cadere nella mani del nemico.

Il tentativo di Saul di trasformare una libera società tribale in uno stato era fallito miseramente in quanto lo si accusava tra l'altro di aver trasformato il regno in uno stato assoluto. Il suo carisma iniziale si era alla fine rivelato instabile e Dio che gli aveva concesso il suo Spirito, poi glielo tolse.


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Davide
Contemporaneamente alla caduta di Saul iniziò però l'ascesa di un altro grande uomo della storia ebraica, Davide, la cui genialità e le cui doti di grande condottiero e stratega saranno in grado di sviluppare tutta la potenzialità della monarchia ebraica portandola al suo massimo splendore ed alla sua massima estensione.

La salita al trono di Saul era avvenuta ancora nel quadro dei vecchi ordinamenti sociali di Israele. Anche se con il titolo di re, Saul fu chiamato sostanzialmente a svolgere la funzione che era propria degli antichi giudici i quali erano chiamati ad intervenire in casi speciali per liberare il popolo dalla minaccia di invasioni da parte dei vicini.

Nel caso di Davide la cosa fu diversa. Figlio minore di Iesse di Betlemme (in Giudea) fu chiamato ancora giovane alla corte di Saul a Gabaa, inizialmente come suonatore d'arpa e scudiero, in seguito, grazie alla sua amicizia con Gionata, figlio di Saul, divenne capo di una truppa di mercenari. Infine sposò la principessa Mikal e divenne il genero di Saul. Se volessimo riassumere la storia dell'ascesa di Davide a legittimo successore di Saul, potremmo dire Davide aveva successo in tutte le sue imprese.


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Furono proprio questi successi che suscitarono l'invidia e la diffidenza di Saul che sempre più vedeva in Davide un odiato rivale, ed un pericoloso concorrente al suo trono. Fuggito nel deserto a causa delle minacce di morte più volte proferite e messe in atto da Saul contro di lui, Davide approfittò di questa situazione di esiliato per riunire sotto il suo comando una sua truppa di mercenari e per avvicinarsi maggiormente alla sua tribù di origine.

Dopo la sconfitta della battaglia contro i Filistei che segnò la fine del regno di Saul, Davide, che aveva già ricevuto l'unzione da parte di Samuele, fu consacrato ufficialmente re ad Hebron dalla tribù di Giuda e dai gruppi che questa tribù rappresentava. Davide era per il momento soltanto re di Giuda, ma divenne ben presto anche re delle tribù settentrionali, quando quest'ultime si accordarono a Hebron per riconoscerlo anche come re del regno settentrionale, essendo stato ucciso IsBàal il debole successore di Saul. Pur rimanendo Israele e Giuda due entità separate, con Davide esse trovano una forma di unità in un unico stato.


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Quando i Filistei si resero conto della minaccia che costituiva per loro l'unione di Israele e Giuda in un unico stato, fu troppo tardi. Nella valle di Rèfaim a sud-ovest di Gerusalemme, Davide infligge loro una sconfitta dalla quale non riuscirono più a risollevarsi. Questa sconfitta è così definitiva da farli rinunciare per sempre alle loro aspirazioni di conquista della Palestina ed a scomparire dalla scena come avversari di Israele. Da questo momento in poi essi si limiteranno a mantenere soltanto qualche città nella zona costiera del paese.

Secondo l'abitudine delle società tribali, cessato il pericolo che le aveva visto costrette a coalizzarsi attorno ad un capo, questa istanza centralistica, resa necessaria dallo stato di emergenza, avrebbe dovuto sciogliersi, ma così non avvenne. Anzi Davide si diede sempre più da fare per ampliare maggiormente il suo potere. Come prima cosa egli conquistò con le sue truppe mercenarie la città dei Gebusei, Gerusalemme, situata tra le due metà del regno e vi trasferì la sua residenza da Hebron. In questo modo egli si assicurò una base di potere indipendente dalle tribù e rivendicò inoltre la successione di un principe cananeo. Facendo poi trasportare a Gerusalemme l'arca dell'alleanza, fece di questa città un luogo sacro centrale per tutto Israele.


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Con la conquista delle città filistee sul Mediterraneo, degli ammoniti, dei moabiti, edomiti e amalekiti a oriente e degli aramei a nord-est, Davide riuscì, in un momento storico favorevole, a costituire per breve tempo un regno così grande che si estendeva dalla Siria centrale fino alle frontiere dell'Egitto. Questo nuovo stato, sorto dalla fusione di molti popoli, si allontanò dalle tradizioni dell'arcaica società tribale, cambiando completamente la situazione politica e sociale della Palestina.

Il grande merito di Davide è stato quello di aver dato inizio alla dinastia davidica dalla quale sarebbe poi nato il Messia. Se Abramo è rimasto nella memoria del popolo come il padre dalla fede incrollabile e Mosè come il legislatore per eccellenza, Davide viene ricordato come colui che avrebbe legittimato la discendenza regale del Messia. Dio infatti gli promette per mezzo del profeta Nathan di rendere stabili la sua casa ed il suo regno per sempre, come si può leggere nel cap. 7 di 2 Samuele. Davide esprime la sua fede e la sua gioia per questa promessa nel Salmo 16, 8-11 che viene ricordato da Pietro nel suo primo discorso a Gerusalemme per parlare della risurrezione di Gesù Cristo (At 2, 25-28).


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Nonostante questa profezia di Nathan tutti i figli di Davide si dimostrano dei successori non all'altezza del loro compito. Lo stesso Davide si dimostrò debole nei loro confronti non prendendo le giuste decisioni, come, per esempio, nel caso dell'incesto del suo primogenito Amnon con la sorella Tamar, che diede il pretesto all'altro figlio Assalonne di uccidere il fratello Amnon. Davide perdonò anche il delitto di Assalonne, ma quest'ultimo si ribellò al padre che si vide costretto a cedere al figlio senza combattere la sua residenza e perfino il suo harem. Alla fine con l'aiuto del generale Joab, Davide riuscì a sconfiggere Assalonne, ma non riuscì ad arrestare la crisi dello stato che nel frattempo si faceva sempre più grave.

C'era stato infatti un tentativo di rivolta da parte di un certo Seba della tribù di Beniamino che sobillava le tribù del nord dicendo: « Non abbiamo alcuna parte con Davide e nessuna eredità con il figlio di Isai, ciascuno alle proprie tende! ». Il nord infatti non era toccato dai problemi della successione della casa di Israele, ma non si considerava più vincolato al patto di governo che aveva stretto anni prima con Davide. Davide tuttavia riuscì a prevalere anche contro questa opposizione, ma ora egli governava sul nord non più come re, ma come tiranno.


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Il generale Joab ed il sacerdote Abiathar, esponenti dell'antica cultura tribale, proposero la candidatura del terzo figlio di Davide, Adonia. Ma questa candidatura suscitò la reazione di un gruppo di oppositori capeggiati da Benaiah, Tsadok e dallo stesso profeta Nathan che volevano invece mettere sul trono Salomone, il secondo figlio nato dalla relazione fra Davide e Betsabea. Alla fine Davide, per insistenza della stessa Betsabea e del profeta Nathan, scelse Salomone.

La vita di Davide non sempre fu esemplare perché sappiamo che egli, oltre ad avere parecchie mogli e perfino un harem, si macchiò di adulterio con la moglie di Uria e mandò quest'utimo a farsi uccidere in battaglia. Tuttavia Davide su esortazione del profeta Nathan si pentì dei suoi peccati e scontò amaramente la colpa dei suoi delitti con la perdita del primo figlio avuto con Betsabea. Dio, nonostante lo avesse perdonato per le sue numerose malefatte, non gli permise di costruire il tempio a causa dei suoi numerosi delitti, ma diede questo incarico al figlio Salomone.


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12/05/2011 18:03
 
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Quando Davide morì, Salomone salì definitivamente al trono e fece uso immediatamente del suo potere facendo uccidere Adonia e Joab e mandando in esilio Abiathar. Termina così la storia della successione al trono con la completa vittoria di Salomone che prese possesso del regno di suo padre in tutta la sua estensione.

L'eterogeneo stato di Davide, che comprendeva diversi popoli, fu il primo ed unico regno che fu instaurato sulla striscia di terra siriaco-palestinese, da sempre teatro di scontri fra le potenti monarchie del Nilo e della Mesopotamia. Il suo sorgere fu reso possibile da un lato dal particolare momento storico che vedeva i grandi regni del Nilo e della Mesopotamia indeboliti ed incapaci di intervenire. Il vuoto politico così creatosi fu riempito a suo modo da Davide. Dall'altro lato si può aggiungere a questo la geniale intuizione politica di Davide che seppe cogliere il momento favorevole, anche se, fondando una dinastia ereditaria, si allontanò profondamente dall'arcaica società tribale originaria, libera e contraria allo stato. In tutte queste vicende storiche possiamo vedere la mano provvidenziale di Dio che interviene nella storia dell'uomo per sconvolgere i piani umani e far trionfare il suo disegno divino per la salvezza dell'umanità.

In questa storia Dio ha collocato l'uomo giusto al momento giusto, un politico lungimirante, che la Bibbia ci descrive in tutti i suoi aspetti umani anche negativi. Scosso dalle sue passioni e vittima di esse fino al delitto, Davide ha dato corpo ad un ideale di sovrano, mai più dimenticato nella storia di Israele, ma anche mai più raggiunto. Mille anni dopo giungerà un altro «figlio di Davide », Gesù di Nazareth, che rifiuterà tutte le forme terrene di potere e parlerà di un regno completamente nuovo, il regno di Dio.


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Salomone
A differenza di Davide, Salomone non fu un condottiero e non si preoccupò di estendere ulteriormente i confini del regno lasciatogli da suo padre. La sua politica si concentrò maggiormente sulla stabilità dello stato e sull'incremento delle arti e delle scienze che sotto il suo regno conobbero una grande fioritura tale da suscitare stupore e meraviglia fra i suoi contemporanei e da costituire anche la base della sua fama presso le generazioni future.

Per rendere stabili i confini dello stato Salomone si propose di instaurare una politica di buoni rapporti con tutti i popoli circostanti. Questo obiettivo fu raggiunto non solo per mezzo una politica matrimoniale molto disinvolta che gli permise di sposare e di portare nel suo harem parecchie mogli straniere fra cui anche la figlia del faraone (1 Re 3, 1; 11, 1), ma soprattutto instaurando una fitta ed estesa rete di scambi commerciali con navi che dal porto fenicio di Tiro giungevano fino in Africa da dove importavano oro, argento, avorio, legni pregiati e perfino animali esotici, come possiamo vedere leggendo 1 Re 10, 22-24. Tutta questa ricchezza e questo prestigio si concentrarono però quasi esclusivamente nella corte di Gerusalemme ed attorno alla persona del re, il quale manteneva nei confronti dei suoi sudditi un certo distacco. Non si può proprio dire Salomone intrattenesse con il popolo dei rapporti idilliaci improntati alla familiarità e all’intimità come era avvenuto sotto il regno di Davide.


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Un'altra caratteristica peculiare di Salomone è senz'altro la sua fama di uomo sapiente. Questa sapienza Salomone l'aveva chiesta direttamente a Dio. Non gli aveva chiesto né ricchezza, né una lunga vita, ma aveva chiesto di governare il popolo ebraico con sapienza e Dio gli aveva concesso oltre la sapienza anche una grande ricchezza. La fama della sapienza e della ricchezza di Salomone avevano valicato i confini dello stato ebraico, tanto da destare l'ammirazione di tutti i re della terra e da indurre una regina dalla lontana Etiopia a fargli visita. Per questa fama di uomo sapiente la tradizione ha attribuito direttamente a lui alcuni libri come i Proverbi, l'Ecclesiaste, il Cantico dei Cantici e la Sapienza, anche se è ormai stato accertato che tali libri sono di epoca posteriore a quella di Salomone. È interessante comunque leggere dal libro dei Re quel che ci viene detto circa la sapienza di Salomone (1 Re 4, 31-34). Modelli analoghi di saggezza poetica legata alla natura li ritroviamo anche in Egitto ed in Mesopotamia. Oltre al merito di aver fatto fiorire le arti e le scienze, l'apertura intellettuale di Salomone ha dato anche un impulso decisivo alla nascita della letteratura ebraica.


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Un'altra grande impresa portata a termine da Salomone fu la costruzione del primo tempio. Questo tempio fu eretto sull'aia del Gebuseo Arauna che Davide aveva comprato a suo tempo (2 Sm 24, 15-24; cfr anche 1 Cr 21, 16 - 22, 1-6; 2 Cr 3, 1) per erigere un altare e per offrire dei sacrifici di ringraziamento a Dio che aveva salvato Gerusalemme dalla peste. Secondo le testimonianze che troviamo nel libro dei Re, questo tempio fu costruito con la collaborazione del re di Tiro, il quale oltre a fornire il materiale (legno dei cedri e dei cipressi del Libano e le pietre), fornì anche la manodopera ed i tecnici (1 Re 5; 7, 13-51). Il tempio fu quindi costruito molto probabilmente secondo il modello cananeo e con il trasporto del tesoro, degli utensili sacri e dell'arca contenente le due tavole di Mosè, divenne il luogo sacro per eccellenza, la dimora perenne di Dio (1 Re 7, 51 - 8, 21). Nel frattempo Salomone si era fatto costruire in posizione attigua al tempio anche un sontuoso palazzo (1 Re 7) che fissò come dimora sua e della sua numerosa corte. A causa dei suoi stretti legami con il palazzo reale, il tempio aveva più il carattere di una cappella di palazzo, al mantenimento della quale doveva provvedere non il popolo, bensì la corte stessa.


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Poiché il re di Gerusalemme tradizionalmente fin dai tempi di Melchisedek univa le due funzioni di monarca e di primo sacerdote (Sl 110, 4), per la prima volta venne evidenziata la stretta relazione fra trono ed altare, fra stato e tempio. Per questo motivo il tempio di Salomone, anche per la sua origine cananea, apparì sempre più agli occhi dell'antica comunità tribale di Israele come un corpo estraneo. A questo si aggiunga anche il fatto che, essendo divenuta l'adorazione del Dio di Israele, una religione di stato, nel tempio di Gerusalemme furono obbligate all'adorazione anche popolazioni non ebraiche che poi privatamente adoravano altre divinità.

Un altro problema era costituito dalle ingenti spese necessarie per il mantenimento della corte e per la costruzione del tempio e del palazzo reale, per cui si rese necessario organizzare dei lavori forzati in grande stile. Soltanto per il reperimento del legname nel Libano furono impiegati oltre trentamila lavoratori (1 Re 5, 13-18). Tutto questo non contribuì certamente a favorire i buoni rapporti del re con il suo popolo, come pure con i paesi circostanti. Dopo la sua morte gli anziani del nord si recarono da Roboamo perché alleggerisse il pesante giogo che suo padre aveva imposto loro (1 Re 12, 4).


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Se dobbiamo fare un bilancio del regno di Salomone, dobbiamo dire che lo splendore della corte salomonica non fu accompagnata da un'adeguata attenzione alle esigenze del popolo. Come abbiamo già detto la sua preoccupazione non fu quella di ampliare i confini del regno, ma di mantenere lo status quo con un periodo di relativa pace e di relativo benessere se non teniamo conto delle condizioni vessatorie imposte soprattutto alle tribù del nord, costrette a versare dei pesanti tributi dai quali invece erano esonerati Gerusalemme e Giuda.

Nonostante che le tribù del nord manifestassero spesso il loro dissenso con ribellioni, Salomone riuscì a mantenere unite le due parti del suo regno con la costruzioni di alcune fortezze militari e con l'impiego di un esercito permanente, ma non poté evitare la perdita della parte siriaco-aramea dei suoi territori nord orientali, dai quali sarebbe poi sorta una grave minaccia per Israele.


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Il suo regno cominciava a scricchiolare e la politica di grande regno inaugurata da Davide, sotto Salomone era già in decadenza. A differenza del padre il figlio un fu in grado di consegnare al suo successore un regno solido ed intatto. La Bibbia ci ha trasmesso l'immagine di un sovrano saggio, colto e benedetto da Dio, ma non viene taciuto il fatto che egli fu trascinato dalle sue mogli straniere verso l'idolatria e che per questo motivo già durante il suo regno c'erano i primi segni di quella che sarebbe poi diventata una irreparabile rottura fra il regno del nord ed il regno del sud (1 Re 11).

Fine dell'unione fra Giuda ed Israele


Si parla impropriamente della divisione del regno fra Nord e Sud, in realtà si trattò semplicemente dell’impossibilità di rinnovare il patto di unione fra Israele e Giuda sotto un solo capo, come era avvenuto con Davide e Salomone.

Roboamo, figlio maggiore di Salomone nato dall’unione con un’ammonita, fu designato dallo stesso Salomone per la successione al trono. Egli iniziò a regnare senza difficoltà a Gerusalemme ed in Giuda, ma fu necessario rinegoziare le condizioni del patto con le tribù del Nord, in quanto gli anziani di Israele avevano delle fondate riserve nei confronti dei lavori forzati e della dura tassazione imposta da Salomone.

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Roboamo, recatosi a Sichem per ascoltare le richieste delle tribù del Nord, mal consigliato, non diede loro ascolto, anzi li informò che sarebbe stato ancora più duro di suo padre. La rottura fra Israele e Giuda divenne quindi inevitabile e Roboamo stesso dovette fuggire a Gerusalemme per evitare di essere ucciso. Tutto questo lo troviamo nel cap. 12 di 1 Re.

Fra le varie persone del Nord che si erano ribellate a Salomone c’era un certo Geroboamo a cui Salomone aveva fra l’altro affidato la sorveglianza ai lavori degli uomini della casa di Giuseppe. In seguito alla sua ribellione, fu costretto a fuggire in Egitto, ma, ritornato in patria dopo la morte di Salomone, fu proclato re di Israele. Secondo quanto troviamo scritto in 1 Re 11, 26-39 sembra che Dio lo avesse già designato ad essere re di Israele ancor prima della morte di Salomone.

Finita l’unione fa le due entità del nord e del sud che era stata resa possibile sotto Davide e Salomone, i due regni iniziano la loro storia in maniera separata: il regno del Nord sotto Geroboamo ed il regno del Sud sotto Roboamo. A questi due re ne succederanno parecchi altri che governeranno questi due territori separati fra alterne vicende finchè non saranno definitivamente travolti e sconfitti dalle potenze mondiali che nel frattempo si erano consolidate e premevano a nord e a sud della piccola striscia del territorio siriaco-palestinese.


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Caduta dei due regni e successivi sviluppi
Il primo a cadere fu il regno del Nord ad opera dell’Assiria che nel 722 a.C., dopo un lungo assedio di tre anni, prese la capitale Samaria e deportò in altri terriori lontani gli abitanti più facoltosi. La pratica di deportazione assira aveva lo scopo di distruggere l’identità nazionale degli abitanti dei territori occupati. In Samaria vennero trasportate altri gruppi etnici mentre gli Ebrei delle tribù del Nord vennero dispersi nel vasto impero assiro in maniera tale che di loro non rimase più alcuna traccia nella storia.

Nel 586 l’impero babilonese pose fine anche al regno del Sud con la distruzione di Gerusalemme e del Tempio. Una parte della popolazione di Gerusalemme morì ed il resto fu deportato in Babilonia, mentre gli abitanti della campagna poterono restare. A differenza degli Assiri, i Babilonesi lasciavano inalterate le strutture sociali dei territori occupati e non vi trasferivano altri gruppi etnici. Anche coloro che furono deportati in Babilonia poterono conservare la loro identità in quanto non venne loro vietato di riunirsi in comunità. La sorte quindi risparmiò a Giuda il destino che circa un secolo e mezzo prima aveva colpito e dissolto le popolazioni ebraiche del Nord, cioè il regno di Israele. Gran parte dei Giudei inoltre, fra cui anche il profeta Geremia, poterono trovare scampo fuggendo in Egitto dove i loro discendebti fondarono parecchie comunità ebraiche.


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