pedrodiaz
00domenica 5 luglio 2009 17:10
IL VANGELO secondo Matteo
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IL VANGELO secondo Matteo

Messaggio teologico

Matteo può essere considerato l'autore che nel NT pone nel Regno dei cieli uno dei fondamenti del suo messaggio teologico.

Egli considera il Regno come lo scopo principale della missione di Gesù.

E’ Cristo che rende presente, con la sua azione salvifica, il Regno, anche se in modo nascosto, per prepararne la manifestazione piena alla fine della storia.

Alla luce del Regno è possibile comprendere l'identità di Gesù, il Re, e dei discepoli.

- Gesù

Il versetto di apertura al Vangelo di Matteo presenta Gesù come il Cristo, Figlio di Davide‑Figlio di Abramo, titoli che avevano segnato l’attesa delle speranze del popolo giudaico.

- Gesù Cristo, Figlio di Davide

Nel primo Vangelo, Gesù viene spesso presentato e riconosciuto come discendente della casa regale di Davide, a cui, la grande profezia di Natan, aveva promesso un regno stabile per sempre.

Egli è sì Figlio di Davide ma non secondo le attese e prospettive d'Israele. Gesù non vive  il suo essere re in termini trionfalistici di poten­za. Per questo più volte Matteo collega questo titolo con la solidarietà di Gesù verso i più poveri e i malati (cfr. 9,27).

La sua missione si può comprendere solo se Gesù viene accolto nella sua  identità di Figlio di Dio, obbediente in tutto al Padre.

Figliolanza rivelata nel racconto delle origini, riconfermata nel battesimo, messa alla prova nelle tentazioni e sulla croce,  quando egli verrà sollecitato a scendere dalla croce per dimostrare la sua relazione particolare con il Padre, il Dio vivente.

- Gesù Cristo. Figlio di Abramo

Gesù viene riconosciuto anche come 'Tiglio di Abramo". Con Abramo Dio avvia il rapporto di alleanza con Israele: in lui tutte le famiglie della terra saranno benedette.

In Gesù la promessa diventa realtà e raggiunge, con la missione, tutte le genti. Egli, come figlio di Abramo, è profondamente radicato nella storia del suo popolo ma è il Signore di tutti, il Figlio che viene a condividere la storia degli uomini, il Dio‑con‑noi.

Nei racconti della passione, Gesù viene presentato con i tratti del giusto sofferente e del servo fedele.

Sebbene sia Figlio di Dio, Gesù è rifiutato proprio da coloro che hanno il compito di guidare il popolo nell'alleanza con Dio, sacerdoti, scribi, farisei e capi. Sono tutti concordi nel voler eliminare il Messia che rivela un'immagine diversa di Dio e invita il popolo a un'esperienza di libertà, ‘oltre'  le tradizioni giudaiche.

Ma l'azione da parte dei capi di ostacolare la rivelazione di Dio non può annientare la forza del Padre che si rivela, in Gesù, come potenza di Risurrezione.

I discepoli

Gesù chiama i suoi discepoli prima di dare avvio al suo ministero pubblico (4,18‑22): essi hanno un ruolo insostituibile all'interno della sua missione.

-          La loro vocazione è descritta attraverso un verbo, "seguire", che implica l'abbandono delle realtà che in precedenza circondavano il chiamato per avere come unico punto di riferimento Gesù.

-          I tratti distintivi del discepolo sono descritti nel discorso delle beatitudini che, contrapponendosi alla logica umana, propongono di vivere come poveri in spirito, miti, misericordiosi,…. Solo facendo proprio questo stile essi potranno essere la luce del mondo e il "sale della  terra”.

-          I discepoli non solo devono seguire; sono anche inviati da Gesù ad evangelizzare le genti. Questa missione non è caratterizzata da successi, ma piuttosto da persecuzione e incomprensione. Mentre si aspettano un Messia glorioso, sono chiamati a seguire Gesù sulla via della croce e ad annunciarlo come Messia crocifisso.

-          I discepoli, proprio perché seguono Gesù e sono da Lui inviati, compiendo la volontà del Padre, sono per Lui dei fratelli. Fratelli che al Getsemani lo abbandonano ma che Lui riunisce nuovamente in Galilea perché la fraternità possa essere estesa, attraverso di loro, ad ogni uomo. Lo stile del gruppo, nato dal perdono del Risorto, deve essere caratterizzato da rapporti di misericordia e di amore; le relazioni tra fratelli devono essere di servizio e non di dipendenza.

-          I discepoli non possono permettersi di fuggire dalle responsabilità, appellandosi al tempo escatologico; proprio questo tempo è il fondamento del loro impegno nella storia.

Sono chiamati a pregare e ad impegnarsi seriamente per favorire l'avvento della presenza salvifica del Padre.

pedrodiaz
00domenica 5 luglio 2009 17:11

EVANGELO SECONDO LUCA: Schema

1. L'autore.

Autore di questo Vangelo è senza dubbìo Luca medico e «carissimo» a Paolo. Il Prologo antimarcionita

(sec. 11-111) così dice: "Luca, un sìro di Antìochìa, di professione medìco, discepolo degli apostoli, più tardi segui Paolo fino alla morte. Servi senza biasimo il Signore, non prese moglie né ebbe figli. Mori all'età di 84 anni in Beozia pieno di Spirito santo. Essendo già stati scritti i Vangeli di Matteo In Giudea (è il Vangelo in aramaico, scomparso) e di Marco in Italia, mosso allo Spirito Santo scrisse questo Vangelo nelle regioni dell'Acacia... gli era sembrato esporre per i fedeli della Grecia il racconto con soma diligenza"

Dunque un pagano della Siria, nativo di Antiochia, colto e medico. Nel secondo e terzo viaggio missionario di Paolo i passi «noi» ci mostrano Luca accanto a Paolo; e così nel viaggio- verso Roma. Le lettere paoline ci testimoniano la sua fedele presenza presso Paolo nelle due prigionie (Col 4,24; Fm 24): commovente è la testimonianza di Paolo ( 1 Tm 4,11) resa alla vigilia dei martirio quando tutti o per necessità di apostolato o per debolezza e paura l'hanno abbandonato: «Solo Luca è con me».

Dopo la morte di Paolo, Luca tornò in Oriente ove, probabilmente in Acaia, scrisse la sua opera, morendo ìn Beozia intorno all'anno 100.

Certamente nel suo Vangelo Luca lascia trasparire la sua professione medica, anche se la terminologia medica usata da Luca si ritrova in scrìttorì non medìcì dei tempo. Dei "quattro evangelisti" certamente Luca è il più "medico" di tutti perché:

- E l'unico a ricordare l'ematodroísí (cioè il sudor di sangue - Lc 22,46).

- Si esprime con indulgenza sui medici (Lc 8,43; paragonare con Mc 5,26)

-  Indica con maggior esattezza i fenomeni patologici; annota da quanto tempo duri la malattia; distingue con più cura le   

   malattie vere e proprie dalle possessioni diaboliche.. .

Una tradìzione tardiva (sec. VI) cì parla dì Luca pittore, specialmente di immagini delle Madonna: è una leggenda senza alcun fondamento storico. Ma le leggende nascondono spesso una verità, che nel caso nostro è questa: Luca ci ha veramente lasciato il “ritratto di Maria" il suo Vangelo è quello che più ogni altro ha ispirato i grandi artisti.

Diversi sono i titoli dati a questo Vangelo dagli studiosi: Vangelo dello Spirito Santo, Vangelo dei semplici, dei poveri, dei disperati, Vangelo dei peccatori, Vangelo della salvezza universale, Vangelo della misericordia di Dio, Vangelo della mansuetudine di Cristo (Dante Alighieri); Vangelo della radícalità della sequela di Gesù, Vangelo della Madonna, Vangelo della donna.

2. Gli scritti lucani due parti di un'unica opera

Il terzo Vangelo e gli Atti degli apostoli costituiscono due parti di un'unica opera, lo dimostrano la lingua e lo stile identici, l'unitario quadro geografico (nel Vangelo tutto tende verso Gerusalemme, negli Atti il movimento parte da Gerusalemme per giungere verso gli estremi confini della terra) il piano teologico e, specialmente, la dedica dell'opera a Teofilo (Lc 1, 1-4) ripresa in Atti (1, 1 -2).

Pubblicato verso l'80 d.C. probabilmente in Acaia.

Quanto alle sue fonti è Luca stesso a parlarci di molti che avevano scritto prima dì lui (Lc 1,1-4), è certa che una fonte fu il Vangelo di Marco, di cui quasi la metà fu ripresa da Luca, poi, oltre ad altre fonti andate oggi perdute, si può pensare a testimonianze scritte o orali degli Apostoli e della Madonna. Luca ha 548 w. propri che fanno parte soprattutto dei Vangelo dell'infanzia (capo. 1-2) e nella piccola (6,20-8,3) e nella grande inserzione (9,51-18,14), a anche nel racconto della passione, morte e resurrezione. Appartengono a questo materiale proprio di Luca alcune tra le pagine giù famose di tutto il Vangelo: la parabola dei figliol prodigo, dei ricco Epulone e dei povero Lazzaro, dei buon samarìtano, gli episodi dì Zaccheo, dei ladrone pentito della resurrezione dei figlio unico della vedova dì Nain... gli splendidi testi dell'infanzia e diversi detti dì Gesù.

Il metodo redazionle Luca ha adottato come schema generale della narrazione, lo schema di Marco (Galilea viaggio - Gerusalemme); entro questo schema ha disposto il materiale raccolto sia quello a lui proprio sia quello proveniente da Marco e Matteo Disponendo e ritoccando, tenendo conto dei suo scopo, della lezione che voleva impartire e dei suoi destinatari. Dei quattro evangelisti è il più "storico" il più "occidentale" come dimostrano ì suoi riferimenti cronologici alla storia generale: cf 1,5; 2,1; 3,1-3 ... ); ma anche lui come gli altri, non scrive per fare pura storia, ma per annunziare un "Vangelo" di salvezza. Non si cerchi perciò neppure in Luca, né l'accurata cronologia dei singoli fatti, né la loro esatta collocazione topografica.

3. Il suo messaggio teologico

Siamo persuasi che l'opera dì Luca, pubblicata versoì l'anno 80, una quindicina di anni dopo Marco, vide la

luce in un momento di disagio molto sentito da parte dei cristiani. la prima generazione cristiana, ormai

tramontata, aveva vissuto riell'attesa di un ritorno prossimo di Cristo: ìn alcune cerchie di cristiani poco

illuminati (come a Tessalonica) si riteneva sicuro questo imminente ritorno; ma è anche certo che tutti i cristiani

ardentemente lo speravano.

 Sono passati ormai un cinquantina d'anni dalla morte e resurrezione di Gesù e la parusia non si è verificata;

nell'anno 70 Gerusalemme è stata distrutta e il popolo ebraico disperso, e questo avvenimento veniva in

qualche modo collegato dai cristiani al ritorno di Gesù Cristo (cf il discorso escatologico di Mc) ma esso non

era avvenuto.

Luca vuoi togliere via dagli animi dei cristiani un tale paralizzante disagio dando loro, con grande chiarezza una più articolata e profonda visione teologica dei «pìano» divino della salvezza. Dice bene Ernst: AI posto dei "ipresto» escatologico, cioè proprio della fine dei tempi, si colloca l'arco temporale che comprende passato, presente e futuro»

Ed ecco le principalì tappe della storìa della salvezza:

- Il tempo dell'Antico Testamento o della profezia è il tempo della preparazìone e termìna con il Battista, per questo Luca segnala con tanta solennità (3,1-2) l'inizio dell'attività dei Precursore.

- Il tempo di Gesù Cristo: è il tempo dei compimento; è è l'"oggi" della salvezza. Per tutti: se l'azione di Gesù nei due anni e mezzo di vita pubblica fu rivolta solo ad Israele, già sì considera rivolta a tuttì e il Risorto esplicitamente ordina la missione ai pagani (24,47-48).

- Il tempo della Chiesa: è la continuazione dei tempo di Gesù (è Gesù infatti che agisce nella Chiesa per mezzo dei suo santo Spirito è l'«oggi» salvifico per tuttì, spazialmente fino agli estremì confini della terra e temporalmente fino alla parusia fino al ritorno di Lui. L'Ascensione, significativamente narrata due volte da Luca, alla fine dei Vangelo (24,50-53) e all'inizio degli Atti (1,9-11), fa come da spartiacque tra il tempo di Gesù e il tempo della Chiesa. E' da meditare profondamente il rimprovero rivolto dagli angeli agli apostolì dopo l'Ascensìone: «Perché state a guardare in ?" (At 1, 11).

«Dunque il tempo che si apre dopo l'Ascensione non è il tempo di un'attesa passiva e magari disillusa, della Parusia Non bisogna stare a guardare il cielo, ma dare inizio alla missione ecclesiale che deve raggiungere i confini dei mondo. Mentre la Chiesa di Luca guardava avanti al lungo cammino storico che l'attendeva, poteva sentisi rassicurata, perché quel Dio che aveva annunziato le promesse e le aveva realizzate i Cristo, avrebbe portato fedelmente a compimento pieno il proprio disegno. » (A. Barbi).

Gli studiosì fanno notare a ragione che Luca è tanto preoccupato dì inculcare nei suoi lettori questa visione teologica del gran "piano" di Dio della storìa della salvezza da scrivere non solo gli Atti come seconda parte della sua opera dopo il Vangelo, ma di racchiudere il tutto in una grande inclusione  Si noti infatti che

- Lc 3,6 riferisce, lui solo, al Battista il testo di Is 40,4 (Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio) che poi appare realizzato alla fine degli Atti (28,28)

- Luca unisce strettamente il Vangelo (24,46-49) agli Atti (1,8): il piano divino di salvezza si è realizzato nella vita, morte e resurrezìone di Gesù, ma deve essere portato a compimento nel tempo e nello spazio daglì apostoli abilitati dallo Spirito Santo e dalla Chiesa, che da lui è illuminata e guidata.

Tutto preso dalla sua visione teologica, Luca, che vive nel tempo della Chiesa e cha ama la Chiesa con tutte le sue forze, non può non preoccuparsi di notare la presenza del peccato e dei peccatori nella stessa Chiesa. Per questo insiste continuamente suì temi della conversione e dei perdono. Denuncia più di tutto l'indebolimento progressivo della fede (18,8: impressionante!) l'irresponsabilità di questi discepolì che hanno scelto il Vangelo con leggerezza e creano guaii alla comunità (14,28-32); la tìepìdezza nella ricerca del Regno (16,8); lo scarso senso di responsabilità di certi capi della Chiesa (12,47-48); e in certi casi i il ritorno pratico alla vita pagana (11,24-26). «Luca denunzia, ma senza drammi, senza scandalizzarsi Più che rimproverare incoraggia; con delicatezza infinita, ma insieme con grande fermezza egli va incontro alla sua Chiesa per illuminarla guidarla e incoraggiarla. Gesù ama i peccatori e li cerca. Gesù ama la sua Chiesa benché peccatrice. Ciò che conta per lui è che essa riconosca il suo peccato e viva la tensione verso la liberazione, verso la santità, in sincera ricerca dì comunione con lui.

Luca non s'illude, è realista, è un medico; ma fa di tutto perché la sua Chiesa ritrovi la tensione escatologica, lo slancio missionario e la generosità nella fedeltà al Vangelo, ritrovi infine la gioiosa fiducia di fronte alla storia. Luca mette in guardia più dì ogni altro evangelista nei confronti dei beni mondani; con un radicalismo assoluto, inculca l'amore per i bisognosi, propone il distacco, calca di più l'ascolto della parola che l'annuncio, vuole che si preghi senza stancassi mai. Tutti riconoscono che Luca trasmette un richiamo a una religiosità più profonda.. Luca è davvero l'evangelista dell'anima

4. La struttura dell'opera lucana.

Insieme a quello dei Vangelo indichiamo pure lo schema strutturale degli Atti, perché se si vuoi capire Luca dobbiamo leggere e meditare l'intera sua opera e non soltanto la prima parte di essa, e anche perché la strutturazione delle due parti ha identico andamento anche se in senso inverso nel Vangelo Gesù dalla Galilea mediante il lungo viaggio giunge a Gerusalemme; negli Atti la Chiesa Apostolica parte da Gerusalemme e giunge ai confini della Terra. Luca ci tiene tanto a questo schema che non menziona uscite di Gesù dalla Galilea né di apparizioni dei risorto lontano da Gerusalemme.

a) Vangelo

1) Prologo (1, 1 -4)

2) Introduzione (1,5-4,13)

            - Vangelo dell'Infanzìa ( 1,5-2,52)

            -  Preparazione alla vita pubblica (3,1-4,13).

3) Attività di Gesù in Galilea (4,14 - 9,50)

4) Viaggio verso Gerusalemme (9,51 - 19,28)

5) Attività di Gesù a Gerusalemme. Passione, morte e risurrezione (19,29 - 24,53)

b) Atti

1) Ripresa del prologo (1, 1-2)

2) Introduzione (1,3 - 2,48): come un Vangelo dell'infanzia della Chiesa

3) La Chiesa a Gerusalemme (3,1 - 7,50)

4) La Chiesa da Gerusatemme, attraverso la Giudea e la Samaria fino ad Antiochiá di (8,1 - 12,25)

5) La Chiesa in marcia verso gli estremi confini della terra (13,1 - 28-29)

6) Conclusione fiale (28,30-31)

5) Luca «Scriba mansuetudinis Christi» (Dante Alighieri)

Diamo una *visione panoramica di un punto di vista particolarmente caro a Luca: quello della bontà di Gesù rivelatrìce della bontà dì Dio. Per noi che viviamo e lavorìamo nel tempo della Chiesa, questo messaggio lucano è «vademecum» indispensabile. Per stabilirlo abbiamo tenuto conto dei materiale proprio di Luca e dei cambiamenti da lui introdotti al materiale comune. Quattro i puntì di riflessione.

a) Luca, più degli altri evangelisti, motto I risalto l'amore di Gesù per i poveri, i miseri I diseredati della vita.

Fin dal primo capitolo questo risuona nel Magnificat di Maria (1,52-53) Lo stesso princìpio è annunziato da Gesù a Nazaret nella sinagoga (4,16-21). Gesù indica senza mezzi termini chi siano gli ospiti prediletti dei suoi seguaci (14,13-14). Le Beatitudini in Luca sono più fortì dì quelle di Matteo (6,20-26). Parla spesso dei pericolo delle ricchezza (6,24-25; 12,13-21; 14,33; 16,9-11; 18,18-30) ed è sua la parabola dei ricco Epulone e dei povero Lazzaro.

Mette in risalto il valore dell'elemosina (16,9; 19,8; 11,41; 12,33; AT77 2,44-45; 4,32-34; 11,29-30.. .). Negli Atti la Comunità Cristiana è comunità di amore (=Koinonìa); la concordia comunitaria si realizza con rinuncia al possesso in favore dei bisognosi (Atti 2,45; 4,35) e con l'utilizzazione comunitaria della proprietà privata (4,32). Il regno di Dio è l'unico vero bene, dinanzi al _quale tutto impallidisce e perde valore (16,11 ss); la fiducia nella provvidenza di Dio deve essere illimitata e non si può accordare con la previdenza pagana (12,16-23).

b) Luca, più degli altri evangelisti, metto In risalto l'amore di Dio e di Gesù per I peccatori.

Ecco il programma dì Gesù: "Il Figlio dell'Uomo è venuto infatti a cercare ciò che era perduto» (19, 10). Tutti, a contatto di Gesù ritrovano la pace, la via dei bene e Dìo: una prostituta, peccatrice di lussuria (7,36ss), Zaccheo, il peccatore dei denaro e degli affari (19,1 ss), Pietro, il peccatore della viltà (22,61-62): solo Luca ricorda lo sguardo dì Gesù rivolto a lui; il ladrone crocifisso con Gesù, colui che nella vita ha sbagliato tutto (1 3,39ss), la sposa adultera (il brano si legge in Gv 8, 1 -11, ma con tutta probabilità è lucano ed è da porsi dopo Lc 21,38). Si noti la preghiera di Gesù per i suoi crocifissori (23,34), la triologia delle parabole della misericordia (15,11-32) la parabola dei fariseo e dei pubblicano (18,9-14)

c) Luca più degli altri evangelisti afferma e valorizza la dignità umana e cristiana della donna.

Egli fa sfilare una vera teoria i figure femminili:

Maria madre di Gesù (1 -2); Elisabetta, anziana e austera madre del Battista (1,5-25; 1,39-80); Anna, l'indimenticabile anziana profetessa (2,36-38).

Poi abbiamo il gruppo di donne, menzionato solo da Luca, che segue Gesù collaborando con il gruppo apostolico: Maria di Magdala Giovanna di Cusa Susanna e altre (8,1-3). E sempre solo Luca ricorda il gruppo di donne che seguono Gesù lungo il Calvario (23,27-32) La donna dolorante e sofferente: la vedova di Nain (7,11-17).

La già ricordata meretrice (7,36-50), il cui nome, per delicatezza è taciuto.

La donna ammalata e incurvata (1310-17)

Un'umile donna dei popolo che aderisce con entusiasmo a Gesù elogiando la sua mamma (11,27)

La donna nel suo ambiente domestico: Marta e Maria (10,38-42): un ambiente tanto ospitale per Gesù, pieno di bontà, di pace, di serenità, anche se con una leggera venatura di animosità tra le sorelle.

Ed ecco infine Rode (Atti 12,10-16) con la sua curiosa sbadataggine.

In più solo Luca racconta parabole con donne protagoniste: la dramma smarrita (15,13-110) e quella della vedova che chiede giustizia al giudice Iniquo (18,1-8). E per finire si noti come, alla fine dei suo Vangelo, sono le donne a proclamare per prime l'annuncio della resurrezione, nonostante la disistima degli stessi apostoli (24,9-11) e io scetticismo degli altri discepoli (24,22-24).

d) Luce, più degli altri evangelisti, manifesta soavità gentilezza, tolleranza e squisita bontà d'animo.

-  Parlando ai pagani omette ed evita tutto ciò che potrebbe offenderli. Confrontare: Mt 15,21-28 e Lc 7,24-30; Mt 5,47 e Le 6,34

-  Omette o attenua tutto ciò che, pur essendo vero, non recherebbe onore agli Apostoli.

Omette: Mc 4,13: gli Apostoli non compresero le parole di Gesù, Mc 9,28-29: gli Apostoli non possono scacciare certi demoni, Mc 14,50: la fuga di tutti gli Apostoli al momento dell'arresto di Gesù, Mc 8 32,33: il severo rimprovero Pietro.

Attenua il racconto dei rinnegamento di Pietro (confrontare Mc 25,26 e Lc 22,60).

Insomma Luca è sempre pronto ad attenuare, sfumare, addolcire; scusa perfino i propri colleghi, ì medici, così fortemente giudicati da Ma (Mc 5,25-26 e Lc 8,43)

Conclusione: il Vangelo di Luca è il Vangelo sociale per eccellenza: i poveri sono esaltati, è il Vangelo della donna e della Madonna; è il Vangelo che ci dice di portare ogni giorno la croce, ma ci annuncia, nel far questo per amore di Dio, la gioia, la consolazione e la pace.

pedrodiaz
00domenica 5 luglio 2009 17:11

SCHEMA DEL VANGELO SECONDO MARCO

1. L'AUTORE Giovanni Marco o Giovanni detto Marco. Cugino di Barnaba "Figlio mio" lo

chiamerà S. Pietro. Figlio di una certa Maria presso la quale si riuniva la prima cristianità a

pregare. Forse la sua fu la casa dei Cenacolo Ebbe diverbi con l’Apostolo Paolo nel suo primo viaggio missionario e Paolo non lo volle con sé nel suo secondo. Comunque lo ritroviamo al suo fianco nella sua prigionia a Roma tra il 61 e il 63. probabilmente in questo clima di persecuzione scrisse il suo Vangelo. Ritornò in Oriente e Paolo chiederà a Timoteo di accompagnarlo a Roma. A partire dell'anno 70 non sappiamo più nulla di lui.

2. ALCUNE NOTIZIE SUL VANGELO Di MARCO.

I Vangeli non hanno le preoccupazioni dei moderni storici.

La critica interna conferma che l'autore è di origine ebraica, scrive in un greco molto semplice e popolare, si dirige a non ebrei, molto probabilmente romani a causa dei numerosi latinismi

E il più breve 661 vv contro 1060 di Mt, i 1149 di Lc e gli 879 di Gv. E’ il più antico. Mt e Lc lo hanno adoperato come fonte propria. Mt prenderà da Mc ben 600 vv, Lc 350.

E' il più sfortunato: poco letto per la sua brevità, lingua alquanto rozza, stile non elegante, scarsa presenza di discorsi di Gesù, il suo materiale è riportato quasi per intero da Mt e Lc. Agostino pensava che fosse un riassunto di Mt. Rivalutazione dalla seconda metà dell'800.

Breve essenziale e drammatico, commuove profondamente. E nei quesiti fondamentali che pone: Chi è Gesù Cristo? Chi è il discepolo di Gesù? Richiama l'attenzione di qualsiasi persona riflessiva.

E’ formato da diversi blocchi letterari cuciti insieme da sommari.

3. IL MESSAGGIO RELIGIOSO DEL VANGELO DI MARCO.

Marco ha preso dalla prima predicazione Apostolica lo schema su cui dispiegava il suo

Vangelo: Galilea ‑ Viaggio verso ia Giudea ‑ Gerusalemme (Così anche Mt e Lc, no Giovanni). Uno schema semplice e efficace che conferisce unità e drammaticità al tutto.

Mc vuole comunicare ai cristiani e a chi si avvicina al cristianesimo CHI E’ GESU' (segreto messianico) e CHI E' IL DISCEPOLO Di GESU' (viene sviluppato in parallelismo con il primo interrogativo: chiamata dei Discepoli, elezione dei dodici, loro invio in missione, loro incomprensione di Gesù, loro apostasia, loro ritorno a  Gesù).

4. DESTINATARI DEL DEL VANGELO Di MARCO.

Marco scrive per i cristiani romani che erano prevalentemente provenienti dal paganesimo. Anche se nella Chiesa di Roma erano presenti cristiani provenienti dall'ebraismo, Marco sembra rivolgersi prevalentemente agli ex pagani, infatti

Le citazioni o i richiami al VT sono pochi

I riferimenti alla legge mosiaca sono omessi (Mt 5,17‑48ì

Usi e costumi ebraici, nomi e parole aramaiche sono spiegate

Espressioni proprie alla religiosítà ebraica sono evitate (es. Figlio di Davide segno di Giona)


 

Viene evitato tutto ciò che potesse suonar male ai pagani, come ad esempio la missione degli apostoli ai soli Giudei (Mt 10,5‑6; 15,24), mentre víen messo in risalto ciò che si riferisce ai pagani (11, 17)

Si notano parole e locuzioni prettamente latine

Sin dall'inìzio afferma che Gesù è Figlio di Dio, ma per provare questo asserto non cita ma ì il VT, ma si appella

-          alla testimonianza diretta di Dio Padre (Battesimo 1, 1 ‑ Trasfigurazione 9,7) .

-          alla confessione esplicita dei demoni (1,24‑25; 3,11‑1 5,7)

-          al riconoscimento dei centurione romano sotto la croce (15,39)

-          e soprattutto alla dimostrazione delle opere meravigliose da lui compiute.

LETTURA SCHEMATICA DEL VANGELO Di MARCO

l. TITOLO (1,1)

2. PROLOGO o INTRODUZIONE (1,2‑13)

La predicazione dei Battista

L'entrata in scena solenne di Gesù

La tentazione

3. PRIMA PARTE (1, 14‑8,26): in Galilea Gesù si rivela come Messia

- Inizio dell'attività) messianica di Gesù: "Il tempo è compiuto e il Regno di Dio è vicino: convertitevi e credete al Vangelo» (1, 15)

- La giornata a Cafarnao (1,21‑39)

- Le cinque controversie galilaiche (2,1‑3,6)

                                      ‑ Guarigione dei paralitico: Gesù può rimettere i peccati

                                        -  Il pranzo con Levi: orrore degli scribi. «Non sono i sani che hanno

                                                               bisogno dei medico, ma i malati"

                                         - Perché i suoi discepoli non digiunano. Egli è lo sposo messìanico.

                                         - I suoi discepoli spigolano di sabato. Il figlio dell'uomo è Signore

                                            anche del sabato.

- Le cinque parabole dei Regno (4,1‑34) (sprizzano gioia, ottimismo, fiducia)

              -             Parabola dei seminatore

      ‑     Similitudine della lampada che si mette sul moggio e non sotto.

-          Similitudine della misura: come misuriamo saremo misurati.

-          Similitudine del seme che cresce da sé.

-          Similitudine dei granellino di senapa.

- Un insieme di miracoli‑tipo (4,35‑5,43)

-          Sulla natura: la tempesta sedata

-          Sul demonio: l'ossesso dei porci

-          Sulle malattie: la guarigione dell'emorroissa

-          Sulla morte: la resurrezione della figlia di Giairo

‑ Sezione dei pani (6,30‑8,21)

Questa sezione è preceduta da 6,1‑29 in cui cresce l'incomprensione attorno a Gesù, rifiuto dei compaesani. Si parla anche dei martirio di Giovanni Battista: è un preannuncio della sorte dei Maestro.

E' chiamata così dal motivo ricorrente dei pane (cf 65,37 e 8,4, ma anche 7,2; 7,27‑28; 8,16) essa a prima vista, ci appare disordinata nella disposizione dei materiale, ma a una lettura più attenta ci mostra una struttura bínaria (alle due moltiplicazioni dei pani fanno seguito due traversate dei lago, due incomprensioni da parte dei discepoli, due discussioni con i farisei, due ammonizioni di Gesù e due miracoli. e questo ci fa capire che Marco ha voluto conferire alla sezione un aspetto unitario.

Cresce in questa sezione l'incomprensione con i discepoli e lo scontro con i farisei. Risalta in contrapposizione la donna siro‑fenicía.

Siamo ormai alla fine della prima parte in cui abbiamo visto diverse posizioni nei confronti di Gesù: i parenti, i compaesani, le folle, gli scribi e i farisei, ì seguaci.

- La guarigione dei cieco di Betsaida.

4. SECONDA PARTE. (8,27‑10,52) Due capisaldi: il VIAGGIO e i tre ANNUNCI DELLA PASSIONE. Non c'è più il comando di Gesù di non dire che lui è il Messia.

                                                 - La grande svolta di Cesarea. Il primo annuncio della passione: brutta figura di

                                                       Pietro. La Trasfigurazione

-  Secondo annuncio della passione: cosa discutete lungo la via?

                                                    - Terzo annuncio della passione: i figlie di Zebedeo                                            

                                                    -  Il cieco di Gerico

5. TERZA PARTE (11,1‑15,41). A Gerusalemme: Passione e morte

-  Prima sezione: ingresso in Gerusalemme. Gesù deluso e gerusalemme

   delusa. Maledizione dei fico e Cacciata dei venditori nel Tempio.

   Cinque controversie gerosolomitane

                                        -  Con quale autorità fai queste cose?

                                       -  E’ lecito dare il tributo a Cesare.

                                       ‑  La resurrezione dai morti: i sadduceì

                                        -   Il comandamento più grande

                                       ‑     Il Messia ha origine da Dio e non da Davide

Due critiche di Gesù al modo di operare dei farísei: ostentazione e ricerca dei

primi posti. DIvoravano le case delle vedove.

Discorso escatologico.

- Seconda sezione: narrazione della Passione e Morte di Gesù. Solenne ouverture: Betania. Cenacolo: Istituzione dell'Eucarestia. 5 quadri:

‑ Agonia e arresto

‑ Il Sinedrio

‑  Il Pretorio


 

6. EPILOGO o CONCLUSIONE: (15,42‑16,8) Risurrezione e glorificazione

7. APPENDICE: (16,9‑20): brano aggiunto nel Il secolo

[Mc 16,9‑20] (Nota della Bibbia di Gerusalemme)

La "finale di Marco» (vv 9‑20) fa parte delle Scritture ispirate; è ritenuta canonica.. Questo non significa necessariamente che sia stata redatta da Marco. In effetti, la sua appartenenza alla redazione del secondo Vangelo è messa in discussione. ‑ Le difficoltà derivano in primo luogo dalla tradizione manoscritta. Molti mss, tra cui B e S, omettono l'attuale finale. Al posto della finale ordinaria, un ms presenta una finale più corta che continua il v 8: «Esse raccontarono in breve ai compagni di Pietro ciò che era stato loro annunziato. In seguito Gesù stesso fece portare da loro, dall'oriente fino all'occidente, il messaggio sacro e incorruttibile della salvezza etema». Quattro mss danno di seguito le due finali, la corta e la lunga. Infine, uno dei mss che danno la finale lunga, intercala tra il v 14 e il v 15 il brano seguente: «E costoro addussero a propria difesa: 'Questo secolo di iniquità e di incredulità è sotto il dominio di Satana, il quale non permette che ciò che è sotto il giogo degli spiriti impuri concepisca la verità e la potenza di Dio; rivela dunque fin d'ora la tua giustizia'. Questo dicevano al Cristo e il Cristo rispose loro: 'il termine degli anni dei potere di Satana è colmo: e tuttavia altre cose terribili sono vicine. E io sono stato consegnato alla morte per coloro che hanno peccato, perché si convertano alla verità e non pecchino più, perché ereditino la gloria di giustizia spirituale e incorruttibile che è nel cielo...'". Anche la tradizione patristica testimonia una certa oscillazione. Aggiungiamo che tra il v 8 e il v 9 c'è nel racconto soluzione di continuità. D'altronde si fatica ad accettare che il secondo Vangelo nella prima redazione si arrestasse bruscamente al v 8. Da qui la supposizione che la finale originaria sia scomparsa per una causa a noi sconosciuta e che la finale attuale sia stata redatta per colmare la lacuna. Essa si presenta come un riassunto sommario delle apparizioni del Cristo risorto, la cui redazione è sensibilmente diversa dallo stile abituale di Marco, concreto e pittoresco. Tuttavia, l'attuale finale è stata conosciuta fin dal Il sec. da Taziano e da sant'Ireneo e ha trovato posto nella stragrande maggioranza dei mss greci e degli altri. Se non si può provare che ha avuto Marco per autore, resta sempre, secondo l'espressione di Swete, «una autentica reliquia della prima generazione cristiana".

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