Una critica biblica della filosofia economica del cattolicesimo romano
L'evangelizzazione cattolica tramite l'applicazione di principi economica non è il tipo di socialismo democratico usato da molte nazioni del mondo. Si tratta di qualcosa di abbastanza unico nel suo genere. Il papato ha riaffermato le sue concezioni sulla natura della proprietà privata nel Concilio Vaticano II. Dobbiamo esaminare attentamente questo insegnamento. L'idea del Cattolicesimo romano sulla proprietà privata e sulla ricchezza è che tutti i beni hanno lo scopo universale di essere utili a tutta l'umanità. Per questa ragione, il Cattolicesimo afferma che la ricchezza di nazioni ricche e di cittadini privati economicamente competenti, non è di loro legittima proprietà né per diritto morale, guadagno legale o possedimento ereditato. Il Concilio Vaticano II mette un grande accento sulla disparità fra nazioni ricche e nazioni povere. Questa concezione si propone la ridistribuzione dei beni a coloro che sono in bisogno estremo. Così, infatti, si esprima ufficialmente:
"Pertanto, quali che siano le forme della proprietà, adattate alle legittime istituzioni dei popoli secondo circostanze diverse e mutevoli, si deve sempre tener conto di questa destinazione universale dei beni. L'uomo, usando di questi beni, deve considerare le cose esteriori che legittimamente possiede non solo come proprie, ma anche come comuni, nel senso che possano giovare non unicamente a lui ma anche agli altri. Del resto, a tutti gli uomini spetta il diritto di avere una parte di beni sufficienti a sé e alla propria famiglia. Questo ritenevano giusto i Padri e dottori della Chiesa, i quali insegnavano che gli uomini hanno l'obbligo di aiutare i poveri, e non soltanto con il loro superfluo. Colui che si trova in estrema necessità, ha diritto di procurarsi il necessario dalle ricchezze altrui" (18).
La Bibbia, però, afferma: "Non ruberai. (...) Non desidererai la casa del tuo prossimo; non desidererai la moglie del tuo prossimo, né il suo servo, né la sua serva, né il suo bue, né il suo asino, né cosa alcuna che sia del tuo prossimo»" (Esodo 20:15,17). La filosofia del Vaticano ê semplicemente, alla fine dei conti, una giustificazione del furto - sia che lo commettano gli individui o il governo. Per quanto riguarda il peccato del furto, anche se quando è causato da una situazione di estrema necessità, tale ragione non è ammissibile di fronte all'eterno Iddio. Egli, infatti, dichiara: "Non si disprezza il ladro se ruba per soddisfare l'appetito quando ha fame; ma se viene colto in fallo, dovrà restituire sette volte, e dare tutti i beni della sua casa" (Proverbi 6:30,31). Il Signore Gesù tocca il cuore di questo problema quando parla dei bisogni fisici: "...perché le genti del mondo cercano tutte queste cose, ma il Padre vostro sa che voi ne avete bisogno. Cercate piuttosto il regno di Dio, e tutte queste cose vi saranno sopraggiunte" (Luca 12:30,31). Questa è la promessa di Dio, che Egli provvederà ai bisogni di cibo e vestiario per i Suoi, per "quelli che camminano rettamente" (Salmo 84:11), per coloro che, così facendo, non contravvengono alle Sue leggi. Fare il contrario macchierebbe la Sua santità, il che non è possibile. Il Vaticano, però, avendo apostatato dall'Evangelo circa 500 anni, non può insegnare ai suoi seguaci a dipendere da Dio, perché Dio non lo conoscono. È così che hanno escogitato metodi umani che sono anti-biblici ed un affronto a Dio stesso.
I principi economici del Cattolicesimo romano sono anti-biblici e peccaminosi. Quando sono applicati dalle organizzazioni caritative hanno un effetto disastroso. Ignorando, minimizzando e opponendosi all'insegnamento morale della Bibbia dato da Dio eppure professandosi cristiani, questa è la tattica favorita del Vaticano per secolarizzare i principi e gli obiettivi della carità cristiana. È questo che le permette di affondare profondamente le sue mani nella borsa pubblica e, quindi, si è rivelata un'imposizione colossale ed ipocrita sui governi moderni, colma di fatali conseguenze per i poveri stessi. Lo stesso principio viene promosso nell'America latina, nelle Filippine e nello Zimbabwe come "Teologia della Liberazione". Una tale "teologia della liberazione" è una delle cause delle rivoluzioni avvenute in molte nazioni dell'America del Sud. Nonostante tutto questo, sono molti che persistono a promuovere queste loro fantasie. Il fervore rivoluzionario degli anni 1970-80 non ha abolito la dura povertà del Nicaragua, dell'Honduras, di El Salvador, del Guatemala e del Costarica. Ha avuto, piuttosto, su queste ed altre nazioni un effetto economico ed un'influenza demoralizzate sull'economia e sulla società.
La Bibbia denuncia come falsa l'idea di giustizia economica del Cattolicesimo romano
La lettera pastorale dei vescovi cattolici americani del 1995: "Giustizia economica per tutti", afferma: "Nell'insegnamento cattolico, i diritti umani includono non solo i diritti civili e politici ma anche quelli economici ... tutti hanno diritto alla vita, a cibo, vestiario, casa, riposo, cure mediche, e lavoro". Risulta così distorto il concetto cattolico-romano di ciò che Dio dona per la Sua cura provvidenziale, perché la Bibbia non parla in termini di diritti. La Bibbia parla piuttosto nei termini del peccato umano e della generosità di Dio sia verso i peccatori non rigenerati (19) e verso coloro che appartengono a Lui perché per la loro salvezza confidano nel Signore Gesù Cristo soltanto (20). Coloro che sono in Gesù Cristo imparano a confidare nella Sua cura provvidenziale per tutto ciò di cui hanno bisogno. La loro fiducia li libera dalla schiavitù abietta ad individui, governi ed istituzioni, sia religiosi che civili.
La Bibbia neppure insegna che giustizia significhi uguaglianza di condizioni economiche. Il requisito di base della giustizia nella società è rivelato dai 10 Comandamenti e dalle leggi civili e giudiziali che governano i rapporti economici che sono esposte attraverso l'intera Bibbia. L'apostolo Paolo esprime in questo modo il rapporto fra fede e legge morale di Dio: "Annulliamo noi dunque la legge mediante la fede? Così non sia, anzi stabiliamo la legge" (Romani 3:31). Il criterio biblico è: "L'operaio è degno del suo nutrimento", "L'operaio è degno della sua ricompensa. Non passate di casa in casa" (Matteo 10:10; Luca 10:7).
Il Signore, inoltre, è Colui che a noi provvede ed Egli si aspetta che noi trattiamo giustamente col nostro prossimo in tutti i principi di valore di scambio per i beni o per il lavoro: "Non opprimerai il tuo prossimo e non lo deruberai; il salario dell'operaio non rimanga presso di te fino al mattino seguente" (Levitico 19:13), "Ecco, il salario da voi defraudato agli operai che hanno mietuto i vostri campi grida; e le grida di coloro che hanno mietuto sono giunte agli orecchi del Signore degli eserciti" (Giacomo 5:4) (21).
La Bibbia condanna ogni violazione del Comandamento "Non ruberai" (Esodo 20:15) sia che a rubare sia il governo, i datori di lavoro, gli impiegati, o le chiese. Qualsiasi società, sia civile che religiosa, che ignori i criteri morali della Bibbia si rende passibile di problemi d'ogni genere. Contrariamente all'insegnamento ufficiale del Cattolicesimo romano, la Bibbia non dà indicazione alcuna su fatto che gli individui debbano rinunciare alla loro proprietà privata od eredità. Al contrario, impone l'obbligo di operare responsabilmente secondo il comando del Signore com'è dato nella Sua Parola scritta. Il Signore proibisce assolutamente che si invada l'ambito di ciò che un individuo possiede legittimamente e che ci si impossessi di ciò che non è nostro tramite un atto fraudolento. "Non sposterai i confini del tuo vicino, posti dagli antenati nell'eredità che otterrai nel paese che l'Eterno, il tuo DIO, ti dà in possesso" (Deuteronomio 19:14).
Dio lo Spirito Santo stesso punisce severamente l'abuso della proprietà privata nel famoso caso di Anania e Saffira, dove Pietro riconosce: "Se questo restava invenduto, non rimaneva tuo? E il ricavato della vendita non era forse a tua disposizione? Perché ti sei messo in cuore questa cosa? Tu non hai mentito agli uomini, ma a Dio!" (Atti 5:4). La proprietà privata deve essere conservata, gestita, o ad essa si può rinunciare come riteniamo meglio in quanto amministratori responsabili di Dio, secondo i principi di giustizia pubblicati nella Sua Parola.
È quindi degno di seria riflessione che una delle più ricche corporazioni del mondo, la Chiesa cattolica romana, si ponga in diretta opposizione a quanto la Bibbia afferma come Parola infallibile di Dio. La Chiesa cattolica romana fa uso coerente delle sue considerevoli risorse per insegnare che la proprietà privata ha un'intrinseca funzione sociale, con il corollario che uno, che si trovi in estrema necessità, abbia il diritto di procurarsi quel che ha bisogno per sé stesso sottraendolo proditoriamente dalle ricchezze altrui. Il Vaticano pratica ciò che predica al riguardo di come si appropria delle risorse altrui per perseguire i suoi scopi. È una stupefacente ipocrisia che il Vaticano, proprio quando conserva un attaccamento parassitario e non biblico ai governi civili in molti paesi del mondo, succhiandovi capitali e risorse per finanziare l'azione sociale cattolica - quindi sottraendo ad altri ciò che non gli appartiene - non scuce neanche un centesimo del suo immenso tesoro per aiutare i poveri.
Così scrive David Yallop sui tesori del Vaticano nel suo libro "In nome di Dio":
"Per contare le ricchezze del Vaticano... A parte dalle banche, egli (Bernardino Nogara) acquisì per il Vaticano interessi di controllo in compagnie operanti nei campi delle assicurazioni, acciaio, finanziamenti, farina e spaghetti, industria meccanica, cemento e proprietà immobiliari. Al riguardo delle proprietà immobiliari, i suoi acquisti di almeno il 15% del gigante immobiliare italiano ha potuto dare alla Chiesa una parte dei guadagni di una stupefacente serie di proprietà. La Società Generale Immobiliare è la più antica compagnia di costruzioni italiana. Attraverso la sua proprietà di questa società immobiliare, la Sogene, l'Immobiliare e quindi ad un grado significativo, il Vaticano, ha acquisito il 15% dell'Hilton di Roma, la Italo-Americana Nuovi Alberghi, la Albergi Ambrosiani (Milano), la Compagnia italiana Alberghi Cavalieri, e la Società italiana Alberghi Moderni. Questi sono le maggiori società italiane nel ramo alberghiero. La lista delle proprietà di questa società immobiliare è due volte più lunga. In Francia ha costruito un enorme complesso di uffici e negozi al n. 90 della Avenue des Champs Elysees; un altro al 61 dela Rue de Ponthieu; un altro a n. 6 della Rue du Berry. In Canada essa possiede uno dei grattaceli piu alti del mondo (lo Stock Exchange Tower, situato a Montreal), la Torre di Port Royal, un condominio di 224 appartamenti, un grande complesso residenziale a Greensdale, Montreal. Negli USa possiede cinque enormi complessi di appartamenti a Washington D.C., incluso l'Hotel Watergate e, a New York, un'area residenziale di 227 acri a Oyster Bay. In Messico possiede l'intera città satellitare di Mexico City chiamata Lomas Verdes. La lista di proprietà è lungi dall'essere qui conclusa. Nogara pure ha comprato azioni della General Motors, Shell, Gulf Oil, General Electric, Bethlehem Steel, IBM e TWA. Se il valore di queste proprietà sale, come di fatto è avvenuto, è grazie all'azione del Nogara.
Basterebbe pensare solo queste proprietà (fra le sue tante) per rilevare come il Vaticano convenientemente ignori il proprio detto che: Del resto, a tutti gli uomini spetta il diritto di avere una parte di beni sufficienti a sé e alla propria famiglia. Questo ritenevano giusto i Padri e dottori della Chiesa, i quali insegnavano che gli uomini hanno l'obbligo di aiutare i poveri, e non soltanto con il loro superfluo". È chiaro come il Vaticano non abbia incluso sé stesso di "venire in aiuto ai poveri, e non soltanto con il proprio superfluo". Né le esorbitanti ricchezze del Papato sono state sottoposte ai principi del proprio Concilio Vaticano II che affermano come se non dai da mangiare ad un morente, tu lo hai ucciso. Da una parte, quindi, il Vaticano ritiene necessario finanziare le sue pratiche di carità attingendo ampiamente dalle risorse altrui con l'inganno e suscitando sensi di colpa - particolarmente dai propri fedeli leali e debitamente istruiti e dai governi civili - ciò che il Vaticano stesso non è pronto a supplire dai propri vasti tesori.
La Chiesa cattolica, inoltre, aggrava ulteriormente i problemi economici dei poveri imponendo loro rituali che altro non sono che inganni crudeli e povertà più profonda. Invece di rivolgersi al Padre celeste ed alla Sua Parla per apprendere i principi della retta amministrazione del loro denaro e proprietà, ai cattolici si insegna di guardare alla "Santa Madre Chiesa". L'insegnamento ufficiale della Chiesa cattolica afferma: "La Chiesa è la Madre di tutti i credenti. “Nessuno può avere Dio per Padre, se non ha la Chiesa per Madre” (24). La stessa "Madre Chiesa" insegna a pagare del denaro per fare dire delle messe in favore dei defunti che starebbero purificandosi in Purgatorio. Come il Limbo, però, non esiste alcun Purgatorio. Ciononostante, essa afferma: "Fin dai primi tempi, la Chiesa ha onorato la memoria dei defunti e ha offerto per loro suffragi, in particolare il sacrificio eucaristico, affinché, purificati, possano giungere alla visione beatifica di Dio. La Chiesa raccomanda anche le elemosine, le indulgenze e le opere di penitenza a favore dei defunti" (25). Le messe dette in favore dei defunti costituiscono per la Chiesa cattolica un'entrata considerevole. Per questo il denaro che i poveri s'ingegnano a raccogliere con notevoli sacrifici, è destinato a pagare inutili rituali religiosi e non a provvedere alle loro famiglie o per formare un capitale che potrà essere utile a iniziare una qualche attività economica. È vero, così, che attraverso il proprio insegnamento, la Chiesa cattolica per secoli ha promosso e continua a promuovere la povertà stessa, nonostante l'altrettanto secolare apparente interessamento a realizzare il contrario.