Cipriano però fu anch'egli irremovibile, non riconoscendo a Stefano l'autorità di imporre le sue idee ad altri. Riferendosi quindi all'atteggiamento del vescovo di Roma, egli domanda a se stesso:
" Se è così che a Dio si rende onore; se così sono rispettate il timor di Dio e la disciplina dai suoi adoratori e dai vescovi, abbassiamo le armi, porgiamo le mani alle catene, cediamo al Diavolo la legge dell'Evangelo, l'ordinamento tracciato dal Cristo, la maestà stessa di Dio. Sciogliamo il giuramento della divina milizia, ammainiamo le bandiere dell'accampamento celeste. Si pieghi la Chiesa e s'arrenda all'eresia, la luce alla tenebra, all'empietà la fede, la speranza alla sfiducia, il vero all'errore, l'immortalità alla morte; di fronte all'odio capitoli la carità, alla menzogna la veracità, il Cristo all'Anticristo" ( Lettera 74, 8, 3 ; ed. cit. p.487 ).
Certo, queste non sono parole da rivolgersi, seppur indirettamente, al vescovo di Roma, ad uno dei primi "Papi"...
Cipriano in realtà non riconosceva al vescovo di Roma un'autorità suprema su tutta la Chiesa; infatti si appellò piuttosto alla Scrittura, negando la validità della tradizione invocata da Stefano:
"Ma questa tradizione da dove proviene? Deriva forse dall'autorità del Signore e dell'Evangelo? Da una disposizione degli Apostoli o dalle Lettere loro?... Ora, se nell'Evangelo - o almeno nelle Lettere degli Apostoli negli Atti - troviamo l'ingiunzione di non battezzare 'quelli che provengono dall'eresia, di qualsiasi sorta essa possa essere', ma di 'imporre loro le mani soltanto, per riceverli a penitenza', allora questa tradizione, santa e divina, sia rispettata. Se, al contrario, dapperttutto nessun altro nome è riservato agli eretici che non sia quello di avversari e di anticristi; se vengono segnati come uomini da schivare, 'gente ormai fuori strada e che si condanna da se stessa' ( Tito 3:11 ), quale stravaganza è mai quella di non considerare meritevole di condanna persone che chiaramente, come conferma l'Apostolo, si condannano da se stessi! " ( Lettera 74, 2, 2-3 ; ed. cit. pp. 480,481 ).
Ecco dunque che il vescovo di Cartagine proclama la netta superiorità della Scrittura al di sopra della tradizione - anzi la Scrittura deve essere l'unico punto assoluto di riferimento in questioni riguardanti la fede e la morale - anche se lo stesso Cipriano, come vedremo in seguito, non sempre sia stato coerente con questa sua posizione.
Ancor più complessa è la posizione di Agostino, vescovo di Ippona ( 354-430 d.C. ) e considerato "santo" dai Cattolici. In un primo tempo egli aveva ritenuto che la Chiesa fosse stata fondata da Cristo su Pietro come persona, ma in seguito cambiò idea. Difatti nelle "Ritrattazioni", un'opera in cui fa una revisione delle sue opinioni teologiche, afferma esplicitamente:
"In un passo di questo libro ( il suo commentario al Vangelo di Mt.) dissi dell'Apostolo Pietro: 'Su di lui come su una roccia, fu edificata la Chiesa'. So però che in seguito spesso così ho spiegato ciò che disse il Signore: 'Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa' - questo deve essere inteso nel senso che Egli avrebbe costruito la Chiesa su ciò che Pietro aveva confessato dicendo, 'Tu sei il Cristo, il Figlio dell'Iddio vivente' . Quindi Pietro, così chiamato da questa roccia, ha ricevuto le chiavi del Regno dei Cieli. Infatti fu detto a lui 'Tu sei Pietro' e non 'Tu sei la Roccia'. Ma 'la roccia era Cristo', confessando il quale, come fa tutta la Chiesa, Simone fu chiamato Pietro" ( Agostino, Ritrattazioni, 20, 1 ).
Altrove così il vescovo di Ippona precisa ancor più il suo pensiero: Il nome di Pietro gli fu dato dal Signore, perché doveva simboleggiare la Chiesa. Infatti se Cristo è la Roccia ( Petra ), Pietro è il popolo cristiano...
"Pietro dunque è così chiamato dalla Roccia, non la Roccia da Pietro, proprio come Cristo non è chiamato Cristo da cristiano, ma il cristiano da Cristo. 'Quindi', Egli dice, 'Tu sei Pietro e su questa pietra', che hai confessato, su questa pietra che tu hai riconosciuto dicendo, 'Tu sei il Cristo, il Figlio dell'Iddio vivente, Io edificherò la mia Chiesa', cioè su Me stesso, il Figlio dell'Iddio vivente, 'costruirò la mia Chiesa'. Costruirò te su Me, non Me su te. Uomini desiderosi di costruire sugli uomini dicono: 'Io sono di Paolo, io di Apollo, ed io di Pietro'. Ma altri, che non volevano essere edificati su Pietro, ma volevano essserlo sulla Roccia, dicevano: Io sono di Cristo" ( Sermone XXVI , 1 - 4 ).
Indubbiamente Agostino esaltò, forse fin troppo, il ruolo di Pietro nella Chiesa del primo secolo, ma nelle sue opere non c'è traccia del Papato, nel senso che mai l'illustre teologo sostenne che il vescovo di Roma fosse l'infallibile capo della Chiesa universale.
(Nota:quando non è indicato altrimenti, le citazioni "patristiche" sono tratte da William Webster, Peter the Rock, ed. Christian Resources Inc., Battle Ground, Wa, U.S.A. 1996 - è un'importante antologia di testi riguardanti l'esegesi di Mt.16:18 ss.).