L'eterna generazione del Figlio al Padre: essenza della nostra vita spirituale
La generazione del Verbo nell'eternità, è una generazione nella quale io sono coinvolto. È come un fiume che trascina con sé tutti gli arbusti, tutti i sassi, ed anch'io sono quei sassi. Ma questa corrente infinita di amore non può non trascinare con sé, portare con sé tutto l'universo nel seno del Padre, perché il Padre si comunica a tutto l'universo nel dono della parola, del seme. E col seme, con la parola, il Verbo viene concepito. Non vive più soltanto nel seno del Padre, vive nel seno di Maria, nel ventre di Maria. Pensate: dal seno del Padre, per nove mesi, vive nel seno della Vergine! Eppure è il Figlio di Dio ed è più dell'infinito, è Dio stesso.
Egli vive nel ventre di una donna e così noi dobbiamo vivere la vita spirituale. Ci basti pensare questa cosa: siccome Dio è eterno, e Dio non può compiere un atto che finisce perché l'atto suo è un atto di eternità, ne viene che il Padre ci comunica in questo momento il suo Figlio. Vivere la vita spirituale vuol dire dunque accogliere in noi il Verbo di Dio, vuol dire accogliere in noi il Padre celeste che si comunica a noi nel Figlio suo. Io non posso sentirmi separato, dipende da me se voglio accettare o meno il Figlio di Dio, ma il Padre mi dona costantemente, in un atto unico, eterno, suo Figlio che diviene mio Figlio. Egli vive in me.
La prima cosa della vita spirituale è questa: è un atto del Padre che comunicandoci il Figlio suo, vive in noi e ci fa suoi figli. Questo atto è tutta la vita. Io lo posso vivere mentre faccio la prima colazione, lo vivo in questo momento che vi parlo, lo posso vivere quando prego più attentamente, sottraendomi ad ogni altro pensiero o ad ogni altro atto.
Ed è questo che dice la vita cristiana: siccome l'atto divino è un atto unico che dura eternamente, è necessario che la vita cristiana tenda sempre più all'unità e diventi sempre più una sola cosa, e non invece molteplicità di fatti, di devozioni, di preghiere. Noi abbiamo bisogno di una certa molteplicità perché abbiamo bisogno di risvegliarci ogni volta, però in una visione non nuova nel senso, ma nuova nella forma; allora ci risvegliamo un po', altrimenti l'abitudine fa sì che perdiamo il contatto con questa verità così grande.
Però, di fatto se l'atto del Padre è unico ed eterno, l'atto nel quale Egli genera il Figlio genera anche noi nel Figlio suo. Se questo atto è eterno, vuole dire che in ogni momento io posso accogliere Dio. Non si tratta di accogliere qualsiasi grazia, di essere più buoni, ma di accogliere Dio, Dio stesso che si comunica a noi in questo momento... domani, oggi, in ogni istante della mia vita, se cammino, se dormo, se cammino, se sto fermo, se mangio, se bevo. Sempre e comunque vivere questo atto.
È forse anche l'atto di una madre che genera il suo bambino? No, è qualche cosa di più e di molto più grande ancora, perché quello che viene generato in Maria è il Figlio di Dio che diviene sì, suo Figlio, ma rimane anche Figlio di Dio. Maria santissima è la genitrice di Dio, e la Madre di Dio. Questo Figlio di Dio che è anche Figlio di Maria, lo è pienamente, perché la Vergine santa ha vissuto una fede che supera la perfezione di fede di tutte le altre creature.
La santità di Maria dipende dalla sua fede, perché tanta è la fede dell'uomo, tanta è la capacità dell'uomo di accogliere Dio. Si tratta di accogliere Dio in ogni istante, di accogliere Dio che è l'infinito. Non avremo mai una fede così grande da poterci aprire ad accogliere in noi l'infinito, così da poter vivere pienamente la vita di Dio. Ma comunque non vivremo mai come ha vissuto Maria, perché la fede della Vergine è quello che maggiormente fa di Lei la creatura più santa di tutte le creature.
La nostra santità non è nostra, sarebbe un errore dire che la nostra santità è qualcosa di nostro, perché la prima cosa che fa Dio è togliere la proprietà: tutto è Lui, tutto deve essere Suo.
Non si tratta dunque di volere una nostra santità, si tratta di accogliere la santità di Dio, ed è quello che noi viviamo: se noi viviamo la Santa Messa, non riceviamo forse il Corpo, il Sangue, l'anima e la divinità di Cristo Signore? L'esperienza, dunque, di Dio, esige che noi in qualche modo entriamo nel mistero della vita intima di Lui, entriamo nel mistero della vita di Dio per la volontà positiva, ma infinitamente libera, di Dio che vuole comunicarsi al mondo. E Dio si comunica al mondo precisamente nel medesimo mistero nel quale il Padre si comunica al Figlio e il Figlio ritorna al Padre nell'unità dello Spirito Santo. Non c'è altro!
Tutto qui. Se poi, nell'Incarnazione, noi vogliamo capire il perché della morte di croce, la cosa è semplice, perché divenendo un solo uomo con tutti noi, Gesù deve assumere non solo la nostra natura, ma i nostri peccati, deve assumere la nostra responsabilità di peccato. Tutti i peccati del mondo si rovesciano su di Lui, non in quanto Egli pecca, ma in quanto subisce il peso di tutta la responsabilità umana che lo fa schiavo, condannato alla peggiore delle sentenze, perché la crocifissione era propria degli schiavi (san Paolo, pure condannato, non viene crocifisso, perché era cittadino romano).
Gesù è lo schiavo che si addossa tutto il peso dei peccati, ma è sempre lo stesso Figlio di Dio che, facendosi uomo, si fa uno con tutti noi ed uno con noi non può farsi che assumendo la responsabilità universale.
Però prima di parlare di Gesù parliamo appunto di questo primo atto, del primo aspetto di questa vita spirituale: è il Padre che genera il Figlio, è il Padre da cui procede lo Spirito Santo, insieme al Figlio. Ecco, la prima cosa è questa.
La vita spirituale ci riporta a vivere la generazione eterna del Figlio al Padre. La nostra vita spirituale non può essere una generazione dall'eternità perché non c'eravamo. Non può essere dunque eterna da prima, cioè non è eterna in noi perché non siamo nati all'origine, ma è eterna per il futuro... la morte non esiste! Veramente questo atto per il quale Dio si dona rimane in eterno. La morte non tocca quell'atto di Dio: noi viviamo.
Si tratta di vivere questo accogliere Dio in noi. Pensate: è Dio che dobbiamo accogliere ed in ogni istante, anche ora Egli è qui! Ogni istante può essere una comunione spirituale nella quale il Padre si comunica a noi, si dona a noi, come dice il Vangelo di Giovanni e come tante volte ripete la liturgia nella Messa: il Padre genera il Salvatore e lo Spirito Santo, dice la liturgia. Tutto qui: il Padre che ci dona il suo Figlio.