LA SETTIMA LETTERA, INDIRIZZATA A LAODICEA (3:14-22)
"E all'angelo della Chiesa di Laodicea scrivi: Queste cose dice l'Amen, il testimonio fedele e verace, il principio della creazione di Dio: Io conosco le tue opere: tu non sei né freddo né fervente. Oh fossi tu pur freddo o fervente! Così, perché sei tiepido, e non sei né freddo né fervente, io ti vomiterò dalla mia bocca. Poiché tu dici: Io son ricco, e mi sono arricchito, e non ho bisogno di nulla, e non sai che tu sei infelice fra tutti, e miserabile e povero e cieco e nudo, io ti consiglio di comprare da me dell'oro affinato col fuoco, affinché tu arricchisca, e delle vesti bianche, affinché tu ti vesta e non apparisca la vergogna della tua nudità; e del collirio per ungertene gli occhi, affinché tu vegga. Tutti quelli che amo, io li riprendo e li castigo; abbi dunque zelo e ravvediti. Ecco, io sto alla porta e picchio; se uno ode la mia voce ed apre la porta, io entrerò da lui e cenerò con lui ed egli meco. A chi vince io darò di seder meco sul mio trono, come anch'io ho vinto e mi son posto a sedere col Padre mio sul suo trono. Chi ha orecchio ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese" (3:14-22).
Giungiamo ora all'ultima delle sette chiese di Apocalisse, quali avrebbero dovuto splendere sulla terra, come splendeva il candelabro a sette lampade nel luogo santo in Gerusalemme, con una luce perfetta, e rendere testimonianza a Dio.
Le sette chiese formano un'unità; rappresentano, come già abbiamo detto a più riprese, la chiesa cristiana nella sua responsabilità e nella sua storia, dai giorni degli apostoli sino a che sarà completamente tiepida e senza forza alcuna, cioè fino al giorno in cui Cristo, suo Signore e Capo, la ripudierà definitivamente. Questo stato di cose lo troviamo nella lettera a Laodicea, dopo aver considerato in Filadelfia l'ultimo raggio di testimonianza per il Signore Gesù.
Anche Laodicea era situata nell'Asia Minore, a sud-est di Filadelfia e vicino a Colosse. Il suo nome deriva da Laodice, la terribile moglie di Antioco Il, re di Siria del quale è fatta menzione in Daniele 11:10-19. Era una grandissima città, le cui ricchezze ci sono descritte dallo storico romano Tacito. Fu distrutta completamente, come la città di Efeso, dal brutale esercito di Tamerlano, conquistatore tartaro, nell'anno 1402. Il suo luogo è oggi un cumulo di macerie, chiamato Eski-Hissar, dal nome di una rovina; un vecchio castello è tutto quel che rimane della fiorente città di un tempo, dopo il giudizio di Dio caduto su essa.
Il nome Laodicea significa " giusto per il popolo ", cioè adatta al popolo, come piace al popolo. Come per le altre chiese dell'Asia Minore, il suo nome definisce lo stato di cose in Laodicea. La chiesa cristiana ci è presentata nella sua fase finale. È la chiesa futura come il mondo la desidera, come piace agli inconvertiti, che non si lasciano dirigere e giudicare dalla Parola di Dio e dal suo Spirito, una chiesa dunque che è " giusto per il popolo ". Il Vangelo che ci narra le opere di Dio, la missione del Figliuol di Dio nel mondo per cercare e salvare ciò che è perduto, i miracoli del Signore Gesù Cristo, il suo sacrificio alla croce, la sua risurrezione dai morti, la sua vittoria su Satana, sul mondo, sul peccato e sulla morte, il suo ritorno, tutto ciò che è antiquato e abbandonato da tempo. Tutte queste verità sono messe da parte nella chiesa futura, che già si delinea ai nostri occhi; più nessuno se ne interessa.
I titoli che il Signore Gesù Cristo si attribuisce al principio di ogni lettera caratterizzano, come il nome della chiesa stessa, lo stato interno di quest'ultima. Egli si presenta qui come " l'Amen, il testimone fedele e verace, il principio della creazione di Dio " (vers. 14). In primo luogo si presenta come " l'Amen " (Amen, in ebraico significa: così sia, cosi avvenga, così sia fatto), cioè il compitore di tutte le promesse di Dio. Gesù Cristo è il grande " Amen " di tutto quel che Iddio ci ha promesso e ci vuoi dare. Tutte le promesse hanno in Lui il loro " sì "; " perciò pure per mezzo di Lui si pronunzia l'Amen alla gloria di Dio " (2 Cor. 1:20). Anche la Chiesa di Cristo avrebbe dovuto essere l'Amen dei pensieri e dei piani di Dio. Essa però non si è comportata in modo da corrispondere alla sua chiamata celeste; non è stata l'Amen dei disegni divini. Le son mancati il vero amore e la purezza nel cammino.
Il Signore si nomina ancora: " Il testimone fedele e verace". Ciò che la Chiesa avrebbe dovuto essere per Dio, ma che purtroppo non è stata, come ce lo dice la sua storia, lo fu il Signore Gesù in perfezione: " Il testimone fedele e verace ".
Il terzo titolo del Signore è: " Il principio della creazione di Dio ". Egli è il capo di ogni cosa, come anche l'espressione e il testimone di ciò che la Chiesa di Cristo, quale " nuova creazione ", avrebbe dovuto essere.
In 2 Cor. 5:17 leggiamo: " Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura ". I veri credenti nati di nuovo sono " le primizie delle sue creature" (Giacomo 1:18), e sono resi capaci, quali testimoni, a dimostrarlo con il loro comportamento quaggiù. Come si manifesta questa nuova creazione? Qual è il frutto dello Spirito di Dio? Iddio ce lo dice: " Amore, allegrezza, pace, longanimità, benignità, bontà, fedeltà, dolcezza, temperanza " (Galati 5:22). Ha forse la cristianità professante manifestato questi attributi, queste virtù della nuova creazione per lo Spirito di Dio, in mezzo ad un mondo tenebroso e nemico di Dio? No! Appena la chiesa è stata edificata in tutta la sua bellezza, il nemico è venuto e ha seminato, mentre gli uomini dormivano, la zizzania in mezzo al frumento. Con l'andar del tempo, la cristianità si è trasformata in un insieme di uomini che, per la maggior parte, non sono convertiti. Hanno ricevuto col battesimo il nome di cristiani, ma non posseggono la nuova vita di Dio. La Parola dice di loro: " Aventi le forme della pietà, ma avendone rinnegato la potenza" (2 Tim. 3:5), la potenza che vince il peccato, il mondo e Satana.
Quant'è solenne per i cristiani professanti la parola del Signore: "Oh fossi tu pur freddo o fervente!". Queste parole sono indirizzate anche a noi. Colui che è nato dalla Parola e dallo Spirito di Dio esamini se stesso: il mio cuore batte con fervore e fedelmente per il mio Signore e Salvatore? Lo seguo e lo servo io veramente con un cuore intiero? Cerco di essergli grato? Facilmente può scoraggiarsi anche il vero credente. Può avere " la vista corta " ed essere " ozioso " e " sterile " (2 Pietro 1:5-10). Per questo lo Spirito di Dio, che conosce il pericolo per tutti i credenti di diventare tiepidi, esorta: " Risvegliati, o tu che dormi, e risorgi dai morti, e Cristo t'inonderà di luce" (Efesini 5:14). Nel suo amore, Egli riempirà nuovamente il tuo cuore di gioia e di forza, onde tu possa vivere per Lui che per te è morto.
In verità, le parole che il Signore indirizzava a Laodicea, la rappresentante della chiesa professante nell'ultima fase del declino, sono molto solenni. Egli dice: " Perché sei tiepido, e non sei né freddo, né fervente, io ti vomiterò dalla mia bocca ".
Egli annuncia cosi il suo distacco definitivo dalla chiesa professante. Già negli Evangeli il Signore ha detto: "Voi siete il sale della terra; ora se il sale diviene insipido... non è più buono a nulla se non ad essere gettato via e calpestato dagli uomini". Un tempo questo sale era il popolo d'Israele, ma divenne insipido e per questo oggi ancora è rigettato. Al posto di Israele è sorta la Chiesa quale testimone di Dio sulla terra; anch'essa però nel suo insieme è tiepida e senza forza spirituale, perciò sarà " gettata via ", " vomitata " dalla bocca del Signore.
L'apostolo Paolo, in Romani 11, ci parla del giudizio d'Israele e della chiesa nella parabola dell'ulivo. Quivi leggiamo l'esortazione che rivolge alla cristianità: " Non t'insuperbire, ma temi. Perché se Dio non ha risparmiato i rami naturali (Israele), non risparmierà neppure te. Vedi dunque la benignità e la severità di Dio: la severità verso quelli che son caduti (Israele), ma verso te la benignità di Dio, se pur tu perseveri nella sua benignità; altrimenti anche tu sarai reciso. E anche quelli (Israele) se non perseverano nella loro incredulità, saranno innestati (sull'ulivo delle benedizioni e della testimonianza di Dio); perché Dio è potente da innestarli di nuovo ".
Infatti è ciò che avverrà; la cristianità non è rimasta nella comunione di Dio, nelle benedizioni e nella verità; sarà "recisa" dall'albero della testimonianza di Dio sulla terra. Essa sarà, come è detto nell'Evangelo, "gettata via" come il "sale" divenuto "insipido" e, poiché "tiepida", sarà "vomitata" dalla bocca di Cristo.
Evidentemente non si tratta qui di veri credenti, di membra del corpo di Cristo. Costoro saranno rapiti nel cielo prima del giudizio; ed è ciò che il Signore predice a Filadelfia. Essi formano il nucleo, la vera Chiesa, la Sposa di Cristo, l'insieme di tutti i cristiani nati di nuovo, che hanno ricevuto il battesimo di un unico Spirito per formare un unico Corpo. Quando essa sarà tolta dalla terra, rimarranno solo i cristiani professanti senza vita. Quindi il Signore si allontanerà completamente dalla chiesa professante che non sarà più né la sua dimora, né la sua testimonianza.
Fino ad oggi i veri credenti, la Sposa di Cristo, sono ancora sulla terra. Lo spirito, lo stato, la tiepidezza, l'arroganza, ciò che caratterizza Laodicea esiste già e ci circonda. Si sente dire: " Sono ricco, e mi sono arricchito e non ho bisogno di nulla ". Ma che cosa deve rispondere il Signore? " E non sai che tu sei infelice fra tutti e miserabile e povero e cieco e nudo ". È cosa ben terribile quando uno è malato, povero, condannato a morire, e non lo sa! Come dev'essere spaventevole il risveglio di un tale malato!
Finché il Signore lascia i suoi quaggiù, lo Spirito Santo è sulla terra; poiché " lo Spirito e la Sposa " lasceranno insieme la terra (Apoc. 22:17). Fino a quel momento il Signore si presenta ancora come Salvatore, e come tale dice a Laodicea: "Io ti consiglio di comprare da me dell'oro... e delle vesti bianche... e del collirio per ungertene gli occhi... Tutti quelli che amo io li riprendo e li castigo; abbi dunque zelo e ravvediti " ! L'oro nella Bibbia è sovente adoperato come figura della giustizia divina. Quest'oro è stato acquistato da Cristo per i peccatori, nel fuoco delle sofferenze e del giudizio alla croce.
Le vesti bianche ci parlano di un cammino puro e della pietà che si possono trovare solo in coloro che posseggono la nuova vita divina. Nel collirio abbiamo una figura dello Spirito Santo che apre gli occhi del cuore per vedere ogni cosa come Dio la vede.
Le persone di Laodicea erano cieche riguardo alla loro povertà e nudità davanti a Dio, non sentivano nessun bisogno di salvezza e riconciliazione, né dell'oro della giustizia di Dio, né delle vesti 'della santità pratica. Gli occhi e i cuori di Laodicea erano ciechi e chiusi riguardo al valore e alla gloria di Gesù Cristo, il Figliuol di Dio. Mentre i fedeli di Filadelfia sono caratterizzati dalla stima, dall'amore e dalla fedeltà verso la Persona di Gesù Cristo, in Laodicea regna una grande indifferenza verso di Lui. I cuori sono privi di amore per Lui.
Il vero cristiano si trova soltanto in quelli che riconoscono Cristo il Figliuol di Dio e lo onorano veramente in parola e in atti. Quando l'occhio è aperto, l'uomo riconosce il suo stato di povertà e di peccato davanti a Dio e riconosce pure Iddio in tutta la sua santità. Il cuore ricerca la salvezza e la trova soltanto in Gesù Cristo, il Salvatore. Perciò il cuore lo ama al di sopra di ogni altra cosa e trova in Lui tutta la sua gioia e la sua felicità.
Benché non abbia trovato in Laodicea né amore, né interesse per la sua Persona e per la sua opera, ma piuttosto tiepidezza, indifferenza e, per di più orgoglio, il Signore agisce ancora nel suo amore per cercare, castigare e salvare.
Egli dice: " Tutti quelli che amo, io li riprendo e li castigo: abbi dunque zelo e ravvediti. Ecco, io sto alla porta e picchio ".
Questa parola si è già sovente realizzata. Tanti e tanti cuori della chiesa professante, senza vita, sono stati toccati dalla Parola del Signore e hanno ricevuto la salvezza, particolarmente in questi ultimi decenni. In diversi ambienti, le sofferenze e le afflizioni hanno aperto la porta alla Parola di Dio e a Cristo. Persone che erano rimaste per tanto tempo indifferenti alla salvezza della loro anima hanno riconosciuto di essere povere, cieche e nude davanti a Dio. Si sono ravvedute come il Signore lo richiede, si sono rivolte a Lui, han trovato quell'oro della giustizia divina che Egli ci ha acquistato attraverso il fuoco delle sofferenze e della morte sulla croce.
Cristo è ora il loro rifugio e, guidate dallo Spirito e sostenute dalla sua grazia, camminano nelle vesti bianche della pietà, zelanti per servire Dio.
Adesso ancora il Signore sta alla porta di migliaia di cuori e picchia, chiedendo di entrare. Lo dice anche a te, caro lettore, se non gli appartieni ancora, se non gli hai ancora dato il tuo cuore.
Il Signore non è soltanto davanti alla porta dei singoli cuori, ma, poiché ha dovuto abbandonare il suo posto in mezzo a Laodicea, è fuori e picchia desideroso di entrare. Se una assemblea è in accordo con i pensieri di Dio, il Signore si troverà in mezzo a lei, come è scritto: " Dovunque due o tre sono radunati nel nome mio, quivi son io in mezzo a loro ".
È doloroso vedere che Laodicea, nella sua tiepidezza e cecità, non ha più posto per Cristo, il Figliuolo di Dio; Egli è fuori. Non è grave una simile cosa? Ciò può accadere rapidamente o poco a poco, insensibilmente; il Signore è smosso dal centro di una comunità di credenti, non secondo la confessione, ma in pratica, e finisce col rimanere alla porta, fuori, a chiedere, picchiando, di poter entrare. Siamo dunque vigilanti e vediamo chi è in mezzo a noi!
Che cosa troviamo nella cristianità professante? Sardi, la chiesa protestante, si dirige sulle orme di Laodicea, mentre la chiesa cattolica, Tiatiri, si sviluppa sempre più verso Babilonia. In occasione della 23° Giornata Protestante della Germania, tenuta a Wiesbaden nel secolo scorso, un noto pastore di Berlino disse: "Il cattolicesimo... e il liberalismo (il cui rappresentante è il protestantesimo) vogliono far penetrare il mondo nella Chiesa" (il conferenziere ha perfettamente ragione; infatti il dominio ricercato dalla chiesa e dalla potenza di Roma sul mondo, e l'unione del mondo con la chiesa, costituiscono la Babilonia spirituale).
Ora, il cristianesimo mondano non è altro che Laodicea: la chiesa che soddisfa e piace al popolo, un cristianesimo senza Cristo (oggi lo chiamano "evangelo sociale"). La meta che si propone la teologia liberale protestante è questa: " Dobbiamo liberarci dal giogo della cristologia ".
Lettore credente, sai tu che cos'è il giogo della cristologia, che molti predicatori protestanti vogliono scuotere? È la dottrina e la verità riguardanti la divinità della Persona di Gesù Cristo; dicono ch'Egli non è l'eterno Figliuolo di Dio, né il Salvatore per mezzo del suo sangue. Gesù non sarebbe risuscitato, né salito nella gloria, e non ritornerebbe come Signore e Giudice del mondo, davanti al quale ogni ginocchio dovrà piegarsi. In poche parole, il loro desiderio è di togliere Cristo, il Figliuol di Dio, dalla Chiesa.
Questa è Laodicea: Cristo è messo fuori. Storicamente Laodicea non è ancora apparsa completamente, però lo spirito e lo stato di sufficienza e di tiepidezza di Laodicea son già apparsi da molto tempo e si fanno sentire anche tra quelli che confessano di essere convertiti e di appartenere al Signore.
Dopo la venuta del Signore Gesù per rapire i suoi riscattati e condurli nella casa del Padre, lo stato di Laodicea nella cristianità sarà appieno realizzato. Il Signore è vicino; il grido di mezzanotte si è fatto udire: " Ecco lo sposo! ". E la sua voce: " Io vengo tosto ", ha trovato eco nei cuori dei veri credenti. " Amen, vieni Signor Gesù ".
Che cosa accadrà fra breve? In Matteo 25:10 leggiamo: " E quelle che eran pronte (cioè le vergini che avevano Folio dello Spirito Santo), entrarono con Lui nella sala delle nozze, e l'uscio fu chiuso". Allora molti che pur professando d'essere cristiani sono spiritualmente morti, chiederanno di entrare; busseranno alla porta: " Signore, Signore, aprici! ". Ma invano. Egli, che oggi bussa alla porta dei cuori desiderando entrare, non aprirà più a quelli che, durante il giorno della salvezza, non hanno voluto aprirgli il loro cuore!
Gesù sa che la chiesa di Laodicea, figura della tiepida e infedele cristianità degli ultimi tempi, nel suo insieme non lo riceverà più. Al principio le cose erano diverse, ma ora essa è completamente cieca, non sente bisogno di nulla, è piena di sé. Il Figliuol di Dio, il testimone fedele e verace, non ha più nessun valore per i cuori, perciò non ha più posto in mezzo a loro: Egli è fuori. Però fino al giorno in cui si presenterà come Giudice per eseguire il giudizio già pronunciato, per cui vomiterà la chiesa dalla sua bocca. Egli si presenta ancora come Salvatore al cuore delle singole persone chiedendo di poter entrare. Per questo sta scritto: " Se uno ode la mia voce ed apre la porta, io entrerò da lui ". Non si tratta più nemmeno di " due o tre ", il piccolo numero di credenti nel mezzo dei quali il Signore ha promesso la sua presenza; Egli dice: " Se uno ". In verità, quante chiese vi sono in cui il Signore e Salvatore non trova più nemmeno i " due o tre " che lo conoscono come Figliuol di Dio e loro Salvatore e che gli appartengono!
Il tempo della grazia però dura ancora, e " se uno apre " viene ricompensato. Il Signore dice: " Io entrerò da lui e cenerò con lui ed egli meco. A chi vince io darò di seder meco sul mio trono, come anch'io ho vinto e mi son posto a sedere col Padre mio sul suo trono ". Con quest'ultima promessa, il Signore assicura che chi ascolta la sua voce e gli apre la porta, anche poco prima della sua venuta, sarà unito a Lui e ben presto, in cielo, regnerà con Lui.
Prima della chiusura definitiva del tempo della grazia, come vediamo nella parabola del gran convito (Luca 14:16), l'anima può ancora ricevere la vita e gustare la comunione col Signore; allora Gli appartiene in proprio e farà parte della prima risurrezione. Il fedele sarà seduto sul trono e regnerà con Lui.
Come in tutte le lettere, il Signore rivolge alla fine un appello: "Chi ha orecchio ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese".
Sono queste le sue ultime parole alle sette chiese. D'ora innanzi non sarà più parlato, nel libro dell'Apocalisse, della sua Chiesa sulla terra. Nel capitolo seguente troviamo la porta del cielo aperta e i credenti nella gloria (cap. 4 e 5). Il Signore ha allora realizzato la sua promessa ed ha raccolto tutti i suoi nella casa del Padre (Giov. 14:3). Essi sono stati "rapiti" per essere "sempre col Signore" (1 Corinzi 15:51; Tessal. 4:17).
Col capitolo 6 del nostro libro incomincia la descrizione dell'"ora del cimento", cioè dei giudizi e delle tribolazioni al tempo dell'Anticristo, la quale "ha da venire su tutto il mondo" dopo il rapimento dei credenti (3:10-11).
(Tutti i diritti sono riservati dall'autore, Emil Donges. Il libro "L'Apocalisse" è edito da "Il Messaggero Cristiano" - Valenza)