00 10/12/2008 08:50
LA RIFORMA PROTESTANTE


Cause storico-sociali

1) Critica dell'enorme ricchezza e dei privilegi della Chiesa romana. Decadenza morale della Chiesa (nepotismo: cariche politico-religiose-diplomatiche offerte ai parenti di papi-vescovi-cardinali; lusso della curia romana; corruzione del clero, che si è lasciato influenzare dallo stile di vita borghese, emergente in tutta Europa, mondanità...). La sede pontificia era disputata da grandi famiglie italiane (Medici, Farnese, Della Rovere). In sintesi, da un lato il clero cattolico italiano appariva molto borghese, dall'altro persisteva un uso feudale del potere politico da parte del papato.


2) Risveglio delle nazionalità (Francia, Germania, Inghilterra, Olanda, ecc.) contro il Sacro romano impero rappresentato da Carlo V con Spagna-Austria-Ungheria-Paesi Bassi, e contro l'universalismo medievale cattolico del papato. In Germania è soprattutto la grande feudalità che combatte l'impero, negli altri Stati è soprattutto la borghesia, che appoggia la monarchia nazionale.

3) Esigenze emancipative di vari strati sociali: piccoli nobili in decadenza contro la grande feudalità (soprattutto in Germania, dove la piccola nobiltà non è riuscita, come in Italia, a istituire i Comuni insieme alla borghesia); servi della gleba contro la grande feudalità (soprattutto in Germania); borghesia contro i grandi feudatari (ovunque, ma in Inghilterra la riforma anglicana si farà sulla base di un compromesso fra queste due classi).

La riforma protestante, per gli effetti di lunga durata che ha provocato, è stato l'avvenimento più importante, a livello europeo, della prima metà del '500. Essa rappresenta non lo sbocco inevitabile della crisi religiosa dei secoli precedenti, iniziata praticamente in concomitanza con la rivoluzione comunale e mercantile, con la riscoperta dell'aristotelismo, con il progressivo distacco dalle tradizioni bizantine-ortodosse, con la nascita del potere temporale del papato (appoggiato dai carolingi e da altri regni barbarici), ma rappresenta lo sbocco che a detta crisi vollero dare i ceti borghesi, nella convinzione che non esistessero altre alternative (nei secoli precedenti la crisi della chiesa fu affrontata dai movimenti ereticali pauperistici, per la maggioranza dei quali la riforma della chiesa non necessariamente avrebbe dovuto portare a uno sbocco individualistico di tipo borghese).

La riforma provocò la spaccatura del mondo cattolico, la frantumazione definitiva del concetto di "sacro romano impero" e l'avvio del processo di formazione delle nazionalità: gran parte dei popoli di lingua anglo-sassone si separano dalla chiesa romana. Solo a separazione avvenuta, la chiesa romana intraprese, con il Concilio di Trento (1545-63) la sua riforma interna (la controriforma), basata sul rafforzamento dell'autorità pontificia, sull'Inquisizione, sull'Indice dei libri proibiti, sulla creazione di nuovi ordini religiosi (gesuiti, cappuccini, barnabiti, somaschi, scolopi...), su una notevole solidità dogmatica e disciplinare.
Formalmente gli storici fanno risalire la crisi della chiesa romana al periodo della "cattività avignonese" (1305-77), in cui si verificò il trasferimento della sede pontificia ad Avignone (Francia meridionale), dopo il crollo della teocrazia papale: il che determinerà la soggezione del papato alla politica francese. Questa in realtà fu una disfatta di tipo meramente politico: gli aspetti di crisi sociale e culturale sono di molto anteriori.

La crisi politico-istituzionale si accentuò con i due "scismi d'occidente", dopo il ritorno del papato a Roma. Durante il primo scisma (1378-1417), il Collegio dei cardinali, in maggioranza francesi, non era intenzionato ad accettare la politica di autonomia del papato nei confronti della Francia. Per questa ragione i cardinali elessero un antipapa, il quale però, dopo essere stato sconfitto col suo esercito, mentre marciava su Roma per sbarazzarsi del rivale, decise di fissare la sua sede ad Avignone.


Pedro