21 aprile: Pregare, amare, attendere
Ama di più e soffrirai di meno.
Vuoi conoscere il significato del cero, il segno che vuol essere?
Esso è tratto dalla notte del passaggio, la Pasqua del Signore.
I primi cristiani usavano il cero, come segno della presenza di Cristo nell'oscurità del mondo.
Come Cristo è luce del mondo e si è consumato nell'amore, così questo cero dà la luce consumandosi.
E un segno e come tutti i segni ci parla.
A me questo segno ha parlato molto, l'ho fissato a lungo nella notte del sabato santo e l'ho fatto mio nella domenica alla messa.
Poi sono andato più avanti nella comprensione dell'idea della luce che consuma la cera.
E quando a Vienna un amico mi ha regalato uno di questi bei ceri colorati, me lo sono portato a casa, l'ho messo nella mia cella sul canterano, vicino a una piccola icona.
Il tutto è diventato come un piccolo altare.
Ora faccio così, e vi spiego il trucco.
Quando il dolore viene a trovarmi, e viene abbastanza spesso e mi sento come in un buco nero, allora io accendo il cero. Poi lo fisso bene e cerco di dire a me stesso le parole che con tanta facilità dico ai fratelli durante la liturgia della luce.
«Vedi questo cero? E il simbolo di Gesù che dà la luce al mondo, consumandosi come si è consumato Lui».
Le dico e cerco di farmi coraggio.
E poi cosa faccio?
Per procedere nella mia piccola liturgia personale, faccio tre cose.
Piccole cose che mi sono venute in mente e che vanno nel giusto senso.
Prego.
Amo.
Attendo.