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Riflessione
LA SECONDA CHIAMATA

René Voillaume (4)

Approfitto di qualche giorno di calma all'Isola Saint Gildas per scrivervi un po' a lungo prima di Pasqua, per comunicarvi alcune osservazioni che sono stato portato a fare in questi ultimi mesi. Si tratta della nostra fedeltà al Signore ed alla sua chiamata, nelle grandi e nelle piccole cose, nel mezzo del cammino percorso nella vita religiosa, così come ai suoi inizi.
Il rischio della durata per noi, come per ogni impresa umana, è quello di una certa usura dell'ideale perseguito e dello sforzo fatto per realizzarlo, usura che ci porterebbe ad accontentarci della mediocrità nella santità. Con il passare del tempo e con la maturità dell' età sorge la tentazione di un compromesso tra le esigenze soprannaturali dell'amore del Signore e quelle della nostra personalità di uomini adulti. Ogni anno un maggior numero di noi giunge a questa tappa decisiva della vita spirituale, tappa in cui deve effettuarsi un'ultima volta la scelta tra Gesù o il mondo, tra l'eroicità della carità o la mediocrità, tra la croce o un certo benessere, tra la santità o una onesta fedeltà all'impegno religioso. Anche la comunità stessa della Fraternità arriva a questa medesima maturità. Di fronte alla grandezza dell'opera che Gesù vorrebbe realizzare attraverso i suoi Piccoli Fratelli sono forse io il solo ad aver avvertito questo pericolo di cedimento e quest'angoscia nel constatare ciò che noi facciamo in concreto delle esigenze della sua chiamata a seguirlo attraverso il mondo? Mi rivolgo oggi ai fratelli professi anziani piuttosto che ai novizi od ai professi giovani, anche se questi ultimi hanno molto da guadagnare nel considerare con realismo e con coraggio ciò che, in un prossimo avvenire, saranno per loro le esigenze della vita religiosa. Imparare a superare generosamente le tappe successive della crescita del Cristo in noi è altrettanto importante quanto l'aver cominciato bene lasciando tutto per seguire Gesù al momento della prima chiamata che ci ha condotti al noviziato. Questa perseveranza è essenziale perché non serve a niente cominciare se non si va fino in fondo. Fratel Carlo di Gesù restò fedele tutta la vita a questa divisa familiare che gli era cara. «Quando si parte per fare qualcosa, non si deve tornare senza averla fatta». Il tutto non è di abbandonare la barca
e le reti per seguire Gesù durante un certo tempo, ma piuttosto di andare sino al Calvario, di accoglierne la lezione ed il frutto, e di andare con l'aiuto dello Spirito Santo sino alla fine di una vita che deve terminare nella perfezione della divina Carità.