00 04/02/2009 18:10
Presentazione
  Ebrei Cristiani Musulmani
   coesistenza possibile
Daniel Sibony - Pierre Lambert - Dalil Boubakeur

EMI 2008


  Presentazione dell' edizione italiana
Luigi Sapio*

ISMAEL, DIO ASCOLTA

Il volume, collocato nella collana "Religioni in dialogo", affronta una problematica che diventa sempre più strategica per la sopravvivenza stessa dell'umanità.
Infatti, in virtù del progresso tecnologico, soprattutto nei settori dei trasporti e delle telecomunicazioni, e dell'intensificarsi dei flussi demografici, le distanze tra i popoli
- e quindi tra le relative culture e religioni - si accorciano sempre più e l'altro, fino a pochi anni fa così esotico perché remoto, diventa improvvisamente il nostro "inquietante" vicino. Società come la nostra, finora tendenzialmente monoculturali e monoconfessionali, si trovano a dover affrontare una crisi di spaesamento. In chi non è culturalmente "attrezzato" tale vertigine determina una crisi di rigetto i cui anticorpi si possono manifestare in comportamenti di tipo razzista.
Questa nuova strutturazione delle nostre società ci impone una conoscenza sempre più approfondita del bagaglio che l'altro porta con sé, come presupposto per un incontro fecondo. Ecco, dunque, che la conoscenza della nostra cultura, della nostra lingua, della nostra religione, non bastano più. L'altro entra nella nostra vita, la sua prossimità impone alle nostre coscienze l'onere di conoscere il suo universo di esperienze, di credenze e di valori. La risposta può però essere diversa, in funzione della sensibilità e del substrato culturale e ideologico che ci caratterizzano. Così se, da una parte, questo incontro può determinare una grande interazione, un profondo scambio, in un contesto di accoglienza, dall' altra, la reazione può essere di indifferenza o, peggio ancora, di ostile rifiuto.
Un procedimento speculare riguarda ovviamente anche
l'altro, che, con interventi a ciò mirati, da parte delle istituzioni e delle formazioni intermedie della società civile, deve essere messo nelle condizioni di conoscere le coordinate lato sensu culturali del paese di accoglienza.
La conseguenza non può che essere un arricchimento reciproco. Si viene in fondo a scoprire che quelle che sembravano differenze invalicabili non sono altro che diverse declinazioni di una stessa umanità.
Timori di smarrire la propria identità vengono paventati da più parti. Tuttavia, la stessa identità non è poi così granitica come si crede. Essa è in continuo movimento ed è la risultante non solo di quanto ereditiamo dal contesto sociale e familiare di provenienza, .ma anche dell' ambiente in cui viviamo e delle esperienze che ogni giorno affrontiamo, tenuto conto delle diverse sensibilità che ci portano a interagire in modo diverso. Le stesse tradizioni, che si credono statiche quasi per definizione, costituiscono, a ben riflettere, qualcosa di cui si può leggere in filigrana un incessante riposizionamento dinamico: esse procedono, infatti, col procedere dell'umanità; per constatare il fenomeno basta solo osservare in modo adeguato e senza ipocriti preconcetti ideologici!
L'identità è dunque qualcosa di dinamico che evolve continuamente. Tentare di cristallizzarla, magari con solenni riconoscimenti ufficiali, non può che essere un patetico tentativo di imbalsamare una storia in cui ci compiacciamo di riconoscerci con innegabile narcisismo.

Le nostre società sono indubbiamente già plurali, occorre dunque uno sforzo per farle diventare pluraliste, ponendo così termine a un evidente disagio derivante da questo "scollamento". Resta ovviamente da individuare un insieme di valori comuni condivisi da rinegoziare con un confronto di natura politica, dove per "politica"s'intende il senso più nobile del termine. Impresa difficile, ma non impossibile, che richiede una buona dose di umiltà e di buona volontà.
Il confronto assiologico presuppone inoltre la buona fede di chi è disposto a restare in ascolto delle ragioni dell'
altro, per volerle comprendere, fino ad amarle e forse riuscire, almeno in parte, a condividerle. Solo la generosità reciproca può salvarci dall'inferno dell'incomprensione!
Questa ricerca di valori condivisi non va ovviamente confusa con la supina e, forse per alcuni, non convinta, accettazione dei valori cosiddetti "universali". Lungi dal rifiutarli a priori, questi vanno comunque ripensati collegialmente e con pari dignità da parte degli interlocutori, alla luce delle diversità culturali e religiose, non dedotte in astratto, ma così come queste sono in concreto incarnate dagli uomini, in funzione di quelle evoluzioni che possono essere determinate, nelle sensibilità dei singoli, anche dalla circolazione di nuove idee.
Per conseguire questo obiettivo, la laicità delle istituzioni rappresenta una garanzia irrinunciabile, senza la quale non si può neanche ipotizzare una società multiculturale. La laicità, che può tra l'altro conoscere diverse declinazioni (sulla scelta del modello di laicità da adottare il dibattito deve coinvolgere ovviamente gli attori sociali appartenenti alle diverse esperienze culturali e religiose), dovrebbe essere intesa come dimensione di libertà protetta per tutte le espressioni del pensiero umano che non costituiscano minacce concrete per l'altro. Impegno quindi, per i pubblici poteri, a non privilegiare, nello spazio pubblico, un'opzione culturale o religiosa rispetto alle altre, pur lasciando all'individuo, anche quando attraversa la scena pubblica (si pensi, ad esempio all' affaire del velo in Francia), la libertà di vivere e manifestarsi in conformità coi propri legittimi principi.

Il libro che presentiamo si pone domande sulla natura delle tre religioni abramitiche, senza comunque cedere terreno al facile buonismo consistente nell'ignorare i fattori di divisione. Data tale impostazione, non possiamo che apprezzare i tre contributi che contiene, tipologicamente eterogenei tra loro, ma proprio per questo ciascuno con un suo apporto diverso che fornisce al lettore un' ampia gamma di problematiche con cui confrontarsi.