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CAPITOLO 12
Capitolo 12
«E l’Eterno disse a Mosè: Io farò venire ancora una piaga su Faraone e sull’Egitto; poi egli vi lascerà partire di qui. Quando vi lascerà partire, egli addirittura vi cac­cerà di qui» (Cap. 11:1). Ci vuole un colpo più pesante ancora su questo re e sul suo paese per costringerlo a lasciar andare i beati oggetti della sovrana grazia dell’Eterno.

Invano l’uomo si impunta e si innalza contro Dio; Dio, di certo, può sferzare e ridurre in polvere il cuore più duro e abbattere fin nella polvere lo spirito più altero. «Egli ha il potere di umiliare quelli che camminano superbamente» (Daniele 4:37).

L’uomo può credere di essere qualcosa; nel suo folle orgoglio può andare a testa alta, come se fosse il padrone di se stesso. Uomo vano! Quanto poco co­nosce la sua vera condizione e il suo vero carattere. Non è che un mezzo e uno strumento di Satana che cerca di ostacolare i disegni di Dio. L’intelligenza più brillante, il genio più elevato, l’energia più indomita, a meno che siano sotto la diretta direzione dello Spirito di Dio, altro non sono che strumenti nelle mani di Sa­tana per compiere i suoi oscuri disegni. Nessun uomo è padrone di se stesso: o è governato da Cristo o da Satana. Il re d’Egitto poteva credersi libero agente, e, in­vece, era uno strumento nelle mani di un altro. Dietro al suo trono c’era Satana; di conseguenza Faraone, che si era impegnato ad opporsi ai disegni di Dio, fu la­sciato all’influenza accecante del padrone che si era scelto.

Questo spiega l’espressione che troviamo sovente nei primi capitoli di questo libro: «E l’Eterno indurò il cuore di Faraone» (Cap. 9:12). Non è profittevole cercare di evitare il senso chiaro e completo di questa solenne dichiarazione. Se l’uomo rifiuta la luce della testimonianza divina, è abbandonato, in giudizio, a un induramento e a un accecamento di cuore; Dio lo abbandona a se stesso; e allora viene Sa­tana che lo trascina, a testa bassa, alla perdizione. Ce n’era abbastanza di luce perché Faraone capisse la stra­vaganza e la follia del cammino per il quale si era in­camminato, cercando di trattenere coloro che Dio co­mandava che fossero lasciati andare.

Ma la vera inclinazione del suo cuore era di agire contro Dio, per questo Dio lo abbandonò a se stesso e fece di lui un monumento per manifestare la sua gloria per tutta la terra. Tutto ciò non rappresenta difficoltà alcuna se non per coloro che vogliono contestare con Dio, «sfidare l’Onnipotente» (Giobbe 15:25), e man­dare in rovina la loro anima immortale.

Dio, qualche volta, dà agli uomini ciò che si adatta alle vere tendenze del loro cuore: «E perciò Dio manda loro efficacia d’errore onde credano alla menzogna, af­finché tutti quelli che non han creduto alla verità, ma si son compiaciuti nell’iniquità, siano giudicati» (2 Tessa­lonicesi 2:11-12).