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CAPITOLO 20
Capitolo 20
È importantissimo capire il carattere e l’oggetto della legge morale, come ci è presentata in questo capitolo. C’è una tendenza, nell’uomo, a confondere i principi della legge con quelli della grazia, di modo che né la legge né la grazia possono essere ben comprese; la legge è spogliata della sua austera e inflessibile maestà, e la grazia delle sue attrattive divine. Le sante esigenze di Dio rimangono senza risposta; e il sistema anomalo, creato da quelli che vogliono, così, mescolare la legge e la grazia, non tocca né soddisfa gli svariati e profondi bisogni del peccatore. In realtà, la legge e la grazia non possono unirsi, poiché sono due cose completamente distinte. La legge è l’espressione di ciò che l’uomo dovrebbe essere, la grazia mostra ciò che Dio è. Come potrebbero esse costituire insieme un solo sistema? Come potrebbe il peccatore essere salvato in parte dalla legge, in parte dalla grazia? È impossibile. Bisogna che lo sia o da una o dall’altra.

Qualche volta è stato detto che la legge è l’espressione del pensiero di Dio. Questa definizione è assolutamente falsa. Se dicessimo che la legge è l’espressione del pensiero di Dio riguardo a ciò che l’uomo dovrebbe essere, saremmo più vicini alla verità. A chi volesse vedere i dieci comandamenti come l’espressione del pensiero di Dio, domando se, nel pensiero di Dio, può non esserci altro che «farai» e «non farai». Non c’è dunque per niente grazia, per niente misericordia, per niente bontà? Dio potrebbe non manifestare ciò che è? Potrebbe non rivelare i profondi segreti di amore di cui è pieno il suo cuore? Non vi sono forse, nel carattere di Dio, altro che rigide esigenze e severe proibizioni? Se così fosse bisognerebbe dire «Dio è legge» invece di dire «Dio è amore»! Ma, sia benedetto il suo nome, nel cuore di Dio vi è molto più di ciò che possono esprimere i dieci comandamenti promulgati sulla montagna in fiamme. Se voglio sapere ciò che Dio è, non ho che da guardare a Cristo nel quale abita corporalmente «tutta la pienezza della Deità» (Colossesi 2:9). La legge è stata data da Mosè, la grazia e la verità sono venute da Gesù Cristo. Certamente, nella legge c’è una misura di verità; essa contiene la verità su ciò che l’uomo dovrebbe essere. Come tutto ciò che emana da Dio, essa era perfetta nella sua misura, perfetta per lo scopo in vista del quale era stata data; ma lo scopo non era per nulla quello di rivelare la natura e il carattere di Dio di fronte a dei peccatori colpevoli.

Nella legge non c’era né grazia, né misericordia. «Uno che abbia violato la legge di Mosè muore senza misericordia» (Ebrei 10:28). «L’uomo che farà quelle cose vivrà per esse» (Levitico 18:5; Romani 10:5). «Maledetto chi non si attiene alle parole di questa legge per metterle in pratica» (Deuteronomio 27:26; vedere anche Galati 3:10). Non era quella la grazia. Il monte Sinai non era il luogo dove la si potesse trovare. Dio vi si mostra circondato d’una maestà terribile, in mezzo all’oscurità e alle tenebre, alla tempesta, ai tuoni e ai lampi. Non sono quelle le circostanze che accompagnano un’economia di grazia e di misericordia, ma s’accordavano bene con un’economia di verità e di giustizia; la legge ci da quello e nient’altro.