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BREVE STORIA DEL POPOLO EBRAICO
da Abramo alla fine della monarchia

INDICEEpoca patriarcale (Abramo, Isacco, Giacobbe)
La nascita del popolo ebraico
La monarchia:
Saul
Davide
Salomone
Fine dell'unione fra Giuda ed Israele
Caduta dei due regni e successivi sviluppi
I due regni divisi
Caduta di Samaria e fine del egno del Nord
Giuda vassallo assiro

Epoca patriarcale (Abramo, Isacco, Giacobbe)

Non possiamo iniziare una storia, anche breve, del popolo ebraico, senza accennare alla figura di Abramo che rappresenta il padre naturale e spirituale dal quale ebbe origine questo popolo. Nella Bibbia abbiamo di Abramo una abbondante documentazione che va del libro di Genesi fino alla lettera di Giacomo. Nel Nuovo Testamento si parla di lui soprattutto dal punto di vista della fede per cui egli è idealmente il padre anche di tutti coloro che per fede hanno accolto l'opera redentrice di Gesù Cristo.

Oltre alla fonte biblica, abbiamo anche a nostra disposizione la testimonianza dello storico ebraico Flavio Giuseppe che nella sua opera "Antichità Giudaiche" ci dà di Abramo un interessante descrizione che, penso, valga la pena di citare, se non altro per fare un confronto con i numerosi testi biblici a nostra disposizione. Questa descrizione la troviamo nel libro I, VII, 154,1 (pp. 74-75):

« In mancanza di prole legittima, Abramo adottò Lot figlio di Aran e fratello di sua moglie Sarra; abbandonò la Caldea all'età di settantacinque anni, avendogli Dio ordinato di portarsi nella Cananea nella quale si stabilì, e lasciò ai suoi posteri. Essendo uomo di pronta intelligenza in ogni cosa, persuasivo con chi lo ascoltava, e non fallace nelle argomentazioni, più degli altri uomini incominciò a sentire il valore della virtù e si decise a riformare e cambiare le idee correnti sulla Divinità. Fu il primo ad avere il coraggio di affermare che Dio, creatore dell'universo, è uno solo, e che se vi è qualcosa che contribuisce ad una vita felice, tutto avviene per suo ordine, non per nostra abilità. Queste cose egli argomentava dai cambiamenti ai quali sono soggetti la terra e il mare, dai fenomeni che osservava sul sole e sulla luna, e da tutti gli altri fenomeni celesti; argomentava che se tutto fosse disposto da una forza presente in essi, forza che provvede alla loro regolarità, (essa dovrebbe apparire), ma siccome dimostrano di essere privi di tale forza, e quando operano per il nostro bene, non lo fanno per virtù propria, ma per la forza di chi a loro presiede, è dunque a Lui che si deve rendere omaggio e riconoscenza.
Per questo sorsero contro di lui i Caldei e altri popoli della Mesopotamia, ed egli pensò che fosse giusto emigrare secondo il volere e l'aiuto di Dio, e si stabilì nella terra di Canaan. Qui giunto, innalzò un altare e offrì sacrifici a Dio »