CRISTIANI   Nelle mani del Padre

Noi crediamo unicamente in Gesù Cristo unigenito Figlio di Dio,
unica VIA, VERITA' e VITA e nostro unico SALVATORE.

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Dio - Gesù - Spirito Santo

Ultimo Aggiornamento: 26/01/2013 17:23
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26/01/2013 17:17
 
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Risposte alle obiezioni dei Testimoni di Geova

1. GESU' NON E' UN DIO
MINORE

I Testimoni di Geova negano la divinità di Gesù Cristo, e
affermano che nel verso di Giovanni 1:1 Egli è chiamato "un dio", e non "Dio".
Per questo, le loro Bibbie (la cui versione è detta "Traduzione del Nuovo
Mondo") sono state alterate in modo che quando si parla di Gesù si parla sempre
di "un dio". Le alterazioni presenti nelle loro Bibbie sono elencate in questo
studio, e messe a confronto con il testo originale del Nuovo
Testamento.

Essi basano la loro interpretazione sul fatto che in greco
(la lingua originale del Nuovo Testamento) non esiste l'articolo
indeterminativo, così essi considerano fondamentale la presenza dell'articolo
determinativo. Quando trovano "ho theos" ("il dio"), traducono con "Dio", mentre
quando trovano solo "theos" ("dio"), traducono con "un dio". È davvero questa
l'interpretazione corretta? No. È una regola sbagliata, e infatti essi stessi la
violano! Il verso di Giovanni 1:18 si riferisce a "theos" due volte senza
l'articolo, eppure i Testimoni di Geova traducono "theos" in un caso con "Dio" e
nell'altro con "dio". Il verso è il seguente: "Nessuno ha mai visto Dio;
l'unigenito Dio, che è nel seno del Padre, è quello che l'ha fatto conoscere". È
evidente che nel primo caso si parla di Dio Padre, e nel secondo si parla di Dio
Figlio, cioè Gesù, che è chiamato "l'unigenito Dio".

Osserviamo ora il
testo originale in greco di Giovanni 1:1 con relativa traduzione: "En archei en
ho Logos [Nel principio era la Parola], kai ho Logos en pros ton Theon [la
Parola era con Dio], kai Theos en ho Logos [la Parola era Dio]". Per la
precisione, "kai Theos en ho Logos" menziona prima "Theos" (Dio), e poi "Logos"
(Parola). Perché questo? Perché in greco, per riconoscere il soggetto di una
frase, è necessario osservare il modo in cui terminano le parole. Nel caso di
parole come "Theos" e "Logos", che terminano nella stessa maniera, si utilizzava
l'articolo determinativo per "marcare" il soggetto della frase. L'apostolo
Giovanni, dunque, scrisse "kai Theos en ho Logos" ("ho" è l'articolo) proprio
perché non intendeva dire "Dio era la Parola" (frase che dottrinalmente poteva
generare confusione), come l'ordine delle parole potrebbe far pensare, ma "la
Parola era Dio". Questo è il motivo per cui, seguendo la grammatica greca,
Giovanni omise l'articolo determinativo accanto a Theos.

Del resto,
l'affermazione dei Testimoni di Geova secondo cui Gesù è "un dio minore", non
poteva che essere falsa, in quanto, nelle Scritture, Dio dichiara almeno quattro
volte l'impossibilità che vi sia "un altro dio" o "un dio" all'infuori di
Lui!

2. LA DOTTRINA DELLA TRINITA' SI TROVA NELLA SCRITTURA

In
questo studio abbiamo citato numerosi passi che confermano la Trinità, e ve ne
sono molti altri ancora. Il concetto di Trinità è presente non solo nel Nuovo
Testamento, ma in tutta la Scrittura, e fin dal primo verso della Genesi, dove
leggiamo che "Dio" ("Elohim", nel testo originale ebraico) creò i cieli e la
terra. "Elohim" letteralmente significa "Dii" ma è accompagnato dal verbo al
singolare. Il primo verso della Genesi significa letteralmente: "I Dii creò i
cieli e la terra" (Gen. 1:1), e non "crearono". Questo nome di Dio al plurale
sottintende la Trinità. Dio è una pluralità di Persone (Padre, Figlio, Spirito
Santo), ma è e resta un unico e solo Dio, per questo motivo il testo sacro si
riferisce a Lui usando il verbo al singolare.

Il concetto è ripetuto in
Deuteronomio 6:4. Un'antica esegesi ebraica su questo verso spiega: "Perché è
necessario citare tre volte il nome di Dio in questo versetto? Il primo, Jahwe,
è il Padre. Il secondo è la discendenza di Iesse, il Messia (il Cristo), che
viene dalla famiglia di Iesse, tramite Davide. E il terzo è lo Spirito Santo che
ci mostra la via, e questi tre sono Uno." (cit. in: Wie erkennt man den
Messias?, pag. 23, Der Òlbaum e.V., Lorrach).

3. GESU' E' DIO, NON E' UN
ESSERE CREATO

Abbiamo già dimostrato che Gesù è Dio, ma vogliamo
aggiungere alcune considerazioni. In Romani 1:25 l'apostolo Paolo dice, a
proposito degli idolatri: "... Essi, che hanno mutato la verità di Dio in
menzogna, e hanno adorato e servito la creatura invece del Creatore, che è
benedetto in eterno. Amen" (Rom. 1:25). Noi dunque dobbiamo adorare Dio, e non
le sue creature; non importa che sia una creatura potente come gli angeli o
benedetta come gli apostoli, nessuna creatura deve essere adorata. Se Cristo
fosse una creatura di Dio (che sia la prima o una delle tante non importa) noi
saremmo degli idolatri. Sarebbero idolatri anche i discepoli, perché lo
adorarono, come pure i magi, le donne che lo seguirono, e gli stessi angeli di
Dio, perché lo adorano (Ebrei 1:6). Ma come abbiamo visto, Gesù Cristo non è una
creatura, ma è "Dio benedetto in eterno" (Rom. 9:5).

Cristo viene
definito "principio della creazione di Dio" e "primogenito di ogni creatura" nel
senso che egli è superiore alla creazione e a ogni creatura, infatti è scritto
che Egli "è sopra tutte le cose" (Rom. 9:5) e "sopra tutti" (Giov. 3:31), ed
anche nel senso che tutta la creazione ha il suo principio in Lui, e senza di
Lui nessuna cosa è stata fatta (Giov. 1:3). Notiamo che se si volesse intendere
che Gesù fu creato perché è chiamato "il principio" (Colossesi 1:18), la stessa
cosa si dovrebbe dire anche di Dio Padre perché anche lui è chiamato "il
principio" (Apocalisse 21:6). Il termine "primogenito" usato nel verso in
Colossesi indica la supremazia di Cristo sopra tutte le creature di Dio, come
quando nei Salmi è detto: "Io altresì lo stabilirò il primogenito, il più
eccelso dei re della terra" (Sal. 89:27). Ricordiamo anche che il profeta
Michea, profetizzando della venuta di Cristo, dichiarò che le sue origini non
risalgono a un determinato momento della creazione, ma bensì "dall'eternità"
(cap. 5:1-2).

Consideriamo infine ciò che Gesù disse ai Giudei: "Prima
che Abramo fosse nato, io sono" (Giov. 8:58). Poté dirlo anche se esteriormente
appariva come un uomo, perché egli esisteva dall'eternità prima di assumere la
natura umana. Se così non fosse stato, cioè se Gesù fosse stato creato, egli non
avrebbe potuto fare quell’affermazione perché si sarebbe arrogato un attributo
che spetta solo a Dio. Avrebbe potuto affermare: "Prima che Abramo fosse nato io
esistevo o io ero", ma non "io sono" (è evidente anche il riferimento al nome di
Dio in Esodo 3:14).
Secondo alcuni Testimoni di Geova, Gesù non disse "io
sono" ma "io ero". Guardiamo allora il testo greco di Giovanni 8:58: "eipen
autois Iêsous, Amên amên legô humin, prin Abraam genesthai egô eimi". La
conclusione della frase di Gesù è "egô eimi", che significa "io sono" (prima
persona singolare, tempo presente indicativo). Sono le stesse identiche parole
che Gesù usa quando dice "io sono" in numerosi altri passi dei
vangeli.

4. GESU' E' CHIAMATO DIO POTENTE E PADRE ETERNO

Il
profeta Isaia profetizzò della venuta di Cristo molti secoli prima della nascita
di Gesù dicendo: "Poiché un fanciullo ci è nato, un figliuolo ci é stato dato, e
l’imperio riposerà sulle sue spalle; sarà chiamato Consigliere ammirabile, Dio
potente, Padre eterno, Principe della pace" (Isaia 9:5). Questa frase equipara
molto esplicitamente Cristo al Padre. Vediamo da vicino i titoli che sono
elencati in questo verso.

Consigliere ammirabile. Nei Salmi è scritto che
Dio disse a Davide: "Io ti consiglierò" (Sal. 32:8), e Davide stesso nel
sedicesimo salmo disse: "Io benedirò l’Eterno che mi consiglia" (Sal. 16:7);
quindi Dio era il consigliere di Davide. Del fanciullo che sarebbe nato fu detto
che sarebbe chiamato Consigliere, e difatti Cristo Gesù è il nostro Consigliere.
A conferma di ciò vediamo le seguenti parole che il Figlio di Dio rivolse
all’angelo della chiesa di Laodicea: "Poiché tu dici: Io sono ricco, e mi sono
arricchito, e non ho bisogno di nulla, e non sai che tu sei infelice fra tutti,
e miserabile e povero e cieco e nudo, io ti consiglio di comprare da me dell’oro
affinato col fuoco, affinché tu arricchisca; e delle vesti bianche, affinché tu
ti vesta e non apparisca la vergogna della tua nudità; e del collirio per
ungertene gli occhi, affinché tu vegga" (Ap. 3:17-18).

Dio potente. Sotto
l’Antico Patto Geremia chiamò così il Creatore di tutte le cose infatti gli
disse: "Ah, Signore, Eterno! .... Tu sei l'Iddio grande e potente, il cui nome è
l'Eterno degli eserciti" (Ger. 32:17-18). Anche Isaia chiamò così Dio quando
disse: "Un residuo, il residuo di Giacobbe, tornerà all'Iddio potente" (Is.
10:21). Siccome non possono esistere due "dii" che si possano chiamare ambedue
"Dio potente" perché c'è un solo Dio potente, ne consegue che Cristo Gesù è Dio.
Egli mentre era sulla terra ha dimostrato ampiamente di essere l’Iddio potente,
e tuttora lo sta dimostrando perché salva, guarisce, e opera potentemente in chi
crede in Lui.

Padre eterno. Nessuna creatura avrebbe potuto portare un
simile nome perché esso s’addice solo a Dio. Gesù è chiamato Padre eterno perché
egli quale Figlio di Dio è eterno, cioè senza inizio di giorni e senza fine di
vita, e poi perché noi credenti essendo stati generati da Lui diveniamo suoi
figli. A tale proposito Gesù chiamò i suoi discepoli non solo fratelli ma anche
figlioletti ("Figliuoli, avete voi del pesce?" (Giov. 21:5), e: "Figlioletti, è
per poco che sono ancora con voi" (Giov. 13:33). Il profeta aveva detto di lui:
"Egli sarà un padre per gli abitanti di Gerusalemme e per la casa di Giuda" (Is.
22:21), ed in verità Egli lo è un padre per tutti noi. Badate che con questo non
vogliamo dire che Cristo Gesù è il Padre perché in tale caso negheremmo
l’esistenza della prima persona della Trinità, cioè del Padre, ma solo che egli
è un padre per tutti noi.

Principe della pace. Chi è colui che dà la
pace? Dio, secondo che è scritto in Isaia: "O Eterno, tu ci darai la pace" (Is.
26:12); e per questo Egli è chiamato "l’Iddio della pace" (Rom. 16:20). Ma Isaia
disse che Gesù sarebbe stato chiamato Principe della pace, e infatti Gesù disse
ai suoi discepoli: "Io vi lascio pace; vi do la mia pace" (Giov. 14:27). Siccome
solo Dio può dare pace all’anima afflitta e Isaia disse che Egli ci avrebbe dato
la pace, vediamo anche qui che Gesù Cristo è Dio.

Riguardo alla gloria
che spetta a Dio solo. Dio disse tramite Isaia: "Io sono l’Eterno; tale è il mio
nome; e io non darò la mia gloria ad un altro, né la lode che m’appartiene,
agl’idoli" (Is. 42:8). Gesù, prima di essere arrestato, nella preghiera che fece
al Padre suo disse: "Ed ora, o Padre, glorificami tu presso te stesso della
gloria che avevo presso di te avanti che il mondo fosse" (Giov. 17:5); questo lo
disse perché egli voleva che il Padre gli restituisse quella gloria di cui Lui,
quale Figlio di Dio coeterno col Padre, si era privato per un breve tempo
assumendo la forma di un servo e divenendo simile agli uomini per morire sulla
croce annoverato tra i malfattori. Più avanti nella preghiera Gesù disse anche:
"Padre, io voglio che dove son io, siano meco anche quelli che tu m’hai dati,
affinché veggano la mia gloria che tu m’hai data; poiché tu m’hai amato avanti
la fondazione del mondo" (Giov. 17:24); quindi da ciò si comprende che Dio ha
dato la sua gloria al suo Figliuolo, e siccome che la gloria appartiene solo a
Dio (secondo che è scritto: "A te appartengono il regno, la potenza e la gloria,
in sempiterno. Amen" [Matt. 6:13]) si deduce che Gesù Cristo, il Figlio di Dio,
è l’Iddio a cui appartiene la gloria. L’Agnello è ora circondato di gloria in
cielo; Giovanni nel libro della Rivelazione dice tra le altre cose: "E vidi, e
udii una voce di molti angeli attorno al trono e alle creature viventi e agli
anziani; e il numero loro era di miriadi di miriadi, e di migliaia di migliaia,
che dicevano con gran voce: Degno è l’Agnello che è stato immolato di ricever la
potenza e le ricchezze e la sapienza e la forza e l’onore e la gloria e la
benedizione" (Ap. 5:11-12); e siccome che poco prima egli aveva visto i
ventiquattro anziani prostrarsi davanti a Dio Padre che era seduto sul trono ed
adorarlo dicendo: "Degno sei, o Signore e Iddio nostro, di ricever la gloria e
l’onore e la potenza..." (Ap. 4:11), e tra le cose che anche l’Agnello è degno
di ricevere al pari di Dio ci sono pure la gloria, l’onore e la potenza si deve
affermare che Gesù è Dio benedetto in eterno.

Alcuni critici sostengono
che la dottrina cristiana della Trinità sia riscontrabile nel neoplatonismo
medievale; ma il medioevo inizia nel 476 d.C., quando la dottrina trinitaria era
ampiamente riconosciuta. Basta citare Teofilo che visse tra il 120 e il 185 (si
veda Ad Autolico, Libro II, cap. 15), oppure Origene verso il 200 (si veda
Contro Prassea, II). Piuttosto, molti riconoscono che nell'idea plotiniana
dell'Hen c'è un'influenza cristiana: le tre ipostasi plotiniane, ossia l'Hen, il
Nous, e la Psychè sono lontanissime dalla Trinità, visto che come nel platonismo
più classico ogni ipostasi degrada in luminosità rispetto alla precedente, come
un sasso gettato in uno stagno, più i cerchi concentrici si allargano e più si
disgregano.

POICHÉ TRE SONO QUELLI CHE RENDONO TESTIMONIANZA NEL CIELO:
IL PADRE, LA PAROLA E LO SPIRITO SANTO; E QUESTI TRE SONO UNO.

(
1Giovanni 5:7)

Perciò vi ho detto che morirete nei vostri peccati; perchè
se NON CREDETE CHE IO SONO, morirete nei vostri peccati (Giovanni 8:24)

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