CRISTIANI   Nelle mani del Padre

Noi crediamo unicamente in Gesù Cristo unigenito Figlio di Dio,
unica VIA, VERITA' e VITA e nostro unico SALVATORE.

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COSA SIGNIFICA ESSERE CRISTIANO

Ultimo Aggiornamento: 12/01/2016 19:25
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12/01/2016 19:20
 
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SPERANZA E FEDE

L'apostolo  Paolo scriveva, ai suoi giorni: - Se noi sperassimo in Cristo soltanto per le  cose di questa vita, noi saremmo i più miserabili fra gli uomini.


E Pietro,  in una delle sue epistole, così esortava i cristiani: “...sperate perfettamente  nella grazia che ci sarà conferita all'apparizione del Signor nostro Gesù Cristo”.


Un cristiano,  un autentico cristiano, è un individuo ripieno di speranza; la sua speranza però  non è fondata sopra le realtà visibili della vita, ma su quelle invisibili dello  Spirito che dimorano nell'eternità.


Ci sono  molti falsi credenti che dichiarano di sperare veramente in Cristo e di aspettare  con ansia il suo ritorno, la sua apparizione, ma vivono però nella ricerca avida  ed instancabile di tutti i beni terreni che possono essere conquistati e goduti.


Questi  sedicenti cristiani paventano la malattia e sono terrorizzati dal]a morte e se  incontrano poi la perdita delle loro ricchezze, piombano nella disperazione più  cupa. Essi confessano una speranza che non posseggono e dichiarano dei sentimenti  che non affiorano neanche nella loro insensibile coscienza.


La speranza  cristiana conduce l'anima oltre la malattia e la morte e la solleva al di sopra  della ricchezza o della miseria perché introduce il credente nel mondo dello Spirito  che è, come già detto, il mondo delle realtà invisibili, ma eterne.


Il vero  cristiano possiede questa vera speranza. Egli non vive aspettando il conseguimento  di un benessere o di una felicità contingente perché spera “perfettamente” nell'adempimento  delle promesse divine relative all'ingresso nella gloria.


Tutta  la sua vita e tutti i suoi desideri sono tesi verso l'eternità ed egli compie  il suo pellegrinaggio con la costante visione della città di Dio che lo attende.  Non può cercare altro, non può essere assorbito o distratto da altro: egli ha  tutto, nel fine della sua speranza che è la vita eterna in Cristo Gesù.


E' assurdo  dichiararsi cristiani e dimostrare l'assenza di qualsiasi desiderio di  “andare  ad abitare con Cristo”. E' paradossale dire di aver ricevuto una eredità eterna  nel cielo e vivere soltanto per desiderare e accumulare tesori in questa terra.


Se sei  cristiano, non puoi non possedere la speranza cristiana; in altre parole, se sei  veramente cristiano, non puoi vivere per avvinghiarti sempre più tenacemente a  questa terra.


La potenza  della chiesa apostolica, la forza dei martiri, si sono manifestate in diretta  relazione con la speranza cristiana. Attraverso la lotta, i credenti hanno saputo  dimostrare che vivevano per il cielo ed anelavano il cielo.


Essi potevano  ricevere con allegrezza lo spogliamento dei propri beni come potevano sopportare  con serenità gioiosa, la perdita della propria vita in conseguenza del fatto che  il loro occhio, il loro desiderio, erano illuminati ed ispirati dalla speranza.


Colui  che “spera” non può guardare al presente e non si può fermare al visibile e perciò  egli quasi non si accorge del proprio stato o delle circostanze della propria  vita perché è assorbito dalla visione gloriosa di ciò che non si vede, ma che  per il cristiano  è tanto reale come se si vedesse.


Il pensiero  delle “molte stanze” promesse da Gesù, della  “città dalle porte di perla”,  del  “luogo abitato dalla gloria e dalla giustizia”, deve occupare la mente  e il cuore del cristiano ed egli deve vivere sospirando “verso il ritorno di Gesù”.


La speranza  deve anticipare la gioia della visione di Dio, deve far pregustare l'incontro  con Gesù, con gli angeli, con i santi, deve far godere fin da ora il perfetto  gaudio, la conoscenza compiuta, la liberazione totale. 


Se le  promesse divine sono realmente l'oggetto della speranza cristiana, questa speranza  deve infiammare ed entusiasmare la vita del credente.


Sei cristiano?  Vivi e godi nella speranza cristiana?


In quale  livello si trova la tua vita e si muovono i tuoi pensieri e i tuoi desideri?


Ricordati  che la Scrittura ci assicura che tutti coloro che hanno realmente la speranza  di vedere il Signore e di essere resi simili a Lui, sin da ora, “si purificano”  come Egli è puro. La speranza purifica l'anima ed imbianca la vita. Essa libera  da ogni scoria terrena perché spezza i legami delle sollecitudini o le catene  dell'avarizia; i lacci del timore o i ceppi della mondanità.


Non è  vero, infatti, che tutte queste caratteristiche peccaminose rappresentano le conseguenze  di una vita priva di speranza?


Colui  che non spera nel tesoro celeste è sollecito per costituirne uno terreno; colui  che non sa guardare  alle ricchezze eterne è avaro per conquistare quelle  momentanee; colui che non brama e non sa bramare l'incontro con Cristo è timoroso  delle circostanze che insidiano la sua vita e colui, infine, che non riesce, mediante  la speranza, a vivere nei cielo come nella propria città, è mondano per soddisfare  i desideri impetuosi del suo cuore arido.


La speranza  porta il cielo nel cuore e fa trasparire il cielo dal volto ed un cristiano deve  avere il cielo nel cuore e in tutte le manifestazioni della propria vita: egli  si deve distinguere particolarmente quando le circostanze più tragiche della vita  mettono in evidenza il valore della personalità umana.


Paolo  ricorda ai cristiani di Tessalonica che anche di fronte alla morte i cristiani  dovevano far risplendere la testimonianza della loro virilità. Egli così si esprimeva:  “non siate contristati come coloro che non hanno speranza...”


Coloro  che non hanno speranza vengono contristati turbati dagli avvenimenti tragici della  vita, ma coloro che hanno speranza, cioè che sono cristiani nel senso esatto di  questo glorioso vocabolo, rendono testimonianza della invulnerabilità che hanno  acquisita mediante l'adottazione a Dio.


In conclusione,  essere cristiano significa essere fuori dei mondo, o, come diceva Paolo, crocifisso  al mondo. Essere fuori del mondo vuol dire “essere nel cielo”. Il cristiano quindi  è l'individuo che vive nel cielo mediante la speranza e mediante la fede.


Fede e  speranza sono strettamente congiunte nel cristianesimo perché la “fede” è certezza  delle cose che si  “sperano”. E' quasi impossibile distinguere e individualizzare  queste due realtà spirituali ma per approssimazione possiamo pensare alla fede  come all'occhio della speranza e alla mano della speranza. La speranza, in questo  caso, ci appare come l'anima e la fede come il corpo.


L'anima  ha contatto con il mondo che ci circonda a mezzo dei corpo e la speranza ha contatto  con le realtà invisibili mediante la fede.


La fede  è quella che permette alla speranza di vedere e di toccare le promesse verso le  quali essa si volge.


Perciò,  il cristiano è colui che ha speranza e fede. Cioè è colui che non soltanto anela  e aspetta le realtà eterne dello Spirito, ma anche che vede e che tocca quelle  promesse invisibili, ma indistruttibili, fatte da Dio.


Mosè per  fede rimase costante vedendo “l'invisibile”.  Abrahamo, Isacco, Giacobbe  terminarono il loro pellegrinaggio mirando ad una città stabile edificata dal  Signore. La loro vita era una vita di fede, ma di quella fede che rende positiva  la speranza.


Simigliantemente  Paolo che si preparò al martirio mirando la corona della giustizia o Pietro che  guardò verso la morte per mirare in essa l'angelo della liberazione o Stefano  che offrì il suo sangue contemplando la gloria del cielo, ci appaiono come uomini  di fede. La loro fede però ci viene presentata semplicemente come la concretizzazione  della speranza.


Una speranza  priva di fede è un'anima senza corpo come la fede senza speranza è un corpo senza  anima. Il cristiano che possiede una speranza rappresentata da un sentimento indefinibile,  che gli fa desiderare cose buone e belle, senza pertanto fargli sentire la certezza  assoluta nella realizzazione di esse, non è cristiano, ma è soltanto un comune  ottimista.


Anche  gli inconvertiti sperano; ma per loro speranza vuol dire desiderio di circostanze  favorevoli o augurio di cose buone.


Gli uomini  infatti ripetono volentieri il vecchio adagio del volgo: - La speranza è l'ultima  a morire! In questo proverbio si allude alla speranza generata dall'ottimismo  umano e che è una entità nettamente separata dalla fede.


Hai una  speranza di fede? O hai fede e speranza?


Se non  possiedi queste due realtà o queste due virtù non sei cristiano.


Forse  sei un religioso nel senso comunissimo di questo termine abusato, ma non sei un  cristiano.


Potrà  anche sembrarti strano, ma ricordati che un cristiano è una creatura, sotto certi  aspetti, soprannaturale. Egli ha speranza e fede e perciò vive fuori e sopra del  povero mondo della materia.


Egli crede  a Dio oltre che credere in Dio; egli crede e spera e perciò vive libero dalle  limitazioni imposte dall'incredulità e dalla disperazione.


La sua  speranza lo eleva e lo purifica e la sua fede lo rende vincitore e potente.


Egli passa  in mezzo al mondo come un essere che offre al mondo l'ispirazione della sua vita  celeste, ma che non accetta dal mondo nessuna delle sue realtà effimere e vane.



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