In questa preghiera, si riferisce al Padre, a Dio, o proprio a Cristo? Niceta, ci trasmette anche un dialogo:
“Sei tu Dio?” “Sì, sono il Dio divenuto uomo per te” (66).
che ci permette di credere che la preghiera di Simeone, per il fosse proprio rivolta a Cristo, a colui per il quale aveva sempre manifestato un amore tenerissimo.
Dalla seconda metà del XIII sec. e nel XIV, il Monte Athos è il luogo di una particolare rinascita e fioritura dell’ideale esicasta della pura contemplazione e della vita eremitica. Risalgono a questo periodo le prime descrizioni dettagliate della tecnica psicosomatica associata alla preghiera di Gesù e anche una certa rigidità. Autori fondamentali di queste opere sono Niceforo, Massimo il Kausohalyba, Teolepto di Filadelfia, Gregorio il Sinaita e, come detto sopra, lo Pseudo-Simeone il Nuovo Teologo.
Questo metodo suppone comunque e sempre una preparazione morale: assenza di affanni e pensieri circa cose ragionevoli e irragionevoli (è l’amerimnia di cui abbiamo già parlato), una coscienza pura e la libertà da tutte le passioni.
Inoltre sono richieste delle condizioni esteriori:
- una cella tranquilla;
- un atteggiamento del corpo: seduti su un piccolo sgabello (25 cm. circa), con la barba appoggiata sul petto, lo sguardo fissato sull’ombelico e rimanere in questa posizione nonostante il dolore che essa può causare.
Questo esercizio richiede anche:
- un controllo del respiro, rallentarlo;
- una esplorazione mentale del proprio profondo alla ricerca del “cuore”: questo atteggiamento accompagna (e precede) il controllo del respiro;
- l’invocazione ripetuta e perseverante del nome di Gesù (67).
Questi teorici non dicono, almeno in termini espliciti, che l’invocazione va sincronizzata con il battito cardiaco o con il respiro.
Il metodo esicasta subirà una decisa contestazione da parte del greco-calabrese Barlaam, ma troverà un suo difensore in Gregorio Palamas, che ne approfondirà ancora il contenuto. Un dato importante della riflessione di Gregorio Palamas è che il corpo non è cattivo in sé, può aiutare lo spirito nella preghiera, e, trasformato dall’azione dello spirito, partecipare della comunione con Dio e divenire tempio di Dio (68).
Un accenno è doveroso anche per Massimo il Kausohalyba e Teolepto di Filadelfia. Il primo, innamorato della vita solitaria (al punto di incendiare - caiw - più volte la propria capanna - calubh - per difendere la sua solitudine), raccontava di aver chiesto alla Vergine la grazia della “preghiera spirituale”, sinonimo di “preghiera di Gesù”. Mentre era dinanzi ad un’icona della Madonna, provò nel petto una sensazione di calore e di dolcezza e cominciò a pronunciare la preghiera. Massimo univa il ricordo di Gesù a quello di Maria, ma purtroppo non ci è dato di sapere come.