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CRISTIANI   Nelle mani del Padre

Noi crediamo unicamente in Gesù Cristo unigenito Figlio di Dio,
unica VIA, VERITA' e VITA e nostro unico SALVATORE.

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LA PREGHIERA DI GESU'

Ultimo Aggiornamento: 08/12/2008 05:43
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08/12/2008 05:43
 
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Teolepto di Filadelfia è un notevole teorico della preghiera di Gesù: si occupa della sua psicologia senza dedicare troppo spazio alla dimensione psico-tecnica.

Nella sua opera, Discorso che espone l’attività nascosta in Cristo e mostra in breve la fatica della professione monastica (69), troviamo dei testi che rendono l’autore uno dei maestri di questa preghiera:

“Sedendo nella casa, ricordati di Dio, elevando l’intelletto da tutte le cose; prostrati a lui in silenzio, riversa davanti a lui tutto il tuo cuore e aderisci a lui con l’amore. Giacché il ricordo di Dio è contemplazione di Dio, che attira a sé lo sguardo e il desiderio dell’intelletto e lo circonda con i raggi della sua luce” (70);

“La preghiera pura, unendo a sé intelletto, ragione e spirito, fissa seza distrazione con la ragione il nome, con l’intelletto il Dio invocato e con lo spirito manifesta la compunzione, l’umiltà e la carità; così scongiura la Trinità che non ha principio, il Padre, il Figlio e lo Spirito santo, il Dio unico” (71).

Finita la polemica, nel XIV sec. Callisto e Ignazio, monaci al Monte Athos, scriveranno il Metodo e canone rigoroso - con l’aiuto di Dio - attestato per quelli che hanno scelto la vita esicasta e monastica (72), un testo in cui si trova una messa a punto del metodo di preghiera esicasta.

Si raccomanda:

- una cella oscura, perché la vista disperde lo spirito;

- la ripetizione della preghiera “Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me!” sincronizzata con il respiro: con la prima parte lo spirito si slancia verso il Signore, con la seconda rientra in se stesso; la formula espressa in questo modo è consigliata ai principianti, ma successivamente la si può ridurre anche a una parte sola, al solo nome di Gesù;

- il tempo da dedicare a questa preghiera è indicato in 3 ore e mezza al giorno: 1 ora al tramonto, 1/2 ora dopo compieta; 1 ora al risveglio; 1 ora dopo la recita di quelle che noi oggi chiamiamo Lodi mattutine (73).

Nonostante l’attenzione dedicata alla stesura di un metodo di preghiera, gli autori non incorrono mai nell’errore di considerare questi esercizi come il fine ultimo o come autosufficiente per pregare veramente: si tratta di un aiuto, ma l’aiuto essenziale, più importante, senza il quale non vi può essere vera preghiera, è la grazia di Dio. Tuttavia, occorre anche ricordare che il credente che impegnandosi in questo cammino di preghiera, anzi proprio per questo, non è esentato dalla fede ortodossa e dalle buone opere.

Dal XV al XVIII sec. troviamo un periodo dimesso, in cui questa preghiera sembra dimenticata, anche se già dalla prima metà del XV sec. inizia ad approdare in Russia.

Ma alla fine del sec. XVIII, la chiesa greca conosce un notevole risveglio con Nicodimo e Macario e sono proprio essi che, in collaborazione, pubblicano la Filocalia (74), una raccolta di testi particolarmente importanti relativi alla preghiera di Gesù e alla vita esicasta.

Secondo Nicodimo, è fondamentale l’importanza della liberazione dalle realtà esteriori, ponendo molta cura nel “difendere” i propri sensi, ma anche la propria immaginazione, imparando a entrare in se stessi, nel proprio spirito. Questo atteggiamento contemplativo non è “inattivo”: è necessario ripetere la preghiera di Gesù, mettendo in essa tutta la volontà, la forza e l’amore di cui si è capaci. È estremamente interessante come venga indicata una pronuncia della formula “Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me!”, alla quale segue un momento di silenzio in cui si trattiene il respiro perché la preghiera sia ripetuta dal “verbo interiore”.

I frutti di questa orazione sono il distacco dalle cose sensibili, umiltà, contrizione, lacrime, chiara visione di se stessi “come dinanzi ad uno specchio”, purezza perfetta, gioia ineffabile (75).

La pratica della preghiera a Gesù, pur con un certo ritardo, giunge anche in Russia, dove nel XVIII sec. troviamo la prima traduzione della Filocalia, a cura dello starets (76) Paisij Velichkovskij. Serafino di Sarov, uno dei santi russi più amati, si forma anche sulla Filocalia e raccomanda l’esercizio della preghiera di Gesù.

Teofane il Recluso, il più conosciuto tra gli asceti russi, procede alla stesura di una monumentale Dobrotoljubie (77), che presenta però una diversa scelta dei testi rispetto alla Filocalia di Nicodimo e Macario.

Tuttavia è con l’opera Racconti di un pellegrino russo (78) che si diffonde la preghiera di Gesù. Vi sono molte ipotesi circa l’origine di questa opera, ma molte rimangono le domande senza risposta: tuttavia, si può essere quasi certi che si è trattato di una esperienza vissuta.

Si tratta di un cammino spirituale di un pellegrino che dopo aver udito l’invito paolino, “pregate incessantemente” (79), vuole comprendere come ciò sia realizzabile. Uno starets lo aiuta in questa ricerca e dopo avergli indicato la preghiera di Gesù, gli spiega alcuni passi della Filocalia, che poi diventerà sua compagna inseparabile, per indicargli un metodo.

Lo starets riprende il trattato di Simeone il Nuovo Teologo, indicando la necessità del silenzio e della solitudine, la posizione del corpo, il controllo del respiro, la mente orientata al cuore, la ripetizione della preghiera di Gesù, sforzandosi di evitare ogni pensiero estraneo (80).

Il pellegrino giunge a ripetere, invocare, la preghiera di Gesù 12.000 volte al giorno; successivamente la preghiera si ripete quasi da sola, al ritmo del battito del cuore e lui stesso la pronuncia con questo ritmo: al primo battito, Signore, al secondo Gesù, al terzo Cristo, e via di seguito. Successivamente il pellegrino si mette alla ricerca del centro del cuore, cercando di dirigere il suo sguardo verso il centro di se stesso, così come lo starets gli aveva insegnato (81). E a sua volta - ed è emblematico - lo trasmetterà a un compagno di viaggio (82).

da
http://digilander .libero.it/ benparker/


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