CRISTIANI   Nelle mani del Padre

Noi crediamo unicamente in Gesù Cristo unigenito Figlio di Dio,
unica VIA, VERITA' e VITA e nostro unico SALVATORE.

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Il Papato

Ultimo Aggiornamento: 27/12/2008 00:48
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27/12/2008 00:45
 
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A tal proposito, c'è un importantissimo documento - una vera pietra miliare nella storia del Papato - tradizionalmente noto come "Decreto Gelasiano", perché attribuito a Gelasio I, vescovo di Roma dal 492 al 496. Questo documento si presenta come il risultato di un sinodo romano tenuto nel 494. Sembra però che soltanto una parte possa essere attribuita a Gelasio senza alcun dubbio. Ciò che comunque qui ci interessa è che in tale decreto è chiaramente affermata la presunta origine apostolica del Papato e si insiste sulla supremazia del Vescovo di Roma su tutta la Chiesa Cristiana. Si asserisce in esso esplicitamente che, sebbene la Chiesa di Cristo, sparsa in tutto il mondo, sia una, "la Chiesa di Roma non è stata preposta alle altre chiese da qualche sinodo ecclesiastico, ma ha ricevuto la supremazia dalla voce stessa del Signore e Salvatore nostro" ( Denzinger 350 ). Quindi nel documento si cita Matteo 16:18-19, dove Gesù dice a Pietro: " Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa, e le porte dell'inferno non le potranno vincere. Io ti darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che avrai legato sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che avrai sciolto in terra sarà sciolto in cielo ". Secondo la tradizionale interpretazione cattolica di questo famoso passo, Pietro fu costituito da Gesù quale primo Papa o Capo della Chiesa Universale, ed il suo ufficio fu trasmesso anche ai suoi successori nell'episcopato romano. Vi sono anche altre chiese importanti, ma la Chiesa di Roma, con il suo Vescovo, è la più importante ed ha la supremazia su tutte le altre chiese locali - questo è quanto, in fondo, viene affermato nel Decreto Gelasiano. Questa dottrina sul Papato è stata poi sviluppata attraverso i secoli fino a prendere la sua forma attuale nei documenti ufficiali degli ultimi Concilii Ecumenici.
Ora, c'era una qualche verità nell'affermazione che la vera fede era conservata nella Chiesa di Roma. Difatti, come ho già accennato, personalmente credo che Pietro sia stato a Roma, considerando la costante tradizione a riguardo. Tuttavia in nessuno dei documenti più antichi a nostra disposizione è scritto che Pietro era considerato il Capo della Chiesa Universale e che da Roma governava tutta la Cristianità. In particolare, Eusebio di Cesarea, vescovo e storico, contemporaneo dell'imperatore Costantino - siamo quindi nel IV secolo - parla sia di Pietro che di Paolo come responsabili della Chiesa di Roma, ma non fa alcuna distinzione tra di loro. Ma ecco le sue parole tratte dalla "Storia Ecclesiastica":
"Sembra che Pietro abbia predicato ai Giudei della diaspora nel Ponto, nella Galazia nella Bitinia, nella Cappadocia, nell'Asia, e, da ultimo, venuto a Roma vi fu crocifisso con la testa all'ingiù, poiché egli espressamente aveva chiesto di soffrire quel genere di morte". Poi Eusebio aggiunge: "Che dire poi di Paolo? Da Gerusalemme fino all'Illirico compì la predicazione del Vangelo di Cristo e, compiuta la sua missione, più tardi subì il martirio a Roma, sotto Nerone... Dopo il martirio di Paolo e Pietro, il primo che ottenne l'episcopato della chiesa romana fu Lino" ( III,1,2-3 ; III,2,1 ed. Desclée 1964, p.150 ). Notate che, nell'ultima frase citata Paolo è menzionato prima di Pietro. E' certo quindi che un tale eminente scrittore e vescovo non credeva che Pietro fosse il primo Papa o Capo della Chiesa Universale.
In un altro passo della sua opera Eusebio cita, a sua volta, Ireneo, vescovo di Lione, che fa un elenco dei vescovi di Roma - ecco il testo:
"I beati Apostoli, che hanno fondato ed edificato la Chiesa di Roma, ne trasmisero il governo episcopale a Lino, ricordato da Paolo nelle Lettere a Timoteo. Lino ebbe come successore Anacleto. E dopo Anacleto, terzo a partire dagli Apostoli, Clemente. Anche Clemente aveva veduto i beati Apostoli; era vissuto con loro, ne aveva sentito con i propri orecchi la predicazione, ed aveva quindi veduto bene lo svolgersi della tradizione. Non era solo. Al suo tempo, poi, vivevano ancora molti di quelli che erano stati ammaestrati nella fede degli Apostoli... A Clemente successe Evaristo..." ( V ,6, 1-5 ; ed. cit.pp.366,368 ; si veda Ireneo,Contro le Eresie III, 3, 3 ).
E così via - l'elenco arriva fino al vescovo di Roma contemporaneo di Ireneo. E la conclusione di Ireneo, citato da Eusebio, è questa: "Attraverso questa serie di Pastori ed il loro insegnamento, sono pervenute a noi la tradizione degli Apostoli e la predicazione della verità".
Anche qui Pietro non è elencato come il primo vescovo di Roma, dal momento che è menzionato assieme a Paolo. Questo poi non è l'elenco dei primi Papi, ma soltanto di quei vescovi che si supponeva avessero ben custodito e trasmesso ad altri la dottrina insegnata dagli Apostoli. In fondo qui si applica il principio stabilito dall'Apostolo Paolo nella II Lettera a Timoteo 2: 1-2, " Tu dunque, figliuolo mio, fortificati nella grazia che è in Cristo Gesù, e le cose che hai udito da me in presenza di molti testimoni, affidale ad uomini fedeli, i quali siano capaci di insegnarle anche ad altri ".
Ma - possiamo chiederci - come si può esser certi che ciò che è stato tramandato alle nuove generazioni di cristiani è sempre costituito dagli stessi autentici insegnamenti di Gesù Cristo e degli Apostoli?
Ireneo di Lione, che ho citato, e che è stato citato anche dallo storico Eusebio di Cesarea, lui stesso ci dice, all'inizio del III Libro della sua opera "Contro le Eresie", che gli Apostoli nel loro insieme, "e ciascuno di loro avevano lo stesso Vangelo di Dio.Matteo che stava tra gli Ebrei pubblicò il Vangelo in ebraico, mentre Pietro e Paolo evangelizzavano Roma e vi fondavano la chiesa. Dopo la loro scomparsa, Marco, discepolo ed interprete di Pietro, pose per iscritto ciò che Pietro aveva insegnato. Luca, compagno di Paolo, redasse a sua volta il Vangelo da questi predicato. Più tardi Giovanni, discepolo del Signore, che posò il capo sul petto di Lui, pubblicò il suo Vangelo al tempo che dimorava ad Efeso, in Asia" ( ed. Cantagalli, Siena 1968, vol. I, p.231 ).
Tutto questo significa che, secondo Ireneo, l'insegnamento di Gesù e degli Apostoli è stato fedelmente riportato prima di tutto nei Vangeli e nel resto del Nuovo Testamento, tanto che Ireneo lo cita spesso nella sua opera, perché considerava le Scritture come il punto assoluto di riferimento in questioni riguardanti la fede cristiana. La tradizione orale, diceva Ireneo, è utile per quelli che non sanno leggere; deve essere inoltre usata quando si ha a che fare con gli eretici che non accettano tutte le Scritture: a costoro bisogna indicare ciò che si insegna nelle chiese dove gli Apostoli hanno insegnato. Dopo tutto, scriveva Ireneo, "se gli Apostoli non ci avessero lasciato le Scritture, non si sarebbe forse dovuto seguire l'ordine della tradizione da essa trasmessa a quelli ai quali affidavano le chiese? " ( op.cit. III, 4, 1 ; ed.cit.vol. I, p. 237 ). Ma, grazie a Dio, aggiungo qui io, gli Apostoli ci hanno lasciato le Scritture, e noi consideriamo le Scritture come unica fonte autentica delle dottrine che stanno alla base della fede cristiana.
In ogni caso, se vi fosse un'autentica tradizione al di fuori delle Scritture, tale tradizione non potrebbe mai essere in contrasto con le Scritture, dato che la Rivelazione di Dio è una e senza contraddizione. Ma proprio questo è il punto! Difatti ciò che il Cattolicesimo Romano presenta come tradizione e genuina rivelazione di Dio, spesso è in contraddizione con quanto leggiamo nelle Scritture. In particolare, le Scritture sono contro la dottrina secondo cui la Chiesa Cristiana dovrebbe avere un capo universale che esercita un'autorità suprema su tutta la Chiesa, e che sarebbe infallibile quando definisce dottrine concernenti la fede e la morale. Come ho già accennato, a parte l'interpretazione del famoso passo di Matteo 16:18-19, si deduce dai Vangeli, dagli Atti degli Apostoli e dal resto del Nuovo Testamento che Pietro non esercitò mai una tale autorità suprema su tutta la Chiesa. E se vogliamo parlare di tradizione a tutti i costi, è un fatto che per almeno cinque secoli non c'è stato nessun Papato nella Chiesa.
Quanto al passo di Matteo a cui ho fatto riferimento più di una volta, io credo che effettivamente Gesù abbia voluto fondare la Sua Chiesa su Pietro, ma non su Pietro come individuo, ma su Pietro come simbolo vivente del vero Cristiano. Ciò significa che Gesù ha fondato la Sua Chiesa sulla fede di Pietro, che rappresenta tutti i veri credenti - Petros , che corrisponde all'aramaico Cefa , che significa "roccia", come difatti è esplicitamente chiamato a volte Pietro nel Nuovo Testamento. Si tratta, insomma, della roccia della sua fede posta sulla Roccia per eccellenza, cioè su Gesù stesso. E la fede di Pietro era come una roccia, perché il suo oggetto era lo stesso Gesù. A tal proposito, dobbiamo tener presente ciò che lo stesso Pietro ha scritto nella sua I Lettera : "Accostandovi a Lui ( cioè a Gesù ), pietra vivente, riprovata bensì dagli uomini, ma innanzi a Dio eletta e preziosa, anche voi, come pietre viventi, siete edificati quale casa spirituale, per essere un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali, accettevoli a Dio per mezzo di Gesù Cristo ". Ora, né in questo passo né nel resto del Nuovo Testamento troviamo un versetto in cui si dice che Pietro è la pietra più importante basata sulla Pietra angolare che è Cristo. Infatti tutti i Cristiani indistintamente sono "pietre viventi" basate sulla Pietra vivente, che è il Signore Gesù Cristo.

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