CRISTIANI   Nelle mani del Padre

Noi crediamo unicamente in Gesù Cristo unigenito Figlio di Dio,
unica VIA, VERITA' e VITA e nostro unico SALVATORE.

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Il Papato

Ultimo Aggiornamento: 27/12/2008 00:48
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27/12/2008 00:47
 
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Da tutto ciò segue che la tradizionale interpretazione cattolica del passo in questione è errata, perché è condizionata dalla dottrina cattolica sul Papato, affermatasi non per obbedienza alla Parola di Dio, ma per un lungo e complesso processo storico, che qui sarebbe difficile anche riassumere, considerando i limiti di questa monografia.
Tuttavia è molto interessante, a questo punto, conoscere il pensiero di alcuni scrittori cristiani dei primi cinque secoli su tale questione: ci troviamo di fronte ad una "tradizione", che di solito è in contrasto con l'attuale dottrina cattolica sul Papato.
Facciamo qui solo qualche esempio. Ho già fatto riferimento allo storico Eusebio di Cesarea, contemporaneo dell'imperatore Costantino: Eusebio, a metà del IV secolo non sa nulla di un primato del vescovo di Roma o Papa, e tanto meno di una sua infallibilità personale. Ma andiamo a qualche secolo prima, ad Origene, famoso e controverso dottore e scrittore, che visse tra il II e il III secolo. Ecco che cosa scriveva sul celebre passo di Matteo 16:18 ss. :
"Se anche noi abbiamo detto come Pietro, 'Tu sei il Cristo, il Figlio dell'Iddio vivente', senza che questo ci sia stato rivelato dalla carne e dal sangue, ma dalla luce proveniente dal Padre Celeste e che è brillata nel nostro cuore, noi diveniamo Pietro, e quindi anche a noi potrebbe essere detto dalla Parola, 'Tu sei Pietro, ecc.'. Infatti è una pietra o roccia ogni discepolo di Cristo, dal quale bevvero quelli che bevvero dalla roccia spirituale che li seguiva, e su ognuna di tali rocce è fondata ogni parola della Chiesa... Ma se supponi che soltanto su Pietro sia costruita tutta la Chiesa di Dio, che diresti di Giovanni, il figlio del tuono, e di ognuno degli Apostoli ?... Le chiavi del Regno dei Cieli sono state date solo a Pietro ?... Se dunque la promessa ' Io ti darò le chiavi del regno dei Cieli ' è stata fatta anche agli altri, non è dunque possibile che tutto ciò che è stato detto prima a Pietro sia stato detto anche a loro ?... Chi imita Cristo, riceve il soprannome di 'Pietro' ( si veda Origene, Commentario su Matteo, par. 10-11 ).
Anche secondo Tertulliano, vissuto anche lui tra il II e il III secolo, "Pietro" è un nome simbolico dato a Simone, in quanto l'Apostolo doveva rappresentare il credente in Cristo, che basa la sua vita esclusivamente su Cristo, la Pietra o Roccia per eccellenza. "Muta anche a Pietro il nome", scriveva Tertulliano, "da quello di Simone, che aveva, poiché anche il Creatore aveva rifatto i nomi di Abramo, di Sara e di Osea ... Ma perché l'ha chiamato Pietro? Se fu per il vigore della fede, molte materie e solide, avrebbero potuto dargli un nome dalla loro sostanza. O non forse perché Cristo è Pietra e Sasso ? Se è vero che leggiamo che Egli è stato posto come Sasso di inciampo e Pietra dello scandalo... Pertanto cercò di comunicare in modo tutto particolare al più caro dei Suoi discepoli il suo nome, per mezzo delle sue allegorie" ( Tertulliano, Contro Marcione IV,13,6 ; in Opere scelte, ed. UTET, Torino 1974, p. 501 ).
Il celebre scrittore poi precisa il suo pensiero così, commentando proprio Matteo 16:18 ss. :
" 'Su di te - Egli dice - edificherò la mia chiesa' , e 'ti darò le chiavi', e 'tutto ciò che scioglierai o legherai '... La Chiesa dunque è stata eretta su Pietro stesso, cioè mediante lo stesso Pietro; Pietro stesso usò la chiave - ma quale chiave? Ecco quale chiave: 'Uomini d'Israele, ascoltate queste parole! Gesù il Nazareno, Uomo che Dio ha accreditato fra di voi...', ecc. ( At.2:22 ). Pietro stesso, dunque, fu il primo, mediante il battesimo di Cristo, a spalancare la porta del Regno dei Cieli, in cui sono 'sciolti' i peccati che erano una volta 'legati', e quelli che non sono stati 'sciolti' sono 'legati' nei confronti della vera salvezza" ( Tertulliano, De Pudicitia o Sulla Modestia 21 ).
Tertulliano, dunque, pur ritenendo che Cristo abbia costruito la Sua Chiesa su Pietro, vide nell'Apostolo solo colui che ebbe il privilegio, per primo, di essere lo strumento della conversione dei primi pagani. In altri termini, non vide nelle famose "chiavi" un potere assoluto conferito da Cristo a Pietro e ai suoi successori sulla Chiesa.
Tutta particolare, sempre a tal riguardo, è la posizione di Cipriano, vescovo di Cartagine - siamo così in pieno III secolo. Egli si inserisce nella schiera degli scrittori cristiani dei primi secoli, occupando un posto di notevole rilievo. E' noto soprattutto per la sua opera "Sull'unità della Chiesa". Abbiamo in questo trattato la prima "teologia della Chiesa", formulata evidentemente sotto l'incalzare delle eresie che tendevano a minare l'unione dei Cristiani. Si spiegano quindi le espressioni drastiche di Cipriano come quella rimasta famosa: "Habere non potest Deum patrem qui Ecclesiam non habet matrem", cioè "Non può avere Dio per Padre chi non ha la Chiesa per madre". Ma che cosa Cipriano intendeva per Chiesa? E' senz'altro il "Corpo di Cristo", l'insieme di tutti i credenti in Gesù Signore e Salvatore. Secondo lui, non vi possono essere più "Chiese cristiane", nel senso di chiese separate l'una dall'altra, con dottrine proprie e con una propria organizzazione indipendente, per non parlare ovviamente di "chiese eretiche". "Una è la Chiesa - afferma Cipriano - mentre si estende al largo abbracciando una grande moltitudine per la sua crescente fecondità. E' come il sole, che ha molti raggi, ma una sola è la sorgente luminosa" ( Cipriano, L'unità della Chiesa, 5 - 6 ; ed. Città Nuova, Roma 1967, pp. 83 , 85 ).

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